I sette corvi - Matteo Strukul -
recensione a cura di Elisa Caccavale
I Sette corvi, romanzo di
Matteo Strukul (2025, Newton Compton Editori, 288 pagine), si presenta come un
thriller/horror contemporaneo, ambientato tra le nebbie del Nordest italiano.
Trama in sintesi
La storia ruota attorno all’ispettrice di polizia Zoe Tormen, che deve far luce
sulla morte dell’insegnante Nicla Rossi ma questo evento tragico si mostra
immediatamente misterioso e inspiegabile, come se l’artefice dell’omicidio non
fosse un essere umano…
Eventi oscuri e presenze inquietanti
sembrano legate a un misterioso passato che sembra voler tornare; tra sogni
premonitori, apparizioni inquietanti e simbolismi cupi, Zoe si trova coinvolta
in una spirale di eventi dai contorni sempre più oscuri. Il tutto si snoda tra
atmosfere gotiche e paesaggi rurali, fino a una conclusione repentina e
drammatica.
Commento
Pur apprezzando la penna di Strukul, autore che ha dimostrato grande talento
nella narrativa storica, questo suo sconfinamento nell’horror mi lascia qualche
perplessità. La trama, almeno in fase iniziale e sulla quarta di copertina, non
lascia presagire un vero horror (piuttosto, a causa della presenza del medico
legale Alvise Stella, citato anche nella trama, sembrerebbe preludio ad una di
quelle serie poliziesche in cui due personaggi diversi ma complementari si
affiancano per risolvere casi misteriosi) e ciò potrebbe spiazzare chi si
approccia al romanzo con aspettative diverse. Inoltre, per quanto il libro sia
scorrevole e dotato di una buona tensione narrativa — tanto da spingere il
lettore a voltare pagina con curiosità — l’effetto disturbante o spaventoso
tipico del genere horror risulta piuttosto attenuato. Alcune citazioni che
rimandano a Gli uccelli di Hitcock non sono sufficienti a generare
un’atmosfera perturbante, quanto piuttosto talvolta un po’ splatter.
Senza poter dire molto per non rivelare troppo,
originale la scelta del “narratore” e del punto di vista in alcune parti, anche
se personalmente non ho apprezzato del tutto l’idea di attribuire pensieri e
parole umane ad alcuni animali. Per quanto simbolica o suggestiva possa essere
come scelta stilistica, in più di un’occasione mi è sembrata forzata e poco
coerente con l’atmosfera che il romanzo cercava di costruire.
Il personaggio principale, Zoe, appare poco
credibile in alcune sue scelte e azioni, specialmente nel finale, dove le sue
capacità sfiorano l’inverosimile. Anche la conclusione del romanzo si rivela
affrettata e poco incisiva, lasciando al lettore un senso di incompiutezza.
Tuttavia, va riconosciuto il pregio
dell’ambientazione: suggestiva, evocativa, a tratti poetica. Strukul riesce a
restituire con efficacia l’atmosfera del paesaggio veneto, impregnato di
nebbie, silenzi e mistero.
In sintesi
I Sette
corvi è un
esperimento interessante ma a parer mio poco riuscito, che conferma però il
talento narrativo di Strukul, anche se applicato a un genere che sembra meno
nelle sue corde. Con rispetto e stima, attendiamo il suo ritorno alla narrativa
storica, terreno dove ha saputo davvero brillare.
genere: horror
anno di pubblicazione: 2025
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