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giovedì 30 maggio 2024

CUORE NERO

 




Cuore nero - Silvia Avallone -

recensione a cura di Carmen Nolasco


“Cuore nero” di Silvia Avallone è un romanzo tosto. Una storia intensa che mi ha costretta a non abbandonare la lettura per giungere subito, e con curiosità, al finale e capire quale crimine avesse commesso Emilia, la protagonista. Crimine che, strategicamente, trapela dalle pagine senza essere spiegato nella sua dinamica se non all’ultimo, e questo, lo riconosco, è frutto di abilità narrativa.

Emilia è un personaggio tormentato, forse troppo caratterizzato, ma prende. La storia si snoda come in un film per la capacità di Silvia Avallone di saper creare immagini con le parole. In alcuni tratti la descrizione dei luoghi è incredibilmente vivida e realistica, ci sono frasi intere di audace bellezza.

I temi trattati sono importanti: il dolore, la colpa, il perdono. La solitudine. Il carcere minorile, l’adolescenza, l’amore. Il male. Sono molteplici anche i personaggi: Riccardo, il padre di Emilia; Bruno il co-protagonista che di lei si innamora; Basilio, l’artista; Marta, l’amica; e tanti altri. 

A caldo posso dire che è una storia che turba, cupa e inquietante, con enormi potenzialità − inesplose − e spunti di riflessione. Una storia così forte che mi ha fatto chiudere un occhio sulla scrittura – debole in questo libro − di Avallone. Basta questo a definire buono un romanzo? Basta che sia memorabile? Se la risposta è sì, allora questo romanzo è davvero buono.

Eppure.

Eppure mi è sembrato un romanzo bipolare, con due penne e due anime: interi periodi e descrizioni singolari e di grande impatto associati a banalità stucchevoli e adolescenziali. Costruzioni salde e mature e poi pagine balbettanti piene di ovvietà e di strutture incerte.

Non mi è piaciuto il registro linguistico gergale, mi è parso, in alcuni tratti, una forzatura, ma probabilmente è una questione di gusto; a mio parere ha tolto bellezza e magia alla narrazione. L’uso gergale − e volgare − del linguaggio è certamente funzionale alla storia che si vuole raccontare, ma dovrebbe essere sciolto, ben dosato e soprattutto calibrato sui personaggi; a tratti Bruno ed Emilia paiono la stessa persona, con lo stesso identico modo di esprimersi e questo non può essere: Bruno è un insegnante colto e vive tra i libri, Emilia ha un profilo decisamente più basso.

Altra forzatura l’ho colta nella ricerca stilistica quasi ansiosa, nell’uso teatrale di aggettivi e metafore: le lentiggini crepitanti, il crinale illibato e tanto altro; accostamenti ricercati, goffi e inverosimili.

L’uso del “punto di vista” – che è quello di Bruno, io narrante – è confuso fin dall’inizio ed è paradossale in molte porzioni di testo. Sono la prima a dire che la scrittura è creatività, che non esistono regole e tutto può essere inventato, tuttavia ci deve essere una coerenza che faccia da collante e io qui non l’ho trovata.  Ho avuto la sensazione, piuttosto, che il punto di vista sia stato corretto a posteriori entrando a gamba tesa con gli accorgimenti tipici della revisione editoriale, cosa che giustificherebbe anche quella sensazione di due penne differenti.

In ultimo, ecco il mio parere sul tema di fondo: la colpa. Esprimo, con quest’analisi, una valutazione assolutamente personale come lettrice sui contenuti e i messaggi che ogni narrazione veicola.

La colpa efferata di Emilia viene trattata, secondo me, in maniera non adeguata facendo barcollare il patto di sospensione dell’incredulità. La colpa viene affrontata senza quella necessaria e positiva elevazione dell'anima. Non c'è una vera redenzione, il pentimento − e di conseguenza il perdono altrui − non è inquadrato con risoluzione nell'alveo dell'atroce consapevolezza del male commesso, non è cioè rappresentato con adeguata declinazione psicologica, con la sofferenza per la mera crudeltà dell’atto, si snoda piuttosto nel dramma del pregiudizio sociale e del senso di colpa attraverso una ricostruzione accorata, e dunque inverosimile, dei "realmente futili" motivi. Una questione così profondamente delicata e introspettiva avrebbe dovuto essere trattata con maggiore complessità, con un’articolazione più raffinata, di certo meno stereotipata, soprattutto considerando che la voce narrante è quella di Bruno.  Anche se è da riconoscere alla Vallone la bravura di aver portato alla luce un tema sociale così importante.

Una curiosità: Cuore nero mi ha ricordato la trama del film “Il papà di Giovanna”, film diretto da Pupi Avati e tratto dal suo omonimo romanzo. Ho visto una somiglianza anche fisica tra l’Emilia che ho immaginato durante la lettura e la bravissima attrice Alba Rohrwacher.


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024

 


mercoledì 29 maggio 2024

LA SPOSA NORMANNA

 




La sposa normanna - Carla Maria Russo -

recensione a cura di Monica Manino 


Carla Maria Russo con la sua scrittura asciutta ed essenziale ci porta nella Palermo del 1185, città splendente e ricettacolo di culture diverse ma ugualmente affascinanti.

La protagonista, Costanza d’Altavilla, ultima erede della dinastia normanna, sul trono del regno d Sicilia, viene costretta a lasciare i voti e data in sposa al giovane Enrico di Svevia.

L’unione prevede l’arrivo di un erede maschio che possa salire sul trono.

Il figlio si fa attendere e la vita di Costanza diventa ogni giorno più difficile, tra nemici potentissimi pronti a tutto pur di distruggere la donna. Anche insinuare il tarlo della gelosia nel giovane marito.

Finalmente il bimbo (che viene chiamato Federico) tanto atteso arriva e Costanza lo dovrà proteggere con tutta se stessa dalle innumerevoli insidie che lo minacceranno.

Federico dimostrerà grandi doti di coraggio e fermezza riuscendo ad eliminare i nemici e diventando il grande Federico II stupor Mundi.

La storia, grazie alla scrittura senza fronzoli e ricca di dialoghi, scorre veloce, coinvolge ed appassiona, immergendo chi legge nel Medioevo siciliano. Un romanzo apprezzabile anche dai più giovani che attraverso Costanza e il giovane Federico potranno accostarsi ai grandi della Storia.

Buona lettura!


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2011


martedì 28 maggio 2024

FILASTROCCA IN NERO

 



Filastrocca in nero - Lidia Del Gaudio -

recensione a cura di Elisa Caccavale


Oggi vi presento il romanzo di Lidia Del Gaudio, Filastrocca in nero, edito da Libraccio Editore, romanzo con cui l’autrice ha vinto, nel 2023, il Premio NeRoma per la sezione inediti.

📖La storia narra di Chiara, una donna di mezza età, che si rifugia su un’isola del sud Italia per ritrovare se stessa e parte del suo equilibrio, dopo aver perso prematuramente il marito Gianni. Qui però non trova la pace sperata, soprattutto perché inizia ad essere perseguitata da inquietanti visioni che hanno a che vedere, in qualche modo, con i fatti drammatici che si sono verificati sull’isola negli anni Sessanta; avvenimenti che hanno portato alla morte tragica di alcuni abitanti dell’isola e collegati, misteriosamente, al sequestro di Lucille, una bambina problematica, sparita nel nulla nello stesso periodo. Chiara inizierà così una sua personale indagine, aiutata e supportata da Luigi Manca, un ex cronista di nera, che sta a sua volta indagando sulla scomparsa di Lucille.

🕵️‍♂️Lidia Del Gaudio in questo romanzo unisce con maestria la trama del giallo con elementi mistery e paranormali e conduce per mano il lettore attraverso il dipanarsi di una vicenda coinvolgente e ben costruita.

Le ambientazioni sono affascinanti, il lettore riesce a visualizzare con facilità quest’isola (che rimane senza nome, un tocco interessante che contribuisce a delocalizzare e, pertanto, a rendere universale il luogo) presentata non come un paradiso estivo, bensì come un luogo sonnolento nella stagione che declina verso l’inverno; si sentono l’accartocciarsi delle foglie morte, il vento dispettoso sulla pelle e si percepiscono le ombre lunghe dell’autunno che si distende sul luogo e sui personaggi.

👱I protagonisti sono ben caratterizzati, presentati nei loro lati più umani, nelle loro debolezze, ma soprattutto nelle loro ansie, timori che cercano di tener nascosti per paura di essere giudicati, di non essere compresi.

📝La trama è costruita, senza sbavature, su due diverse linee temporali: il presente in cui indagano (e imparano a conoscersi) Chiara e Luigi, e il passato, in cui la vicenda di Lucille, dei suoi genitori e degli abitanti dell’isola, si dipanano davanti agli occhi del lettore, curioso di capire come gli eventi di allora si colleghino a quelli di oggi. Durante il presente spesso la Del Gaudio interrompe la narrazione per inserire ulteriori pause narrative, in cui Chiara ricorda stralci del suo passato; una struttura della trama pertanto non semplice, che però l’autrice gestisce con abilità, senza creare confusione o appesantire la narrazione.

💬Interessante anche il cambio di narratore: infatti le vicende degli anni Sessanta sono narrate da un narratore che parla in terza persona, mentre i fatti del presente sono narrati in prima persona dal punto di vista di Chiara.

🖊️In conclusione un romanzo vincente e avvincente, che sa solleticare la curiosità del lettore, creare un giallo interessante e, al contempo, soddisfare il desiderio di mistero di chi cerca risposte non solo nella fredda razionalità.


genere: thriller

anno di pubblicazione: 2024


lunedì 27 maggio 2024

LA DONNA DEGLI ALBERI

 





La donna degli alberi - Lorenzo Marone

recensione a cura di Patrizia Zara



"Lascio dietro di me le cose che non comprendo, quelle che non posso cambiare, lo sguardo ostile di chi non ti conosce, le bottiglie di plastica, la città piena di assenza, i cellulari che rubano tempo. Lascio il mondo dei vincenti, di quelli che si sentono tali, il frastuono dei loro bolidi, la televisione dell'apparire...lascio le urla di prevaricazione,  e quelle che fanno spettacolo, le ricorrenze che mi rendono più sola, e l'idea di profitto...lascio il senso di colpa per non provare  a cambiare le cose, l'idea del controllo e agli altri il bisogno di avere ragione..."

Se è vero che i libri hanno il potere di chiamarti, di cercarti, di farsi trovare nel momento giusto, di colmare il vuoto di quel particolare momento della tua vita, allora è certo che "La donna degli alberi" di Lorenzo Marone ha avuto tale potere.
Mi è stato regalato senza un apparente perché, per il piacere di essere regalato, da una giovane donna con cui abbiamo un amore in comune.
E già questo è stato un segno, bello.
La scrittura dell'autore napoletano non mi è nuova. Ho già letto alcuni dei suoi libri e li ho anche recensiti positivamente. Mi piace per la spontaneità poetica con cui descrive gli eventi, la purezza del suo linguaggio alla portata di tutti, la chiarezza senza elucubrazioni snervanti. È chiaro, diretto, vero.
"La donna degli alberi" è un romanzo intimistico e introspettivo senza una trama strutturata.
È lo sfogo di una donna, dolcemente rabbioso, in rottura con il mondo che si crede civile. Una donna in fuga.
L'incipit è bellissimo, il divenire un susseguirsi di ricordi, nostalgia e malinconia, sensi di colpa, gioie e dolori. Un turbinio disordinato di sentimenti umani.
Ma la vera protagonista è la natura che con il suo ciclo stagionale infinito (autunno, inverno, primavera, estate e ancora autunno) elegantemente indifferente agli stati umorali, tenta di conciliare gli animi della natura umana riportarli alla loro essenza primordiale.
Un romanzo senza nomi propri, etichette anagrafiche di un mondo lontano.
Nel romanzo di Marone è la natura che parla, ti avvolge, stravolge e coinvolge.
Capovolge i ruoli senza dominio, senza consapevole prepotenza.
Smaschera la tua essenza, primitiva, selvaggia, essenziale per evitare di farti smarrire nella finzione di un benessere apparente. Ti solleva dalle macerie accumulate negli anni, dalle cartacce piene di parole violentate e vuote, dalla spazzatura in cui il mondo "civile" vuole gettarti.
La maestosità silente della montagna e le esistente che vi abitano nel loro ciclo perfetto sono il richiamo muto a farne parte e ricordarti che tutto è destinato a una fine ed è proprio per questo che ha un valore.
In quella valle descritta minuziosamente la forza del presente ha lo strido dell'aquila reale che solca il cielo, l'ululato del lupo solitario urla la forza della vita. Il battito delle ali di una farfalla il coraggio di esistere, nella stella alpina la tenacia di esserci.
I suoni, gli odori cancellano il superfluo e alleggeriscono il cuore dai macigni sintetici.
È selvaggia la natura, dolce e violenta, prevedibile e imprevedibile, amica e nemica (Leopardiani  docet), ma di una cosa sono certa: è sincera e coraggiosa perché consapevole della breve durata dell'esistenza. La vita non va sprecata bisogna darle un senso di continuità...
Si nutre di sincerità la natura, quella che gli esseri umani, nel loro assetato dominio hanno barattato in cambio di cinismo, buonismo, menefreghismo, ipocrisia tanto da rendersi alieni nella loro terra natia.

"La donna degli alberi" è un romanzo da leggere senza pretese perché non ne ha.
Si legge per il piacere atavico di fuggire dalla stretta morsa del cemento e dell'asfalto, per staccare la spina dalle discussioni inutili, dalle guerre senza senso, e prendere a pieni polmoni una boccata di aria pura.
Vi sembra facile? Vi dico che non è facile staccare la spina. Non è per niente facile.
Ma ricordatevi che si nasce e si rinasce ogni giorno. C'è sempre speranza.
Il sole sorge ogni giorno anche dietro le nuvole.

Grazie Giuly 😘💓


genere: narrativa

anno di publicazione: 2022


domenica 26 maggio 2024

TRUDY

 



Trudy - Massimo Carlotto -

recensione a cura di Edoardo Todaro


Abbiamo l’obbligo di rispettare un appuntamento con Massimo Carlotto. Considerato, giustamente a mio avviso, uno dei migliori scrittori italiani di noir e hard boiled. Ma senza voler enfatizzare alcunché, dobbiamo dire una verità oggettiva: la bravura di Carlotto ha travalicato i confini nazionali. Ormai è edito a livello internazionale. Probabilmente anche “ TRUDY “ seguirà il percorso dei precedenti. In questo caso, Carlotto, tramite le oltre 200 pagine, ci porta in un mondo che sembra sconosciuto, ma in realtà non lo è. Un mondo che è spesso vicino a noi più di quanto ci sembra: le agenzie di security, gestite e/o fondate da ex appartenenti alle forze dell’ordine. Ma, e non è la prima volta, Carlotto ci sbatte in faccia lo sfruttamento della forza lavoro da parte di immigrati, ormai di seconda generazione, divenuti imprenditori, di cooperative che assoldano manodopera irregolare, “ fantasmi “ senza permesso di soggiorno “, di militanti del sindacalismo di base e conflittuale, spesso immigrati, sia italiani che provenienti da altri paesi, che si battono per l’affermazione di diritti minimi, di fronte alla negazione di elementari condizioni lavorative, turni di 10 ore, straordinari non pagati,  e che, oltre a fare i conti con lo strumento repressivo per disfarsi dei rompicoglioni,  dei fogli di via, si scontrano, anche fisicamente, con vere e proprie squadracce inviate per spaccare teste e solidarietà, squadracce spesso composte da immigrati al soldo del padrone di turno; aziende, che, mantenendo la stessa “dirigenza”, si susseguono una dietro l’altra garantendo, in questo squallido modo, una parvenza di legalità, che usano gli appalti ed i subappalti per abbassare il costo del lavoro. Riferimenti che ci riportano a vertenze che hanno interessato, ed interessano, il mondo della logistica, il mondo conflittuale del “ tocca uno tocca tutti. Al centro di tutto questo, il contesto di riferimento, il connubio affari/politica, in cui la garanzia di sopravvivenza è reciproca. Che dire, in conclusione? Il mondo della security, è preso a pretesto per denunciare, di nuovo, lo sfruttamento esistente nel mondo del lavoro. Comunque è, come possiamo leggere in “ TRUDY “,  la provincia con i suoi rapporti di reciprocità, che vive di vita propria a differenza della città, che può dare spunti importanti per conoscere e capire la realtà dell’oggi.


genere: thriller

anno di pubblicazione: 2024


sabato 25 maggio 2024

NON ASPETTARE LA NOTTE

 



Non aspettare la notte - Valentina D'Urbano - 

recensione a cura di Alice Bassoli


📖 Oggi voglio parlarvi di un libro che mi ha toccato profondamente: "Non aspettare la notte" di Valentina D'Urbano. 🌙

 

🗓️ La storia si svolge nell'estate del 1994. Roma è in piena ondata di caldo e turisti, ma per Angelica si apre una via di fuga: la villa del nonno a Borgo Gallico. 🌳🏡 Un luogo dove poter riposare dagli studi di giurisprudenza e continuare a nascondersi.

 

👗 Angelica, a soli vent’anni, è segnata nel corpo e nell'anima dalle cicatrici di un incidente d’auto in cui ha perso sua madre. Sempre vestita con abiti lunghi e un cappello a tesa larga, tenta di nascondere le sue cicatrici, ma il destino ha altri piani.

 

📸 È qui che entra in scena Tommaso, un ragazzo di Borgo Gallico, che la incontra per caso e non riesce più a dimenticarla. Nonostante i suoi problemi di vista, grazie alla sua Polaroid riesce a catturare la bellezza di Angelica. E in quelle foto, Tommaso vede la vera bellezza della ragazza e se ne innamora. ❤️

 

🌞 Con il suo amore e la sua allegria, Tommaso riesce a coinvolgere Angelica, a farle aprire il cuore nonostante tutte le sue ritrosie. Ma proprio quando sembra che il peggio sia passato, la notte li travolge nuovamente... 🌑

 

🙏 Personalmente, adoro Valentina D'Urbano. Le sue storie sono potentissime, veri e propri pugni nello stomaco. Finisci di leggere i suoi libri con la certezza di aver conosciuto davvero i suoi personaggi, come se fossero in carne e ossa. Questa è la magia della sua scrittura. ✍️✨

 

📚 Leggete, leggete. LEGGETE "Non aspettare la notte" e tutti gli altri romanzi di Valentina D'Urbano. Vi innamorerete delle sue storie e dei suoi personaggi, promesso! 💖

 Buona lettura! 📖💫


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2016


giovedì 23 maggio 2024

QUANDO LEI ERA BUONA

 





Quando lei era buona - Philip Roth

 Recensione di Miriam Donati

 

Dalle interviste sembra che Philip Roth ritenesse questa sua opera giovanile non all’altezza delle altre della maturità. Contiene invece già la prosa caratteristica dell’autore e la caratterizzazione dei personaggi, tutti, anche i minori, è così precisa e analitica da rivelare il suo enorme talento. È l’unico libro di Roth con una protagonista femminile.

Quando lei era buona ha un ritmo serrato scandito soprattutto dai dialoghi che marcano i tempi della vicenda narrata con asprezza e ironia, spesso spinta al sarcasmo. 

Il sentimento prevalente è la rabbia che accompagna la protagonista, ma anche il lettore nella discesa agli inferi che lo porta in una famiglia americana del Midwest negli anni cinquanta.

“Non essere ricco, non essere famoso, non essere potente, nemmeno essere felice, ma essere civile – questo era il sogno della sua vita”

L’incipit già ci dice tutto, pur non riferendosi a Lucy, la protagonista del libro, ma riguarda più o meno tutti i personaggi che ruotano intorno a questa storia.

Il carattere di Lucy è costruito dai caratteri dei suoi familiari: il nonno Willard ha avuto un’infanzia difficile e ora desidera solo pace e tranquillità, la nonna, arcigna, aspira solo a una normalità borghese, la madre, Myra, ha sposato un poco di buono alcolista e violento che la costringe a vivere con la figlia presso i nonni. I comportamenti, accomodante del nonno e debole della madre, sono la gabbia in cui Lucy non vuole farsi rinchiudere e soprattutto una situazione che non vuole si ripeta.

Quando però resta incinta del debole, viziato e velleitario Roy e i suoi sogni di studio sono interrotti, Lucy, per non replicare gli errori che ha sempre avuto davanti agli occhi, decide di puntare sulla giustizia creando un cortocircuito di cui è lei stessa vittima più di chiunque altro.

Un ambiente e una comunità dedita alle apparenze, dove è più grave che una figlia chiami la polizia per denunciare il padre che il padre si ubriachi ogni sera e picchi la madre, vinceranno contro di lei. Una società chiusa, piena di pregiudizi, bigotta, dove tutti sanno tutto di tutti, fanno finta di non sapere, ma giudicano, dove alcolismo e violenza sulle donne devono essere affrontati da soli all’interno dei muri di casa per non creare scandalo. E appunto per evitarlo vengono prese decisioni che portano inevitabilmente alla tragedia. Il romanzo è un atto di accusa verso un ambiente meschino e ottuso, ma anche verso Lucy che si è preparata a esserne vittima.

Lucy detesta la vita che le è capitata, detesta il padre ubriacone e incapace, detesta la madre debole, detesta l’uomo che sposa pur non amandolo, detesta i propri parenti e quelli del marito, soprattutto lo zio Julian, che odia a sua volta Lucy, nella quale ha riconosciuto il suo alter ego onesto e di cui ha timore; insomma Lucy detesta il mondo perché non si assoggetta alle sue esigenze morarli e materiali.

Le scelte di Lucy hanno breve vita, dall’adesione al cattolicesimo, alle amicizie femminili, solo il ripudio del padre è costante. Si accresce, la pervade e diventa a lungo andare un istinto distruttivo anche contro se stessa. Pur consapevole di essere altruista, emancipata, istruita, “buona”, accetta l’inaccettabile, decidendo di non abortire, sposando controvoglia un uomo-bambino che non ama, continuando però a contestare la sua cerchia e non perdonando nemmeno se stessa.

Da eroina quale sembra essere dalle prime pagine evolve autoconvincendosi di essere sempre nel giusto a causa del dolore vissuto così che da brava e buona ragazza, muta, diventa una donna presuntuosa, capace di dire no anche al marito. Una evoluzione per certi versi positiva che invece Roth riesce a trasformare in paradosso, dove i cattivi, le nullità e i depravati diventano all’improvviso i buoni della storia e l’eroina diventa la cattiva. Lucy, che ha cercato di correggere la vita degli altri con accanimento, l’ha fatto con la giustizia e il moralismo e questo la porta all’inevitabile disastro mettendo in gioco persino il proprio equilibrio psichico. La vita è spietata e lei non riesce a reggere il mondo che si è costruita.

Lucy è un personaggio difficile da amare per la sua testardaggine e per la sua caparbia ostilità nei confronti degli altri personaggi anche se la si comprende benissimo. La sua voglia di essere qualcun altro, il suo desiderio di avere una vita migliore è talmente forte da renderla in alcune parti irritante e allo stesso tempo straziante. In ogni pagina si soffre con lei e per lei e si prova rabbia con lei e per lei.

 

Genere Narrativa

 

Anno di pubblicazione 1967

 

anno di pubblicazione in Italia 2012


mercoledì 22 maggio 2024

L'ISTRIONE

 




L’ ISTRIONE - Nazareth Simoncelli -

recensione a cura di Francesca Simoncelli

 

Non fatevi ingannare dal cognome dell'autore, mio omonimo: sarò, nel mio giudizio, obiettiva e sincera come sempre. 

Questa volta mi sono imbarcata in un'avventura nuova, ho voluto dare a me stessa la possibilità di sperimentare un ambito letterario mai provato. 

L'Istrione, opera dello scrittore Nazareth Simoncelli, è un romanzo psicologico, molto complesso, a mio parere forse un po' troppo. 

La storia racconta la vita di Gianni (ma sarà davvero questo il suo nome?), sindaco e dirigente di banca, che, pur di arrivare al successo o, per meglio dire, pur di non rassegnarsi all'andamento negativo del momento, innesca una serie di imbrogli ai danni di vari clienti malcapitati, aiutato anche dalla sorte. 

Questo gli permetterà di presentarsi alla società come un uomo di grande valore, quando, invece, tolta la maschera, non è altro che un truffatore. 

La scrittura spesso manca di punteggiatura, non so se per volontà o per errore. 

La struttura, invece, è ben architettata; il lettore vive la storia come fosse dentro la mente del protagonista: dubbi, certezze, sofferenze, la sua ingombrante doppia personalità, che gli mostra il mondo visto da due angolazioni differenti e quasi opposte. 

Sicuramente una storia verosimile, che parla di politica, soldi, corruzione e astuzie mentali: insomma, quella che potrebbe essere la realtà di qualsiasi paese o città. 

L'Istrione è quella persona che ha atteggiamenti esibizionisti e insinceri e, proprio come il protagonista del romanzo, è sempre in cerca di attenzioni, ma ha una condotta alquanto scorretta. 

 Il finale, che naturalmente non vi svelerò, mi ha lasciato confusa e perplessa, inquieta e turbata. 

Ma, se devo trarre delle conclusioni, credo che sia un libro che lascia al lettore ingenti spunti di riflessione e che sia quindi un romanzo che non passa inosservato. 


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024


martedì 21 maggio 2024

QUALCUNO CHE CONOSCEVO

 




Qualcuno che conoscevo - Francesca Mautino - 

recensione a cura di Connie Bandini


Valentina ha tre figlie a cui ha dato la versione italiana del nome delle tre celebri sorelle inglesi con il cognome simile al suo: Emilia, Carlotta e Anna. Crescere tre gemelle non è certo una passeggiata.

Ecco perché Valentina, trent’anni e una carriera soffocata dai doveri di madre – e che madre – , cerca di fare dell’umorismo la sua arma vincente.

Il compagno Marco non è di grande aiuto e lei deve barcamenarsi tra cose di casa e accudimento delle piccole, contando solo su sé stessa e sulla propria volontà. Soprattutto, deve cercare di non ammattire.

Quando le tre pesti tentano la fuga dall’asilo coinvolgendo un’amica, la madre di quest’ultima lascia in Valentina una strana sensazione, confermata poi dalla scoperta che si tratti della sorella di una ragazza intorno alla cui scomparsa, avvenuta anni prima, aleggia ancora parecchio mistero.

Mistero che Valentina, sagace e attenta, è decisa a svelare, muovendosi tra le strade e i palazzi di una Torino che sa serbare bene i propri segreti.

Francesca Mautino intreccia una trama originale che, partendo da un caso freddo piuttosto intrigante, mette in scena  una serie di figure interessanti e genuine, persone comuni e dall’aspetto familiare: “qualcuno che si conosce”, quindi.

Un impianto narrativo che si rifà al giallo e che, attraverso una scrittura che non perde mai ritmo ed è briosa quanto basta per non annoiare mai, offre uno spaccato di quotidianità e, soprattutto, racconta lo stato d’animo e le sensazioni di chi si sente perennemente inadeguato ma non rinuncia mai alla grinta, all’entusiasmo e alla curiosità del vivere. 

Un testo molto ben scritto, personaggi tridimensionali che catturano l’interesse del lettore fin dalle prime righe; il tutto condito da un linguaggio curato senza eccedere mai nel sensazionalismo, che rende la lettura ancora più scorrevole e gradevole.

Un testo consigliato che mostra come, spesso, l’ironia sia un valido aiuto nei momenti di down.


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2024

 


lunedì 20 maggio 2024

SALMO XXIV

 




Salmo XXIV - Lucia Serracca -

recensione a cura di Patrizia Zara 



"L' emozione più antica e più forte dell'umanità è la paura, e il tipo più antico e più forte di paura è la paura dell'ignoto" H.P. Lovecraft

Il romanzo di Lucia Serracca, che definirei un mix di triller tra il giallo e  l'esoterico, tra lo storico e l'immaginario, mi ha letteralmente affascinata. E considerate, cari amici, che io non amo particolarmente questi generi.
Ma il romanzo di Lucia Serracca è scritto con tanta ricercata maestria che mi ha trascinata nel fascinoso mondo del mistero senza rendermene conto, perdendo di vista la mia realtà nello scivolare con molta facilità da un lontano luglio 1667 a un recente 2017, incuriosita dall'intrigata quanto erudita trama velata di effervescente suspense.
La lettura, che risulta impreziosita di citazioni, di colpi di scena, di risvolti sentimentali in un' affascinante cornice  quale la città di Venezia che sorge "dalle acque splendida e sontuosa adorna  di cupole dorate  e palazzi  merlati", non scade mai nell'ampolloso, nello stile verbisissimo, ostico, anzi mantiene il ritmo, fotogramma dopo fotogramma, proprio come un avvincente sceneggiato a più puntate. Perché Lucia Serracca ha la capacità di intervenire al momento esatto, alleggerendo gli animi, in cui il lettore s'impantana nell'intrigato, claustrofobico mondo dell'ignoto: abilità non da poco, oserei affermare con disinvolta sicurezza.
Il romanzo porta all'attenzione di alcune delle più affascinanti  e complottistiche teorie sul mistero della pietra filosofale, la famosa pietra rossosangue, elisir di lunga vita e di trasmutazione dei vili metalli in oro.
La formula "magica"  sta nel misterioso "lascito" del maestro Antenami, il musicista vissuto nel 1667 e morto in circostanze misteriose? E cos'altro nasconde l'opera di questo, appunto il "Salmo XXIV", e cos'altro ancora si cela dietro il suo ritratto, logorato dalle insidie del tempo?
Ma chi era realmente Antenami? Era soltanto un musicista? E chi è la donna, avvolta in uno scialle nero e dai meravigliosi capelli rosso Tiziano che si aggira leggiadra e furtiva tra dedali di viuzze e calli? E l'interesse degli eruditi, uomini del nostro tempo, sia per lo spartito ritrovato del "Salmo XXIV" che per il ritratto di Antelami, è soltanto per una disputa accademica?
Nei colori delle maschere, nello stintillio dei costumi carnevaleschi, nel riverbero di una luna annebbiata che si specchia nella laguna, Stefano e Chiara cercano di risolvere l'enigma capitolo dopo capitolo, nel loro lento passaggio da redattori scettici all'incredula ma reale  scoperta di dimensioni alchemiche, mistiche, soprannaturali, mondi  arcani velati di occulto e di concetti insondabili ai limiti del grottesco.
La lettura preziosa ed emozionante nell'accuratezza dei dialoghi, nella ripetitività dei piccoli gesti trasporta il lettore in un mondo tanto immaginario quanto tremendamente umano.
Ve ne consiglio vivamente la lettura.

"Qvi non intelligit, av taceat, avt discat"
(Chi non è in grado di capire, taccia o impari"


genere: thriller storico

anno di pubblicazione: 2020


domenica 19 maggio 2024

IL RUMORE DELLA LUNA DI GIOVE

 




Il rumore della luna di Giove - E. Sironi, S. Consani -

recensione a cura di Gino Campaner

 

📖Spiccioli di trama: i protagonisti del racconto sono: Virginia, Dario, Aurora e Valerio. I due scrittori raccontano una storia dove a predominare sono le vite di Virginia e Valerio. La prima vittima di uno stupro (parola anche solo difficile da pronunciare che racconta di un atto crudele oltreché criminale), il secondo alle prese con una dolorosa e astiosa separazione fra coniugi con una bambina che deve poter soffrire il meno possibile questa situazione. Intorno a loro gravitano tanti altri personaggi, variamente "impegnati" nella vicenda. 

 
🔥Punto di forza: il principale è senz'altro la sensibilità con il quale si sono divisi i compiti nella stesura del romanzo. La descrizione della drammatica vicenda che ha per protagonista Virginia è stata scritta dalla Sironi la parte in cui è protagonista Valerio l'ha scritta Consani. Storia drammatica, dura ma che vede raccontati anche tanti momenti positivi: il riscatto, l'accettazione, il rispetto, il sostegno, l'affetto. Un racconto che non fa sconti, quando la drammaticità degli eventi lo richiedono, ma che sa essere anche ironico e distensivo nei passaggi meno aspri. Delicato e incisivo. 


🙁
Punto debole: storia dura da digerire: una violenza sessuale nella scala dei crimini e seconda solo all'omicidio ma il romanzo è strutturato in modo che le situazioni, se non tutte, nella maggior parte dei casi si aggiustino. Nella vita certi "aggiustamenti" sono di difficile realizzazione. Ma ammetto che dopo tanto dolore la speranza di una vita migliore è più che lecita. 


🏁
Finale: i più cinici come me lo avrebbero voluto forse un po' diverso ma è comunque corretto e assolutamente plausibile tanto più che non ripara tutte le situazioni sul tavolo ma lenisce solo un po' le ferite aperte. 


🎓
Giudizio complessivo: ⭐⭐⭐⭐
un romanzo scritto bene con rigore e logica. Un romanzo duro, come la vicenda narrata richiede, ma che vede anche personaggi positivi che ridanno fiato e speranza per credere in un mondo migliore, senza certe crudeltà che annientano chi, senza una ragione, le subisce. Complimenti agli autori. Ottime penne con tanto cuore e rispetto.

 
genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2022


sabato 18 maggio 2024

GLI INGREDIENTI SEGRETI DELL'AMORE

 




📚✨Gli ingredienti segreti dell'amore - Nicolas Barreau -

recensione a cura di Alice Bassoli

 

🍽️ Aurélie Bredin è una giovane chef che gestisce il ristorante di famiglia, Le Temps des Cerises. Situato in rue Princesse, a due passi da boulevard Saint-Germain, questo piccolo locale con le tovaglie a quadri bianchi e rossi è un luogo ricco di storia familiare. Qui il padre di Aurélie conquistò il cuore della futura moglie grazie al suo celebre Menu d'amour. È proprio in questo ambiente, immerso nel profumo di cioccolato e cannella, che Aurélie è cresciuta e ha trovato conforto nei momenti difficili.

 

📖 Tuttavia, dopo una delusione d'amore, neanche il calore della cucina riesce più a consolarla. In un pomeriggio grigio e triste, Aurélie si rifugia in una libreria, dove casualmente si imbatte in un romanzo intitolato "Il sorriso delle donne". Scopre, leggendolo, che il suo ristorante viene menzionato nel libro, e decide di contattare l'autore per ringraziarlo.

 

💌 Ma questo compito si rivela molto più difficile del previsto. Ogni tentativo di incontrare lo scrittore, un misterioso ed elusivo inglese, viene ostacolato da André, l'editor della casa editrice francese che ha pubblicato il romanzo. Nonostante le difficoltà, Aurélie non si lascia scoraggiare.

 

🌟 Quando finalmente riesce a superare gli ostacoli, l'incontro con lo scrittore è ben lungi dall'essere casuale. Ciò che segue è una storia romantica e coinvolgente, che rivela quanto le coincidenze siano solo il riflesso di un destino già scritto.

 

📝 Ambientato nella suggestiva cornice di Parigi, questo romanzo mi ha regalato momenti di leggerezza. Avevo bisogno di una lettura frizzantina, ma non banale, e per cercarla ho aperto (e chiuso a meno di metà libro) almeno quattro romanzi. Poi, finalmente, mi sono imbattuta in questo romanzo, fresco e gentile.  La narrazione è impeccabile, senza volgarità e con un ritmo delizioso. La storia non scivola in cliché o dialoghi ordinari, ma anzi, è originale nella sua onesta, genuina semplicità.

Super consigliato! Leggerò sicuramente altro di questo autore (…che poi si è scoperto essere il nom de plume di una scrittrice tedesca 😉)


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2021


venerdì 17 maggio 2024

QUELLA SERA DORATA

 



Quella sera dorata - Peter Cameron -

recensione a cura di Carmen Nolasco


“Quella sera dorata” è un piccolo, raffinato capolavoro di Peter Cameron. Di questo bravissimo autore statunitense avevo già letto “Un giorno questo dolore ti sarà utile” e ne ero rimasta incantata.

Cameron ha la capacità di muoversi leggero nella trama delle sue storie e la sua presenza non è assolutamente percepibile perché i personaggi, tutti così diversi tra loro e così sapientemente caratterizzati, dominano la scena con una personalità forte e credibile, inscenando dialoghi assolutamente spontanei.

La storia si snoda, per il lettore, come se si trovasse in una sala cinematografica. Tanto è vero che il regista James Ivory ne ha realizzato un film che è stato presentato per la prima volta all'European Film Market di Berlino nel febbraio 2009, e a ottobre 2010 è uscito anche nei cinema italiani.

La prima scena del romanzo si apre sul vecchio Adam che cerca di annodarsi il farfallino. Si entra così nel cuore della famiglia Gund: Adam e il suo giovane compagno Pete, la bella Arden, la piccola Porzia, l’affascinante pittrice Caroline. Una famiglia allargata e insolita che ruota intorno a un grande assente: Julius Gunt, uno scrittore latino-americano morto in circostanze misteriose.

Poi Cameron stacca su Omar che, a ben guardare, è il personaggio principale del romanzo. Studente di origini iraniane, Omar Razaghi si è laureato all'Università del Colorado e ha ottenuto una borsa di studio per scrivere una biografia dello scrittore Jules Gund. Quando Omar scrive una lettera alla famiglia Gund per ottenere l’autorizzazione, questa gli viene negata.  Omar è un bravo ragazzo, forse un poco succube della fidanzata Deirdre e, più per far contenta lei che per sua ambizione, si reca in Uruguay, paese dello scrittore Julius Gund, al fine di incontrare i suoi eredi e ottenere l’autorizzazione a scrivere la biografia.

Omar parte dagli USA con un progetto preciso ma, approdato in Uruguay, vedrà completamente stravolta la sua esistenza e mutate tutte le sue priorità.

Da questo momento in poi, infatti, Cameron rivela la sua abilità di narratore conducendo il lettore nelle stravaganze private della famiglia Gund, nei loro intrighi e nelle loro relazioni improprie senza però mai soddisfarne interamente la curiosità, e lo fa in modo stilisticamente perfetto, attraverso la sua tecnica del dire senza dire e del mostrare senza raccontare, tramite accenni nei dialoghi, mezze frasi e nessuna vera epifania.

All’apparenza una commedia frivola, “Quella sera dorata” racconta invece delle profondità dell’animo umano che non è sempre necessario indagare o spiegare.


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2009


mercoledì 15 maggio 2024

IL NUOVO VENUTO

 



Il nuovo venuto - Marco Vichi -

recensione a cura di Edoardo Todaro


Dicembre 1965, Firenze, il commissario Bordelli ed ovviamente un omicidio sul quale indagare. Bordelli ed il brigadiere Barbagli con le sue antipatie verso il fascismo, il suo odio verso i papponi; gentile anche con chi arresta ed amato anche dalle prostitute. L’omicidio di un usuraio, il nuovo venuto, un uomo violento, agente immobiliare per coprire i suoi traffici, ucciso in modo decisamente macabro: un paio di forbici nel collo, con una faccia antipatica …. anche da morto. Ovviamente, anche in questo romanzo, non mancano quei  personaggi che hanno accompagnato nei precedenti, Bordelli, come ad esempio Botta, l’amico/scassinatore di porte, artista del furto, ottimo cuoco ed allo stesso tempo ricettatore negato;  Cesare, anzi “ da Cesare “ la trattoria privilegiata per le sue  pause pranzo, visto che non mangia mai allo spaccio della questura, che è un po’ come essere in famiglia e Piras, il fedele di/a Bordelli, ora in convalescenza in Sardegna amante di Simenon e del suo Maigret, e l’immancabile Diotivede, il dottore che con le sue autopsie non può mancare visti i casi di omicidio che si susseguono, ed ovviamente Rosa che grazie alla legge Merlin ha abbandonato il mestiere;il cane Blisk ereditato dalla guerra; Bordelli che ancora non si è abituato all’odore, dolciastro, della morte, che ha saputo resistere ai nazisti ed affronta una nuova, personale, resistenza: alle sigarette; che non riesce ad accettare l’idea di invecchiare, perché di invecchiare non ne ha proprio voglia e quindi alla spasmodica ricerca di un casolare dove poterla vivere nel miglior modo possibile, appagando così il desiderio di avere il suo olio. Indispettito dal fatto che a breve l’uomo andrà sulla luna nonostante sulla terra ci siano ancora gli usurai. Un usuraio con tanto di libro contabile nel  quale annotare i nominativi dei debitori, le cambiali, interessi e scadenze ecc … Bordelli con una contraddizione: trovare chi ha eliminato l’usuraio ed odiare gli usurai, comunque ha un obiettivo ben più importante: restituire le cambiali, non solo deve far fronte anche con un vero e proprio tifo di coloro che sperano che chi ha ammazzato lo strozzino non sia individuato. Un commissario che vive un’altra contraddizione: mantenere relazioni amichevoli con il mondo illegale. Un Bordelli filosofo: “ non si deve cercare di essere quello che non siamo “; che di fronte alla morte di un amico si pone la domanda esistenziale: “ cosa si vive a fare? “. Un romanzo che si svolge in un panorama politico e culturale in movimento: l’Algeria in rivolta,la guerra in Viet-nam,  la musica che proviene dal mondo anglosassone, il senso di libertà respirato e diffuso dovunque, con il boom economico che si fa avanti in Italia dove si moltiplica il traffico ma anche i soldi, un paese con l’attenzione rivolta alle gesta dei banditi di Orgosolo, Mesina in testa. Ma Bordelli si arrovella con le domande relative alla guerra ed al comportamento tenuto dal popolo italiano nel trasformare una sconfitta in vittoria, con i fascisti riabilitati e di nuovo nei posti che contano, con una pacificazione imposta che tutto rimette al suo posto. Anche in questo caso non potevano mancare i racconti che si dipanano con la cena di Natale, a proposito: il Natale più bello resta quello del ’45. Il finale a sorpresa non riguarda tanto gli sviluppi dell’indagine, bensì il ritrovarsi con “ Il quaderno di ricette “ e cioè “ il vangelo secondo Ennio “ ( Botta ). E quindi non resta che dire buon appettito.


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2013


CORDIALMENTE PERFIDO

 




CACCIA ALLE STORIE – AVVENTURE TRA LE PAGINE PER RAGAZZI CURIOSI

recensione a cura di Elisa Caccavale


Oggi scopriremo un thriller dell’autrice newyorkese Maureen Johnson, edito da Harper Collins, dal titolo Cordialmente perfido. Il romanzo (391 pagine) fa parte di una trilogia (Truly Devious) che, oltre a Cordialmente perfido, comprende La scala evanescente e La mano sul muro.

🕵️‍♂️Cordialmente perfido è il primo romanzo che racconta le indagini dell’aspirante criminologa Stevie Bell, la quale viene ammessa alla prestigiosa scuola Ellingham Accademy, un istituto fondato negli anni ’30 da Albert Ellingham, ricchissimo ed eccentrico mecenate che ha dato vita all’accademia per dare l’opportunità ad alcuni talentuosi ragazzi di studiare con metodi innovativi e di alto livello, a titolo totalmente gratuito. Sulla Ellingham Accademy, però, grava un mistero irrisolto: nel 1936 la moglie e la figlia di Albert Ellingham sono state rapite e una delle studentesse più brillanti è stata ritrovata morta; il caso non fu mai risolto. Obiettivo di Stevie Bell, oltre a quello di trarre il massimo dalla prestigiosa scuola, è anche quello, inconfessato ma sempre più evidente, di riuscire a risolvere il cold case degli Ellingham…e ben presto si accorgerà che i crimini alla Ellingham Accademy non sono finiti…

🎭Il romanzo ruota attorno al personaggio di Stevie: il suo temperamento, i suoi interessi, ma anche i rapporti con la sua famiglia, le sue preoccupazioni… sono tratteggiati in modo dettagliato e ben analizzati dal punto di vista psicologico. Tutti i personaggi sono ragazzi eccentrici, dotati di caratteristiche che li rendono unici e particolari, ma allo stesso tempo sono giovani come tanti, come tutti, in cui è facile immedesimarsi per i lettori adolescenti, soprattutto per quanto concerne il rapporto con la scuola e i primi amori.

📖La trama si alterna tra presente, in cui il lettore segue le vicende di Stevie e dei suoi compagni (l’artista Ellie, lo scrittore in crisi Nate, la star di Youtube Hayes e il misterioso David…) con quelle di Albert Ellingham, ottant’anni prima. La parte ambientata nel passato è costruita con un ottimo uso della suspense e, anche per il lettore adulto, è difficile riuscire a dipanare la matassa che l’autrice ha creato e il mistero che gravita intorno alla sparizione della moglie e della figlia di Ellingham, alla morte della studentessa e ai comportamenti dei personaggi di contorno, resta insoluto al termine del libro ed è molto difficile ipotizzare come procederà la vicenda.

La parte ambientata nel presente, invece, scorre in modo più lento e si concentra maggiormente sulla costruzione dei personaggi e dei loro rapporti interpersonali.

 

💭Alcuni interessanti colpi di scena sul finale invogliano il lettore a proseguire con la lettura del secondo capitolo della serie, situazioni inaspettate che riguardano sia i due casi da risolvere (quello del passato e quello del presente), sia la vita privata di Stevie.

 

📚Il romanzo ha un aspetto che, a seconda dei punti di vista, può essere considerato sia un pregio che un difetto: dal momento che si tratta di una serie, la storia non si conclude, pertanto ti tiene legato a sé e, chi vuole scoprire e risolvere il mistero, dovrà leggere altri due libri. Questo è un regalo, se il libro è piaciuto … un po’ meno in caso contrario. Pertanto il primo consiglio è quello di approcciare il romanzo solo nel caso in cui si sia amanti delle serie e lettori forti (in tutto i tre volumi superano le 1200 pagine, è bene esserne consapevoli dall’inizio).

Sempre collegato a questo aspetto va detto che, dovendosi considerare a tutti gli effetti una trilogia inscindibile, data la corposità del romanzo, il primo volume in certi passaggi scorre piuttosto lento, in alcuni passaggi risulta un po’ ripetitivo e il lettore ha la sensazione che si stia un po’ “allungando il brodo”: in definitiva alcune parti, soprattutto quelle ambientate nel presente, avrebbero potuto essere snellite.

 

Quindi, per concludere: un romanzo presentato, sì, per ragazzi, ma che in realtà a tratti sembra più adatto ai lettori adulti ed esperti, per queste sue caratteristiche e, ad ogni modo, consigliato a ragazzi che siano lettori forti, abituati a leggere trame lunghe e a sostenere l’interesse prolungato.


genere: giallo per ragazzi

anno di pubblicazione: 2018


lunedì 13 maggio 2024

QUELL'ODORE DI RESINA

 




Quell’odore di resina” - Michela Zanarella 

recensione a cura di Patrizia Zara



"...l'amore ha un potere disarmante, non conosce regole, quando s'infila nell'anima è difficile non lasciarsi trascinare dalla sua bellezza"


"Quell'odore di resina" di Michela Zanarella è un romanzo che esplora la vita di Fabiola, una giovane donna veneta con tante insicurezze e altrettante ambizioni. La sua quotidianità è scandita dal lavoro in un ambiente poco femminile, trascorrendo gran parte del suo tempo tra le pareti di un mattatoio.
La copertina, sebbene possa irritare o disorientare il lettore, suggerisce un contenuto potente e profondo.

L’autrice affronta diverse tematiche nel romanzo, tra cui l’amore, l’amicizia, i tradimenti, le incomprensioni, la violenza fisica e psicologica, la precarietà e la sessualità. Il libro si concentra sulla formazione dell’individuo, esplorando gli aspetti più complessi dell’adolescenza. Momenti di ironia, tensione, timore e spensieratezza caratterizzano la narrazione.

Le carcasse nel mattatoio diventano il simbolo di una cruda realtà di morte, sofferenza e imbroglio. L’autrice sottolinea la precarietà professionale e la complessità dei legami umani, senza rinunciare a far chiarezza sulle situazioni oscure di un mondo spesso taciuto o nascosto.

Inoltre, il romanzo è narrato in prima persona dalla protagonista, con continui flashback e repentini ritorni al presente, come inseguendo pensieri e ricordi sparsi.

Alcuni lettori potrebbero trovare la struttura narrativa frammentata e confusa. Tuttavia, questo stile può anche essere interpretato come un modo per immergersi nella psicologia della protagonista. Alcuni potrebbero desiderare una maggiore chiarezza su alcune situazioni o personaggi, ma questo potrebbe essere intenzionale per mantenere il mistero e la complessità del romanzo.

In sintesi, “Quell’odore di resina” è un esordio ardito che affronta temi importanti e offre una prospettiva soggettiva sulla vita e sulle sfide delle donne. 

Personalmente ritengo che l’autrice con "Quell'odore di resina" ha dimostrato un grande coraggio nel passaggio dalla poesia alla narrativa tanto da perdonarle alcune lacune stilistiche.
L'eccessiva soggettività dei sentimenti e degli eventi rendono alcuni passaggi frastagliati e poco comunicativi, dispersivi e confusi: si accavallano nomi ed eventi in maniera cosi ingenua da far perdere la profondità nel classico bicchiere d'acqua.
Infatti, sebbene la profondità sia latente risulta sgradevolmente soffocata e, non emergendo in modo evidente, si sente il desiderio di una maggiore analisi o di una chiave di lettura più esplicita.
Tuttavia devo riconoscere il talento poetico dell'autrice e la voglia di mettersi in gioco con altre forme letterarie.
Considerato che "Quell'odore di resina" è il suo primo romanzo non posso non consigliarne la lettura con le mie personalissime considerazioni da prendere sempre con le dovute cautele.


genere; narrativa

anno di pubblicazione: 2024


CLORURO DI SODIO

 




Cloruro di sodio – Jusse Adler – Olsen -

recensione a cura di Lilli Luini

 

La serie dedicata alla Sezione Q della polizia di Copenaghen è iniziata nel 2011.

I primi tre romanzi – La donna in gabbia, Battuta di caccia e Messaggio nella bottiglia – sono strepitosi e, se gli amanti del genere se li fossero persi, consiglio di recuperarli.

Cos’è la Sezione Q? In pratica è un reparto speciale per i casi irrisolti. A Copenaghen viene aperta proprio con il primo romanzo, per dare un’occupazione all’ispettore Carl Morck, poliziotto reduce da una bruttissima vicenda in cui i suoi due colleghi sono finiti uno nella tomba e l’altro in sedia a rotelle. Perseguitato dal ricordo e anche dai sospetti che gravano su di lui in quanto unico superstite, è stanco, depresso e svogliato e non trova collocazione in nessun ufficio. Così, pensano bene di affidargli i casi irrisolti, affiancato all’inizio da un assistente molto particolare, il profugo siriano Assad a cui poi si aggiungeranno la stravagante Rose e il giovane Gordon. Indubbiamente i quattro formano una squadra molto simpatica e sui generis, ma le trame poliziesche si sono fatte via via più deboli.

In quest’ultimo romanzo, il nono della serie, incontriamo un Morck finalmente felice, almeno nel privato, sposato e padre di una bambina. I problemi privati ora ce li ha Assad che, come profugo, fatica a sistemare legalmente la propria famiglia.

La vicenda poliziesca non è un caso freddo, stavolta, ma un complicato intreccio, omicidi apparentemente casuali ma legati da una firma, appunto il cloruro di sodio – banalmente, il sale – presente su ciascuna delle scene.

Non mi ha convinta del tutto. L’autore nel corso delle pagine svela il disegno criminale, almeno parzialmente, e questo non è certo un difetto. Anche i moventi si intuiscono abbastanza facilmente, e questo invece non va tanto bene.  Soprattutto se è un po’ tirato, un po’ confuso, un po’ così così.

Ma quello che non mi è piaciuto affatto è il finale, che ripropone un difetto purtroppo spesso presente nei serial, almeno a mio modo di vedere: le vicende personali dei personaggi prendono il sopravvento sull’indagine che dovrebbe essere l’asse portante del romanzo. Ed ecco che il passato di Carl Morck, la vicenda di cui accennavo sopra, torna prepotentemente alla ribalta e, visto il finale, con ogni probabilità sarà al centro del prossimo romanzo della serie, sollevando l’autore dall’inventarsi un nuovo delitto, un nuovo intreccio, appassionante, coinvolgente e allo stesso tempo realistico e credibile.

Io rimpiango il commissario Maigret e le sue fantastiche indagini. A lui nel privato non capitava mai nulla, gli bastavano i casini del suo lavoro e bastavano anche a noi lettori.


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2023

 


domenica 12 maggio 2024

CADERE

 




Cadere - Federica Mazzi

recensione a cura di Gino Campaner

 

📖Spiccioli di trama: il romanzo si apre con una ragazza alle prese con il proprio suicidio. Vuole farla finita non ha più motivi per continuare a vivere. É continuamente preda di attacchi di panico e di piccole grandi manie che la hanno armai spezzata. Per questa grande occasione si è vestita e truccata di tutto punto. Prima di farlo si è assicurata che la sua gatta, alla quale è legatissima, non rimanga sola almeno in questa notte. Per questo motivo l'ha affidata al suo amico Mark. Che però nel momento cruciale, nel quale sta per dire finalmente addio a tutti, le telefona dicendole che purtroppo quella sera non può badare al gatto.... 

 

🔥Punto di forza: racconto divertente e drammatico allo stesso tempo. Con una caratteristica particolare. Assenza presso che totale di dialoghi diretti. Peculiarità che comunque non appesantisce ma che al contrario rende la storia dinamica e accattivante. La malattia mentale scaturisce sempre da traumi vissuti da giovanissimi e questa storia non fa eccezione. 


🙁Punto debole: senz'altro il fatto che a mio parere il finale è troppo frettoloso. Il romanzo avrebbe avuto bisogno di altre 20/30 pagine per essere perfetto. I personaggi avrebbero meritato un approfondimento maggiore e la parte finale mi è sembrata eccessivamente rassicurante. Inizio promettente sviluppo coinvolgente finale che secondo me doveva essere diverso. 


🏁
Finale:
un romanzo nel quale inizialmente si racconta una vicenda drammatica, nel suo proseguo la tensione emotiva si mantiene alta, pur con opportuni e dissacranti passaggi ironici, che stemperano l'atmosfera, il finale invece... per me non costituisce la ciliegina sulla torta. 


🎓
Giudizio complessivo
: ⭐⭐⭐💫 Nel complesso lo considero un romanzo godibilissimo dove trovano spazio sia la drammaticità della malattia mentale e degli attacchi di panico sia l'ironia che regalano i vari protagonisti, con le loro strambe vicissitudini. L'epilogo lo ribadito più volte avrei preferito fosse diverso, meno precipitoso. Complimenti all'autrice, romanzo coraggioso e profondo. 


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2023


sabato 11 maggio 2024

IO UCCIDO

 





📚Io uccido - Giorgio Faletti 📚

recensione a cura di Alice Bassoli

 

🎭 La trama si snoda attorno a una serie di omicidi brutali, annunciati da misteriose telefonate a una stazione radio e seguiti da una firma sanguinolenta: "Io uccido". Questo gioco di indizi musicali e messaggi sinistri getta le basi per un'indagine che coinvolge il dee-jay di Radio Monte Carlo, Frank Ottobre, e il commissario della Sûreté Publique, Nicolas Hulot.

 

💔 Il romanzo tocca corde profonde, esplorando le intricanti psicologie dei personaggi coinvolti. Frank Ottobre e Nicolas Hulot emergono come figure complesse, che non solo affrontano il dilemma di catturare un assassino inafferrabile, ma anche le loro personali lotte interiori e i conflitti morali.

 

🎨 Faletti è strepitoso: dipinge scenari vividi e atmosfere suggestive, mostrando un'incredibile attenzione ai dettagli, creando immagini che si insinuano nella mente del lettore e lo immergono nell'atmosfera claustrofobica e angosciante del Principato di Monaco.

 

📖 … e poi c’è la trama, che fila come un orologio. In ogni capitolo, nuove scoperte, nuove sfide per i protagonisti e per chi si trova dall’altra parte della pagina.

 

🔍 Un capolavoro del thriller italiano, che non ha certo bisogno di presentazioni, straconsigliato a tutti coloro che amano il genere. 📚🔍

genere: thriller

anno di pubblicazione: 2002

 

 


venerdì 10 maggio 2024

IL SIGNORE DELLE MOSCHE

 




Il signore delle mosche -William Golding -

recensione a cura di Francesca Tornabene

 

Il signore delle mosche è un'esperienza conoscitiva ed emotiva andata oltre le mie aspettative. 

Il titolo ha il sapore di un antico anatema.

Il libro è una doccia fredda di emozioni contrastanti che mi hanno fatto divorare giorno, dopo giorno ogni pagina, ogni parola, di questo libro.

Il tema principale del libro è la crudeltà che alberga nell'animo umano. 

La storia fornisce un'interessante interpretazione pessimistica della lotta dell'ordine contro il caos, del bene contro il male. 

Tutto inizia con il naufragio di alcuni ragazzi, tra i 6 e i 12 anni, in un'isola deserta paradisiaca che ben presto si trasformerà in uno scenario distopico per l'assenza di regole e di adulti.

Paura, eccitazione, istinto di sopravvivenza generano uno stato di allerta profondo, in attesa che si compia l'oscuro presagio che sembra avvolgere l'isola.

"L'uomo produce il male come le api producono il miele".

Ogni personaggio ha un ruolo fondamentale.

Ogni oggetto un significato profondo.

Ogni scelta presa dal singolo influenzerà le sorti di ognuno dei sopravvissuti.

La trama crea una tensione unica, un ritmo incalzante ed irresistibile.

La seduzione del male esercitata sui ragazzini, il conflitto tra la resistenza e la resa, mi hanno letteralmente rapita.

Un libro crudo e inquietante, ma anche formativo, pieno di messaggi, simboli, immagini evocative che fanno riflettere sulla fragilità della natura umana.


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 1958