La condanna del silenzio - Arwin J. Seaman -
recensione a cura di Elisa Caccavale
Con La condanna del
silenzio (Piemme, 2025, 368 pagine), Arwin J. Seaman porta il
lettore per la terza volta sull’isola di Liten, immergendo ancora una volta il
lettore in un microcosmo chiuso, tempestoso e carico di tensione. La vicenda
prende avvio dalla scomparsa di Kysa Nilsson, una ragazza diciottenne ribelle e
malvista da molti, la cui sparizione viene inizialmente liquidata come una fuga
volontaria. Ben presto, però, la comunità si rende conto che dietro
all’episodio potrebbe celarsi qualcosa di più oscuro, e il caso finisce col
riaccendere vecchie paure e antiche rivalità.
A indagare è ancora una volta Owe Dahlberg, capo
della polizia dell’isola, figura centrale della trilogia: uomo segnato dal
passato, riflessivo e tormentato, che qui sembra più che mai determinato a
farsi carico del destino dei suoi concittadini. Accanto a lui tornano i
personaggi già familiari ai lettori dei volumi precedenti: Malin, Henning
Olsson, i membri della famiglia Andersson e altri volti che ormai appaiono
quasi come vecchi amici. In questo senso uno dei punti di forza del romanzo è
proprio il legame che si è creato fra i personaggi e chi legge: arrivati al
terzo libro ci si sente davvero parte di quella comunità isolana, con i suoi
drammi e i suoi silenzi.
Seaman costruisce ancora una volta un’atmosfera
intensa, in cui l’ambientazione non è semplice sfondo ma diventa protagonista.
Liten, con il suo clima inclemente, le sue strade battute dal vento e
l’isolamento geografico, sembra respirare insieme ai personaggi e amplificare
le loro paure e i loro desideri. Lo stile resta quello che i fan della serie
conoscono bene: capitoli brevi, ritmo incalzante, dialoghi serrati che
mantengono viva l’attenzione e invitano a “leggere solo un’altra pagina”, fino
a scoprire di essere arrivati in fondo al libro.
Eppure, proprio perché ci troviamo al terzo libro
di questa saga in salsa svedese, non si può ignorare un certo senso di
ripetitività. Le dinamiche narrative — la sparizione misteriosa, le indagini
interne alla comunità, il gioco di sospetti reciproci — finiscono per ricordare
troppo da vicino quelle dei volumi precedenti. In alcuni passaggi, la
narrazione appare quasi dilatata, come se l’autore avesse voluto trattenere i
lettori sull’isola più a lungo del necessario. Anche la vicenda in certi
passaggi perde un po’ di credibilità. Questo non toglie valore alla scrittura,
ma fa sì che il romanzo, pur appassionante, non abbia più la freschezza e la
sorpresa del primo incontro con Liten.
Nel complesso, La condanna del
silenzio è un capitolo che emoziona e coinvolge, soprattutto
per chi ormai si sente affezionato ai suoi protagonisti. Pur con qualche
momento di déjà vu e qualche rallentamento, resta una lettura capace di
intrattenere e di regalare ancora una volta l’esperienza suggestiva di un noir
nordico in cui l’isola diventa specchio delle inquietudini umane.
genere: giallo
anno di ubblicazione: 2025