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sabato 26 dicembre 2020

LA TANA DEL POLPO

 



LA TANA DEL POLPO G. Lupo

La tana del polpo è il primo romanzo scritto da Giorgio lupo, pubblicato dalla Augh! edizioni. Si tratta di un romanzo thriller ambientato in Sicilia e più precisamente a Termini Imerese. Il protagonista è Placido Tellurico, commissario di polizia da poco trasferitosi a Termini, proveniente dal commissariato di Palermo. Nel capoluogo siciliano il commissario Tellurico ha chiuso brillantemente molti casi difficili, alcuni anche con le maniere forti, da qui il soprannome “u mazzolu”, ma ha voluto allontanarcisi a causa dell’unico grave errore che ha macchiato indelebilmente la sua coscienza. Ha fatto finire in carcere, ed ancora sta scontando la pena, una persona innocente. La sua vita quel giorno cambiò irrimediabilmente; la sera l’arresto sbagliato, il giorno l’abbandono della moglie. Attraverso una mail spedita da Caracas, infatti, Federica lo lascia per sempre, affidandogli senza troppi rimorsi anche la piccola Frida, la loro bambina. Risultato una vita, la sua, distrutta. La necessità quindi di allontanarsi da Palermo per andare a vivere in un centro più a misura d’uomo, con meno pressioni, ma anche per stare vicino ai Geraci, questo il cognome dell’uomo in carcere a causa sua, nella speranza forse di essere perdonato. Nel frattempo aiuta la moglie e la figlia finanziariamente, anche se questo non basta per alleggerirlo dai sensi di colpa. Nella città di Termini, anche lei protagonista del racconto, grazie alle puntuali descrizioni dei suoi luoghi simbolo, per fortuna non succede granché e può continuare a rimuginare sui suoi errori ed a pensare con nostalgia al suo matrimonio. Deve occuparsi soprattutto di piccole beghe o di ladruncoli piuttosto maldestri. Sopravvive così, assediato dai rimorsi e dai rammarichi. Vive in un appartamento di un enorme palazzo chiamato Denver insieme alla figlia undicenne. Una mattina, mentre si sta recando in commissariato riceve una telefonata dall’ispettore Lo presti. Gli comunica che è stato ritrovato, in aperta campagna, un corpo di una donna. La macabra peculiarità è che il cadavere è senza testa. Inizia cosi un’indagine complicata nel corso della quale avverranno altri omicidi, sempre con lo stesso modus operandi. Non sarà un’indagine semplice e il commissario dovrà utilizzare tutte le sue capacità deduttive, con l’aiuto fondamentale della sua squadra, per assicurare alla giustizia il colpevole che proprio come il polpo, che si cela perfettamente nella tana per evitare di essere predato, rimane abilmente nell'ombra. L’autore regala al genere thriller una nuova figura di ispettore. Placido Tellurico, è un personaggio complesso: tormentato e cinico, burbero e disincantato non si ritiene un buon poliziotto ed a dispetto dei suoi tanti successi ricorda con grande dolore, e più vividamente, le sue sconfitte. Si sente spesso inadeguato e non è certamente un tipo accomodante. È capace però di grandi slanci di umanità, e di salvifiche dosi di ironia e sarcasmo. Lupo costruisce un thriller molto coinvolgente con personaggi che si fanno ricordare con piacere, soprattutto il commissario, per i quali si prova immediata simpatia. La trama è molto articolata e l'autore è bravo a far immaginare una conclusione, perfino scontata delle indagini, per poi farle cambiare direzione improvvisamente e rimescolare le carte. Ho rilevato solo un paio di soluzioni, a mio parere, forse eccessivamente ardite, che ovviamente non approfondisco per evitare di rivelare troppo di un thriller comunque molto avvincente e coinvolgente. Complimenti all'autore. Consigliato.

valutazione: buono

genere: 2thriller

 


martedì 3 novembre 2020

LA TRACCIA DEL PESCATORE

 




LA TRACCIA DEL PESCATORE R. Castelli

La traccia del pescatore è il secondo libro scritto da Roberta Castelli, classe ’78, torinese di nascita ma siciliana di adozione, terra che ama profondamente. Globetrotter, non per turismo ma per scelta di vita, ha girato un po’ l’Italia (Torino, Milano, Catania e Toscana) ed ora si è stabilita in Austria (Vienna) dopo una capatina in Germania. Prima blogger ed appassionata fotografa ed ora, spero, scrittrice a tempo pieno. Perché tutto questo preambolo prima di parlare del libro? Semplicemente perché sento di doverglielo. Perché vorrei che questo suo romanzo diventi “famoso”, e che lo diventi anche lei (e con questo libro i presupposti ci sono tutti) ed allora una piccola biografia e d’obbligo. Il romanzo prima di tutto. Il libro racconta di una indagine seguita dal commissario Vanedda, siciliano doc, e dai suoi validi ed esilaranti collaboratori, l’ispettore Vaccaro e l’agente Caruso. E’ stato compiuto un omicidio in un B&B di Lachea. La vittima si chiamava Vincenzo Consoli. Il commissario comincia ad indagare e con calma e perseveranza riesce a dipanare la matassa (neppure troppo ingarbugliata per la verità) e ad arrestare il colpevole. Il commissario Vanedda è un personaggio particolare: cocciuto e determinato quanto leale e ironico. Convive con un uomo, Gerlando, che avrebbe voluto lasciare la Sicilia e non perde occasione per ribadirglielo. Lo avrebbe voluto fare a causa di un ambiente che considera pieno di pregiudizi.  Ma lui non ci pensa neppure, ama la sua terra, un po’ meno quella parte dei suoi abitanti, bigotti e retrogradi, che non vedono di buon occhio un uomo di giustizia con inclinazioni omosessuali, ma non si arrende e trova dalla sua parte persone bellissime come il suo ex professore di scuola, che lo sostiene e lo incoraggia. Non ha più la mamma, ed ha un padre molto anziano a cui badare. Ora le mie considerazioni personali. Il libro è stata una vera sorpresa. Mi ha conquistato dalle prime pagine, una lettura che mia coinvolto e stregato. Personaggi che ti entrano nel cuore, più di tutti ovviamente il commissario. Ironico e istrionico, sempre pronto ad aiutare malgrado qualche volta appaia burbero e poco paziente. La scrittura della Castelli è divertente e non annoia mai. Inserisce spesso parole in dialetto ma non rendono la lettura più difficoltosa, anzi fanno da contrappunto “necessario” per mantenere la storia sempre sull’onda della leggerezza e della simpatia. Non appesantisce ma arricchisce i dialoghi e le scene. Sono termini ormai comuni e comunque di facile comprensione. Sarà che io adoro la parlata siciliana ma in questo libro obbiettivamente è utilizzato sempre a proposito. Tutti i personaggi contribuiscono, a modo loro, alla soluzione del caso e non ci sono personaggi, anche di contorno, fuori contesto o inutili tutti hanno importanza e sono ben “utilizzati” dalla Castelli. Forse la trama gialla è un po’ debole ma non credo che questo fosse l’obbiettivo principale dell’autrice, cioè quello di scrivere un giallo con situazioni ad alta tensione e suspence allo spasimo, ma piuttosto quello di scrivere un giallo che vira alla commedia, divertente, ironico, scorrevole e con personaggi che si fanno ricordare volentieri. Obbiettivo, a parer mio, ampiamente raggiunto. Oso dire una cosa, che ribadisco, è un parere assolutamente personale: tra tanti commissari che spacciano per essere il nuovo Montalbano, Vanedda è quello che gli si avvicina di più. Ha delle peculiarità che lo differenziano in maniera netta da Montalbano ma l’atmosfera che si respira, i collaboratori stralunati, l’ironia nei dialoghi, e la naturale simpatia che suscita lo avvicinano molto. Si badi non ho parlato di Camilleri che rimane unico e inimitabile ma ritengo Vanedda il degno erede del commissario Montalbano. Complimenti all’autrice alla quale auguro tanta fortuna e che spero di aver presto occasione di rileggere. Con una nuova avventura di Vanedda, si intende.

valutazione: piu che buono

genere: 1giallo

 


L'ASSASSINO CI VEDE BENISSIMO

 





L'ASSASSINO CI VEDE BENISSIMO C. Frascella

L’assassino ci vede benissimo è il terzo romanzo, scritto da Christian Frascella, con protagonista l’ex poliziotto, ora investigatore privato, Contrera. Questa nuova (dis)avventura di Contrera si sviluppa, nel tempo di 24 ore di un novembre freddo e nebbioso, nel solito quartiere multietnico di Torino: Barriera di Milano. Quartiere nel quale sono ambientati tutti i gialli con protagonista l’investigatore privato più scalcinato e combina guai del globo. Più che un quartiere multietnico, Barriera di Milano è diventato ormai terreno franco per ogni genere di commercio: spaccio, ricettazione, prostituzione ecc… Gli abitanti onesti del quartiere, italiani e non, sono esasperati e temono che presto si arriverà ad una violenta resa dei conti. La convivenza tra varie etnie sta diventando sempre più difficile, ed alcune frange di violenti stanno ultimando i preparativi per compiere pericolose rappresaglie. In questo clima di grande tensione comincia la giornata di Contrera che, lasciata la casa di Erica, la donna che ama, si reca nel suo “ufficio”: un angolo di una lavanderia a gettoni costituito da due sedie ed un frigo zeppo di birre Corona. La lavanderia è gestita dal suo amico Mohamed ed è proprio lui ad affibbiargli il primo incarico di giornata, farsi restituire i soldi da un concessionario disonesto e maneggione che ha venduto un’auto ammalorata al suo amico Abdellah, che lo ha lasciato a piedi pochi km dopo essere uscito dal concessionario. A nulla sono valsi i suoi tentativi di farsi ridare i soldi. Qui entra in gioco Contrera: cercare di riavere, dal concessionario, quanto pagato da Abdellah. Questo è solo il primo degli accidenti che deve risolvere il detective quel giorno, perché ormai deve accettare qualsiasi tipo di incarico, bello o brutto che sia, visto le sue notevoli difficoltà economiche. Siamo giunti al terzo appuntamento delle indagini di Contrera e per chi conosce i precedenti romanzi la sua storia non fa più specie. Si sa che è un ex poliziotto, defenestrato dall’arma per aver tentato di smerciare droga sequestrata durante una retata. Da lì è cominciata la sua inesorabile discesa all’inferno. Quella scelta scellerata, quell’impulso dettato dall’avidità, lo ha rovinato per sempre. Il padre, valoroso poliziotto integerrimo e coraggioso, si è suicidato per il dolore. La moglie lo ha lasciato. La figlia ha preso ad odiarlo. Tutti gli hanno voltato le spalle trattandolo come un appestato. Ora, senza più soldi ed una casa, vive da sua sorella, adorato dai nipoti ma detestato dal cognato. Vive grazie ai casi che gli affidano gli abitanti di Barriera di Milano, che gli permettono cosi di sfruttare la licenza da investigatore privato avuta grazie ai buoni auspici del tenente Baseggi, l’unico che in polizia ancora lo sopporta. I suoi compiti principali ora sono quelli di pizzicare coniugi infedeli e figli tossici, o spacciatori, all’insaputa dei genitori. Qualche volta salta fuori qualche incarico “particolare”, spesso invece i guai se li va a cercare lui stesso, perché ovunque vada succede sempre qualcosa. Come in questa terzo capitolo, quando si trova da Basim per mangiare un kebab, e mentre si trova nel retro, alla ricerca di un bagno, nel locale viene compiuto un omicidio, anzi due. Lui si trova in qualche modo invischiato e non può far altro che occuparsene. I romanzi con protagonista Contrera sono un appuntamento imperdibile per i fans, come me, di Frascella. Il suo modo di scrivere conquista, coinvolge e diverte. Scrive sempre storie molto originali, intrise di ironia e sarcasmo, con dialoghi brillanti e personaggi irresistibili. Come in questo. L’ennesimo romanzo scritto da Frascella che scende piacevolmente giù nello stomaco: veloce, fresco, frizzante, proprio come una birra Corona. Questa volta però bisogna sottolineare che Contrera, per mano di Frascella, ha probabilmente passato il segno. Pur riconoscendogli il solito istrionismo e la solita sfacciataggine nell’affrontare il pericolo, ed anche l’ennesima prova di altruismo verso gli ultimi, va rimarcato come questo suo lasciar correre nei confronti di spacciatori e delinquenti, a vario titolo, che “operano” in Barriera forse è eccessivo. E’ vero che sono persone che lui sente particolarmente vicine, essendo lui stesso un individuo corrotto ed inaffidabile, però rischia, unito al suo palese fallimento come uomo, padre e compagno, di farlo diventare un personaggio eccessivamente negativo. Finale dolceamaro che lascia molte cose in sospeso. Sperando che nel prossimo romanzo la vita di Contrera possa trovare un po’ di pace faccio i complimenti all’autore per questa ennesima ottima prova. Consigliato.

valutazione: buono

genere: 1giallo


sabato 31 ottobre 2020

LE MIE VALUTAZIONI OTTOBRE 2020

 





ottobre 2020


Il passato ha un prezzo                    ⭐⭐⭐⭐

La tana del polpo                             ⭐⭐⭐⭐

La traccia del pescatore                   ⭐⭐⭐⭐ ★

Fuoritempo                                        ⭐⭐⭐⭐

L'assassino ci vede benissimo          ⭐⭐⭐⭐

Giallo Solidago                                  ⭐⭐⭐⭐ 






mercoledì 21 ottobre 2020

GIALLO SOLIDAGO

 




GIALLO SOLIDAGO S. Censi

Giallo solidago è un romanzo giallo scritto da Simone Censi, edito dalla casa editrice 0111. Il racconto inizia con un dialogo surreale tra uno scrittore e la propria coscienza, perchè vuole scrivere un romanzo thriller. Il loro scambio di battute sarà una costante per tutto il libro. La sua vocina interiore sarà sempre li ha pungolarlo, in un confronto continuo e molto divertente. Il romanzo, ragiona lo scrittore, che viaggia su un treno e che fugge da qualcosa, per avere successo deve avere determinate caratteristiche ed anche i personaggi devono essere interessanti ed attirare quanti più lettori possibile. Con queste considerazioni in testa inizia cosi a scrivere una storia, che si dipanerà per tutto il libro. La vicenda è ambientata a Borgo Alba un paesino, di fantasia, nell’entroterra marchigiano. Il protagonista è il commissario Morelli spedito in questo sperduto posto come punizione per acclarata inefficienza. Gli tocca una vera grana: un duplice omicidio compiuto alla stazione del paese. Mai successo un casino del genere a Borgo Alba. Non sa assolutamente che pesci pigliare cosi elegge a factotum il suo vice Segapeli che invece è un mostro di precisione e operosità. Il nostro commissario deve anche fare i conti con una vita privata complicata che si è inguaiata ancora di più da quando è stato trasferito. Sua moglie Pina, che lui ama moltissimo, per punizione di essere finita li, in quel luogo fuori dal mondo, ormai non lo considera più, lo evita come la peste e per comunicargli qualcosa usa dei post it attaccati al frigorifero, perennemente vuoto. Ha anche una figlia che studia a Bologna ma non sa bene cosa L’indagine si presenta subito difficile. Viene arrestato un sospettato ma forse non è la strada giusta. Ed allora deve cominciare ad indagare sul serio. Attraverso alcune intuizioni e col fattivo ed indispensabile aiuto di Segapeli riuscirà a compiere una vera impresa. Censi ci regala un romanzo originalissimo, a partire dai nomi dei protagonisti, che è giunto in finale alla seconda edizione del Premio letterario 1 Giallo x 1.000. Una struttura narrativa complessa in cui si intersecano tre storie: la prima, in ordine di apparizione, riguarda il ritrovamento, in chiesa, da parte di Don Gino, di un uomo che ha perso la memoria e l’uso della parola; la seconda è il dialogo tra lo scrittore e la sua coscienza; la terza, e più importante, è l’indagine del commissario Morelli. Tutte troveranno soluzione nel finale.  Tutte sono state condotte con grande capacità riuscendo a dare ad ognuna un ruolo importante per la buona riuscita del romanzo. Una vicenda, la principale, che ci offre un commissario inefficiente, scorretto, che si ciba di cibo cinese da asporto, ma anche dotato di grande umanità e simpatia. Morelli va contro ogni stereotipo del commissario tipo anzi è proprio la sua antitesi. L’autore ci conduce cosi, con  piacevolezza, ad un finale scoppiettante dove finalmente Morelli diventerà, suo malgrado, protagonista. Un romanzo unico, ben scritto e sviluppato, con un commissario che mi auguro non abbia esaurito completamente i suoi compiti e possa ancora intrattenerci con qualche altra divertente indagine. Va detto che il libro scorre bene, ed intrattiene piacevolmente tra battute e situazioni divertenti, ma non deve essere dimenticato che è fondamentalmente un thriller. Ma anche da questo punto di vista l’autore ha fatto un buon lavoro. La trama gialla è ben strutturata, ottimamente condotta e per nulla banale. Un plauso, quindi, all’autore. Consigliato.

valutazione: buono

genere: thriller

 


venerdì 16 ottobre 2020

IL PASSATO HA UN PREZZO

 



IL PASSATO HA UN PREZZO D. Collaveri

Il passato ha un prezzo è il quinto romanzo scritto da Diego Collaveri con protagonista il commissario Mario Botteghi ed i suoi ragazzi, gli agenti Busdraghi e Mantovan. Edito dalla Fratelli Frilli editori. In questa indagine Botteghi sarà impegnato a dipanare una matassa ingarbugliatissima, che affonda le sue radici nel passato e che richiederà un grande impegno da parte della squadra che dirige, ed una grande perspicacia da parte sua. Il romanzo inizia col ritrovamento del cadavere del geometra Morelli, componente di una delle famiglie più in vista di Livorno. La scena del delitto, la posizione del corpo ed un biglietto ritrovato nei pressi del geometra, con scritto solo il nome del commissario, sono gli elementi da cui parte una indagine che farà sprofondare Botteghi nel suo passato. Vecchi nemici, ed amici diventati avversari, riaffioreranno nella sua mente e davanti ai suoi occhi, sarà costretto a far riemergere momenti passati dolorosissimi e casi già archiviati che richiedono una nuova interpretazione. Non sarà semplice venire a capo di tutto ciò che nasconde il delitto di Morelli. Botteghi correrà grossi pericoli, cosi come saranno in pericolo tanti di coloro che gli gravitano intorno. Alla fine riuscirà a chiudere l’indagine, ma non sempre le questioni aperte si chiudono come si vorrebbe. In questo caso il commissario dovrà accontentarsi di aver risolto il caso di omicidio anche se ancora molte zone d’ombra permangono sull’intera vicenda. Collaveri in questo romanzo “obbliga” Botteghi a ricordare un passato che avrebbe voluto archiviare per sempre. Troppi scheletri sono presenti nel suo armadio. Tante indagini non sono andate come avrebbe voluto, soprattutto quando era ancora un semplice agente, e tante persone che credeva amiche lo hanno tradito. La sua vita è stata costellata da dolori e recriminazioni. L’indagine che deve affrontare coinvolge personaggi importanti della città di Livorno, famiglie che ne hanno condizionato il destino con i loro affari, spesso poco leciti, riuscendo a mettere propri uomini di fiducia nei posti di comando. Adesso a causa di questo enigmatico delitto riaffiorano antiche lotte di potere, nelle quali Botteghi si ritrova coinvolto suo malgrado, messo in mezzo da chi ha creduto nelle sue grandi doti investigative. L’autore terrà celato fino alle battute finali la soluzione del caso. Spiazzando più di una volta il lettore invitandolo ad andare in una direzione per poi prenderne subito un’altra. Diego Collaveri ha grandi capacità nel raccontare e nel coinvolgere. Ritmo sostenuto e grande attenzione per ogni particolare caratterizzano la sua scrittura. Una storia che si lega fortemente alle vicende raccontate nei precedenti quattro capitoli, ed è questo per me l’unico suo limite. Questo romanzo si può leggere tranquillamente in autonomia, però i fans più assidui del commissario Botteghi avranno modo di apprezzare maggiormente questa quinta indagine proprio per il fatto di conoscerne l’intera storia. Emerge chiaramente, leggendo il romanzo, l’esperienza dell’autore nel creare aspettativa e colpi di scena grazie alla sua lunga esperienza nel genere giallo. Conosce bene i “tempi” di un’indagine e di quando inserire situazioni che creano sorpresa. Va anche evidenziata la meticolosa ricostruzione storica di avvenimenti accaduti all’inizio del 900. Un libro da leggere per entrare nel mondo di Botteghi per poi recuperare tutte le precedenti indagini. Complimenti all’autore.

valutazione: buono

genere: thriller

 

 


martedì 6 ottobre 2020

FUORITEMPO

 


FUORITEMPO F. Pasqua

Fuoritempo è un romanzo di narrativa scritto da Francesco Pasqua e pubblicato dalla casa editrice Porto seguro. Il protagonista è Christian. All’inizio del libro racconta della sua breve storia d’amore, che attualmente sta vivendo, con una studentessa del corso universitario nel quale lui è assistente alla cattedra. Lui ha 37 anni lei 20. Lui è molto titubante, non riesce a decidersi se quella storia può avere un futuro oppure no. Giordana non ha tempo di aspettare, si mette con un ragazzo e quando lui si decide a proseguire la storia lei lo lascia e, nel farlo pronuncia, tre parole che scatenano in lui un groviglio di emozioni e di ricordi. Le parole sono “sei fuori tempo”. Da qui comincia un profondo tuffo nei suoi ricordi perché “sei fuori tempo” era un rimprovero che gli facevano tutti quando era giovanissimo. Precisamente la sua mente viene trasportata al 1986, quando aveva 12 anni. Ci racconta cosi gli intensi giorni che visse quell’anno a Scarlatti, le sue giornate trascorse tra la scuola e gli amici del paese. Christian si sentiva fuori tempo, spesso dimostrava anche di esserlo, semplicemente perché quell'anno era innamorato di una sua coetanea e per lei aveva scritto una lettera e fino a quando non fosse riuscito a consegnargliela era sicuro che si sarebbe sentito sempre un po’ sfasato, distratto, storto. Il fatto è che lui aveva timore a consegnargliela, perché lì c’era la sua dichiarazione d’amore e aveva paura che lei potesse farsi una bella risata e gettarla nel cestino, così rimandava, rimandava, rimandava...Da qui nasce un bellissimo racconto di quell'anno, spensierato e frenetico ma anche, ad un certo punto drammatico e pericoloso. Questo romanzo racconta di Christian e del suo amico Rosario, grandi appassionati di musica metal, sempre insieme a cavallo delle loro biciclette; racconta di Sonia, la bambina di cui è innamorato Christian, e di un suo misterioso allontanamento; dei suoi genitori, della sorella e del bullo del paese di nome Melo. E di tanti altri, che rendono questo romanzo effervescente e dinamico. Per motivi legati alla salute della mamma Christian è costretto a tornare a Scarlatti dopo un’infinità di tempo. Ormai vive a Roma da anni ed al paese d’origine non ci è mai più voluto tornare se non per qualche sporadica apparizione alle feste comandate e senza mai avvisare nessuno, dei suoi vecchi amici, del suo arrivo. Giunto al paese, come immaginava, ogni cosa, ogni discorso lo riporta con la mente a quel 1986 che cambiò per sempre la sua fanciullezza. Un libro pieno di riferimenti cinematografici e musicali. Emozionante soprattutto per chi, come me, in quell’anno aveva pressappoco l’età di Christian, ed ha avuto le stesse passioni. Un libro che va veloce come i protagonisti, un romanzo tenero ma anche aspro e duro. Una storia che regala malinconia ma anche tanti sorrisi. Una storia di piccoli uomini in crescita, scritta bene e con grande passione. Un romanzo che merita assolutamente di essere letto. A me il suggerimento è giunto da uno scrittore che ho scoperto recentemente e del quale ho molto apprezzato il suo ultimo romanzo. Non si è sbagliato. Un libro molto coinvolgente e mai banale. Complimenti.

valutazione: buono

genere: narrativa