L'UOMO NERO NON ESISTE S. De Cupis
L'uomo nero non esiste è un romanzo scritto da Simona De Cupis.
L’autrice con questa opera, uscita nel settembre di quest'anno, segna il suo
debutto nel mondo della scrittura. Lo fa con una storia originale e molto
particolare. La protagonista è Anna, una ragazza di ventisette anni che abita a
Roma, dove è anche ambientato il racconto. Da giovanissima ha subito una grave
violenza che ne ha segnato l'esistenza, e continua a farlo tutt'ora, in età
adulta. Lavora come cameriera, in un pub gestito da Angelica. Ha come compagni
di lavoro la sua amica Beatrice e Daniele, neanche troppo segretamente invaghito
di lei. Per sfuggire ad una realtà spesso dolorosa si rifugia nella lettura dei
suoi amati libri. Uno in particolare è il suo preferito, che conosce quasi a
memoria. Lei stessa si cimenta spesso nella scrittura di racconti ed ha il
sogno di completare un romanzo iniziato da tempo. Anna ha un carattere
impossibile: duro, freddo, scostante, ha giustificabilissimi motivi per averlo,
ma spesso la rende insopportabile. Fa quasi tenerezza nei suoi strenui
tentativi per non lasciarsi andare alle emozioni. Un carattere che l’autrice
costruisce senza concessioni, senza indulgenze. Scalfire quel muro di granito sarà
un’impresa titanica. Il ricordo di quella violenza la fa vivere come sospesa. Nessuno
riesce a capire il suo dolore, ed i suoi comportamenti. Procedendo con la lettura
si svelano, a poco a poco, tanti avvenimenti importanti che le hanno fatto
prendere decisioni anche dolorose, come il distacco quasi totale dalla propria
famiglia, colpevole di non averla sostenuta dopo quei drammatici fatti. Una
vita che non ha una direzione precisa e che è dominata dal ricordo di quel
maledetto giorno, nel quale un uomo nero, cosi lei lo ricorda, l’ha
immobilizzata impedendole di poterlo vedere in faccia. Le ha rubato l’anima, strappandole
l’innocenza, privandola della gioia di vivere. Spesso va in libreria per
cercare nuove storie in cui tuffarsi e far galoppare la sua fantasia, per
curare il suo “male”. In una di queste “spedizioni” fa un incontro particolare,
che le sconvolgerà la vita. Questo romanzo ha ricevuto tanti, meritati, attestati
di stima. E’ stato analizzato e discusso insieme all’autrice in tantissime
occasioni, ed in tanti blog di lettura. Non mi dilungherò quindi in analisi
approfondite, che rischiano di sovrapporsi alle tante già presenti. Preferisco
invece comunicare quello che questo racconto mi ha trasmesso. In estrema
sintesi, per tutti, si tratta della storia della rinascita di una donna, ottenuta grazie
ad un fatto straordinario ed inatteso, che le ha dato la forza per reagire ad
un destino che l'aveva così fortemente provata. Spinta dal coraggio e dalla determinazione che gli ha infuso la
sua incredibile esperienza. Questo è quello che trasmette genericamente il
romanzo. Ed io sono perfettamente d’accordo, ma quello che manca in molte
analisi è quello che per me ha un grandissimo valore. Questo romanzo
rappresenta concretamente quello in cui io credo da sempre. La lettura può
essere il fondamentale veicolo per una rinascita. Una storia in gran parte
romanzata e dolcemente folle ma che trasmette un messaggio fondamentale. La
lettura (e la scrittura) può essere il potente propellente che porta a reagire
ad un fatto negativo. La De Cupis da una personale interpretazione di questo
concetto ma per me contiene un importante fondo di verità. I libri salvano. In
questo caso non solo leggerli ma anche scriverli. Questo è l’aspetto che voglio
porre in evidenza, essendo io stesso un drogato di storie e di parole. Un libro,
dicevo, che pur partendo da un fatto drammatico fa vivere ad Anna una vicenda
che ogni lettore vorrebbe poter interpretare. Io per primo. Come in una favola
al limite del reale, ma che regala emozioni intensissime: rabbia, frustrazione,
dolore, gioia. Una storia originale scritta con un trasporto ed una capacità di
emozionare rare. Parole, frasi, sensazioni pronunciate o vissute dai
protagonisti mai mielose anzi spesso dolorose e dure, che concedono poco al
sogno. Una vicenda che solo nel finale concede un po’ di tregua e permette di soffiare
via il respiro, fino a quel momento trattenuto. Un romanzo in parte
autobiografico, che è servito all’autrice per mettere su carta esperienze drammatiche
vissute per poterle, in qualche modo, superare e lasciarle andare, facendole
prendere in carico dai personaggi usciti dalla sua penna, e che a noi ha regalato
emozioni difficilmente ripetibili. Un libro che vi raccomando. Dimenticavo di
dire una cosa per me fondamentale. Il romanzo è stato autopubblicato. E’ risaputo
quanto io apprezzi questa via a disposizione di chi scrive per trasmettere al
lettore il proprio talento. Non so se percorrere questa strada sia stata una
scelta obbligata o una precisa volontà dell’autrice. Mi va solo di ribadire che
spesso negli autopubbblicati si annidano delle perle che le case editrici
possono solo immaginare. Complimenti.
valutazione: più che buono
genere: narrativa
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