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venerdì 30 maggio 2025

QUELLI CHE MERITANO DI ESSERE UCCISI

 




Quelli che meritano di essere uccisi - Peter Swanson -

recensione a cura di Stefania Calà


Due sconosciuti, un uomo e una donna, si incontrano al bar di un aeroporto inglese. Bevono qualcosa insieme e iniziano a chiacchierare. E continuano anche in volo, entrambi infatti stanno tornando a Boston. Come capita a volte, quando si parla con una persona che non sa nulla di te e che pensi non rivedrai mai più, lui confida a lei che la moglie lo tradisce e lei, per tutta risposta,  gli propone di ucciderla.


Queste sono le prime battute di un noir studiato e architettato nei minimi dettagli.
Utilizzo volutamente il termine "noir" perché questo romanzo ne ha tutte le caratteristiche: atmosfere cupe e misteriose, personaggi dalla moralità ambigua (mai del tutto negativa o positiva), trama intricata e narrata da più prospettive,  stile realistico e diretto.
A metà libro un eclatante colpo di scena mi ha incollata letteralmente alle pagine.
Era da tanto che un libro non mi coinvolgeva così. Trama a parte, è scritto benissimo, la narrazione è fluida e asciutta, tutto è funzionale e mai superfluo.
Lo consiglio agli amanti del genere e anche a chi, talvolta, confonde il noir con i gialli e i thriller. Questo romanzo è perfetto, Gianrico Carofiglio lo ha definito "una formidabile storia di vendetta" e io sono d'accordo con lui. A Piergiorgio Pulixi, invece, va il merito di averlo citato in "La libreria dei gatti neri" (è così che ho conosciuto questo autore).
Aggiungo che, quando sono arrivata alla fine, proprio all'ultima pagina, ho esclamato "wow". Il finale, infatti, è sorprendente e, allo stesso tempo, inevitabile.
Voto 9/10

CIT. "Tutti vivono una vita piena. Anche quelli che muoiono troppo presto. Ogni vita è un'esperienza completa. (...) Crediamo che tutti meritino una vita lunga, ma la verità è che qualsiasi vita è probabilmente più di quello che meritiamo


genere: thriller

anno di pubblicazione: 2017


mercoledì 28 maggio 2025

ISOLE FELICI

 




Isole felici - Andrea Corcione -

recensione di Gino Campaner

 

📖Spiccioli di trama: Pietro Santini è chiuso in bagno. Rievoca alcuni momenti degli anni passati. Alcuni piacevoli altri un po' meno ma sempre con la grande ironia ed il sarcasmo che lo contraddistingue. A breve la sua vita cambierà ancora. Anche se è nulla rispetto a quello che è successo tre anni prima. L'arrivo nella sua monotona esistenza di Ramona e del loro figlio Pietro Marius. 

🔥Punto di forza: Pietro Santini è un personaggio nato dalla fantasia di Andrea Corcione. Adesso è anziano ma per tutta la vita è stato un uomo asociale, scorbutico, maligno, cinico. Oggi è un vecchietto ormai inoffensivo che convive con Ramona e col piccolo Pietro Marius, loro figlio. Concepito molti anni prima quando Ramona era badante nel suo palazzo e quando ancora tutto funzionava perfettamente. Ma questa è storia antica quella che appartiene a La teoria degli equilibri il romanzo nel quale nacque il personaggio di Pietro Santini. La storia nuova, quella di Isole felici, vi lascio la gioia di scoprirla da voi. È uno spasso. 


🙁Punto debole: non ne ho rilevati. Ah si un errore di battitura a metà libro...e poi il body shaming senza ritegno 😬😬😬


🏁Finale: il romanzo termina nella maniera più logica, dopo una serie di racconti e di aneddoti sulla vita di Pietro, quando era solo e da convivente di Ramona. Ha trovato in lei l'isola felice che da sempre cercava. Ed anche se alla soglia dei novant'anni se la tiene stretta per il resto dei suoi giorni. 


🎓Giudizio complessivo: ⭐⭐⭐⭐💫
Pietro Santini è un fenomeno. Andrea Corcione potrebbe farne stampare delle magliette o gadget vari da consegnare col libro sono sicuro che avrebbero un grande successo. D'altronde se ha ricevuto l'endorsement niente meno che da Bruno Bozzetto un motivo ci sarà. Il motivo è semplice e dopo averlo letto è molto chiaro: Isole Felici è un romanzo divertente, ironico e spassoso ma mai banale. Dove c'è proprio tutto: ironia, sentimento, nostalgia, emozione....Spesso induce a riflettere e con un finale in cui ci scappa anche il morto... 


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2025

 


martedì 27 maggio 2025

I SETTE CORVI

 



I sette corvi - Matteo Strukul -

recensione a cura di Elisa Caccavale


I Sette corvi, romanzo di Matteo Strukul (2025, Newton Compton Editori, 288 pagine), si presenta come un thriller/horror contemporaneo, ambientato tra le nebbie del Nordest italiano.

Trama in sintesi


La storia ruota attorno all’ispettrice di polizia Zoe Tormen, che deve far luce sulla morte dell’insegnante Nicla Rossi ma questo evento tragico si mostra immediatamente misterioso e inspiegabile, come se l’artefice dell’omicidio non fosse un essere umano…

Eventi oscuri e presenze inquietanti sembrano legate a un misterioso passato che sembra voler tornare; tra sogni premonitori, apparizioni inquietanti e simbolismi cupi, Zoe si trova coinvolta in una spirale di eventi dai contorni sempre più oscuri. Il tutto si snoda tra atmosfere gotiche e paesaggi rurali, fino a una conclusione repentina e drammatica.

 

Commento
Pur apprezzando la penna di Strukul, autore che ha dimostrato grande talento nella narrativa storica, questo suo sconfinamento nell’horror mi lascia qualche perplessità. La trama, almeno in fase iniziale e sulla quarta di copertina, non lascia presagire un vero horror (piuttosto, a causa della presenza del medico legale Alvise Stella, citato anche nella trama, sembrerebbe preludio ad una di quelle serie poliziesche in cui due personaggi diversi ma complementari si affiancano per risolvere casi misteriosi) e ciò potrebbe spiazzare chi si approccia al romanzo con aspettative diverse. Inoltre, per quanto il libro sia scorrevole e dotato di una buona tensione narrativa — tanto da spingere il lettore a voltare pagina con curiosità — l’effetto disturbante o spaventoso tipico del genere horror risulta piuttosto attenuato. Alcune citazioni che rimandano a Gli uccelli di Hitcock non sono sufficienti a generare un’atmosfera perturbante, quanto piuttosto talvolta un po’ splatter.

Senza poter dire molto per non rivelare troppo, originale la scelta del “narratore” e del punto di vista in alcune parti, anche se personalmente non ho apprezzato del tutto l’idea di attribuire pensieri e parole umane ad alcuni animali. Per quanto simbolica o suggestiva possa essere come scelta stilistica, in più di un’occasione mi è sembrata forzata e poco coerente con l’atmosfera che il romanzo cercava di costruire.

Il personaggio principale, Zoe, appare poco credibile in alcune sue scelte e azioni, specialmente nel finale, dove le sue capacità sfiorano l’inverosimile. Anche la conclusione del romanzo si rivela affrettata e poco incisiva, lasciando al lettore un senso di incompiutezza.

Tuttavia, va riconosciuto il pregio dell’ambientazione: suggestiva, evocativa, a tratti poetica. Strukul riesce a restituire con efficacia l’atmosfera del paesaggio veneto, impregnato di nebbie, silenzi e mistero.

In sintesi


I Sette corvi è un esperimento interessante ma a parer mio poco riuscito, che conferma però il talento narrativo di Strukul, anche se applicato a un genere che sembra meno nelle sue corde. Con rispetto e stima, attendiamo il suo ritorno alla narrativa storica, terreno dove ha saputo davvero brillare.


genere: horror

anno di pubblicazione: 2025

lunedì 26 maggio 2025

CIRCE

 




Circe - Madeline Miller -

recensione a cura di Patrizia Zara



Fin dalle prime pagine, una sensazione indefinibile e sgradevole mi ha assalito, come se stessi assistendo a un'opera di demolizione forzata e ricostruzione posticcia. Le parole sembrano esercitare una pressione fastidiosa, un'intrusione indebita nei cardini intoccabili di un mito che dovrebbe restare tale: puro, enigmatico, grandioso.

E più avanzavo nella lettura, più questa sensazione cresceva, lasciando spazio a un'esclamazione inevitabile: **"Ma che grande americanata!"** 
Il fascino ammaliante di Circe ridotto a una poltiglia insipida: una ragazzetta complessata e vendicativa, schiacciata da cliché abusati. Il padre assente, la madre egocentrica, le sorelle gelose e pettegole, gli zii corrotti dal lusso e dai vizi… sembra la sceneggiatura di un dramma familiare da quattro soldi. Quando poi la "maga" si trasforma in madre single alle prese con un figlio ribelle in crisi d’identità, il quadro si fa ancora più prevedibile. 
Se togliamo dèi, titani, mostri e la magia che dovrebbe pervadere la storia, ciò che resta è un romanzo mediocre e ripetitivo, una rilettura della mitologia annacquata dall'ossessione moderna per l'introspezione forzata.

Circe non è più la maga temuta e rispettata, ma un'insicura vittima di se stessa, impacciata e sola, trascinata nel vortice dell’autocommiserazione e del lamento continuo. Insomma, un mito sacrificato sull'altare della banalizzazione psicologica. 

Alla fine, l'unico vero motivo per leggere questo libro?  Aver accanto l'Odissea, per ricordarsi cosa sia davvero la grandezza epica e perché certe storie dovrebbero rimanere nel loro splendore originario, senza sovrastrutture inutili. 

genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2021

domenica 25 maggio 2025

QUATTRO MISTERI PER SHELOCK HOLMES

 




Quattro misteri per Sherlock Holmes - AA.VV -

Recensione a cura di Dario Brunetti


Se si vuole inaugurare una collana dedicata al genere giallo, thriller e noir bisogna farlo nel modo più appropriato.

Il giallo deduttivo è un genere intramontabile che continua ad appassionare i lettori; la casa editrice Tabula Fati con la collana La Torre Nera ha realizzato questo progetto dal titolo Quattro misteri per Sherlock Holmes, per omaggiare l’intramontabile Sherlock Holmes e il suo creatore Sir Arthur Conan Doyle attraverso quattro pregevoli firme che con i loro scritti apocrifi ci invitano ad intraprendere questo ennesimo viaggio letterario.

Andrea La Rovere, Nicola Lombardi, Anna Maria Pierdomenico e Nicola Lombardi costruiscono le loro opere, non solo avvalendosi del giallo classico deduttivo, ma anche del gotico e del mistero sconfinando nel genere horror e addirittura nella fantascienza.

Motivo per cui questa preziosa opera a quattro voci diventa maneggevole e fruibile per soddisfare i gusti dei lettori.

Gli autori ci riporteranno in quel salotto di quell’appartamento al 221 B di Baker Street nella Londra vittoriana dove troveremo il nostro amato Sherlock Holmes e il suo fido dottor Watson alle prese con quattro enigmi irrisolvibili solo in apparenza.

Ma per Sherlock Holmes è proprio quel minuscolo dettaglio che può apparire invisibile solo ai comuni mortali, ne diventa invece l’elemento imprescindibile per la risoluzione del caso più complesso.

Nelle notti del plenilunio si aggira il lupo mannaro dello Yorkshire e così che Holmes e Watson si troveranno davanti la mostruosa creatura dalla lunga coda che usa quasi come un’arma. Andrea La Rovere grazie a uno stile equilibrato e asciutto ci conduce nel mondo del soprannaturale per un’indagine che mescola il giallo con il genere horror.

Un’indagine dall’effetto spiazzante la potremo scoprire nel racconto di Nicola Lombardi, che grazie al giallo classico deduttivo confezionerà una storia in cui tra i protagonisti troveremo un personaggio inaspettato: una donna robot.

Un altro racconto che rispecchia i canoni del giallo classico deduttivo è di Anna Maria Pierdomenico. Ambientato in un Inghilterra di fine 800 Holmes e Watson saranno impegnati ad indagare in un collegio dove si nascondono segreti e intrighi familiari.

Angelo Marenzana ci narra una storia atipica nel suo genere ma al tempo stesso efficace; giallo e fantascienza sono alla ricerca della loro alchimia vincente con risultati soddisfacenti. Ritroviamo uno Sherlock Holmes in versione 2.0 completamente diverso dal nostro immaginario che effettua la sua indagine nelle acciaierie di Birmingham.

Il volume sarà ulteriormente impreziosito da uno dei più bei racconti di Arthur Conan Doyle dal titolo Uno scandalo in Boemia con la traduzione curata da Anna Maria Pierdomenico.

Guai a svelare troppo delle trame di questi imperdibili racconti, farlo sarebbe un delitto!

Non vi resta che lasciarci catturare dalle storie che gli autori han voluto preparare per noi amanti dell’immortale Sherlock Holmes, perché se c’è un Moriarty di turno (suo acerrimo nemico) a cercare di mettere fine alle sue gesta (L’ultima avventura di Sherlock Holmes), lui sarà pronto a tornare (Il ritorno di Sherlock Holmes) forse per sempre.


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2024


sabato 24 maggio 2025

CANTO DELLA PIANURA

 




Canto della pianura – Kent Haruf -

recensione cura di Alice Bassoli

 

Un romanzo che ti entra piano sotto pelle, senza urlare. Solo sussurrando.

 

🌾 Ambientato nell’immaginaria cittadina di Holt, in Colorado, “Canto della pianura” è un affresco di vite semplici: un insegnante abbandonato dalla moglie, due fratelli anziani e solitari che si prendono cura di una ragazza incinta, una madre che fatica a tenere insieme la propria esistenza e i suoi figli.

Non c’è rumore, non ci sono colpi di scena. Solo la vita vera, con la sua dolcezza e la sua durezza.

 

💔 È una storia che parla di solitudine, ma anche di cura, dignità e legami umani inattesi. Una prosa sobria, essenziale, ma carica di poesia.

 

🌙 Un libro che non grida ma che resta. Che scalda.

📖 Lo consiglio a chi ama i romanzi profondi, lenti e pieni di umanità.


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2015

 

 


venerdì 23 maggio 2025

IL CONFORTO DELLA VASTITA'

 




Il conforto della vastità - Gretel Ehrlich -

recensione a cura di Francesca Tornabene

 

Tutto in natura è un costante invito a essere ciò che siamo"

Ho conosciuto la grandezza di questo libro grazie alla serie televisiva Yellostone.

Rapita da quel titolo ho iniziato il mio viaggio letterario nei territori del Wyoming alla ricerca del "conforto della vastità" .

Stregata dalla poesia della Ehrlich, ho perso la bussola tra visioni, sogni e presagi di una distesa sconfinata di immagini surreali.

In un diario, pieno di racconti, un reportage di un viaggio trascendente, di rinascita e di resilienza.

Una ballata intrinsa di tenerezza, forza, sangue, malinconia, polvere e terra.

È stato come cavalcare attraverso un paesaggio unico e irresistibile degli anni '80, in balia del richiamo primordiale della terra.

Gretel lascia la città per trasferirsi in un ranch in mezzo alla natura selvaggia dell'ovest in cerca di conforto per la morte del compagno.

Negli spazi aperti, nella solitudine, nel rapporto con la natura, gli animali e i cowboy, lei ritrova se stessa e il suo posto nel mondo.

È stato più di un sogno ad occhi aperti: gli spazi sconfinati, spirituali e curativi dell'antico West, tra rodei, cavalli, ranches, danze del sole e generazioni passate.

Ho vissuto un'avventura ancestrale e astrale che ha rafforzato il mio legame profondo con la terra.

Illusi, crediamo di possedere la terra...ma è lei che ci possiede, ci nutre e ci cura come solo una madre può fare!

Ha ragione Gretel, un lutto non si supera mai, ma il dolore può essere infuso di benefiche ondulazioni.

Bisogna rimboccarsi le maniche, fare spazio, rallentare, andare oltre per vivere quelle onde, placare il dolore.

Così, travolta da pensieri viandanti sul senso dell'esistenza, sulla sacralità dei luoghi, del silenzio, degli strati di pelle che rivestono la nostra anima, ho finito di leggere il libro.

Ho imparato che il conforto si può trovare ovunque e che se ogni posto che vedi è uguale ad un altro, tanto vale tornare nel luogo in cui ti senti a casa!

Mi sento così piena. Grata. Viva. Fortunata.

Il mondo continua cambiare, l'aria è carica di elettricità ed io sento ancora quella voce e sorrido...

"In passato mi è stato chiesto: <<Che fai là fuori!? Non ti annoi?>>. Il problema in realtà è l'opposto. Qui c'è troppo di tutto. Fatico a tenere il passo".


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2022

 


mercoledì 21 maggio 2025

L'ANTICO AMORE

 




L'antico amore - Maurizio De Giovanni -

recensione a cura di Rossella Lombardi

“L’amore è il ricordo di una tenera tempesta “

De Giovanni in questo libro ci parla dell’AMORE e delle sue diverse declinazioni; vi troviamo l’amore paterno, quello filiale, quello incondizionato di un amico, l’amore che è accudimento, quello intenso e totalizzante per un uomo/donna che è il motivo per sentirsi vivi ma anche l’amore per la letteratura e la poesia.

L’autore ci porta a passeggiare lungo percorsi sicuramente già esplorati ma ci invita ad osservarne i diversi sentieri, a riflettere sulle sue molteplici sfumature e profondità.

A capitoli alterni, passa da un personaggio all’altro, da un’epoca all’altra. Narra infatti due storie parallele: in una il narratore è Catullo (poeta del primo secolo avanti Cristo) che racconta la sua incredibile felicità grazie all’ amore per Claudia (Lesbia) e della sua indicibile infelicità per la sua perdita. Nella seconda viene descritta la storia di una famiglia composta da “il Vecchio” (così chiamato nel libro) accudito amorevolmente da Oxana, una badante moldava e dai suoi tre figli ormai adulti .

Oxana si affezione al Vecchio verso il quale prova ammirazione e rispetto : “ Assistere un anziano è un compito importante, bisogna conservarlo in vita finchè si può, bisogna leggergli negli occhi quello che non chiede e non perderlo mai di vista …”

Commovente è l’amore che la figlia prova nei confronti del vecchio padre, ben descritte sono le sue brevi visite quotidiane , dopo il lavoro , durante le quali lei lo accarezza e lo abbraccia amorevolmente raccontandogli la sua giornata.

Vengono narrate poi le vicende del figlio Marco, sposato con una donna molto ricca che non ama, che lo denigra e irride continuamente per la sua fallimentare scelta di continuare ad insegnare all’ università a degli studenti assolutamente disinteressati alle sue lezioni sulla poesia antica, in particolare su Catullo. Marco vive perciò una situazione di depressione, di assenza di gratificazioni, sfiducia in se stesso e nel suo futuro.  Finchè incontra una giovane studentessa, molto interessata a Catullo , dolce e positiva della quale lui si innamora perdutamente .  Sarà un amore profondo ed intenso.  Marco, indeciso sull’incerto futuro del suo matrimonio, troverà il modo di confessare il suo tormento prima al padre che amorevolmente lo conforterà, e poi all’amico che gli darà dei consigli ma che lo rassicurerà dicendogli che gli starà accanto qualunque scelta deciderà di fare .

 Molto interessanti sono le numerose riflessioni che l’ autore fa , attraverso la storia di Marco, sull’Amore: “ non si POSSIEDE  il soggetto  del proprio amore, gli si  APPARTIENE

Il  libro   inizia con un ritmo  piuttosto lento, poi accelera e termina in modo sorprendentemente  rapido  ; la scrittura è piacevole e scorrevole.  Il finale è commovente, coerente  ma  inaspettato

 Ho provato simpatia e  grande empatia per molti dei personaggi presentati ma  non è mancata però la classica  figura negativa, la “cattiva” da deprecare, rappresentata dalla moglie di Marco , superficiale , anaffettiva , egoista ed arrivista.

Questa storia è riuscita a coinvolgermi ed emozionarmi.

Voto : 8/10


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2025

 


martedì 20 maggio 2025

CACCIA ALLE STORIE - NESSUNO VERRA' A PRENDERTI

 




CACCIA ALLE STORIE - AVVENTURE TRA LE PAGINE PER RAGAZZI CURIOSI -

romanzi segnalati e recensiti da Elisa Caccavale



📖 Nessuno verrà a prenderti - Manlio Castagna

Se sei in cerca di un libro che si legge tutto d’un fiato, con capitoli brevi e una tensione che cresce pagina dopo pagina… Nessuno verrà a prenderti fa per te. Manlio Castagna sa come tenere alta l’attenzione: lo stile è chiaro, diretto, e il ritmo incalzante ti trascina senza sosta. Un capitolo tira l’altro, fino a quando ti accorgi che sei già arrivato in fondo.

🌀 La storia in breve

Tutto comincia durante una gita scolastica agli scavi di Ercolano, quando Calista la protagonista — una ragazza curiosa, brillante, un po’ stramba ma con una bella testa sulle spalle — trova un biglietto nascosto tra le pietre di un muro antico. Da lì inizia uno scambio inquietante con una voce misteriosa, che sembra vivere dietro e dentro tutte le pareti. Man mano che il legame con questa entità si fa più serrato, la realtà intorno a lei comincia a vacillare. Fortunatamente, la ragazza ha alle spalle una famiglia unita e un fratellino a cui è profondamente legata. Ma basteranno gli affetti veri a proteggerla da ciò che sta per succedere?

👁 Cosa funziona (e cosa un po’ meno)

Il romanzo è costruito con tutti gli elementi che possono piacere ai lettori più giovani: la protagonista “diversa”, il ragazzo affascinante che la nota, la bulletta di turno, il mistero che cresce poco a poco. A tratti sembra voler piacere “troppo”, con dinamiche molto familiari a chi guarda serie teen o legge young adult. Ma l’autore riesce comunque a costruire un’atmosfera coinvolgente, quasi claustrofobica, giocando con la paura del “non visto”.

Un piccolo appunto: il finale aperto lascia un senso di sospensione che può affascinare o deludere, a seconda dei gusti. Personalmente, avrei preferito una chiusura più netta, ma è anche vero che questo tipo di finale ti resta dentro.

🔎 In sintesi:

Un libro consigliato a chi ama le storie misteriose, i personaggi intensi e i racconti che ti tengono col fiato sospeso. Ideale dai 12 anni in su, soprattutto per chi cerca una lettura veloce, emozionante e un po’ inquietante. Perfetto da leggere tutto d’un fiato… magari con le luci accese.


genete:Fantasy

anno di pubblicazione: 2025


lunedì 19 maggio 2025

DIARIO DI SCUOLA

 




Diario di scuola - Daniel Pennac  

recensione a cura di Patrizia Zara



Un libro per tutti: grandi e piccini, intellettuali e non, geni e somari. 

Monsieur Pennac mi è straordinariamente simpatico. C’è qualcosa di magnetico nel suo spirito francese, in quello sguardo arguto dietro gli occhiali, nei suoi gesti misurati e nella sua capacità innata di trovare la parola giusta al momento giusto. 
Di solito non mi soffermo sulla fisionomia o sulla biografia degli scrittori: preferisco dedicarmi esclusivamente alla lettura delle loro opere, evitando ogni possibile forma di condizionamento. Eppure, Pennac mi ha incantata. Leggere "Diario di scuola" è stato un piacere assoluto, una conferma dell’ammirazione che nutro per questo scrittore-professore che ha trasformato il sapere in un’arte. 

C’è una trasparente onestà nel raccontare la propria storia di studente afflitto dalla sua “somaraggine” e il cammino che lo ha condotto al ruolo di docente. Ma non un professore qualsiasi: Pennac sembra quasi un missionario, impegnato a guidare coloro che percepiscono la scuola come una minaccia, un ostacolo da aggirare, ricordando il somaro che lui stesso fu. 

Le scene emergono con naturalezza, spesso scandite da un’ironia sottile, sospesa tra il serio e il faceto. Pennac ci racconta le sue difficoltà scolastiche, le convenzioni e i luoghi comuni, le paure e i sogni di un adolescente, le sue letture, i suoi giochi. E ci mostra come, grazie a quattro insegnanti fuori dagli schemi, sia riuscito a superare l’ostacolo dell’ignoranza che sembrava averlo intrappolato. 

Nel suo ruolo di professore, Pennac osserva i suoi studenti con lo sguardo di chi sa cosa significa essere un escluso, un incompreso. E in loro rivede se stesso. 
La paura di fallire rende la scuola, agli occhi di molti giovani, un’entità insormontabile, se non addirittura inutile—soprattutto oggi, dove il culto del consumo e della visibilità sembra prevalere su ogni altro valore, relegando lo studio al margine, troppo esigente nel suo "do ut des". 

Eppure, nonostante il progresso delle mode e il dominio del mercato, le inquietudini restano immutate, celate dietro le illusioni delle "marques" fashion, effimere corone di tanti piccoli re immaturi: 
"Vedo che egli esiste solo con la sua corona in testa, e che non era più nulla se non è re." 
Si sacrifica il pensiero individuale sull’altare dell’omologazione. "Mon Dieu!"

Ma—e qui risiede la grandezza di Pennac—la scuola è molto più di un percorso obbligato: "Per quanto strano vi possa sembrare, voi siete impastati delle materie insegnatevi a scuola."
Pennac celebra l’istruzione, ma senza rigidità. Ci parla di scuola, nel bene e nel male, ci racconta frammenti e riflessioni, e nel farlo esalta il sapere. Lo trasforma in passione, lo rende viva fiamma. La sua dedizione trascende le etichette: il suo insegnamento è un atto d’amore. 

Un grande professore, un irresistibile scrittore, che ha saputo giocare con le parole e con i suoni, creando un’atmosfera di leggerezza e serenità, sia tra i suoi studenti che tra i suoi lettori.  


genere: saggio

anno di pubbblicazione: 2013

domenica 18 maggio 2025

BELLE DI NOTTE





 

Belle di notte - Marzia Coluccelli -

recensione a cura di Gino Campaner

 

📖Spiccioli di trama: Felice Bacco è un giornalista d'inchiesta. Tra le tante cose che fa conduce un podcast dal titolo Belle di notte nel quale analizza crimini violenti vittime le donne. Guarda il fatto da una prospettiva inedita: quello delle vittime. Empatizza con loro, analizza la loro storia. Per una volta la cronaca non va a caccia del mostro ma racconta la vita di chi ha subito l'ingiustizia piu grande: la perdita della vita. 

 

🔥Punto di forza: senz'altro il protagonista, il giornalista Felice Bacco. Non va mai sopra le righe. Un personaggio positivo, analizzato a fondo (attraverso la sua indole, la sua psicologia). La sua personale indagine, per scoprire l'assassino, è condotta con arguzia e senza forzature o atteggiamenti da super eroe. Poi la storia raccontata. La capacita dell'autrice di sviluppare una trama avvincente in poche pagine. 


🙁Punto debole: nessuno evidente. 


🏁Finale: un finale risolutivo dove chi investiga riesce a trovare il bandolo della matassa. Il colpevole ha agito con inpulsività lasciando tracce visibili del suo crimine. Per individuarlo e' bastata un'indagine attenta e scrupolosa. Non è stato difficilissimo. Un finale comunque giusto, coerente, e non scontato. Anzi un finale per me anche sorprendente. 


🎓Giudizio complessivo: ⭐⭐⭐⭐
Non son mai stato un grande appassionato di racconti. Faccio anche fatica a giudicarli. Ultimamente però ho scoperto che molte case editrici hanno collane di racconti, crime o noir, molto interessanti. Mi sono così imposto di tenerli in grande considerazione, "imparando" a leggerli. Ho fatto un po' di ricerche è sono giunto a questo titolo che fa parte della collana delos crime, della delos digital, diretta da Roberto Mistretta. Un racconto che ero certo mi sarebbe piaciuto e non mi sono sbagliato. Un racconto che in poche pagine riesce a creare una storia che coinvolge e diverte ed a farci apprezzare un personaggio come Felice Bacco che vedrei bene anche come protagonista di un romanzo. Un personaggio positivo, non arrogante che si infila in punta di piedi nel dolore altrui. Complimenti all'autrice, aspetto con curiosità la sua prossima uscita. 


genere: giallo

annodi pubblicazione: 2024

sabato 17 maggio 2025

ETHAN FROME

 




Ethan Frome - Edith Wharton -

Recensione di Miriam Donati

 

L’autrice scrive questo libro nel 1911 e usa una struttura a incastro per raccontare la storia principale. Introduce un anonimo narratore, un ingegnere che rimane affascinato dalla figura enigmatica di Ethan Frome quando, per lavoro, giunge a Starkfield, nel New England, paesino di montagna dove tutti si conoscono, gli inverni sono lunghi e la neve e il ghiaccio sembrano eterni e sono presenti anche nei caratteri dei personaggi congelati nella routine contadina senza pulsioni.  Attraverso le conversazioni con i residenti del posto scopre a poco a poco le tragiche circostanze del passato di Frome. Questa struttura permette alla Wharton di creare suspense e gradualmente rivelare la profondità del carattere di Ethan e le caratteristiche della tragedia che lo ha colpito. Attraverso vari flashback racconta le sue ambizioni sacrificate e la conseguente vita disperata. Inizialmente aspirava a diventare ingegnere e lasciare Starkfield, ma i doveri familiari per prendersi cura della fattoria e dei parenti malati lo hanno bloccato. Dopo la loro morte, per senso del dovere, sposa la cugina Zeena che lo aveva aiutato nella cura della madre; il matrimonio è senza gioia ed è esacerbato dalla natura lamentosa e apparentemente ottusa di Zeena che nasconde dietro la sua ipocondria una fibra e una volontà fortissime e l’esistenza di Ethan fatta di sola infelicità scorre in una rassegnazione silenziosa.  

L'arrivo di Mattie Silver, cugina di Zeena, introduce nuove dinamiche in casa Frome. La giovinezza e la vitalità di Mattie che porta un po’ di colore nel grigiore gelido del posto contrastano nettamente con la presenza malata di Zeena ed Ethan è presto attratto da lei. La loro relazione si sviluppa mentre condividono momenti domestici e i sentimenti di Ethan per Mattie si approfondiscono, culminando in una serata commovente in cui restano soli insieme. Qui si evidenzia la bravura della Wharton nella descrizione dei sentimenti, dalla nascita dell’amore, alla tenerezza e alla serenità che raramente Ethan ha provato durante la sua esistenza, sino ai sogni di fuga dal suo lugubre immutabile quotidiano e gli fa intravvedere una vita emotivamente più viva e migliore data dal calore di Mattie.

“Poi vi erano altre sensazioni, meno definibili ma più squisite che li attiravano l’uno all’altra con un palpito di gioia silenziosa: un freddo rosso tramonto dietro le colline invernali, la fuga di un gregge di nuvole sui pendii di stoppie dorate, o le ombre intensamente azzurre degli abeti sulla neve.”

L’autrice associa sempre le emozioni al paesaggio e questi accostamenti rendono il lettore ancora più partecipe.

La rottura di un piatto di vetro rosso di Zeena, un incidente che si verifica durante questa serata, diventa simbolo della fragilità della situazione dei due innamorati e prefigura le conseguenze devastanti del loro crescente attaccamento. Il lettore si rende conto che in questa rottura c’è tutto il significato del libro: quel che Ethan vorrebbe essere se solo ci provasse. In questo caso fuggire con Mattie.

E poi c’è la tensione data dalle radici, dai luoghi che definiscono le persone, a cui vorrebbero sfuggire o forse solo cambiare, ma a cui appartengono e a volte le imprigionano. Senza via d’uscita. L’autrice descrive una situazione di sofferenza molto realistica dove l’urlo del proprio dolore è soffocato nel silenzio. Una visione molto pessimistica della vita: vivere non è altro che desiderare ciò che non si può avere.

La vita di Ethan è una testimonianza del potere delle aspettative della società e dell'obbligo personale contro i desideri poiché rimane in un matrimonio senza amore con Zeena a causa del dovere e della pressione sociale, mentre il suo cuore desidera Mattie. Wharton ci racconta la povertà e lo squallore della provincia rurale americana e sottolinea che almeno con il denaro, che non farà la felicità, però dà almeno la possibilità di voltare pagina, di seguire un sogno senza lasciare chi resta nell’indigenza. La tragica ironia della storia è racchiusa nel tentativo di Ethan di sfuggire alle costrizioni della sua vita attraverso un giro suicida in slitta, che invece di garantire la libertà, lo lega ancora più strettamente a una realtà cupa e immutabile, mentre diventa il custode di due donne, tutti immersi in un dolore inutile a cui non ci si può ribellare raccontato dall’autrice con pacato fatalismo.

Il simbolismo del colore rosso della slitta, della sciarpa e del piatto di vetro in frantumi rappresenta la passione proibita e la violazione delle norme sociali. La slitta inizialmente simbolo di gioia e fuga alla fine diventa simbolo di un tragico destino. L’ultimo, spericolato giro in slitta, inteso come mezzo per sfuggire alle circostanze insopportabili, si traduce in un incidente catastrofico che altera irrevocabilmente le vite dei protagonisti, però in quella corsa vediamo fallimenti e speranze, forza e dolcezza, illusione e disperazione del nostro stare al mondo.

I personaggi di "Ethan Frome" sono disegnati in modo approfondito, soprattutto Ethan, eroe tragico, sempre titubante. Il romanzo si conclude con una potente rappresentazione delle ferite fisiche ed emotive del protagonista che simboleggiano l'impatto duraturo delle sue scelte e la natura ineluttabile del destino. Si prova compassione per tutti i personaggi intrappolati in un bianco, immobile e grottesco destino.

 

Genere Narrativa

 Anno di pubblicazione 1911

 

 


venerdì 16 maggio 2025

TATA'

 




Tatà – Valerie Perrin -

recensione a cura di Lilli Luini

 

È il 2010 quando Agnés, regista di fama, riceve una telefonata. Una voce la informa che sua zia Colette Septembre è stata ritrovata morta nella sua casa di Gueugnon, il piccolo villaggio francese da dove ha origine la famiglia. La nipote pensa a uno scherzo, o a un errore, perché zia Colette è già morta da tre anni, ma non è così e allora parte per Gueugnon decisa a svelare il mistero. Inizia così una narrazione lunga oltre 600 pagine, in cui incontriamo tanti personaggi e le loro storie, dagli anni della Seconda Guerra Mondiale fino al nuovo millennio.

L’autrice lo dichiara a chiare lettere, è sicura che tutti hanno una storia, anche le persone che a prima vista sembrano non averla, come zia Colette, calzolaia in un villaggio, una vita specchiata, unico hobby la passione per la squadra di calcio locale. E tutte queste storie lei ce le racconta, quasi un intero paese in un unico libro.

Il punto di forza di questo romanzo, il quarto che leggo della Perrin, sta nella gioia di raccontare che si respira a ogni pagina, una capacità narrativa che si traduce in una scrittura trascinante e di ottimo livello.

Ma c’è un rovescio della medaglia. In queste pagine c’è di tutto. Andando per ordine cronologico, Shoah, povertà, genitori disfunzionali, morti premature, bambini abusati, omosessualità nascosta, violenza familiare, adulterio, abbandono, crimine e ovviamente Colette che si fa credere morta. Sembra quasi un feuilleton, insomma, che si legge bene, certo, ma sollevando spesso il sopracciglio per l’incredulità. Colpi di scena, coincidenze che hanno dell’incredibile, troppo cattivi i cattivi, troppo buoni i buoni, una volontà di non dimenticare nessuno al punto che, ormai alla fine del libro, l’autrice introduce due personaggi fin lì completamente assenti accreditandoli di azioni assurde.

Insomma, dei quattro romanzi di Perrin letti finora, questo secondo me è il più debole. Manca un punto cardine della sua narrativa, ovvero la solida costruzione psicologica dei personaggi, negli altri libri molto forte, qui sacrificata per dare spazio agli eventi (tanti, troppi) e ai personaggi (tanti, troppi). Mancano anche, mi permetto di aggiungere, i guizzi di originalità a cui l’autrice ci ha abituati perché, alla fin fine, la quadratura del cerchio è un dejà vu in mille romanzi e in mille film, tanto che io c’ero arrivata a tre quarti della vicenda.

Detto questo, è un libro leggibile e godibile, che intrattiene e fa scorrere le pagine una dopo l’altra purché non si pretenda troppo.


genere: narrativa

anno di pubblicazione:2024


mercoledì 14 maggio 2025

IL CERCHIO DI ERCOLE

 




Il cerchio di Ercole - Daniela Foschi -

recensione a cura di Gino Campaner

 

📖Spiccioli di trama: il romanzo inizia con una funzione funebre ma il morto manca. Non c'è una bara. Non è un funerale ma un modo per ricordare e rendere omaggio ad un ragazzo, Ercole, sparito senza lasciare traccia da ormai troppo tempo. I famigliari disperano di poterlo riabbracciare. Certi della sua morte, volontaria o accidentale che sia. Nelle prime file della chiesa ci sono Elsa la sua adorata nonna e Lorenzo il suo compagno. La mamma (Margherita) non c'è. In chiesa non è andata. 

🔥Punto di forza: la storia è piuttosto originale, mi è piaciuta molto anche la scrittura: descrizioni, dialoghi, emozioni, personaggi (di rilievo Elsa). Anche la copertina (cattura l'occhio) a posteriori si deve dire che racconta bene quello che ci apprestiamo a leggere. Nulla è fuori posto. La prima parte è a parer mio molto ben fatta. Per una autrice esordiente, grande lettrice, ma che si cimentava per la prima volta con la stesura di un romanzo, non è affatto male. 

 

🙁Punto debole: secondo me la seconda parte cede un po’ troppo il passo ai sentimentalismi. Poco coraggiosa. Quasi a correggere una prima parte intraprendente e audace. La prima parte è dura, forte, intensa. La seconda secondo me non prosegue nel solco tracciato.  


🏁Finale: il finale è emotivamente molto intenso. Sorprendente. Il secondo segmento di romanzo lo avrei preferito diverso. Ma le pagine finali sono di forte impatto. In controtendenza con gli avvenimenti precedenti. Di nuovo intenso, coraggioso. Un finale che a me è piaciuto molto. 

 

🎓Giudizio complessivo: ⭐⭐⭐💫
Un romanzo che, almeno sulla carta, appariva lontano dalla mia comfort zone. Ho voluto leggerlo incuriosito dalla trama, dalle buone recensioni e dalla autrice esordiente. Non me ne sono assolutamente pentito, anzi. Ho apprezzato soprattutto la prima parte: emozionante e coinvolgente. Personaggi che si fanno ricordare con piacere. Ercole, Lorenzo, Elsa regalano forti emozioni. Un po' meno la seconda. Ma non per come è scritta ma perche, come mio solito, avrei preferito fosse più coraggiosa, e avesse continuato a raccontare con fermezza la vita di Ercole. Non posso entrare nei dettagli ma la seconda parte mi è sembrata meno decisa della prima. Ma sono gusti personali. I complimenti sono in ogni caso meritatissimi. 

 
genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024


lunedì 12 maggio 2025

IL PUNTO DEL PUNTO ZERO

 




Il punto del punto zero – Grazia Favata -

recensione a cura di Patrizia Zara

 

"Parto da me, dal punto più piccolo che possiedo."

Questo paradossale periodo rappresenta l'occasione ideale per intraprendere un viaggio, forse il più difficile, che spesso abbiamo rimandato: dentro e intorno a noi stessi.

Così come per una corretta respirazione dobbiamo imparare a inspirare ed espirare con equilibrio, allo stesso modo è necessario bilanciare l'Ego con l'AlterEgo, l'io con il noi. Per farlo, occorre un'attenta e disincantata introspezione che ci permetta di raggiungere una sincera e autentica estrinsecazione dei nostri pensieri, emozioni e sentimenti, liberati da maschere involontarie o, peggio, imposteci (ahi, ahi, caro Pirandello, quanto è difficile!).

E allora partiamo dal punto zero, o meglio dal "Punto del Punto Zero", perché è proprio il punto più piccolo che ci consente di esplorare dentro di noi. Un viaggio depurato da manipolazioni e condizioni esterne, alleggerito di bagagli inutili e superflui accessori.

Il "Punto del Punto Zero", perché da questo punto si decolla nudi, proprio come gabbiani posati su uno scoglio che guardano verso il mare, concentrati solo sui propri interni, sui tratti essenziali della nostra natura, prima di riprendere il volo verso nuove direzioni.

So che molti si chiedono come sia possibile esplorare se stessi quando si è oppressi dalle necessità primarie. Vi dico però che solo attraverso una conoscenza profonda di sé stessi si possono validamente perseguire le lotte sociali per il riconoscimento dei diritti propri e altrui.

"Sì, è vero... noi siamo un concentrato di bisogni mal soddisfatti e di desideri mai realizzati, costretti ad assecondarli ma..."

Buona lettura!


genere: saggio

anno di pubblicazione: 2013


domenica 11 maggio 2025

IL GIORNO DELL'APE

 




Il giorno dell'ape - Paul Murray -

recensione a cura di Rossella Lombardi 


Questo libro ha ottenuto molto successo all’estero ed è diventato un caso letterario, infatti è uno dei cinque libri finalisti del Premio Strega internazionale. Il giudizio dei lettori italiani è stato invece particolarmente freddo e disomogeneo: alcuni l’hanno apprezzato, altri l’hanno criticato molto.

A mio parere non è sicuramente un libro di facile lettura né per lo stile, né per il contenuto.

Vengono narrate le vicende di una famiglia irlandese: i Barnies, composta dalla madre Imelda, dal padre Dickie, da una figlia adolescente Cassandra e da un figlio dodicenne PJ.

Il libro si compone di cinque capitoli; ciascuno dei primi quattro è dedicato ad uno dei protagonisti che narra il proprio vissuto, le proprie disperazioni e le scelte, spesso scellerate, che si trova a fare.

Ho trovato molto interessante ed originale il fatto che l’autore abbia utilizzato, in ogni capitolo, un registro ed uno stile differente, più adeguato al personaggio narrante.  Il linguaggio è colto, profondo e sintatticamente corretto quando è Dickie a raccontarsi (infatti è l’unico della famiglia ad aver frequentato il College); invece è sgrammaticato e senza punteggiatura il linguaggio di Imelda, personaggio apparentemente superficiale ed incoerente. Aggressivo, ruvido ed oppositivo lo stile dell’adolescente Cassandra ed invece più morbido e semplice lo stile usato per il racconto di PJ, apparentemente più accomodante ma ugualmente sofferente e deciso quindi a scappare di casa.

Nel 2008 la famiglia precipita in una grave crisi economica che innescherà il disfacimento delle relazioni all’ interno della famiglia. Emergeranno allora via via antichi segreti, tradimenti, abusi, lutti  ecc…Il padre Dickie, rimasto senza lavoro, si concentrerà sulla crisi climatica e si attiverà per affrontare eventuali disastri ambientali. Qui l’autore ci regala interessanti e lucide riflessioni su questo tema, arrivando poi a concludere: “Nel mondo c’è la consapevolezza del problema ma noi non facciamo nulla per risolverlo. Forse dovremmo smetterla di essere noi stessi “

Ci sono poi nel libro altri cinque personaggi secondari, tuttavia descritti molto bene nelle proprie caratteristiche e nel proprio ruolo, coinvolti nelle vicende in modo studiato ed efficace.

A mio parere è molto indicativo nel titolo il riferimento ad un’ape. Imelda infatti in un primo tempo racconta che, il giorno delle sue nozze, un’ape si era insinuata all’ interno del suo velo bianco pungendola su un occhio che subito si era gonfiato a dismisura. Questo fatto l’aveva costretta a tenere sul viso il velo durante tutta la cerimonia e la festa successiva. Si può pensare che allo stesso modo Imelda si sia nascosta dietro un velo per tutta la sua vita, impedendo a lei di essere davvero sé stessa e ai suoi cari di conoscerla davvero. L’ accidentale puntura dell’ape potrebbe rappresentare anche le inaspettate punture/ferite che la vita ci presenta, portando poi conseguenze quasi sempre dolorose. Forse l’invito che l’autore fa a noi lettori   è di riuscire ad attrezzarci e a recuperare l’energia psicologica per affrontare le difficoltà e le prove del vivere.

Durante la lettura io ho provato alternativamente simpatia ed antipatia per i personaggi e sicuramente empatia per le sofferenze descritte. Avrei voluto a volte incoraggiarli, sgridarli, abbracciarli e punirli. Ma quasi mai giudicarli.

Voto = 8/10


genere: narrativa

annodi pubblicazione: 2025



sabato 10 maggio 2025

SEPOLCRI IMBIANCATI

 




📖 Sepolcri imbiancati – Tommaso Landini -

recensione a cura di Alice Bassoli


📍Reggio Emilia, parrocchia di San Biagio: nel giro di pochi giorni muoiono il parroco e una suora. Inizialmente si pensa a un virus, ma le indagini del commissario Poli svelano qualcosa di molto più oscuro. Sullo sfondo, una provincia che tace, osserva e custodisce i suoi segreti.

🔍 Un bel giallo, solido, ben costruito, che mi ha tenuto tanta, tanta compagnia.

🏘️ Una storia che sa di realtà, immersa nella provincia emiliana, tra oratori, silenzi e ombre che si allungano su vite ordinarie.
🎭 C’è un colpo di scena che non ti aspetti, ma soprattutto c’è un realismo ben fatto, credibile, mai forzato.
📚 Mi ha fatto tanta, tanta compagnia, ed è questo che deve fare un buon libro: stare con te, farti compagnia, lasciarti qualcosa dentro.

✝️ E poi sì, si riflette anche su temi importanti: la giustizia, la fede, l’amore, la fragilità umana. Senza mai predicare, ma restando profondamente umano.

Consigliatissimo!


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2024


venerdì 9 maggio 2025

L'ARTE DELLA PACE

 




L’arte della pace – Morihei Ueshiba -

reensione a cura di Francesca tornabene

 

"La combattività non è nient'altro che la vitalità che sostiene la vita”.

Ho conosciuto la fama di questo vecchio libro grazie alla serie televisiva "the walking dead", tanto da ordinarne una copia.

Ho viaggiato attraverso le sue pagine in Giappone per incontrare il maestro Morihei Ueshiba, fondatore dell'Aikido.

Ho appreso i particolari della sua storia, della sua vita e di questa antica arte marziale spirituale.

Poi mi sono concentrata sulle differenze che contrappongono l'arte della guerra a quella della pace.

Infine, ho cercato di fare tesoro di tutti gli insegnamenti, le massime, i suggerimenti per trovare il sentiero dei guerrieri della pace.

Mi sono persa tra le pagine di questo manuale e in estasi, come in uno stato di profonda meditazione, ho cercato il significato di ogni singola parola.

L'arte della pace è una filosofia di vita difficile da realizzare, perché richiede saggezza, compassione, disciplina e tecnica.

È un metodo di risoluzione dei conflitti che assillano ogni ambito della nostra vita. 

La medicina per un mondo malato, devastato dalla violenza e dalla guerra, ammorbato dalle apparenze, dalla discordia e dall'avidità.

Questa antica arte insegna all'uomo a conformarsi con l'ordine cosmico, con la natura e con la parte più intima del suo essere.

Il messaggio del libro è chiaro: l'uomo deve persistere nel dialogo, nell'armonia, nell'amore, nell'unione anche quando da essi non ne trae appagamento.

Il concetto più affascinante è che il guerriero della pace promuove e protegge la vita, 

neutralizza ogni tipo di aggressione e lascia integro l'aggressore.

È un'idea che se coltivata diventa una foresta di immagini potenti in grado di prevenire la guerra attraverso la collaborazione e il dialogo.

In quest'ottica l'arte della pace può diventare la CHIAVE per trovare la pace nel caos e per ricordare a tutti gli esseri umani che (noi, tutti!) condividiamo la stessa origine e lo stesso destino.

È un libro che terrò sul comodino per approfondire ogni suo aspetto ed imparare a mantenere la mente luminosa, chiara, libera da tutti i pensieri limitati e limitanti.

E cercherò di ricordare che "Vincere significa sconfiggere la mente conflittuale che si annida dentro di noi”. 


genere: saggio

anno di pubblicazione: 2004

 


mercoledì 7 maggio 2025

LA BIBLIOTECA DEI LIBRI DIMENTICATI

 




La biblioteca dei libri dimenticati - Nicola Pesce  -

recensione a cura di Francesca Simoncelli

 

“La biblioteca dei libri dimenticati” è un libro affascinante, che parla di amore, riscatto, rinascita e, naturalmente, di libri, autori e librerie.  

Leda è una ragazza del sud Italia, con un passato ed una famiglia difficili e una gran voglia di ricominciare.  

L'incontro con un signore di Venezia le darà la possibilità di riscattarsi e di realizzare il sogno di aprire una libreria.  

Da qui inizierà per lei una nuova vita, tante avventure e nuove amicizie.  

In questa libreria scoprirà una biblioteca segreta, dove vengono custoditi i libri sconosciuti di autori di epoche passate e proprio qui troverà un passaggio per tornare indietro nel tempo e si troverà a passeggiare per San Pietroburgo con Dostoevskij e per Recanati con Leopardi e avrà l'onore di conversare con loro.  

Ad intrecciarsi con la protagonista, c'è la storia di un gatto nero che, rimasto solo, cerca il suo posto nel mondo e, dopo varie avventure e disavventure, si ritrova davanti la libreria di Leda, diventandone anche lui un frequentatore. 

Di questo libro ho apprezzato in particolar modo tre cose: 

-il fatto che Leda sia una ragazza "normale", non una di quelle protagoniste alte, belle e magre: insomma lei è una persona con la quale chiunque di noi si può identificare; 

-il fatto che il gatto parli in prima persona, quindi il lettore può essere coinvolto al meglio nelle sue vicissitudini, nei suoi pensieri, nelle sue riflessioni;  

-infine, il fatto che sia un romanzo che parla di libri e di scrittori, dettaglio che io amo particolarmente. 

Devo dire che è stato un bell'azzardo per l'autore far parlare scrittori del calibro di Dostoevskij e Leopardi, prendersi la responsabilità di pensare cosa loro potessero dire se avessero avuto una conversazione così surreale con una donna del nostro tempo. 

 Il libro, secondo me, è scritto bene, è scorrevole, pieno di dettagli e descrizioni. 

 Fin dalle prime pagine, ci si affeziona a Leda e al micio, poi, via via, a Riccardo, Donatella, Andrea... Chi sono? direte voi. 

Leggete il libro, se lo volete sapere!  

Posso anticiparvi che quando arriverete all'ultima pagina, avrete l'impressione che siano dei cari amici, che state salutando con un ciao, non con un addio.  

È una di quelle storie che ti cattura emotivamente e, ad ogni frase, ridi, ti arrabbi e trattieni il respiro insieme ai personaggi; quando pensi di essere già abbastanza coinvolto, ecco che appare la biblioteca dei libri dimenticati e tu rimani a bocca aperta e un attimo dopo passeggi insieme a Leda e Dostoevskij, quasi fossi né “Le notti bianche”. 


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024