lunedì 14 dicembre 2020

L'UOMO NERO NON ESISTE

 



L'UOMO NERO NON ESISTE S. De Cupis

L'uomo nero non esiste è un romanzo scritto da Simona De Cupis. L’autrice con questa opera, uscita nel settembre di quest'anno, segna il suo debutto nel mondo della scrittura. Lo fa con una storia originale e molto particolare. La protagonista è Anna, una ragazza di ventisette anni che abita a Roma, dove è anche ambientato il racconto. Da giovanissima ha subito una grave violenza che ne ha segnato l'esistenza, e continua a farlo tutt'ora, in età adulta. Lavora come cameriera, in un pub gestito da Angelica. Ha come compagni di lavoro la sua amica Beatrice e Daniele, neanche troppo segretamente invaghito di lei. Per sfuggire ad una realtà spesso dolorosa si rifugia nella lettura dei suoi amati libri. Uno in particolare è il suo preferito, che conosce quasi a memoria. Lei stessa si cimenta spesso nella scrittura di racconti ed ha il sogno di completare un romanzo iniziato da tempo. Anna ha un carattere impossibile: duro, freddo, scostante, ha giustificabilissimi motivi per averlo, ma spesso la rende insopportabile. Fa quasi tenerezza nei suoi strenui tentativi per non lasciarsi andare alle emozioni. Un carattere che l’autrice costruisce senza concessioni, senza indulgenze. Scalfire quel muro di granito sarà un’impresa titanica. Il ricordo di quella violenza la fa vivere come sospesa. Nessuno riesce a capire il suo dolore, ed i suoi comportamenti. Procedendo con la lettura si svelano, a poco a poco, tanti avvenimenti importanti che le hanno fatto prendere decisioni anche dolorose, come il distacco quasi totale dalla propria famiglia, colpevole di non averla sostenuta dopo quei drammatici fatti. Una vita che non ha una direzione precisa e che è dominata dal ricordo di quel maledetto giorno, nel quale un uomo nero, cosi lei lo ricorda, l’ha immobilizzata impedendole di poterlo vedere in faccia. Le ha rubato l’anima, strappandole l’innocenza, privandola della gioia di vivere. Spesso va in libreria per cercare nuove storie in cui tuffarsi e far galoppare la sua fantasia, per curare il suo “male”. In una di queste “spedizioni” fa un incontro particolare, che le sconvolgerà la vita. Questo romanzo ha ricevuto tanti, meritati, attestati di stima. E’ stato analizzato e discusso insieme all’autrice in tantissime occasioni, ed in tanti blog di lettura. Non mi dilungherò quindi in analisi approfondite, che rischiano di sovrapporsi alle tante già presenti. Preferisco invece comunicare quello che questo racconto mi ha trasmesso. In estrema sintesi, per tutti, si tratta della storia della rinascita di una donna, ottenuta grazie ad un fatto straordinario ed inatteso, che le ha dato la forza per reagire ad un destino che l'aveva così fortemente provata. Spinta dal coraggio e dalla determinazione che gli ha infuso la sua incredibile esperienza. Questo è quello che trasmette genericamente il romanzo. Ed io sono perfettamente d’accordo, ma quello che manca in molte analisi è quello che per me ha un grandissimo valore. Questo romanzo rappresenta concretamente quello in cui io credo da sempre. La lettura può essere il fondamentale veicolo per una rinascita. Una storia in gran parte romanzata e dolcemente folle ma che trasmette un messaggio fondamentale. La lettura (e la scrittura) può essere il potente propellente che porta a reagire ad un fatto negativo. La De Cupis da una personale interpretazione di questo concetto ma per me contiene un importante fondo di verità. I libri salvano. In questo caso non solo leggerli ma anche scriverli. Questo è l’aspetto che voglio porre in evidenza, essendo io stesso un drogato di storie e di parole. Un libro, dicevo, che pur partendo da un fatto drammatico fa vivere ad Anna una vicenda che ogni lettore vorrebbe poter interpretare. Io per primo. Come in una favola al limite del reale, ma che regala emozioni intensissime: rabbia, frustrazione, dolore, gioia. Una storia originale scritta con un trasporto ed una capacità di emozionare rare. Parole, frasi, sensazioni pronunciate o vissute dai protagonisti mai mielose anzi spesso dolorose e dure, che concedono poco al sogno. Una vicenda che solo nel finale concede un po’ di tregua e permette di soffiare via il respiro, fino a quel momento trattenuto. Un romanzo in parte autobiografico, che è servito all’autrice per mettere su carta esperienze drammatiche vissute per poterle, in qualche modo, superare e lasciarle andare, facendole prendere in carico dai personaggi usciti dalla sua penna, e che a noi ha regalato emozioni difficilmente ripetibili. Un libro che vi raccomando. Dimenticavo di dire una cosa per me fondamentale. Il romanzo è stato autopubblicato. E’ risaputo quanto io apprezzi questa via a disposizione di chi scrive per trasmettere al lettore il proprio talento. Non so se percorrere questa strada sia stata una scelta obbligata o una precisa volontà dell’autrice. Mi va solo di ribadire che spesso negli autopubbblicati si annidano delle perle che le case editrici possono solo immaginare. Complimenti.

valutazione: più che buono

genere: narrativa


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