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giovedì 11 febbraio 2021

IL DUBBIO DELL'AVVOCATO

 


IL DUBBIO DELL'AVVOCATO L.P. Cavallo

Il dubbio dell’avvocato è un romanzo giallo scritto da Laura P. Cavallo per la golem edizioni, che lo ha pubblicato nel settembre del 2020. La protagonista è Alessandra Rizzo, un avvocato penalista (così come l’autrice), che lavora a Torino. Dopo un inizio di giornata pessimo tra un guasto alla sua auto e il furto della bicicletta, sempre sua, quasi al termine del lavoro, giunge in studio il sig. Giorgio Conti, intenzionato a divorziare dalla moglie. Ha chiesto espressamente di parlare con l’avvocato Rizzo, benché lei si occupi di reati di natura penale. Ma non vuol sentire ragioni e le espone il suo caso. Da li a poche ore verrà ritrovata morta proprio la donna dalla quale Conti voleva divorziare. Il delitto avviene tra le mura domestiche. Nella camera della donna, dove dormiva da sola ormai da tempo. Il primo sospettato è ovviamente il sig Conti che viene ben presto tratto in arresto. Ma appare subito evidente che le prove a suo carico non siano molto consistenti, senza contare che ci sono altrettanti elementi che lo scagionano. La Rizzo riesce così a fare ottenere al Conti gli arresti domiciliari, in attesa di ulteriori verifiche e di riuscire a liberarlo completamente. Ma allora come sono andate realmente le cose? Chi è il vero colpevole? Da quel punto il romanzo racconta undici giorni intensissimi, che saranno necessari per giungere ad una soluzione del caso. Undici giorni nei quali l’avvocato darà fondo a tutte le sue grandi abilità investigative. L’avvocato Rizzo si dà da fare per scoprire la verità anche se in realtà il suo compito, cioè quello di scagionare il suo cliente, è stato praticamente portato a termine. Vuole assolutamente aiutare gli investigatori a scoprire cosa si nasconde dietro a questo delitto, che non rimarrà comunque il solo. L’autrice costruisce un ottimo giallo con una trama non molto complessa ma ben sviluppata, che cattura l’interesse del lettore, coinvolto dal ritmo spesso alto dell’azione e dai dialoghi sempre ficcanti e divertenti, soprattutto quelli che l’avvocato ha con i suoi collaboratori, e con Paolo in particolare. Una avvocatessa che ha lottato strenuamente per raggiungere la posizione che occupa. Originaria di una famiglia pugliese di estrazione molto umile e con nessuna influenza nel “giro” che conta. Alessandra d’altronde, come sosteneva il padre, è un uomo con il corpo di una donna, fuma sigarilli, ha una determinazione di ferro ed un eloquio molto libero, da scaricatore di porto. Porta dentro di sé un grande dolore, che la immelanconisce, la fa sentire in colpa e che la rende spesso anche cinica, poco docile ed affettuosa. Durante questa indagine subirà un altro duro colpo dal destino, ma non riuscirà ad abbatterla completamente. Porterà a termine il suo incarico e riuscirà, col suo grande intuito, a dare un suggerimento decisivo per la soluzione del caso. Insieme all’avvocato Rizzo si muovono molti altri personaggi, colleghi e sottoposti, tutti ben caratterizzati che portano ironia e battute, rendendo a più riprese il romanzo molto divertente. Manca forse un po’ di pathos e di emozioni ma è, per contro, un giallo molto ben costruito, che funziona molto bene, tra situazioni imprevedibili e colpi di scena, con un finale molto coinvolgente, che chiarisce definitivamente ogni situazione in sospeso. Alessandra Rizzo è un personaggio molto interessante che prevedo abbia ancora molto da dirci. Un personaggio nuovo, che ha messo in noi lettori una gran curiosità, che promette di diventare un punto di riferimento per gli appassionati. Alla Cavallo l’arduo compito di non tradire le attese che dopo questo bel thriller sono molto alte. Complimenti. 

valutazione: buono

genere:1giallo

 


sabato 26 dicembre 2020

LA TANA DEL POLPO

 



LA TANA DEL POLPO G. Lupo

La tana del polpo è il primo romanzo scritto da Giorgio lupo, pubblicato dalla Augh! edizioni. Si tratta di un romanzo thriller ambientato in Sicilia e più precisamente a Termini Imerese. Il protagonista è Placido Tellurico, commissario di polizia da poco trasferitosi a Termini, proveniente dal commissariato di Palermo. Nel capoluogo siciliano il commissario Tellurico ha chiuso brillantemente molti casi difficili, alcuni anche con le maniere forti, da qui il soprannome “u mazzolu”, ma ha voluto allontanarcisi a causa dell’unico grave errore che ha macchiato indelebilmente la sua coscienza. Ha fatto finire in carcere, ed ancora sta scontando la pena, una persona innocente. La sua vita quel giorno cambiò irrimediabilmente; la sera l’arresto sbagliato, il giorno l’abbandono della moglie. Attraverso una mail spedita da Caracas, infatti, Federica lo lascia per sempre, affidandogli senza troppi rimorsi anche la piccola Frida, la loro bambina. Risultato una vita, la sua, distrutta. La necessità quindi di allontanarsi da Palermo per andare a vivere in un centro più a misura d’uomo, con meno pressioni, ma anche per stare vicino ai Geraci, questo il cognome dell’uomo in carcere a causa sua, nella speranza forse di essere perdonato. Nel frattempo aiuta la moglie e la figlia finanziariamente, anche se questo non basta per alleggerirlo dai sensi di colpa. Nella città di Termini, anche lei protagonista del racconto, grazie alle puntuali descrizioni dei suoi luoghi simbolo, per fortuna non succede granché e può continuare a rimuginare sui suoi errori ed a pensare con nostalgia al suo matrimonio. Deve occuparsi soprattutto di piccole beghe o di ladruncoli piuttosto maldestri. Sopravvive così, assediato dai rimorsi e dai rammarichi. Vive in un appartamento di un enorme palazzo chiamato Denver insieme alla figlia undicenne. Una mattina, mentre si sta recando in commissariato riceve una telefonata dall’ispettore Lo presti. Gli comunica che è stato ritrovato, in aperta campagna, un corpo di una donna. La macabra peculiarità è che il cadavere è senza testa. Inizia cosi un’indagine complicata nel corso della quale avverranno altri omicidi, sempre con lo stesso modus operandi. Non sarà un’indagine semplice e il commissario dovrà utilizzare tutte le sue capacità deduttive, con l’aiuto fondamentale della sua squadra, per assicurare alla giustizia il colpevole che proprio come il polpo, che si cela perfettamente nella tana per evitare di essere predato, rimane abilmente nell'ombra. L’autore regala al genere thriller una nuova figura di ispettore. Placido Tellurico, è un personaggio complesso: tormentato e cinico, burbero e disincantato non si ritiene un buon poliziotto ed a dispetto dei suoi tanti successi ricorda con grande dolore, e più vividamente, le sue sconfitte. Si sente spesso inadeguato e non è certamente un tipo accomodante. È capace però di grandi slanci di umanità, e di salvifiche dosi di ironia e sarcasmo. Lupo costruisce un thriller molto coinvolgente con personaggi che si fanno ricordare con piacere, soprattutto il commissario, per i quali si prova immediata simpatia. La trama è molto articolata e l'autore è bravo a far immaginare una conclusione, perfino scontata delle indagini, per poi farle cambiare direzione improvvisamente e rimescolare le carte. Ho rilevato solo un paio di soluzioni, a mio parere, forse eccessivamente ardite, che ovviamente non approfondisco per evitare di rivelare troppo di un thriller comunque molto avvincente e coinvolgente. Complimenti all'autore. Consigliato.

valutazione: buono

genere: 2thriller

 


giovedì 24 dicembre 2020

NELLE SCARPE DELLO SCRITTORE

 



NELLE SCARPE DELLO SCRITTORE R. Gassi

Nelle scarpe dello scrittore è il titolo del racconto giallo scritto da Roberto Gassi ed edito da Delos digital nel novembre del 2020. Un racconto breve ma molto intenso che coinvolge il lettore fin dalle prime pagine. I protagonisti principali sono lo scrittore italiano (senza nome preciso) e Joan Druii, il pesatore. Ma molti altri sono i personaggi che ruoteranno intorno a loro, prime fra tutte le compagne dei due protagonisti ovvero Cristina e Karina. La storia inizia raccontando come nasce l’amicizia tra lo scrittore e il pesatore. Lo scrittore era incuriosito da quello strano personaggio che in piazza Vittoria a Timisoara, in Romania, faceva salire tutti quelli che lo desideravano su una bilancia, gli comunicava il peso corporeo e poi, fissandoli negli occhi, appuntava su un foglietto il peso della loro anima. Il particolare modo di agire di Joan allo scrittore italiano provocava un forte desiderio di conoscerlo, di poterne conoscere la sua storia ed il perché compisse quella strana operazione. Si ritrovava così a vagare per le strade della città immerso nelle sue riflessioni. Senza trovare il coraggio di avvicinarlo. Dopo diverso tempo riuscii nel suo intento. La sua conoscenza lo lasciò molto sorpreso per quello che apprese su di lui. I due divennero grandi amici. Da qui si sviluppa tutto il resto del racconto che se pur breve condensa, al suo interno, un gran numero di accadimenti e di situazioni emozionanti, ad un ritmo molto sostenuto. Viaggeranno per la Romania, per un motivo particolare, in compagnia delle loro compagne, anzi da quel momento Cristina e Karina diventeranno le mattatrici del racconto. Gassi, in attesa di veder pubblicato il suo prossimo romanzo, si mette alla prova con un racconto.  Un racconto ed una storia in cui si ritrovano tutti i tratti tipici della sua scrittura e del suo estro: originalità (della storia, dell’ambientazione, dei protagonisti, della scrittura), capacità di creare storie fortemente evocative e il saper trasmettere al lettore quel senso di inquietudine, quella necessità di continuare a leggere per sapere come evolve la vicenda raccontata. Senza interruzioni fino al termine. Finale sorprendente che chiude perfettamente un racconto molto divertente. Complimenti quindi più che meritati per questa ennesima ottima opera. In attesa finalmente di leggere un suo nuovo romanzo.

valutazione: buono

genere: 2giallo 


 


lunedì 21 dicembre 2020

TRAPPOLA PER LUPI

 



TRAPPOLA PER LUPI B. Vallepiano

Trappola per volpi è il quinto romanzo scritto da Bruno Vallepiano con protagonista Mauro Bignami, professore di filosofia in un liceo di Mondovì in provincia di Cuneo, che ha da sempre il talento di riuscire a mettersi nei guai, a causa della sua inguaribile curiosità e senso di giustizia. All’inizio di questo romanzo lo ritroviamo al rientro da una splendida vacanza trascorsa con la famiglia, (moglie e figlio), in Croazia. In attesa che venga completata la sua nuova casa, è ospitato per qualche giorno, in un B&B di Gariola (paese sempre del Cunese), da Paolo e Clotilde, albergatori e suoi grandi amici. Il romanzo si sviluppa su due piani temporali, o meglio ambientali. infatti, mentre Bignami si sistema nel B&B, iniziano i capitoli che raccontano che, negli stessi momenti ma dall’altra parte dell’oceano, a Washington precisamente, su un campo da golf, viene ucciso, con un fucile di precisione, un caddy che in quel momento sta seguendo un noto giornalista d’inchiesta americano, impegnato sul green. Chi è stato? Qual era il suo obbiettivo?  Nel romanzo si alternano così i capitoli che raccontano i risvolti delle vicende che si consumano in Italia e negli USA. Il racconto, per la parte italiana della storia, è narrato in prima persona da Bignami. Nell’indagine che si svolge negli Stati Uniti il protagonista è il detective Joey Arvin e la narrazione avviene in terza persona. Nella parte che si sviluppa a Gariola succedono molte cose, anche grazie all’arrivo sulla scena di tre americani, che stanno ristrutturando un casale proprio a Gariol; alla scoperta di uno scheletro molto antico e alla presenza di una misteriosa ragazza. Ad un certo punto l’indagine americana per l’omicidio del caddy, e le vicende che stanno vivendo Bignami ed i suoi amici in Italia, che sono parse per gran parte del romanzo slegate fra loro, si incroceranno e solo negli ultimi capitoli verranno chiarite tutte le connessioni che hanno contribuito ad avvicinarli. Bruno Vallepiano è ormai un veterano della scrittura. Ha scritto moltissimi romanzi e libri: thriller, noir, oltre che saggi e guide. In questo romanzo la sua esperienza di autore viene fuori chiaramente. Costruisce una storia coinvolgente senza pause, molto “solida”. Con personaggi ormai noti e collaudati, almeno ai suoi fedelissimi lettori. Scrive con mano sicura, creando sempre grande curiosità nel lettore. Un romanzo che scorre rapido sostenuto da un buon ritmo, con descrizioni minuziose e appassionate dei luoghi. Buona dose di ironia e dialoghi ficcanti. Non si ha mai la sensazione di leggere un romanzo con protagonisti appartenenti ad una serie, già piuttosto lunga. Non mi sono assolutamente trovato spaesato, come invece spesso avviene leggendo il capitolo intermedio di una serie. Non ci sono riferimenti o richiami particolari a momenti passati vissuti dai protagonisti, quindi si può godere appieno questa storia, e per me questo è un aspetto fondamentale. Un giallo che nel suo incedere tratta temi importanti come l’amicizia, la malattia, l’ecologia, la saggezza nelle parole degli anziani come quelle di Guido, “antico” amico di Bignami.  Un libro scritto bene, che non ha cali di tensione e che mantiene il lettore sempre allerta senza mai annoiare. Il romanzo, ci fa riflettere sulla crudeltà di alcuni uomini, che non si fanno scrupoli di compiere anche efferati crimini per raggiungere i propri, miserabili, obbiettivi. Unico appunto, per essere un thriller manca forse un po’ di pathos, di effetto sorpresa. E’ ovviamente solo un’impressione personale, che non cambia in alcun modo il giudizio finale che rimane ottimo. Complimenti all’autore.  

valutazione: buono

genere: thriller


lunedì 14 dicembre 2020

L'UOMO NERO NON ESISTE

 



L'UOMO NERO NON ESISTE S. De Cupis

L'uomo nero non esiste è un romanzo scritto da Simona De Cupis. L’autrice con questa opera, uscita nel settembre di quest'anno, segna il suo debutto nel mondo della scrittura. Lo fa con una storia originale e molto particolare. La protagonista è Anna, una ragazza di ventisette anni che abita a Roma, dove è anche ambientato il racconto. Da giovanissima ha subito una grave violenza che ne ha segnato l'esistenza, e continua a farlo tutt'ora, in età adulta. Lavora come cameriera, in un pub gestito da Angelica. Ha come compagni di lavoro la sua amica Beatrice e Daniele, neanche troppo segretamente invaghito di lei. Per sfuggire ad una realtà spesso dolorosa si rifugia nella lettura dei suoi amati libri. Uno in particolare è il suo preferito, che conosce quasi a memoria. Lei stessa si cimenta spesso nella scrittura di racconti ed ha il sogno di completare un romanzo iniziato da tempo. Anna ha un carattere impossibile: duro, freddo, scostante, ha giustificabilissimi motivi per averlo, ma spesso la rende insopportabile. Fa quasi tenerezza nei suoi strenui tentativi per non lasciarsi andare alle emozioni. Un carattere che l’autrice costruisce senza concessioni, senza indulgenze. Scalfire quel muro di granito sarà un’impresa titanica. Il ricordo di quella violenza la fa vivere come sospesa. Nessuno riesce a capire il suo dolore, ed i suoi comportamenti. Procedendo con la lettura si svelano, a poco a poco, tanti avvenimenti importanti che le hanno fatto prendere decisioni anche dolorose, come il distacco quasi totale dalla propria famiglia, colpevole di non averla sostenuta dopo quei drammatici fatti. Una vita che non ha una direzione precisa e che è dominata dal ricordo di quel maledetto giorno, nel quale un uomo nero, cosi lei lo ricorda, l’ha immobilizzata impedendole di poterlo vedere in faccia. Le ha rubato l’anima, strappandole l’innocenza, privandola della gioia di vivere. Spesso va in libreria per cercare nuove storie in cui tuffarsi e far galoppare la sua fantasia, per curare il suo “male”. In una di queste “spedizioni” fa un incontro particolare, che le sconvolgerà la vita. Questo romanzo ha ricevuto tanti, meritati, attestati di stima. E’ stato analizzato e discusso insieme all’autrice in tantissime occasioni, ed in tanti blog di lettura. Non mi dilungherò quindi in analisi approfondite, che rischiano di sovrapporsi alle tante già presenti. Preferisco invece comunicare quello che questo racconto mi ha trasmesso. In estrema sintesi, per tutti, si tratta della storia della rinascita di una donna, ottenuta grazie ad un fatto straordinario ed inatteso, che le ha dato la forza per reagire ad un destino che l'aveva così fortemente provata. Spinta dal coraggio e dalla determinazione che gli ha infuso la sua incredibile esperienza. Questo è quello che trasmette genericamente il romanzo. Ed io sono perfettamente d’accordo, ma quello che manca in molte analisi è quello che per me ha un grandissimo valore. Questo romanzo rappresenta concretamente quello in cui io credo da sempre. La lettura può essere il fondamentale veicolo per una rinascita. Una storia in gran parte romanzata e dolcemente folle ma che trasmette un messaggio fondamentale. La lettura (e la scrittura) può essere il potente propellente che porta a reagire ad un fatto negativo. La De Cupis da una personale interpretazione di questo concetto ma per me contiene un importante fondo di verità. I libri salvano. In questo caso non solo leggerli ma anche scriverli. Questo è l’aspetto che voglio porre in evidenza, essendo io stesso un drogato di storie e di parole. Un libro, dicevo, che pur partendo da un fatto drammatico fa vivere ad Anna una vicenda che ogni lettore vorrebbe poter interpretare. Io per primo. Come in una favola al limite del reale, ma che regala emozioni intensissime: rabbia, frustrazione, dolore, gioia. Una storia originale scritta con un trasporto ed una capacità di emozionare rare. Parole, frasi, sensazioni pronunciate o vissute dai protagonisti mai mielose anzi spesso dolorose e dure, che concedono poco al sogno. Una vicenda che solo nel finale concede un po’ di tregua e permette di soffiare via il respiro, fino a quel momento trattenuto. Un romanzo in parte autobiografico, che è servito all’autrice per mettere su carta esperienze drammatiche vissute per poterle, in qualche modo, superare e lasciarle andare, facendole prendere in carico dai personaggi usciti dalla sua penna, e che a noi ha regalato emozioni difficilmente ripetibili. Un libro che vi raccomando. Dimenticavo di dire una cosa per me fondamentale. Il romanzo è stato autopubblicato. E’ risaputo quanto io apprezzi questa via a disposizione di chi scrive per trasmettere al lettore il proprio talento. Non so se percorrere questa strada sia stata una scelta obbligata o una precisa volontà dell’autrice. Mi va solo di ribadire che spesso negli autopubbblicati si annidano delle perle che le case editrici possono solo immaginare. Complimenti.

valutazione: più che buono

genere: narrativa


lunedì 30 novembre 2020

LE SORELLE DELLE CASE POPOLARI

 



LE SORELLE DELLE CASE POPOLARI G. Marchingiglio

Le sorelle delle case popolari è un romanzo scritto da Gabriele Marchingiglio, uscito nel giugno di quest’anno e autopubblicato. Il libro è stato finalista al concorso storyteller 2020 di Amazon. Il protagonista del libro è senz’altro Mattia, un bambino di non ancora 9 anni che all’inizio del racconto va ad abitare insieme alla sua famiglia, papà, mamma e sorellina in una casa popolare. Per lui è un’esperienza straordinaria, va a vivere finalmente in un alloggio vero con tante camere e anche tanti vicini. Stravede per il papà che chiama (ma solo nella sua mente) principe, con il quale va spesso al bar, dove il padre gioca a carte, e nelle agenzie di gioco, dove il padre scommette, sia nell’uno che nell’altro caso spesso perde, mettendo in grande difficoltà il ménage famigliare, ma per Mattia è sempre, comunque, una grande avventura. Va a scuola ma è spesso preso di mira dai bulli del quartiere. Un giorno conosce due bambine, sorelle tra loro, che abitano nel suo stesso palazzo. La più piccola, Elena 12 anni, non è molto socievole ma la più grande, Ginevra 13 anni, è molto simpatica. Con lei si trova a meraviglia, si cercano per giocare insieme, diventando quasi inseparabili. Un giorno poi, più noioso degli altri, Mattia propone a Ginevra di andare al laghetto per farle vedere come si pesca, e per vedere le anatre e altri animali. La prima parte del romanzo si esaurisce qui, la seconda non la racconto perché va assolutamente letta, e non raccontata, perché se fino a quel momento il libro ha fatto emozionare e sorridere, per i pensieri e le azioni innocenti dei “nostri” intraprendenti bambini, in seguito i momenti drammatici e le situazioni pericolose la faranno da padrone, e vanno necessariamente vissute senza anticipazioni. Dico solo che in questa seconda fase entrano nella vicenda anche il commissario di polizia Sporti e la sua squadra. L’autore ci regala un racconto coinvolgente, che si legge con interesse ed anche velocemente. Non conoscevo l’autore, ho deciso di leggere Le sorelle delle case popolari attirato da diversi fattori: la storia raccontata, l’originale copertina e non ultimo le tante buone recensioni di cui gode. Non mi sono affatto pentito di averlo letto ritenendolo, ora, io stesso un buonissimo romanzo. Ho solo rilevato, secondo il mio parere, un paio di piccole criticità. La prima parte nella quale l’autore da voce al bambino è scritta benissimo. I pensieri di Mattia sono spassosissimi e la lettura corre via piacevole e divertente. La seconda parte, dove il racconto si fa più intenso aumenta un po’ la confusione, molte situazioni non sono chiare e le figure che vengono descritte non catturano tanto a livello emotivo. In definitiva la prima parte è molto curata e ben costruita, la seconda un po’ frettolosa e con poco pathos. Queste sono state le mie sensazioni. Le mie sono ovviamente opinioni molto personali, influenzate anche dal mio gusto. Nel complesso una storia interessante che rappresenta una tappa importante per Marchingiglio, che sono certo ritroverò in futuro con romanzi sempre più convincenti. Questo libro è dedicato a via Noale a Milano posto dove è anche ambientato il romanzo. Complimenti.

valutazione: più che discreto

genere: giallo


domenica 29 novembre 2020

CADAVERI A SONAGLI

 



CADAVERI A SONAGLI C. Frascella

Cadaveri a sonagli è un romanzo thriller scritto da Christian Frascella ed edito da Mondadori. Non si può assegnare il ruolo di protagonista ad un personaggio specifico in quanto questa storia vede la partecipazione di un alto numero di soggetti, tutti con la medesima importanza all’interno del racconto. Si può definire invece un romanzo corale, con tanti protagonisti è tante situazioni che si susseguono velocemente, una dopo l’altra. Se vogliamo si può identificare in Gianni Romoli colui intorno al quale ruota tutta la vicenda. Colui che, per poco, o anche solo casualmente, viene a contatto con tutti gli altri personaggi presenti. Il romanzo è ambientato a Santa Margherita alle Langhe, piccolo paese, perso nelle campagne albesi. Il libro inizia con Lea e Nicola alle prese con un sopralluogo, per visionare la più accessibile delle villette che sorgono tra le sconfinate coltivazioni vinicole che fanno molto ricchi i loro proprietari, produttori di vini molto pregiati. Sono ladri tutt’altro che professionisti, anzi piuttosto pasticcioni e poco affidabili. Individuano la villa di Gianni come la meno protetta e cominciano così a controllare le abitudini del proprietario e dei suoi eventuali occupanti. Una mattina quando lui esce per andare al lavoro, non prima di essere passato a fare un saluto alla sua amante, entrano in azione. Da questo momento inizia una sarabanda di situazioni, una girandola di avvenimenti che producono un libro divertente, scorrevole e irrorato di notevole ironia, come nelle migliori tradizioni dei romanzi di Frascella. Da questo momento il numero di personaggi aumenta di pagina in pagina, uno più divertente dell’altro: il sovraintendente Cosma, l’ispettrice Dora Baron, l’agente scelto Donati ed ancora Olga, Rocco, Stefania e tanti altri, c’è anche un cane, Omar, anche lui fattivo protagonista della vicenda. Frascella si mette alla prova allontanandosi momentaneamente da Contrera, il suo riuscitissimo personaggio, l’investigatore privato più scalcagnato che esista, protagonista dei suoi ultimi tre romanzi, che gli ha permesso di farsi conoscere da un gran numero di lettori. Aspettavo con curiosità l’uscita di questo romanzo perché anch’io sono un grande fan di Frascella, e di Contrera, ma mi chiedevo spesso come fosse la sua scrittura lontano da quell’ambito, se la sua verve di scrittore ironico e cinico ne avesse risentito. Ho avuto la conferma che Frascella è un autore capacissimo anche lontano dalla sua “confort zone”. Cadaveri a sonagli è un romanzo scorrevole, divertente, con un ritmo indiavolato, dove le situazioni si susseguono senza respiro. Pieno di sorprese e di ironia. Un nugolo di personaggi, di cadaveri, di momenti che incasinano il racconto come fosse un puzzle con tantissime tessere simili tra loro, che devono trovare pian piano la giusta collocazione. Questo romanzo mette in campo tantissimi elementi, anche se inizialmente sembrano non avere un collegamento logico, soprattutto per chi indaga, il quale si trova davanti a fatti difficilmente collegabili e che non hanno un apparente filo logico, ma pian piano la matassa si dipana ed anche agli inquirenti diventa tutto chiaro. Un romanzo divertente e cinico come nelle migliori tradizioni dell’autore, che ci racconta quanto possa essere complicato e pericoloso cercare di cambiare il destino che ci è stato assegnato. Se si nasce squattrinati non si può diventare ricchi, solo eventualmente la fortuna potrebbe aiutarti, ma forzare il destino può essere molto pericoloso, mortale. I personaggi sono tutti elementi borderline tutti con un unico pensiero, i soldi, e sono disposti a tanto se non a tutto per ottenerli. Frascella fa ancora una volta centro. Avevamo già ammirato la sua scrittura prima dell’arrivo di Contrera con romanzi come Brucio, Mia sorella è una foca monaca o La sfuriata di Bet ma mai con un romanzo thriller. Ora ha compiuto anche questo passo e con ottimi risultati. Complimenti. Consigliato.

valutazione: più che buono

genere: 2thriller

 


venerdì 27 novembre 2020

PER LUIGI NON ODIO NE' AMORE

 




PER LUIGI NON ODIO NE' AMORE G.A. Palumbo

Appena terminato il romanzo di Gianni Antonio Palumbo, Per Luigi non odio ne’ amore, pubblicato da Scatole Parlanti nel luglio di quest'anno. Non ho volutamente specificato il genere al quale appartiene perché è fondamentalmente un thriller, ma potrebbe benissimo essere considerato un romanzo di narrativa contemporanea, inserito in un preciso periodo storico, con puntuali riferimenti ad eventi realmente accaduti, come il rapimento e l'assassinio dell'onorevole Aldo Moro. È senz’altro, anche, un romanzo corale, con una miriade di personaggi, molti dei quali descritti in maniera più analitica, altri, che sono solo di "passaggio", in modo meno particolareggiato. La storia è molto articolata e complessa, con tanti eventi che si susseguono rapidamente. Cosi anche il racconto della trama non può comprendere tutto ciò che accade nel libro. La limito per necessità ai primi episodi che vengono narrati. Il romanzo inizia con uno dei personaggi più importanti, Mattia Landi, che giunge, dopo un viaggio in treno tormentato da strani incubi, a Candevari (paese di fantasia) vicino a Brindisi. Nel paese pugliese vive sua zia Laura, sorella della mamma, ora direttrice di un collegio, il Principe Amedeo. Siamo nel marzo del 1978. Per l’Italia un anno ricco di avvenimenti tragici e controversi che verranno spesso ricordati dall'autore e che saranno anche oggetto di confronto tra i protagonisti del romanzo. Candevari ha nel suo territorio due istituzioni scolastiche, che saranno esse stesse protagoniste della vicenda con i loro studenti e i loro professori. Sono il Principe Amedeo e l'Accademia Amaranta. La prima frequentata da ragazzi con un passato difficile, la seconda frequentata da studenti di famiglie facoltose e benestanti. Quando Matteo giunge a Candevari non può certo immaginare quello che accadrà, anche a causa del suo arrivo, in quel paese già custode di invidie e misteri. L'ho definito un romanzo corale perché oltre a Landi ed a sua zia sono moltissimi i protagonisti delle vicende raccontate da Palumbo: c'è Arturo Molteni, professore dell'accademia, suo figlio Savio, sua figlia Eleonora, Sauro Mavelli presidente dell’accademia amaranta, il funzionario di polizia Marta Salvo, il commissario Giuseppe Fano, e tanti, tantissimi altri. Una serie di episodi inquietanti si susseguono da quel marzo, prima il ritrovamento del corpo senza vita di una sedicenne poi il suicidio di un professore ed anche la misteriosa scomparsa di Mattia. In un ambiente nel quale covano odi, pregiudizi ed invidie sia il commissario che la poliziotta dovranno indagare, per cercare di capire quali inconfessabili segreti si celano tra le mura delle scuole. Palumbo scrive un romanzo notevole. La storia raccontata può piacere o meno, è un’opinione sempre molto soggettiva, che può cambiare da lettore a lettore. Ma oggettivamente è un romanzo che colpisce per originalità, a partire dal titolo, il quale riprende una celebre frase pronunciata da Robespierre riferendosi al re Luigi XVI, e struttura. La scrittura è elegante, anche raffinata. La lettura, anche grazie a questo ed al fatto che non ho riscontrato errori di editing, scorre rapida e senza intoppi. Gli appunti storici (e non solo) sono puntuali ed arricchiscono di sapere chi legge. Un romanzo per nulla banale che va letto con attenzione per poterne godere appieno ogni sua sfaccettatura. Complimenti al prof. Palumbo che ci ha regalato un romanzo curato, che insegna, senza saccenteria ma con grande semplicità, e che cattura il lettore fino alle pagine finali.

valutazione: più che buono

genere: thriller



sabato 14 novembre 2020

LA SORELLA CATTIVA

 



LA SORELLA CATTIVA E. Carletti

La sorella cattiva è il sesto romanzo scritto da Elena Carletti. Tutti auto pubblicati. La sua produzione vede all'attivo romanzi gialli, su tutti Sotto le apparenze, e romanzi di narrativa, tra cui il bellissimo Indelebili tracce. La sorella cattiva si pone a metà strada fra questi due filoni. È un racconto dove l'introspezione, i dialoghi e le descrizioni sono preponderanti rispetto all'azione e all’indagine. La protagonista principale è senz'altro Carolina. Ma sono tanti i nomi che si contendono il proscenio: Leonardo, Chiara, Silvia, Andrea sono solo alcuni dei tanti personaggi che compaiono nel racconto. Il libro è scritto su due piani temporali, contraddistinti da capitoli titolati ieri e oggi. Il primo capitolo (ieri) narra avvenimenti passati, racconta di una lite tra Leonardo e sua moglie Chiara. I coniugi Troisi sono una coppia benestante grazie soprattutto al lavoro di Leonardo, chirurgo plastico di grande fama. Vivono in una enorme villa, dotata di ogni agio. Chiara però è perennemente insoddisfatta. È gelosissima del marito e teme tremendamente il passare del tempo. In questo quadro di ostilità familiare, quella a risentirne maggiormente è la figlia Silvia, che con i genitori appare sempre scontrosa e scostante. Un giorno, dopo l’ennesima lite, nello studio del chirurgo arriva una nuova paziente, (Carolina), che gli fa una richiesta insolita: vuole infatti cambiare radicalmente aspetto. Deve essere resa anche più brutta, se necessario. L’obbiettivo finale comunque deve essere quello di risultare diversa da quel che è attualmente, perché il suo viso le ricorda momenti dolorosi e persone che detesta. Il luminare è perplesso, intervenire su quel volto perfetto vuol dire rovinarlo per sempre. Qual è il segreto che si nasconde dietro quella strana richiesta e perché? Nel primo capitolo al presente (oggi) veniamo a sapere che Leonardo ha subito una violenta aggressione in una stanza d'albergo. Chi è stato? Come si può intuire da questi pochi elementi il romanzo è piuttosto complesso e pieno di mistero. Quella che viene raccontata infatti è una storia che tiene il lettore sempre in tensione e con la curiosità di capire quel che potrebbe accadere. Un romanzo molto particolare perché pur essendo un thriller la sua peculiarità è l'essere molto introspettivo, dove i pensieri e le angosce dei protagonisti sono predominanti. Il mistero che si cela dietro ai vari personaggi costituisce il vero collante di tutta la storia. Non ci si deve aspettare scene efferate di omicidi di qualche pericoloso serial killer ma un romanzo più cadenzato che fa del mistero e del dubbio le sue armi migliori. Le indagini di polizia sono ridotte all'essenziale, vero punto di forza sono gli approfondimenti psicologici e le descrizioni. Il finale regala più di una sorpresa ed il capitolo conclusivo con un colpo di scena inatteso rimescola ancora una volta le carte. L'autrice con questo romanzo affronta una nuova sfida, abbandona il giallo classico, che l'aveva fatta notare in più di un’occasione, per inoltrarsi nei meandri del thriller psicologico ricco di mistero e suspense. Un passaggio coraggioso ma non un salto nel vuoto perché la Carletti a questo genere di romanzo si era già avvicinata con la storia raccontata in 72 ore, ora l'approdo è completato. Il risultato è un romanzo coinvolgente e originale. In conclusione c’è da evidenziare che, pur avendo raggiunto una buona dimestichezza con la scrittura, la sua voglia di sperimentare nuove strade e di mettersi sempre in gioco, anche rischiando, le consentono di avere, ancora, ampi margini di miglioramento.

valutazione: buono

genere: thriller

 


martedì 3 novembre 2020

LA TRACCIA DEL PESCATORE

 




LA TRACCIA DEL PESCATORE R. Castelli

La traccia del pescatore è il secondo libro scritto da Roberta Castelli, classe ’78, torinese di nascita ma siciliana di adozione, terra che ama profondamente. Globetrotter, non per turismo ma per scelta di vita, ha girato un po’ l’Italia (Torino, Milano, Catania e Toscana) ed ora si è stabilita in Austria (Vienna) dopo una capatina in Germania. Prima blogger ed appassionata fotografa ed ora, spero, scrittrice a tempo pieno. Perché tutto questo preambolo prima di parlare del libro? Semplicemente perché sento di doverglielo. Perché vorrei che questo suo romanzo diventi “famoso”, e che lo diventi anche lei (e con questo libro i presupposti ci sono tutti) ed allora una piccola biografia e d’obbligo. Il romanzo prima di tutto. Il libro racconta di una indagine seguita dal commissario Vanedda, siciliano doc, e dai suoi validi ed esilaranti collaboratori, l’ispettore Vaccaro e l’agente Caruso. E’ stato compiuto un omicidio in un B&B di Lachea. La vittima si chiamava Vincenzo Consoli. Il commissario comincia ad indagare e con calma e perseveranza riesce a dipanare la matassa (neppure troppo ingarbugliata per la verità) e ad arrestare il colpevole. Il commissario Vanedda è un personaggio particolare: cocciuto e determinato quanto leale e ironico. Convive con un uomo, Gerlando, che avrebbe voluto lasciare la Sicilia e non perde occasione per ribadirglielo. Lo avrebbe voluto fare a causa di un ambiente che considera pieno di pregiudizi.  Ma lui non ci pensa neppure, ama la sua terra, un po’ meno quella parte dei suoi abitanti, bigotti e retrogradi, che non vedono di buon occhio un uomo di giustizia con inclinazioni omosessuali, ma non si arrende e trova dalla sua parte persone bellissime come il suo ex professore di scuola, che lo sostiene e lo incoraggia. Non ha più la mamma, ed ha un padre molto anziano a cui badare. Ora le mie considerazioni personali. Il libro è stata una vera sorpresa. Mi ha conquistato dalle prime pagine, una lettura che mia coinvolto e stregato. Personaggi che ti entrano nel cuore, più di tutti ovviamente il commissario. Ironico e istrionico, sempre pronto ad aiutare malgrado qualche volta appaia burbero e poco paziente. La scrittura della Castelli è divertente e non annoia mai. Inserisce spesso parole in dialetto ma non rendono la lettura più difficoltosa, anzi fanno da contrappunto “necessario” per mantenere la storia sempre sull’onda della leggerezza e della simpatia. Non appesantisce ma arricchisce i dialoghi e le scene. Sono termini ormai comuni e comunque di facile comprensione. Sarà che io adoro la parlata siciliana ma in questo libro obbiettivamente è utilizzato sempre a proposito. Tutti i personaggi contribuiscono, a modo loro, alla soluzione del caso e non ci sono personaggi, anche di contorno, fuori contesto o inutili tutti hanno importanza e sono ben “utilizzati” dalla Castelli. Forse la trama gialla è un po’ debole ma non credo che questo fosse l’obbiettivo principale dell’autrice, cioè quello di scrivere un giallo con situazioni ad alta tensione e suspence allo spasimo, ma piuttosto quello di scrivere un giallo che vira alla commedia, divertente, ironico, scorrevole e con personaggi che si fanno ricordare volentieri. Obbiettivo, a parer mio, ampiamente raggiunto. Oso dire una cosa, che ribadisco, è un parere assolutamente personale: tra tanti commissari che spacciano per essere il nuovo Montalbano, Vanedda è quello che gli si avvicina di più. Ha delle peculiarità che lo differenziano in maniera netta da Montalbano ma l’atmosfera che si respira, i collaboratori stralunati, l’ironia nei dialoghi, e la naturale simpatia che suscita lo avvicinano molto. Si badi non ho parlato di Camilleri che rimane unico e inimitabile ma ritengo Vanedda il degno erede del commissario Montalbano. Complimenti all’autrice alla quale auguro tanta fortuna e che spero di aver presto occasione di rileggere. Con una nuova avventura di Vanedda, si intende.

valutazione: piu che buono

genere: 1giallo

 


L'ASSASSINO CI VEDE BENISSIMO

 





L'ASSASSINO CI VEDE BENISSIMO C. Frascella

L’assassino ci vede benissimo è il terzo romanzo, scritto da Christian Frascella, con protagonista l’ex poliziotto, ora investigatore privato, Contrera. Questa nuova (dis)avventura di Contrera si sviluppa, nel tempo di 24 ore di un novembre freddo e nebbioso, nel solito quartiere multietnico di Torino: Barriera di Milano. Quartiere nel quale sono ambientati tutti i gialli con protagonista l’investigatore privato più scalcinato e combina guai del globo. Più che un quartiere multietnico, Barriera di Milano è diventato ormai terreno franco per ogni genere di commercio: spaccio, ricettazione, prostituzione ecc… Gli abitanti onesti del quartiere, italiani e non, sono esasperati e temono che presto si arriverà ad una violenta resa dei conti. La convivenza tra varie etnie sta diventando sempre più difficile, ed alcune frange di violenti stanno ultimando i preparativi per compiere pericolose rappresaglie. In questo clima di grande tensione comincia la giornata di Contrera che, lasciata la casa di Erica, la donna che ama, si reca nel suo “ufficio”: un angolo di una lavanderia a gettoni costituito da due sedie ed un frigo zeppo di birre Corona. La lavanderia è gestita dal suo amico Mohamed ed è proprio lui ad affibbiargli il primo incarico di giornata, farsi restituire i soldi da un concessionario disonesto e maneggione che ha venduto un’auto ammalorata al suo amico Abdellah, che lo ha lasciato a piedi pochi km dopo essere uscito dal concessionario. A nulla sono valsi i suoi tentativi di farsi ridare i soldi. Qui entra in gioco Contrera: cercare di riavere, dal concessionario, quanto pagato da Abdellah. Questo è solo il primo degli accidenti che deve risolvere il detective quel giorno, perché ormai deve accettare qualsiasi tipo di incarico, bello o brutto che sia, visto le sue notevoli difficoltà economiche. Siamo giunti al terzo appuntamento delle indagini di Contrera e per chi conosce i precedenti romanzi la sua storia non fa più specie. Si sa che è un ex poliziotto, defenestrato dall’arma per aver tentato di smerciare droga sequestrata durante una retata. Da lì è cominciata la sua inesorabile discesa all’inferno. Quella scelta scellerata, quell’impulso dettato dall’avidità, lo ha rovinato per sempre. Il padre, valoroso poliziotto integerrimo e coraggioso, si è suicidato per il dolore. La moglie lo ha lasciato. La figlia ha preso ad odiarlo. Tutti gli hanno voltato le spalle trattandolo come un appestato. Ora, senza più soldi ed una casa, vive da sua sorella, adorato dai nipoti ma detestato dal cognato. Vive grazie ai casi che gli affidano gli abitanti di Barriera di Milano, che gli permettono cosi di sfruttare la licenza da investigatore privato avuta grazie ai buoni auspici del tenente Baseggi, l’unico che in polizia ancora lo sopporta. I suoi compiti principali ora sono quelli di pizzicare coniugi infedeli e figli tossici, o spacciatori, all’insaputa dei genitori. Qualche volta salta fuori qualche incarico “particolare”, spesso invece i guai se li va a cercare lui stesso, perché ovunque vada succede sempre qualcosa. Come in questa terzo capitolo, quando si trova da Basim per mangiare un kebab, e mentre si trova nel retro, alla ricerca di un bagno, nel locale viene compiuto un omicidio, anzi due. Lui si trova in qualche modo invischiato e non può far altro che occuparsene. I romanzi con protagonista Contrera sono un appuntamento imperdibile per i fans, come me, di Frascella. Il suo modo di scrivere conquista, coinvolge e diverte. Scrive sempre storie molto originali, intrise di ironia e sarcasmo, con dialoghi brillanti e personaggi irresistibili. Come in questo. L’ennesimo romanzo scritto da Frascella che scende piacevolmente giù nello stomaco: veloce, fresco, frizzante, proprio come una birra Corona. Questa volta però bisogna sottolineare che Contrera, per mano di Frascella, ha probabilmente passato il segno. Pur riconoscendogli il solito istrionismo e la solita sfacciataggine nell’affrontare il pericolo, ed anche l’ennesima prova di altruismo verso gli ultimi, va rimarcato come questo suo lasciar correre nei confronti di spacciatori e delinquenti, a vario titolo, che “operano” in Barriera forse è eccessivo. E’ vero che sono persone che lui sente particolarmente vicine, essendo lui stesso un individuo corrotto ed inaffidabile, però rischia, unito al suo palese fallimento come uomo, padre e compagno, di farlo diventare un personaggio eccessivamente negativo. Finale dolceamaro che lascia molte cose in sospeso. Sperando che nel prossimo romanzo la vita di Contrera possa trovare un po’ di pace faccio i complimenti all’autore per questa ennesima ottima prova. Consigliato.

valutazione: buono

genere: 1giallo


mercoledì 21 ottobre 2020

GIALLO SOLIDAGO

 




GIALLO SOLIDAGO S. Censi

Giallo solidago è un romanzo giallo scritto da Simone Censi, edito dalla casa editrice 0111. Il racconto inizia con un dialogo surreale tra uno scrittore e la propria coscienza, perchè vuole scrivere un romanzo thriller. Il loro scambio di battute sarà una costante per tutto il libro. La sua vocina interiore sarà sempre li ha pungolarlo, in un confronto continuo e molto divertente. Il romanzo, ragiona lo scrittore, che viaggia su un treno e che fugge da qualcosa, per avere successo deve avere determinate caratteristiche ed anche i personaggi devono essere interessanti ed attirare quanti più lettori possibile. Con queste considerazioni in testa inizia cosi a scrivere una storia, che si dipanerà per tutto il libro. La vicenda è ambientata a Borgo Alba un paesino, di fantasia, nell’entroterra marchigiano. Il protagonista è il commissario Morelli spedito in questo sperduto posto come punizione per acclarata inefficienza. Gli tocca una vera grana: un duplice omicidio compiuto alla stazione del paese. Mai successo un casino del genere a Borgo Alba. Non sa assolutamente che pesci pigliare cosi elegge a factotum il suo vice Segapeli che invece è un mostro di precisione e operosità. Il nostro commissario deve anche fare i conti con una vita privata complicata che si è inguaiata ancora di più da quando è stato trasferito. Sua moglie Pina, che lui ama moltissimo, per punizione di essere finita li, in quel luogo fuori dal mondo, ormai non lo considera più, lo evita come la peste e per comunicargli qualcosa usa dei post it attaccati al frigorifero, perennemente vuoto. Ha anche una figlia che studia a Bologna ma non sa bene cosa L’indagine si presenta subito difficile. Viene arrestato un sospettato ma forse non è la strada giusta. Ed allora deve cominciare ad indagare sul serio. Attraverso alcune intuizioni e col fattivo ed indispensabile aiuto di Segapeli riuscirà a compiere una vera impresa. Censi ci regala un romanzo originalissimo, a partire dai nomi dei protagonisti, che è giunto in finale alla seconda edizione del Premio letterario 1 Giallo x 1.000. Una struttura narrativa complessa in cui si intersecano tre storie: la prima, in ordine di apparizione, riguarda il ritrovamento, in chiesa, da parte di Don Gino, di un uomo che ha perso la memoria e l’uso della parola; la seconda è il dialogo tra lo scrittore e la sua coscienza; la terza, e più importante, è l’indagine del commissario Morelli. Tutte troveranno soluzione nel finale.  Tutte sono state condotte con grande capacità riuscendo a dare ad ognuna un ruolo importante per la buona riuscita del romanzo. Una vicenda, la principale, che ci offre un commissario inefficiente, scorretto, che si ciba di cibo cinese da asporto, ma anche dotato di grande umanità e simpatia. Morelli va contro ogni stereotipo del commissario tipo anzi è proprio la sua antitesi. L’autore ci conduce cosi, con  piacevolezza, ad un finale scoppiettante dove finalmente Morelli diventerà, suo malgrado, protagonista. Un romanzo unico, ben scritto e sviluppato, con un commissario che mi auguro non abbia esaurito completamente i suoi compiti e possa ancora intrattenerci con qualche altra divertente indagine. Va detto che il libro scorre bene, ed intrattiene piacevolmente tra battute e situazioni divertenti, ma non deve essere dimenticato che è fondamentalmente un thriller. Ma anche da questo punto di vista l’autore ha fatto un buon lavoro. La trama gialla è ben strutturata, ottimamente condotta e per nulla banale. Un plauso, quindi, all’autore. Consigliato.

valutazione: buono

genere: thriller

 


venerdì 16 ottobre 2020

IL PASSATO HA UN PREZZO

 



IL PASSATO HA UN PREZZO D. Collaveri

Il passato ha un prezzo è il quinto romanzo scritto da Diego Collaveri con protagonista il commissario Mario Botteghi ed i suoi ragazzi, gli agenti Busdraghi e Mantovan. Edito dalla Fratelli Frilli editori. In questa indagine Botteghi sarà impegnato a dipanare una matassa ingarbugliatissima, che affonda le sue radici nel passato e che richiederà un grande impegno da parte della squadra che dirige, ed una grande perspicacia da parte sua. Il romanzo inizia col ritrovamento del cadavere del geometra Morelli, componente di una delle famiglie più in vista di Livorno. La scena del delitto, la posizione del corpo ed un biglietto ritrovato nei pressi del geometra, con scritto solo il nome del commissario, sono gli elementi da cui parte una indagine che farà sprofondare Botteghi nel suo passato. Vecchi nemici, ed amici diventati avversari, riaffioreranno nella sua mente e davanti ai suoi occhi, sarà costretto a far riemergere momenti passati dolorosissimi e casi già archiviati che richiedono una nuova interpretazione. Non sarà semplice venire a capo di tutto ciò che nasconde il delitto di Morelli. Botteghi correrà grossi pericoli, cosi come saranno in pericolo tanti di coloro che gli gravitano intorno. Alla fine riuscirà a chiudere l’indagine, ma non sempre le questioni aperte si chiudono come si vorrebbe. In questo caso il commissario dovrà accontentarsi di aver risolto il caso di omicidio anche se ancora molte zone d’ombra permangono sull’intera vicenda. Collaveri in questo romanzo “obbliga” Botteghi a ricordare un passato che avrebbe voluto archiviare per sempre. Troppi scheletri sono presenti nel suo armadio. Tante indagini non sono andate come avrebbe voluto, soprattutto quando era ancora un semplice agente, e tante persone che credeva amiche lo hanno tradito. La sua vita è stata costellata da dolori e recriminazioni. L’indagine che deve affrontare coinvolge personaggi importanti della città di Livorno, famiglie che ne hanno condizionato il destino con i loro affari, spesso poco leciti, riuscendo a mettere propri uomini di fiducia nei posti di comando. Adesso a causa di questo enigmatico delitto riaffiorano antiche lotte di potere, nelle quali Botteghi si ritrova coinvolto suo malgrado, messo in mezzo da chi ha creduto nelle sue grandi doti investigative. L’autore terrà celato fino alle battute finali la soluzione del caso. Spiazzando più di una volta il lettore invitandolo ad andare in una direzione per poi prenderne subito un’altra. Diego Collaveri ha grandi capacità nel raccontare e nel coinvolgere. Ritmo sostenuto e grande attenzione per ogni particolare caratterizzano la sua scrittura. Una storia che si lega fortemente alle vicende raccontate nei precedenti quattro capitoli, ed è questo per me l’unico suo limite. Questo romanzo si può leggere tranquillamente in autonomia, però i fans più assidui del commissario Botteghi avranno modo di apprezzare maggiormente questa quinta indagine proprio per il fatto di conoscerne l’intera storia. Emerge chiaramente, leggendo il romanzo, l’esperienza dell’autore nel creare aspettativa e colpi di scena grazie alla sua lunga esperienza nel genere giallo. Conosce bene i “tempi” di un’indagine e di quando inserire situazioni che creano sorpresa. Va anche evidenziata la meticolosa ricostruzione storica di avvenimenti accaduti all’inizio del 900. Un libro da leggere per entrare nel mondo di Botteghi per poi recuperare tutte le precedenti indagini. Complimenti all’autore.

valutazione: buono

genere: thriller

 

 


giovedì 15 ottobre 2020

CATTOLICA CRIME

 



CATTOLICA CRIME M. Ori

Cattolica crime è il titolo del romanzo con cui il suo autore, Marco Ori, ha chiamato la seconda avventura dell'improbabile banda di rapinatori che organizza i suoi “raid” lungo il litorale adriatico. Ritroviamo Arrigo, Mac, e Ruperto sempre alle prese con la difficoltà di ogni giorno per sbarcare il lunario. Dopo le disavventure raccontate in Adriatica crime Arrigo è ritornato a vivere dai genitori, max ad accudire la prozia malata di Alzheimer e Ruperto ad abitare nella sua fatiscente e puzzolente roulotte. Tutti e tre ad un certo punto si ritroveranno nella grave condizione di trovare: chi un tetto dove dormire, come Arrigo che viene sbattuto fuori casa dai genitori a causa della sua indolenza e pigrizia; chi dei soldi, come Ruperto che deve restituiirli al boss mafioso di quartiere; chi la dignità perduta, come Mac che si fa mantenere dalla prozia malata ma titolare di ben due pensioni ed è incapace di dare qualche sicurezza alla fidanzata, che gli chiede di crescere e responsabilizzarsi. L'unica soluzione che trovano, quella più pratica, che non li obbliga a compiere faticosi lavori è quella di portare a termine una bella rapina. Questa volta proveranno a fare ognuno di testa loro, dopo che Ruperto ha tentato inutilmente di riunirsi ai vecchi compagni. Si ritroveranno però paradossalmente ancora assieme, uniti dallo stesso obbiettivo da rapinare. Ma questa volta non sarà una banca e neppure un esercizio commerciale, i nostri eroi voleranno molto più in alto....Marco Ori ripropone in questo romanzo, molto divertente, il trio di squinternati personaggi che tanto avevano riscosso successo quando furono presentati per la prima volta nel suo precedente lavoro, e cioè Adriatica crime. In quella storia ispiratore delle loro azioni era un libro, in questa la spinta ad agire la danno le stelle e le previsioni dell'oroscopo, il sermone di un prete ed alcuni passi della bibbia. E’ passato un po’ di tempo dall'ultimo goffo tentativo di dare una svolta alla loro vita, compiendo la rapina del secolo, ma i tre anti eroi per antonomasia sono di nuovo in pista, spinti dalla loro stentata esistenza e dalla voglia di dare una svolta alla loro perenne mancanza di soldi e, per Ruperto, ad una vita piatta e monotona. Il risultato è un romanzo forse anche migliore del precedente, più solido con una storia più articolata, ed un maggior numero di personaggi, con però le consuete coincidenze e le combinazioni fortuite e paradossali che hanno caratterizzato anche la prima vicenda. Pronti via e cominciano i fuochi d’artificio, all’inizio infatti i nostri si trovano alle prese con la presenza di un prete venuto a casa loro per benedirla. Partono da qui una sarabanda di situazioni divertenti ed esilaranti. Con la conferma della simpatia e dell'ironia dei dialoghi, del divertimento e dei sorrisi convinti che strappano i nostri sprovvedutissimi rapinatori. Un finale meno amaro ma forse più risolutivo del precedente. Aspettiamo e vediamo se l'autore ci riserverà altre storie con Arrigo Mac e Ruperto, per ora complimenti per questo riuscitissimo secondo romanzo.

Valutazione: buono

genere: 1giallo


LA QUARTA DIMENSIONE DEL TEMPO

 



LA QUARTA DIMENSIONE DEL TEMPO I. Mainardi

Il romanzo scritto da Ilaria Mainardi, pisana e grande appassionata di cinema, e pubblicato dalla casa editrice Les flaneurs, ha per protagonista James Murray un cinquantenne che vive a New York ma è originario dell’Irlanda. Fa il pubblicitario e, pur essendo un uomo ormai realizzato e soddisfatto, ha, in origine, un passato difficile. Più di 30 anni prima infatti, appena 18 enne, era scappato da casa e da una madre, Lucinda, diventata ormai ingestibile. L’amatissimo padre, Peter, era morto quando James aveva 11 anni. A New York si è ricostruito un’esistenza sulle macerie della sua adolescenza ma ora un ritrovamento fortuito, compiuto nella soffitta della sua ex abitazione dai ragazzi che la ora la occupano, lo fa ripiombare in quel doloroso passato. L’oggetto ritrovato è infatti una lettera scritta e inviatagli dalla madre 27 anni prima, forse desiderosa d’avere notizie di quel figlio col quale ha sempre avuto un rapporto molto complicato. La sua prima reazione e di totale rifiuto a qualsiasi ipotesi di riconciliazione. Non conosceva l’esistenza di quella lettera, non sa perché si trovasse là, dimenticata in un angolo, e non ha intenzione di ricostruirne la storia. Ma l’opera di convincimento del suo amico fraterno Gavin è asfissiante. La sua volontà è quella di accompagnarlo nei luoghi della sua infanzia fino a farlo ritornare nella casa da cui e partito. Rivedere la madre è capire se esiste la possibilità di riconciliarsi. Alla fine James cede e accetta. Il viaggio è una vera avventura. Incontri, intoppi, situazioni complicate. Una girandola di momenti divertenti e di grande sconforto accompagnano la trasferta in Missouri. Un romanzo dai mille risvolti e dalle mille sfaccettature. Contiene pagine indimenticabili, con dialoghi e personaggi che strappano più di un sorriso, più di una profonda riflessione. Un racconto che alterna vicende ironiche ad altre di grande delicatezza. Un romanzo che l’autrice, grande amante della settima arte, “gira” sapientemente un po’ a colori ed un po’ in bianco e nero. Rende protagonista della sua storia un uomo normale pervaso da paure e desideri contrastanti. In cuor suo vorrebbe un incontro con la madre ma prova ancora tanto rancore. Molti i personaggi che incontra nel suo viaggio. Alcuni indimenticabili, ed ai quali ci si affeziona immediatamente.  Come Pablo, come Clara. Un romanzo che racconta anche di una amicizia assoluta, fortissima tra il protagonista e Gavin. Uno libro senza pause che procede spedito, sempre interessante sempre coinvolgente. Un romanzo con una ambientazione americana che ne caratterizza le pagine e le descrizioni ma che avrei visto benissimo anche trasportato nel nostro territorio. Anzi credo che non avrebbe perso nulla del suo forte impatto emotivo. Complimenti all’autrice. Consigliato.

valutazione: buono

genere: 6narrativa


martedì 6 ottobre 2020

FUORITEMPO

 


FUORITEMPO F. Pasqua

Fuoritempo è un romanzo di narrativa scritto da Francesco Pasqua e pubblicato dalla casa editrice Porto seguro. Il protagonista è Christian. All’inizio del libro racconta della sua breve storia d’amore, che attualmente sta vivendo, con una studentessa del corso universitario nel quale lui è assistente alla cattedra. Lui ha 37 anni lei 20. Lui è molto titubante, non riesce a decidersi se quella storia può avere un futuro oppure no. Giordana non ha tempo di aspettare, si mette con un ragazzo e quando lui si decide a proseguire la storia lei lo lascia e, nel farlo pronuncia, tre parole che scatenano in lui un groviglio di emozioni e di ricordi. Le parole sono “sei fuori tempo”. Da qui comincia un profondo tuffo nei suoi ricordi perché “sei fuori tempo” era un rimprovero che gli facevano tutti quando era giovanissimo. Precisamente la sua mente viene trasportata al 1986, quando aveva 12 anni. Ci racconta cosi gli intensi giorni che visse quell’anno a Scarlatti, le sue giornate trascorse tra la scuola e gli amici del paese. Christian si sentiva fuori tempo, spesso dimostrava anche di esserlo, semplicemente perché quell'anno era innamorato di una sua coetanea e per lei aveva scritto una lettera e fino a quando non fosse riuscito a consegnargliela era sicuro che si sarebbe sentito sempre un po’ sfasato, distratto, storto. Il fatto è che lui aveva timore a consegnargliela, perché lì c’era la sua dichiarazione d’amore e aveva paura che lei potesse farsi una bella risata e gettarla nel cestino, così rimandava, rimandava, rimandava...Da qui nasce un bellissimo racconto di quell'anno, spensierato e frenetico ma anche, ad un certo punto drammatico e pericoloso. Questo romanzo racconta di Christian e del suo amico Rosario, grandi appassionati di musica metal, sempre insieme a cavallo delle loro biciclette; racconta di Sonia, la bambina di cui è innamorato Christian, e di un suo misterioso allontanamento; dei suoi genitori, della sorella e del bullo del paese di nome Melo. E di tanti altri, che rendono questo romanzo effervescente e dinamico. Per motivi legati alla salute della mamma Christian è costretto a tornare a Scarlatti dopo un’infinità di tempo. Ormai vive a Roma da anni ed al paese d’origine non ci è mai più voluto tornare se non per qualche sporadica apparizione alle feste comandate e senza mai avvisare nessuno, dei suoi vecchi amici, del suo arrivo. Giunto al paese, come immaginava, ogni cosa, ogni discorso lo riporta con la mente a quel 1986 che cambiò per sempre la sua fanciullezza. Un libro pieno di riferimenti cinematografici e musicali. Emozionante soprattutto per chi, come me, in quell’anno aveva pressappoco l’età di Christian, ed ha avuto le stesse passioni. Un libro che va veloce come i protagonisti, un romanzo tenero ma anche aspro e duro. Una storia che regala malinconia ma anche tanti sorrisi. Una storia di piccoli uomini in crescita, scritta bene e con grande passione. Un romanzo che merita assolutamente di essere letto. A me il suggerimento è giunto da uno scrittore che ho scoperto recentemente e del quale ho molto apprezzato il suo ultimo romanzo. Non si è sbagliato. Un libro molto coinvolgente e mai banale. Complimenti.

valutazione: buono

genere: narrativa

 


sabato 26 settembre 2020

SEPOLCRI IMBIANCATI

 






SEPOLCRI IMBIANCATI A. Ricciardi

Sepolcri imbiancati è il primo romanzo scritto da Alfredo Ricciardi. E’ stato autopubblicato nel dicembre del 2018 e racconta della prima indagine del commissario Spinelli. Nando Spinelli si è trasferito a Foggia da Ascoli Piceno, sua citta di origine, per volere personale. Soprattutto per liberarsi dal giogo familiare, più precisamente dei due genitori, che hanno sempre influenzato, e molto, le sue scelte e che le guidano ancora ora, a trentotto anni suonati. Ora però ha deciso di fare da solo ma la scelta di andare a Foggia non è stata forse, almeno inizialmente, delle migliori. Visto il suo poco amore verso la città ed i suoi abitanti. Proprio mentre si trova in auto, deciso a tornare a casa per il week end, sempre più deluso da ciò che lo circonda, viene raggiunto da una telefonata che gli fa immediatamente invertire la rotta. Gli viene comunicato infatti che è stato trovato il corpo di un uomo, ucciso con un colpo di pistola. L’uomo si chiamava Marco Volpe ed era volontario nella parrocchia del suo quartiere. Da qui parte un’indagine che lo terrà impegnato per diversi giorni insieme alla sua affiatatissima ed efficiente squadra. Quella dell’uomo non sarà l’unica vittima che ci sarà durante questa indagine. Ma il commissario grazie ad una intuizione riuscirà presto ad assicurare alla giustizia il responsabile di questi omicidi compiuti su persone attive socialmente. Questo è la prima storia con protagonista il commissario Spinelli. L’autore nel frattempo è arrivato già alla quarta avventura, ma io per inquadrare più chiaramente il personaggio ho preferito partire dall’inizio. Questa prima storia risente forse della poca esperienza dell’autore nello scrivere gialli perché quel che manca, dal mio punto di vista, sono soprattutto le emozioni. La scrittura è fluida ed anche coinvolgente i personaggi interessanti. Primo fra tutti il commissario, il quale fa spesso sfoggio di sarcasmo e ironia quando si confronta con i suoi collaboratori o con i vari sospettati. La storia ha un ritmo piuttosto vivace e i dialoghi sono spesso divertenti. Un inizio certamente promettente, una conoscenza con il commissario Spinelli e il suo mondo, da approfondire assolutamente. Quel che manca un po’ sono le sorprese, i momenti da cuore in gola, che piacciono tanto a noi appassionati di gialli. Anche gli elementi della sua squadra avrebbero meritato un maggiore approfondimento invece questo elemento è rimasto un aspetto toccato solo superficialmente dall’autore. Probabilmente questa lacuna è stata colmata negli episodi successivi. Dovendomi però limitare a giudicare questo romanzo dico che certamente c’è del “buono” ma avrebbe probabilmente richiesto, in alcuni frangenti, maggior cura. D’altronde lo dice l’autore stesso nei ringraziamenti, questo libro è nato un po’ per caso e trovando poi affinità col mondo della scrittura Ricciardi ha deciso di proseguire. Sospendo quindi il giudizio sulla costruzione della storia ripromettendomi di leggere quanto prima le altre indagini col commissario Spinelli, posso invece tranquillamente dire fin d’ora che lo stile di scrittura e decisamente fluido ed accattivante. Merita certamente di essere seguito.

valutazione: discreto

genere: giallo


lunedì 21 settembre 2020

GLI AFFAMATI

 

GLI AFFAMATI M. Insolia

Gli affamati è un romanzo di narrativa scritto da Mattia Insolia e pubblicato nel luglio di quest’anno dalla casa editrice Ponte alle grazie.  Mattia è giovanissimo, laureato in lettere ha proseguito gli studi in Editoria; collabora da anni con diverse riviste di cultura ed ha pubblicato molti racconti in altrettante antologie. Scrivere credo sia per lui vitale, è una sua precisa impronta genetica. Questo è il suo primo romanzo. Ovvio che lo studio sia importante ma il talento è fondamentale, in qualsiasi ambito artistico. La capacità di inventare storie che coinvolgono, che emozionano non è una caratteristica comune a tutti coloro che scrivono. Mattia con questo romanzo ha dimostrato che talento ne ha tanto, e lo sa utilizzare al meglio. La vicenda che racconta negli affamati è quella che vede due giovanissimi ragazzi, Paolo 22 anni e Antonio 19, rimasti soli nella casa che un tempo dividevano con i loro genitori. Siamo a Camporotondo un paese inventato situato nel nostro sud Italia. Una famiglia, gli Acquicella, povera, problematica. Con un padre alcolizzato e manesco ed una madre succube. Un giorno però la donna decide di dire basta, abbandona tutti e fugge. Lascia i figli, che non la perdoneranno mai, in balia di quel padre padrone che però complice l’ennesima ubriacatura ed una rovinosa caduta muore, lasciandoli soli. Ragazzi che fino a quel giorno non hanno conosciuto che squallore e degrado, da quel momento dovranno diventare padroni delle loro vite, ma non riusciranno a riscattarsi da una esistenza che li ha segnati nel profondo. Paolo lavora in un cantiere edile che detesta, come odia il suo capo. Antonio deve ancora finire la scuola e si affida completamente al fratello che lo accudisce e lo guida. Passano le loro giornate (e le notti) a fumare ed a bere con i loro amici di scorribande. Si lasciano vivere senza un’idea di futuro, non hanno sogni né aspettative. I fratelli sono dominati da una rabbia incontrollabile sempre sul punto di esplodere. Si sentono inadeguati ed abitano in un paese desolato che non offre nulla, che li obbliga a rimanere rintanati nel loro guscio, e dal quale vorrebbero fuggire. La loro casa è stata trasformata in una discarica, con due sdraio sfondate al posto delle sedie. Paolo sente il peso di dover essere una guida per suo fratello ma non è assolutamente capace di fare il capofamiglia. La frustrazione che cova nell’anima delle volte esplode, gli fa commettere azioni deplorevoli e disgustose. Non ha limiti e non prova vergogna, completamente obnubilato dall’alcol e dalla sua instabilità. Antonio è meno irrequieto, studia e attratto dai libri, e più equilibrato ma anche succube del fratello. Insolia scrive un racconto duro, indolente, che non fa sconti e che regala poche speranze. Una scrittura aspra, che non concede pause, che fa parlare ed agire liberamente i suoi personaggi. Questa ritengo essere la più grande dote di Mattia. Unita alla sua acclarata capacita di scrivere. Non impone scelte a Paolo e Antonio. Gli si sono semplicemente presentati e ha scritto la loro storia quasi sotto dettatura, senza interferenze, senza “obbligare” il lettore a prendere posizione. A dispetto di qualsiasi giudizio morale. Questo è il vero talento di uno scrittore, lasciar vivere i propri personaggi, senza imporre scelte o azioni. Finale giusto, coerente col resto del romanzo. Dove il vissero tutti felici e contenti non è contemplato. Per me l’autore se continuerà su questa strada diventerà un grande scrittore. Tanti complimenti a Mattia Insolia e 100 di questi romanzi.

valutazione: più che buona 

genere: 6narrativa

L'ULTIMA LUNA

 






L'ULTIMA LUNA C. Carrea

L’ultima luna è un romanzo scritto da Camillo Carrea ed auto pubblicato all’inizio del 2020. E’ un libro di narrativa ma è anche un romanzo di formazione, un libro di ricordi, un romanzo storico. E’ prima di tutto una storia complessa, ben sviluppata, molto coinvolgente e con tanti personaggi. E’ ambientato in un paese non ben identificabile ma da qualche indizio nascosto nel racconto si intuisce che è collocato nel centro/sud Italia, forse in Abruzzo. La voce narrante è quella di Alessandro, uno dei protagonisti dell’intera vicenda. La storia narrata copre un grande lasso di tempo. Alessandro racconta della sua vita, da giovanissimo all’età adulta, trascorsa in compagnia degli zii, quasi suoi coetanei, in quanto la nonna, Artemisia,  ha partorito giovanissima suo padre poi, dopo 25 anni, con un parto gemellare, 2 bambini e una bambina. Dai suoi racconti veniamo a conoscenza di tanti episodi particolari e spesso inquietanti. Come per esempio il triste mistero aleggia sulle donne del paese in cui vive: faticano a rimanere in cinta e purtroppo muoiono anche in età giovane. Conosciamo poi i nonni di Alessandro, Bonifacio e Celestino che si odiano e che hanno avuto un’esistenza diametralmente opposta. Bonifacio è il padre dei tre gemelli e del papà di Alessandro. La moglie muore proprio al termine di quel singolare parto e lo farà cadere in una profonda depressione. Celestino, è il padre della mamma di Alesssandro, è un tipo molto bizzarro ed è il proprietario del bar Luna nuova. L’altro grande protagonista del romanzo è il paese, con le sue voci, con le sue credenze bigotte, con i suoi luoghi magici e sinistri. Come Il quarto gliostro, il rione da dove proviene la mamma di Alesssandro, che è la parte di paese abitato dalla fetta più povera ma anche più originale della popolazione. In una atmosfera spesso misteriosa, rarefatta e a volte spaventosa vengono narrate le avventure vissute da Alessandro e dagli zii, Virgilio Dante Venceslao Sibilla, e dagli amici Adelchi Infinita Miriam e Zelda. Un romanzo particolare, scritto bene, con ordine che permette al lettore di avere sempre il controllo della “situazione”. Un romanzo a volte triste ma che riesce anche, spesso, a divertire con dialoghi sempre ben costruiti e personaggi ben descritti. Un romanzo che lascia un’impronta profonda nella memoria perché durante la lettura si è fortemente coinvolti dallo sviluppo della storia. Un libro che non può essere troppo raccontato per non togliere quella aura di mistero che pervade anche tutto il romanzo mentre lo si legge. Complimenti all’autore perché riesce a mantenere in tensione il lettore per tutto il romanzo, fortemente motivato a scoprirne ogni risvolto. Certo non un libro banale ma da leggere con attenzione per non perdersi passaggi e situazioni fondamentali. Un’altra perla nel mare infinito del self pubblishing che per fortuna, ancora una volta, sono riuscito ad intercettare. Complimenti. Consigliato.

Valutazione: buono

genere: narrativa

 


lunedì 14 settembre 2020

IL GIALLO DI VIA POMA

 

IL GIALLO DI VIA POMA M. Lugli

Il delitto di via Poma è un libro giallo, scritto da Massimo Lugli e da Antonio del Greco ed edito dalla Newton Compton. Ero molto curioso di leggere questo romanzo. Conoscevo bene la vicenda raccontata ma non conoscevo la scrittura di Lugli. Negli ultimi anni l’autore ha spesso scritto i suoi romanzi creando un mix tra realtà e finzione raccontando dei feroci personaggi o dei cruenti fatti di cronaca che sono avvenuti in Italia negli anni recenti. Ne sono esempio i suoi romanzi dedicati alla mala romana come Quelli cattivi o Nel mondo di mezzo il romanzo di mafia capitale. Anche Il giallo di via Poma appartiene a questo filone narrativo anche se in questo caso, come per Il giallo Pasolini, viene raccontata la storia di uno dei delitti più enigmatici avvenuti nel nostro paese. L'omicidio di Simonetta Cesaroni, una ragazza di soli 20 anni, consumatosi il 7 agosto del 1990 in un quartiere bene di Roma. Il 2020 oltre ad averci lasciato in eredità un virus letale, ed ancora molto lontano dall’essere debellato, è anche l’anno in cui ricorrono anniversari importanti e dolorosi per la storia italiana. Proprio quest’anno infatti è caduto il 40esimo anniversario dell’attentato alla stazione di bologna che il 2 agosto del 1980 fece 85 vittime, e proprio quest’anno, appunto, cadono i 30 anni dal delitto di via Poma tutt’ora insoluto. Non mi dilungo sul racconto della trama del romanzo perchè ripercorre abbastanza fedelmente, se pur con qualche licenza a volte anche troppo ardita, tutti i fatti che accaddero quel 7 agosto di 30 anni fa e poi tutte le indagini e gli sviluppi che seguirono alla scoperta di quel delitto. Più significativo evidenziare, come anche il libro sottintende nel raccontare l'intera vicenda, come le indagini, pur se in buona fede, siano state condotte con forse troppa superficialità e poco raziocinio. Gli inquirenti si erano forse troppo innamorati delle conclusioni a cui erano arrivati, decidendo che quella dovesse essere “per forza” la verità, ma purtroppo non ressero alla prova del giudice, e via via i vari accusati del delitto vennero tutti prosciolti. Fu cosi per il portiere dello stabile, per il nipote dell’anziano proprietario dell’intero palazzo e anche per l’allora fidanzato di Simonetta, Raniero Busco, accusato dell’omicidio ben 21 anni dopo, mandato a processo ma poi prosciolto. Insomma è vero che i mezzi di cui disponeva all’epoca la polizia non erano certo quelli attuali, ad esempio 30 anni fa non esisteva l’esame del DNA, non esisteva la possibilità di analizzare i tabulati telefonici e neppure quella di “congelare” la scena di un crimine ma comunque, rimane evidente che le indagini furono approssimative e che molte strade investigative non furono approfondite o non vennero neppure prese in esame. Tornando a parlare del romanzo va detto che ovviamente i nomi utilizzati per i vari personaggi sono diversi da quelli veri, anche se sono facilmente identificabili. Chiaramente poi, nel racconto si dà ampio spazio alla fantasia inventando personaggi, come il giornalista di Repubblica, Marco Scalesi, ed altri che contribuiscono a rendere più accattivante la storia.  A proposito di questo mi viene da fare una considerazione. E’ sempre complicato scrivere un racconto sotto forma di romanzo parlando però di un fatto reale. Soprattutto quando come in questo caso i fatti reali non fanno solo parte del libro ma sono l’essenza del libro stesso. Emergono chiaramente, nel racconto, (tranne per qualche esagerazione), le capacità narrative di Massimo Lugli, anche perché si sta sempre più specializzando in questo genere di romanzi, ma spesso la parte fantasiosa del racconto diventa preponderante rispetto ai fatti reali. Confondendo un po’ il lettore, non permettendogli di capire bene dove finisce la cronaca ed inizia la fiction. Per questo io propendo sempre per tenere ben separati i due ambiti quello reale e quello del romanzo. In definitiva un libro godibilissimo che però, secondo me, va letto considerandolo come una vicenda slegata dai fatti reali ai quali si ispira. A parer mio è il modo migliore per poterlo apprezzare appieno. Deve considerarsi semplicemente un buon romanzo giallo, ma non può essere utilizzato per conoscere i fatti che avvennero quel pomeriggio del 7 agosto di 30 anni fa in via Poma, per quello ci vuole un libro di inchiesta ad hoc.

valutazione: più che discreto

genere: giallo