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giovedì 23 maggio 2024

LE MIE VALUTAZIONI MARZO/APRILE 2024

 





MARZO/APRILE


una storia sbagliata                      ⭐⭐⭐⭐

la ninnananna degli alberi            ⭐⭐⭐⭐★

querida                                         ⭐⭐⭐⭐ 

cento giorni che non torno           ⭐⭐⭐⭐ 


un nuovo giorno a wonderson...   ⭐⭐⭐⭐ 

nessuna traccia dell'assassino       ⭐⭐⭐⭐

cadere                                            ⭐⭐⭐⭐ 

cella numero 23                            ⭐⭐⭐⭐  

nuvole grigie                                ⭐⭐⭐★





lunedì 29 aprile 2024

LE VITE NASCOSTE DEI COLORI

 


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Le vite nascoste dei colori - Laura Imai Messina

recensione a cura di Patrizia Zara

 

Voglio andare a Kyoto. Voglio cercare Mio, la stravagante principessa dei colori e Aoi, il sensibile principe del trapasso: i due numeri primi nipponici.
Accompagnata da Mio voglio risposarmi per indossare il Shiromuku, l'abito tradizione giapponese con i suoi innumerevoli strati e i suoi preziosi ricami. Voglio infarinarmi di bianco il volto e dipingere le labbra in verticale di rosso.
Con Aoi voglio assistere a una cerimonia funebre con il rituale buddhista e piangere con i "Rimasti", in un rispettoso silenzio, nel momento del trapasso di un'anima verso l'infinito.
Voglio guardare con gli occhi di Mio, che ha uno spettro di percezione elevato al quadrato, e vedere tutti i colori e le tonalità del mondo e le loro innumerabili sfumature. Voglio percepire con gli occhi di Aoi il colore, quel solo colore, che contenga tutti i colori dell'amore.
Ecco che cosa ho desiderato dopo la lettura di questo romanzo dal sapore orientale. Già, poiché è diverso nel ritmo, nelle parole, nei suoni, nei modi.
L' Oriente è opposto all'occidente. L'Est e l'Ovest. L'alba e il tramonto. L'aurora e il crepuscolo. Il giorno e la notte. L'inizio e la fine. La vita e la morte.
Tuttavia ogni forma contiene il suo contrario. Ogni opposto include il suo complementare. E viceversa.
Da ciò, sebbene il romanzo sia ambientato in una terra del Sol Levante, dopo le lettura mi sono resa conto che comunque i colori delle emozioni, delle paure, della gioia e del dolore, dell'amore, del tradimento e della fedeltà, della vita e della morte non hanno confini, né tradizioni, né riti.
Per questo ho avuto il  desiderio di specchiarmi per individuare il colore che mi definisse, anche qui, nel mio luogo occidentale (un pasticcio di tinte accecanti).
Ho guardato mio marito e gli ho dato un colore (non so se è contento che lo chiami verde acqua!) E mi sono chiesta: ma qual è il colore che ci unisce? (Ci sto pensando ancora).
"La vita nascosta dei colori" è un romanzo magico, è un saggio sui riti giapponesi, è un insieme di riflessioni.
Ma è soprattutto un romanzo d'amore e di cauti colpi di scena; di segreti celati fra le stoffe e i ricami.
Con il suo ritmo cadenzato e morbido, simile allo sfogliare di un album di ricordi, in un'intima deflagrazione di emozioni, è  il rivelarsi delle vite, così tremendamente umane, nascoste fra le innumerevoli tinte dei colori
È il dolce sapore di un Chupa Chups  succhiato fra le labbra per addolcire l'ineffabile destino di ogni essere vivente.
È l'incontro delicato di due corpi impauriti dalle loro diversità, l'uno che immerge l'anima nei colori dell'altro, e questo ne beve l'arcobaleno dal calice dell'amore.
E' la sconfitta della paura poiché  "se non tolleri che tutto finisca, come puoi accettare che inizi?"
Da leggere malgrado qualche passo ripetitivo di troppo.

"A Sabrina, la mia amica color rosa pesca, che mi ha regalato il libro.
Un dono graditissimo”


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2021


domenica 28 aprile 2024

NUVOLE GRIGIE




 


Nuvole grigie - Stefania Tedesco

recensione a cura di Gino Campaner

 

📖Spiccioli di trama: Maurizio Righetti, cardiologo, viene ucciso nel suo yatch durante una gita in mare organizzata per poter radunare tutti gli amici più cari perché deve fare una comunicazione importante. Purtroppo però viene assassinato prima che possa parlare ed allora del motivo di questa gita lo si saprà dalle indagini svolte dal commissario Cecilia Orlandi e dalla sua squadra. Attraverso gli interrogatori dei partecipanti alla festa si verranno a sapere molte cose delle loro vite e del loro carattere. Saranno rivelati tanti particolari che metteranno sulla strada giusta Cecilia. 

 

🔥Punto di forza: certamente il ritmo del racconto. Non ci si annoia mai e si arriva al termine del romanzo senza quasi accorgersene. Poi l'ironia che pervade tutto il libro. Si sorride spesso e volentieri. I personaggi creati dalla penna della Tedesco. Tutti ben tratteggiati e curiosi. 



🙁Punto debole: un po' la trama gialla, la storia è molto interessante, soprattutto all'inizio, e promette bene ma la soluzione a parer mio è un po' troppo rapida e semplice, non prevede colpi di scena particolari. Il lettore rimane agganciato al romanzo soprattutto grazie alla capacità dell'autrice nello scrivere, quello si sempre coinvolgente. 



🏁Finale: il finale vede la soluzione del caso, senza perdite eccellenti. Solo quella dell'assassino, che è necessariamente uno dei partecipanti al party, che verrà assicurato alla giustizia e che è un nome imprevedibile e a sorpresa. 



🎓Giudizio complessivo: ⭐⭐⭐★
come prima opera non c'è male soprattutto perché è scritto molto bene, si legge con piacere senza orpelli narrativi non necessari ma con idee originali, con tanta ironia e con personaggi indovinati. Sono molto curioso di leggere la seconda indagine della commissaria Orlandi uscita molto recentemente. 

 

sabato 27 aprile 2024

ORFANI BIANCHI

 




📚Orfani Bianchi - Antonio Manzini 📚

recensione a cura di Alice Bassoli

🌟🌟🌟🌟🌟

 🌸 Se c'è un libro che mi ha rapito il cuore, è sicuramente "Orfani Bianchi" di Antonio Manzini. Una storia che si insinua nell'anima, che mi ha lasciata con un groppo in gola e il desiderio di non lasciar andare mai i suoi personaggi.

 

💔 Mirta, una donna moldava in fuga da un passato di miseria, è il cuore pulsante di questo romanzo. Accudisce gli ultimi momenti di vite spente, immergendosi nell'intimità di chi ha perso ogni speranza. E lo fa con una forza e una bellezza che ti toccano nel profondo.

 

🕊️ Manzini dipinge un quadro spietato della società contemporanea, senza risparmiare nessuno dei suoi personaggi. Ci mostra la disperazione, la solitudine, ma anche la resilienza e la tenerezza nascosta dietro le facciate fragili.

 

😢 Questo libro va oltre le aspettative, superando ogni confine con una narrazione commovente, autentica e profondamente umana. Non dimenticherò mai Mirta e tutti gli altri protagonisti, perché le loro storie sono diventate parte di me.

 

🎉 Meraviglioso, assolutamente consigliato. Grazie, Antonio Manzini, per avermi regalato un'esperienza di lettura così intensa e indimenticabile.


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2016


venerdì 26 aprile 2024

IL FIGLIO DEL PADRE

 




Il figlio del padre - Victor Del  Arbol -

recensione a cura di Lilli Luini


Non voglio ingannarti, tutto quello che hai sentito su di me, e anche quello che non hai sentito, è vero: ho sequestrato Martin Pearce, l’ho infilato nel bagagliaio della mia auto e ho guidato per più di mille chilometri fino alla Casa Grande. Una volta lì l’ho torturato per tre giorni e tre lunghe notti e l’11 novembre del 2010 l’ho ucciso sparandogli due volte in testa. Poi ho chiamato la polizia e mi sono seduto ad aspettare.

Comincia così, con la confessione di Diego Martín, questo romanzo contemporaneo spagnolo, ma non è un giallo e nemmeno un noir. Non solo, almeno, e non in senso classico. È piuttosto la storia di una famiglia sui cui componenti maschili pare gravare una maledizione che li conduce alla violenza, alla sopraffazione, all’incapacità di comunicare.

La storia si snoda su diversi piani narrativi che cronologicamente vanno dalla fine della guerra civile spagnola (1939) fino al 2010 e prende l’avvio con la morte di Antonio, padre di Diego. I due non si parlano da moltissimi anni ma è proprio a questo figlio ripudiato che l’uomo lascia la Casa Grande, cioè la casa di famiglia in una valle dell’Estremadura. Prendere contatto con i luoghi della sua infanzia e partecipare al funerale del padre per Diego significa riaprire ferite che credeva di aver curato.

L’autore, partendo dalla vicenda di Simon, nonno di Diego e padre di Antonio, ripercorre la storia di famiglia e la Storia spagnola, la guerra, gli anni del franchismo, la migrazione dalla campagna alla città, il difficile ritorno alla democrazia.

I Martin vivono in una regione povera, l’Estremadura, servi di una famiglia potente a cui solo asserviti in totale passività, che si riflette nella violenza che i padri e anche le madri sfogano sui figli.  Anche quando si ritrovano scacciati e senza mezzi di sostentamento, catapultati in una vita tutta da ricostruire, non trovano la strada per rimanere uniti.

Simon scaccia e rinnega Antonio, che a sua volta scaccia e rinnega Diego. Quest’ultimo però decide di prendere in mano la propria vita e rompere con il passato, ricostruendosi completamente e a prescindere dalla figura del padre. Ma la morte di quest’ultimo rompe l’equilibrio e la sua nuova vita comincia a sfaldarsi fino ad arrivare all’omicidio.

Il titolo evidenzia proprio il processo attraverso il quale Diego scopre di essere esattamente come quell’uomo da cui voleva distinguersi ed è nella sua dolorosa confessione che ne prende atto.

Non è un romanzo facile, esige concentrazione e questo è il suo punto debole: i piani narrativi sono diversi e i personaggi che si incontrano e si intersecano sono tanti.  Altro punto debole, per un lettore impaziente, è l’inizio, che può indurre a credere di trovarsi in un libro-diario scritto in prima persona con un solo punto di vista.

Non è affatto così, le note scritte da Diego nell’Unità di Valutazione Psichiatrica a beneficio dei suoi medici sono solo un fil rouge che unisce nel presente tutti gli accadimenti passati in un fiume impetuoso e appassionante che ti prende e ti porta via.

Perché, e qui arriviamo al punto forte, è un romanzo molto bello, scritto benissimo, pagine che ti accolgono e ti avvolgono. Secondo me, per essere apprezzato in pieno va letto senza troppo centellinare. Per dirla in parole più semplici: è un libro da leggere in due o tre giorni di relax, non due o tre pagine ogni sera perché si rischia di perdere il filo.


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2022

 

 


giovedì 25 aprile 2024

GENIE LA MATTA

 




Gènie la matta - Inès Cagnati -

 Recensione di Miriam Donati

 

Un libro da leggere tutto d’un fiato fino a chiuderlo scossi e straziati.

È un romanzo feroce e spietato, una storia triste e disperata, un’opera tragica sulla vita misera tra i campi, con il lavoro senza sosta in primo piano, sulla pazzia usata come rifiuto ed emarginazione di chi fa scelte diverse, ma è soprattutto il dramma di due vite disperate escluse dalla loro comunità, e del desiderio di Gènie di difendere a ogni costo la figlia Marie dalle pene che lei ha sofferto.

Dopo uno stupro per il quale Génie è ripudiata dalla propria famiglia e messa all’indice dall’intera comunità, cresce la figlia Marie col lavoro duro nei campi per un tozzo di pane e rifugiandosi nel silenzio. Silenzio che viene considerato pazzia.

Con uno stile scabro, brusco e ripetitivo, giocato sui refrain (“Non starmi tra i piedi”, “Non ho avuto niente io”) con una voce quindi colloquiale che si mischia a tratti con una voce poetica “i suoi occhi diventavano spiagge vellutate dove danzava l’acqua popolata di stelle” racconta le vite miserabili degli emarginati spezzati come è stata spezzata Gènie e la sopravvivenza ostinata ai soprusi. La scrittura precisa, secca e tagliente lascia lo spazio essenzialmente alla storia, agli avvenimenti e ai silenzi con un ritmo ripetitivo in una sorta di crescendo emotivo che porta a un finale tragico e inevitabile. Ciò permette al lettore di “sentire” la grande paura di Marie di essere abbandonata, di avvertire la sua ostinazione prima e la sua rassegnazione poi, finendo senza alcuna speranza.

Gènie lavora tutto il giorno per nutrire la figlia, ma affettivamente la nutre di silenzi e il racconto che ne fa Marie è un infinito atto d’amore per la madre e un concentrato di sofferenza che fa distogliere lo sguardo. C’è un passaggio che si ripete nel libro quando madre e figlia si recano al lavoro nei campi e Gènie cammina rapida mentre Marie la rincorre con la paura di perderla, Gènie rallenta fino a rivedere la figlia per poi riallungare il passo e allontanarsi di nuovo. Nell’alternarsi di questa distanza tra vicinanza e lontananza si sente il desiderio della madre di tenere lontana dalla figlia le sofferenze che l’hanno segnata. Marie segue la madre nella durezza e nelle rinunce, soffrendo per la sua apparente freddezza e dovrà rinunciare a un cane, a una piccola mucca cieca, a un anatroccolo.

Piccole felicità attraversano il suo cammino: la bellezza della natura e delle stagioni che passano, l’amore che lei descrive “meno lontano” del nonno, spazi reali o immaginari lontani dal luoghi abitati, ma il male dirompe e non può essere fermato.  

Gènie, secondo sua madre che l’ha ripudiata, è meglio sia rinchiusa in un manicomio così da scomparire alla vista; è il capro espiatorio di un’intera comunità che, etichettandola come pazza si sente “normale” e virtuosa, esempio universale dell’ostracismo del diverso, del differente.

Cagnati pone l’esergo alla fine del libro, è una citazione del poeta Robert Desnos (1900 – 1945) che riassume finalmente la pietà per la protagonista: “Lasciatela dormire / Lasciate le grandi querce attorno al suo letto / Non scacciate dalla camera quell’umile margherita / mezzo sfiorita / Lasciatela dormire”.

Leggendo l’intervista dell’autrice alla fine del libro e le poche notizie sulla sua vita si ha l’impressione che la sua scrittura e il suo racconto siano esiti scaturiti proprio dal suo vissuto con gli squilibri subiti e dovuti alle differenze di cultura, di lingua, di classe sociale e anche di genere.

 

Genere: Narrativa

 Anno di pubblicazione: 2022

 


mercoledì 24 aprile 2024

DI COSA E' FATTA LA SPERANZA

 





Di cosa è fatta la speranza - Emmanuel Exitu -

recensione a cura di Connie Bandini


Emmanuel Exitu mostra il potere di  uno dei sentimenti più intensi attraverso la storia di un gruppo di allieve infermiere che operano in un ospedale da campo allestito fuori Londra. Tra tutte, però, è una quella su cui l’attenzione  dell’autore si concentra. È una spilungona che le colleghe Giraffa. È Cicely Saunders, allieva infermiera della Scuola sperimentale per infermiere Nightingale a Londra che, insieme alle compagne di corso raggiunge, il 15 ottobre 1943, un ospedale in cui comincia a prestare servizio ai feriti di guerra. Le notti insonni in corsia, tra le sofferenze di giovani corpi martoriati, spingono Cicely a realizzare che troppo spesso si resta impotenti di fronte al dolore e alla morte.

La giovane donna si ricicla  come assistente sociale sanitario e finisce per occupars idi pazienti oncologici, presso il St. Thomas Hospital.

A contatto con disperazione ed emarginazione, la giovane si rende conto di cosa davvero possa arginare la sofferenza in chi non ha più alcuna speranza di guarigione. Capisce che «prima di ogni terapia, la medicina è uno sguardo all’altro pieno di rispetto» e, una volta conseguita la laurea in Medicina, apre nel 1967 in primo hospice. Non si tratta di un luogo dove semplicemente si va a morire, ma di una casa-ospedale: una casa specializzata come un ospedale e un ospedale caldo come una casa. Una realtà, quindi, in cui il malato terminale possa vivere fino all’ultimo istante con la dignità che ogni esistenza merita.

 Emmanuel Exitu scrive un testo profondo in cui, partendo da eventi reali della vita di Cicely Saunders, sa arricchire la storia con personaggi e scene utilizzati a scopo narrativo.

Il risultato è un percorso luminoso, che va oltre la biografia, colpisce ciascun lettore e racconta la speranza dietro al dolore, l’empatia dietro la fatica, la luce dietro alla sofferenza.

 Lettura assolutamente consigliata.


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2023


lunedì 22 aprile 2024

NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI




 


Nel mare ci sono i coccodrilli – Fabio Geda -

recensione a cura di Francesca Tornabene

 

"Tanta gentilezza, secondo me, la si tramanda solo con l'esempio"

 "Payan ha insistito fino a restare senza voce, come farebbe chiunque con una persona cui vuole bene o di cui si sente responsabile"

Ho fatto un viaggio incredibile attraverso gli occhi di un bambino afgano di soli 10 anni.

Siamo partiti da Nava in Afghanistan, attraverso il Pakistan, l'Iran, la Turchia, la Grecia, fino ad arrivare in Italia.

Un viaggio segnato in una grande mappa, all'inizio del libro, che scandisce anche il tempo di questa storia. 

Da subito, sono stata catturata dalla semplicità di questo intrepido viaggiatore solitario: Enaiatollah Akbari.

Il titolo è talmente suggestivo da sembrare "quasi" una favola da raccontare ai bambini prima di andare a dormire.

Per tutto il viaggio ho avuto sempre in mente: "il mare" e "i coccodrilli".

Da subito le domande che mi sono posta erano "come?" e "perché?". 

Come può un bambino solo ed indifeso affrontare questo viaggio?

Perché deve lasciare il suo paese natio?

Ed ancora.

Rivedrà un giorno sua madre e i suoi fratelli?

Nelle pagine di questo libro "destino e destinazione" si confondono, svelandoci pian piano tutte le risposte.

La sua storia, la sua genuinità e la determinazione, la sua educazione, il suo inarrestabile sorriso, i temi trattati, mi hanno tenuta incollata fino alla fine di queste pagine.

Ho divorato ogni parola, ogni singola emozione fino all'esplosione finale.

Forse, solo nelle ultime pagine, comprendo il senso di questo incredibile viaggio.

Rimango in silenzio senza fiato ad ascoltare ancora una volta l'eco di quel "ricordo", ormai andato, e ne faccio tesoro.


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2013

 

domenica 21 aprile 2024

NESSUNA TRACCIA DELL'ASSASSINO

 




Nessuna traccia dell'assassino -Lilli Luini

recensione a cura di Gino Campaner

 

📖Spiccioli di trama: la squadra del commissario Castano deve indagare su un caso che si rivela molto complesso. Deve individuare l'assassino di due giovani (Giuliano e Giada) uccisi mentre passeggiavano in un boschetto. Qualche giorno dopo viene ritrovato il cadavere di un altro individuo. Le indagini si presentano subito molto difficili. I due casi non sembrano collegati. A dare una mano per tracciare il possibile identikit degli assassini viene interpellata Lorena Montaldi, profiler della polizia. La Montaldi sarà parecchio sotto pressione perché non sarà l'unico caso che le verrà sottoposto rivestendo anche il ruolo di consulente del tribunale dei minori. Le indagini per gli omicidi si prospettano da subito difficili. Chi ha ucciso non ha lasciato tracce. Ha agito con calma e risolutezza. 

 

🔥Punto di forza :La Luini con questo thriller giunge alla terza indagine del commissario Nicola Castano sempre coadiuvato dalla profiler e criminologa Lorena Montaldi, sua compagna. Conosce bene i meccanismi narrativi per tener desta l'attenzione del lettore e se ne serve con maestria. Scritto con una grande cura che regala ritmo e interesse al racconto. Lettura che coinvolge e non annoia mai. Tutto rimane avvolto nel dubbio fino alle pagine finali. 


🙁Punto debole: direi nessuno. Il suo limite può essere il gradimento o meno del lettore per questo genere di romanzo. È un thriller. Un police procedural costruito benissimo. Scritto con grande attenzione. Per chi li ama questo è un romanzo da tenere in grande considerazione. 



🏁Finale: il finale è un vero colpo di teatro. In qualche modo la Montaldi nei suoi tanti ragionamenti ci era arrivata ad individuare il killer, ma spesso se anche si ha la soluzione a portata di mano questa continua a rimanere difficile da far emergere e ancor di più da dimostrare. La verità "vera" si conoscerà solo nelle ultime righe del romanzo. È sarà una vera rivelazione. Quanto mai sorprendente, se pur ipotizzabile. 



🎓Giudizio complessivo: ⭐⭐⭐⭐
Io amo molto i gialli di Lilli Luini, questo è il terzo con la Montaldi protagonista. I primi due sono uno più bello dell'altro. La Luini ha una scrittura che conquista e coinvolge, i personaggi che crea sono sempre ben delineati e la squadra investigativa molto affiatata. Ha una lunga esperienza nel campo della scrittura e nel leggere i suoi romanzi si capisce bene. Nel raccontare gialli si trova a suo agio e per il lettore è un piacere affrontare un suo libro. 


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2024


sabato 20 aprile 2024

IL PROFESSORE E LA BALLERINA DEL CARILLON

 




Il professore e la ballerina del carillon - Dorothi Tse -

recensione a cura di Ornella Donna


Dorothy Tse è una delle voci più originali della letteratura contemporanea in lingua cinese, è nata a Hong Kong, dove tuttora risiede e dove insegna scrittura creativa alla Hong Kong Baptisti University. Autrice prolifica, ha all’attivo diverse raccolte di racconti che le sono valse numerosi premi locali ed internazionali, tra cui i prestigiosi Hong Kong Book Prize e Unitas New Fiction Writers’ Award. Inoltre è tra i fondatori di Fleurs des Lettres, una delle principali riviste letterarie di Hong Kong.

Il professore e la ballerina del carillon è il suo primo romanzo , nonché la sua prima opera ad essere tradotta in italiano. Un libro di non immediata lettura, a causa di un linguaggio fluido ma ricco di metafore, la cui copertina, bellissima, è di primo impatto per il lettore molto notevole.

Il romanzo racconta la storia di vita del professor Q, un uomo molto frustrato, docente universitario con scarsi risultati fruttuosi, infatti le sue pubblicazioni vengono sempre respinte, e le sue domande di avanzamento di carriera sempre respinte. Sposato con Maria, una donna semplice, lavoratrice, poco espansiva, poco attraente, i due hanno scarsi rapporti sessuali, e non solo. I due abitano in una città fittizia, denominata Never (che assomiglia in modo inquietante a Hong Kong), dove:

     “una città sulla costa della Ksina meridionale fiorita sotto l’impero vitriese, che aveva regnato sul territorio per oltre un secolo e ora era al canto del cigno. I grattacieli si conficcavano nel cielo come armi letali. Ogni sera alla stessa ora i fasci di luce mitragliavano le due sponde della baia di Vitria abbagliando i passanti.”

Il professore Q è un uomo depresso, e molto solo; marito di Maria, di lui si ignorano le origini, ma ha un modo per non lasciarsi sconfiggere dallo sconforto: amare e collezionare le bambole. Per lui le bambole sono la sua unica ragione di vita: le pulisce, le lava, le veste e le parla assieme. Un giorno, mentre girovagava per la città, inquieto e insoddisfatto, scopre uno strano negozio di antiquariato, dove trova una bambola bellissima a carillon:

      “poteva ammirare il cartellone con la ballerina stretta in un tutù bianco con le braccia aperte e il busto proteso in avanti come un cigno che lo trafiggeva con lo sguardo. (…) lui guardò il biglietto e scoprì che “lei” Eilis, la ragazza del carillon, era lì.”

Il professore non può che innamorarsi della bambolina. Perché l’amore spesso:

       “Dicono che l’amore renda ciechi. Nel caso del professor Q sarebbe stato più corretto dire che l’amore aveva modificato la sua percezione della realtà”

Che accadrà ora al professore? Potrà vivere liberamente il suo amore? O il destino gli sarà, ancora una volta avverso? Che tipo di amore lega i due? Che realtà si prospetta davanti agli occhi del protagonista? Troverà finalmente vita una nuova esistenza soddisfacente?

Il libro è una fiaba, costruito su metafore, ha un linguaggio fluido, ma cupo, quasi da incubo. E’ una metafora ininterrotta costruita per raccontare ciò che avviene, in realtà, nella città di Hong Kong- Never:

    “si trova sulla linea di confine tra il reale e l’onirico, il passato ritorna come un lampo e in quel breve istante si ha la sensazione di avvicinarsi ad un richiamo ormai dimenticato, debole eppure tenace.”

Il libro è stato scelto dalla redazione dell’inserto di Repubblica, Robinson, che lo posiziona al sesto posto della sua classifica, ed è una non facile lettura, a metà via tra il sogno e la realtà, e simboleggia il divario costante tra libertà e dittatura, di non sempre immediata percezione. Passato e presente si intrecciano in una storia fiabesca, che si libra alta nel cielo. Per chi ama leggere tra le righe un romanzo perfetto, per gli altri una lettura che colpisce per il suo fascino intrinseco e sotterraneo, difficile da decifrare, ma intimo e veritiero. Buona lettura!


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024

 

 


venerdì 19 aprile 2024

MOLTO FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO

 




Molto forte, incredibilmente vicino - J. Safran Foer -

recensione a cura di Lilli Luini


Non è un libro facile, di quelli che divertono passando via senza lasciare traccia. Questo è un libro che resta per sempre, se riesci a entrarci e ad accettare il modo in cui l’autore te lo pone. Oskar racconta, incolla le fotografie che ritaglia dai giornali o che scatta lui stesso e già questa forma può spiazzare. Ma la difficoltà maggiore la si incontra quando alla voce dell’io narrante si aggiungono altre voci che non sappiamo a chi appartengano. L’autore padroneggia con grande maestria i vari piani narrativi e infatti, una volta compreso il meccanismo e le identità degli altri narratori, il romanzo fluisce trascinandoti con sé come in una piena fino alle pagine finali, fatti di parole e immagini indimenticabili.

Oskar Schell è un bambino quasi geniale che tuttavia parla con un gergo da bambino e con la sincerità candida di un bambino, a volte con trovate lessicali spiazzanti.

«Ho tirato su la lampo del sacco a pelo di me stesso.»

Il suo percorso attraverso New York è una sorta di viaggio dantesco, dove incontra personaggi improbabili ma del tutto possibili, accompagnato da un Mister Black che sembra un novello Virgilio e del quale non sapremo nulla, neppure se è reale o immaginario. Ma non ha importanza, perché quello di Oskar è un viaggio dell’inconscio, per ritrovare un senso alla propria vita e un’idea di futuro dopo una perdita devastante.

Un viaggio in cui anche la psicoterapia può fare poco, come ci mostrano i dialoghi di Oskar con il dottor Fein:

«Mi stavo domandando se per caso parte di quello che provi non derivi da qualche cambiamento nel tuo corpo.»

«No. Deriva dal fatto che mio padre è morto della morte più orribile che uno si possa inventare.»

La soluzione dell’enigma della chiave è geniale, andando a chiudere un altro cerchio, un’altra perdita, così come la vicenda passata della famiglia di Oskar si unisce a quella presente, formando un unico fiume che ci condurrà alla fine.

Ci sono pagine strazianti, altre di una crudezza senza pari (il bombardamento di Dresda, in cui i nonni di Oskar persero tutto tranne se stessi) e alla fine, oltre a un romanzo sulla perdita, è anche un romanzo sull’insensatezza della violenza, delle guerre che distruggono per sempre le vite non solo di quelli che muoiono ma anche dei sopravvissuti, che devono trovare un nuovo senso all’esistenza stessa.

Come dicevo, il romanzo è popolato di molti personaggi che circondano Oskar o lo incontrano nella sua ricerca. Alcuni appaiono per poche righe, ma la scrittura è talmente intensa da renderli ben visibili al lettore, unici nel loro modo di essere. Anche la città è un personaggio importante, circonda Oskar e ne condivide il dolore.

«Quella sera, a letto, ho inventato uno scarico speciale da mettere sotto tutti i cuscini di New York, collegato al laghetto del Central Park. Ogni volta che qualcuno si addormentava piangendo, tutte le lacrime sarebbero finite nello stesso posto e poi al mattino al bollettino meteo avrebbero detto se il livello delle acque del Laghetto delle Lacrime era salito o sceso, così la gente poteva sapere se le scarpe di New York erano pesanti.»

Difficile alla fine lasciare andare questo bambino geniale, difficile non pensare a lui come a una persona vera, anziché un personaggio di un romanzo. e non chiedersi come affronterà il resto della sua vita. Ma è questo che fa la grandezza di un romanzo.


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2005

 

 


giovedì 18 aprile 2024

DOPPIO SOGNO

 




Doppio sogno - Arthur Schnitzler -

recensione a cura di Patrizia Zara


L'essere umano è complicato.
Non si può non affermare il contrario. Un tumulto di sensazioni, sentimenti, emozioni, turbamenti, istinti e repressioni.
Infinite sfumature che si perdono dalla notte dei tempi.
E più questo essere, creato senza certezze, si innalza socialmente verso la piramide convenzionale, più tutto appare nebuloso: realtà e sogno, materialità e spettralità, psiche e inconscio si confondono nei meandri neuronali nel vortice di verità e menzogne. La natura primitiva relegata nella sfera onirica, questa sempre più sottile e insidiosa, un territorio fluttuante fra conscio e inconscio tanto da determinare crisi e sgomento ponendo l'individuo di fronte alla enigmatica e instabile realtà dell’esistenza.
Noi, essere umani, non siamo mai del tutto sinceri con gli altri e soprattutto con noi stessi. Non possiamo esserlo per conformazione, per genesi. La dualità è intrinseca in noi. C'è poco da fare.
E se tentiamo di raccontarci, dentro e fuori del nostro contorto Ego i nostri sogni più primordiali e anticonvenzionali la facciata dell'Ego si sgretola e l'Es ci appare sinistro, oscillando tra spinte pulsionali di carattere erotico (Eros) e aggressive e auto-distruttive (Thanatos).
"Soltanto per le scale si rese conto di nuovo che tutto quell'ordine, quell'armonia, quella sicurezza della sua esistenza non erano che apparenza e menzogna".

Una coppia borghese della Vienna bene. In crisi. La rivelazione di un sogno, il crollo dei pilastri di sabbia, fondamenta tanto labili da sgretolarsi.
La ricerca di un sogno che possa pareggiare i conti, sogno di ripicca, di vendetta, che possa in qualche modo essere disincantante e tranquillizzante, dare sollievo. E scoprire che aprendo le porte di quei sogni sfuggenti, senza capo né coda, nei quali la realtà conscia funge da d’impasto, l’orizzonte prospetta percorsi inquietanti e torbidi in questo mondo sul quale " non veglia più alcun Dio"
Albertine, moglie e madre, donna, Fridolin, marito, medico, uomo.
L'una conscia di non potere ipotecare il futuro: siamo umani, siamo preda di istinti. Una donna intelligente...
L' altro, uomo convenzionale, schiacciato dal pregiudizio che concede il diritto a una morale: un codardo, un debole, vittima del suo stesso potere maschile riconosciuto da una società di apparenze e di abominevole predominio.
"Doppio sogno" è una chicca, alta maestria di scrittura, capacità di scavare nelle torbide acque umane e smascherare, almeno per una notte, il vero volto di ciò che non potrà mai avere una netta chiarezza, poiché di suo l'essere umano non ha conferme. E pur cercando le strade della verità, troviamo a un certo punto questo piccolo essere, perso nel suo stesso sogno.
In quel sogno che è di per sé angosciante ma nel contempo, liberatorio.  Freud ne sapeva qualcosa.
Quietate le acque dell'inconscio, si riprende la strada asfaltata nell’attesa di interpretare un altro sogno, oppure un'altra realtà? Di una cosa si è certi: non si mai liberi neppure di se stessi e che soltanto la quiete della morte annulla tutte le dimensioni umane.
Ho trovato questa deliziosa, incredibile novella molto attuale.
La maschera, emblema dell'incomunicabilità, è oggi da ricercare sui profili social in cui i sogni sembrano realizzarsi in tutta la sua splendente apparenza e perdere così, il senso di una realtà già di per sé confusa.
E inoltre il rapporto uomo/donna, sempre più fragile, vede il sesso femminile più propenso alla verità mentre il sesso cosiddetto forte appare destabilizzato e preda delle sue stesse menzogne (il femminicidio è una vera piaga).
P.s. Kubriky ne ha tratto un film "Eyes Wide Shut", ma ritengo che il libro "Doppio Sogno" sia superiore per chiarezza e limpidezza nelle rappresentazioni reali e oniriche, malgrado i temi trattati, e risulta meno viscido e ambiguo del film che, a mio avviso, ha un nonsoché di sordido.


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 1926


martedì 16 aprile 2024

I CORAGGIOSI SARANNO PERDONATI

 




I coraggiosi saranno perdonati - Chris Cleave

recensione a cura di Connie Bandini


Avere diciotto anni e il desiderio di servire la patria offrendosi volontaria. Questo è ciò che anima Mary North, giovane ragazza della Londra del 1939, che spera di essere assegnata a un incarico che possa contribuire a dare una mano alla sua nazione: spia, magari. O anche solo ufficiale di collegamento.

In realtà tutto ciò che ottiene è un ruolo che ricorda vagamente quello di insegnante: viene incaricata di condurre in campagna un gruppo di alunni, prima che il conflitto vero abbia inizio. Quando poi viene rimossa dall’incarico, perché poco mansueta e per nulla docile, vorrebbe un’altra classe, in cui magari far convergere tutti i ragazzini rimasti in città, perché diversi: quelli più strani o con evidenti difetti fisici. Oppure quelli di colore. 

Anche Tom è rimasto in città e ha preferito la direzione di un distretto scolastico al lustro della gloria militare.

Quando Tom e Mary si incontrano, si tratta dell’unione tra due “kindred spirits”, anime affini che parlano una comune lingua e vedono il mondo dalla medesima angolazione e attraverso le stesse lenti.

Tuttavia la vita spesso si diverte a stravolgere tutto e anche per Tom e Mary le cose si complicano parecchio.

Un romanzo che parla di guerra e riesce a farlo con una dose d’ironia e d’amarezza insieme. Una storia avvincente, che racconta la profondità di un amore vero, che sa combattere contro la sofferenza e apprezzare le piccole conquiste, quelle che inondano il cuore di speranza e parlano il linguaggio della comprensione, dell’affetto reciproco, dell’orgoglio e della fierezza.

Personaggi molto ben tratteggiati che lasciano il segno e invitano il lettore a riflettere sui controsensi e l’ambiguità dell’uomo, oltre che sulla consapevolezza di quanto la vita possa regalare in un istante, e altrettanto rapidamente strappare via.

 
genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2017


lunedì 15 aprile 2024

CELLA NUMERO 23

 





Cella numero 23 - Manuela Maccanti

recensione a cura di Gino Campaner

 

📖Spiccioli di trama: Donato è accusato di aver ucciso il fratello (Samuele), per questo viene condotto in carcere. Lui si proclama innocente. Divide la cella con Jack. La n. 23...Insieme cercheranno di capire chi può essere stato il vero assassino di Samuele e perché lo ha voluto incastrare con un'accusa così infamante. La vita di entrambi non è stata sempre edificante e si ritroveranno a confessarsi, più Donato che Jack in realtà, le loro condotte non sempre irreprensibili. Procedendo con la lettura si apriranno scenari inquietanti ed inattesi ed i punti oscuri nel racconto di Donato saranno sempre di più... il lettore sarà sempre più dubbioso. 

 

🔥Punto di forza: l'originalità del racconto, che non risparmia descrizioni molto forti di alcuni avvenimenti accaduti ai due carcerati. Personaggi descritti con incisivita. Storia che coinvolge e si fa leggere con piacere per la voglia di sapere come si sono veramente svolti i fatti. Ritmo veloce reso ancora più interessante per alternarsi del punto di vista dei due protagonisti. 


🙁Punto debole: non rappresenta un punto debole ma solo la mia necessità di capire. Spero abbia possibilità di fugare i miei dubbi. Nulla comunque che compromette la bontà del romanzo. Ma io sono curioso e dopo aver letto un libro mi rimangono spesso mille domande. Segno comunque che il racconto mi ha coinvolto e conquistato, come in questo caso. 


🏁Finale: il finale è un vero colpo di teatro. Spiazzante, se plausibile veramente una trovata geniale. Già da solo restituisce grande valore all'intero racconto. Rappresenta la ciliegina sulla torta di un ottimo romanzo. 


🎓Giudizio complessivo: ⭐⭐⭐⭐
Ovviamente più che positivo, non ci sono punti oscuri. Rimane solo il piacere di leggere il romanzo e farsi coinvolgere da una storia che fa spesso vacillare, quando non proprio stravolgere, le nostre convinzioni fin lì maturate. Complimenti all'autrice. 


genere: thriller psicologico

anno di pubblicazione: 2023


domenica 14 aprile 2024

SCIGHERA

 




Scighera – Maria Rosaria Pugliese -

Recensione a cura di Dario Brunetti


Dopo la pubblicazione dei romanzi Omicidio ad alta quota e Fuochi d’artificio per il commissario de Santis, ritorna l’autrice Maria Rosaria Pugliese con un giallo moderno dal titolo Scighera, uscito per la casa editrice genovese Fratelli Frilli editori.

Prima di introdurre questo nuovo romanzo sarebbe doveroso partire dal suo titolo Scighera.

Una parola usata nel dialetto milanese che vuole indicare una nebbia molto fitta e intensa, quasi accecante infatti nella sua etimologia, deriva dal latino caecus (cieco).

Il romanzo è ambientato in un condominio denominato Ballabanzer, un palazzo in stile Liberty composto da sei piani e dodici appartamenti e governato dall’amministratore, l’avvocato Mastretta, un personaggio assai discutibile e dal modo di fare un po' ambiguo che deve comunque tenere a bada tante situazioni.

Sappiamo bene che molto spesso nei condominii avvengono litigi, pettegolezzi e a volte si consumano purtroppo anche degli omicidi.

Il commissario de Santis e la sua squadra perché proprio al Ballabanzer, una donna sembra essersi gettata dal sesto piano; si tratta di Vittoria Serravalle.

Gli inquirenti cercheranno di ricostruirne la dinamica dei fatti, perché a insospettirli sarà un vistoso taglio sul braccio.

Qui mi sembra più che doveroso non andare oltre per lasciare al lettore gustarsi un giallo scritto con maestria dall’autrice partenopea, dove con molta cura descrive tutti i personaggi della storia dando loro la giusta credibilità facendo parte di una realtà quotidiana.

I condominii sono lo spaccato di una società che si porta con sé, gioie e dolori, frustrazioni e tormenti e la Pugliese ne focalizza al meglio l’attenzione attraverso uno schema narrativo ben strutturato e con una scrittura lineare e alquanto scorrevole che rende funzionale lo sviluppo della storia.

Il romanzo viene impreziosito inoltre da riferimenti storici, grazie a una documentazione certosina dell’autrice che dedica dei cenni riguardanti all’esodo della Dalmazia e dall’Istria, un evento consistito nell’emigrazione forzata di cittadini che si verificò durante la fine della seconda guerra mondiale e nel decennio successivo.

Nelle mura domestiche c’è quel male che serpeggia infimo, ma il commissario de Santis grazie al suo acume investigativo e allo spiccato senso della giustizia riuscirà a fiutare la pista giusta e a risolvere più di un enigma.

Attraverso il suo personaggio, la Pugliese ci riporta a quel metodo di indagine di stampo classico che ricorda quel commissario Ambrosio di Renato Olivieri o l’Arrigoni di Dario Crapanzano dove i rispettivi protagonisti preferiscono il dialogo, lo spirito di osservazione e la conoscenza. Saranno metodi totalmente opposti a quelli ortodossi visti in precedenza dal personaggio di Duca Lamberti dalla magistrale penna di Giorgio Scerbanenco.

Milano ci cattura ancora una volta attraverso le sue atmosfere malinconiche, mentre la scighera avvolge il palazzo con il suo manto sottile, ma non si porterà mai via quei misteri e segreti, perché prima o poi sono destinati a venire alla luce. Buona lettura!


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2022


sabato 13 aprile 2024

IO SONO IL MARE

 




📖 Io sono il mare - Sara Scaranna

recensione a cura di Alice Bassoli

 

🌊 Sono stata completamente travolta dalle onde di emozione e suspense di "Io sono il mare" di Sara Scaranna che mi ha fatto immergere nelle profondità oscure e misteriose di Ravenna, guidata dalla determinazione irrefrenabile di Rebecca Rubini, una detective privata che sfida ogni stereotipo.

 

🔍 Quando un tragico incidente stradale svela solo la punta dell'iceberg di un oscuro crimine, Rebecca si getta a capofitto nell'indagine, armata di tacchi a spillo e un'intelligenza acuta. Il suo cammino per scoprire la verità la porta a collaborare con il commissario Salesi, un'altra anima tormentata dal proprio passato. Insieme, si trovano a confrontarsi non solo con il crimine, ma anche con i loro demoni interiori.

 

💔 Mentre l'indagine si snoda tra le strade di Ravenna, il lettore viene trascinato in un vortice di suspense e colpi di scena, con la voglia di aggrapparsi alle pagine per scoprire cosa accadrà dopo.

 

🎨 La prosa di Sara Scaranna è una delizia per i sensi. Dipinge con maestria i dettagli vividi e gli intricati intrecci della trama. L'ironia dolce-amara permea ogni pagina, aggiungendo un tocco di leggerezza anche nei momenti più cupi.

 

💖 Ma il vero cuore pulsante di questa storia è Rebecca Rubini. Una donna forte e determinata, ma anche vulnerabile e umana, che conquista il cuore del lettore con la sua combattività e la sua profondità emotiva.

Un libro tutto da gustare, dalla prima all’ultima pagina! Consigliatissimo!


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2022



 

 


giovedì 11 aprile 2024

IL VIAGGIATORE NOTTURNO

 




Il viaggiatore notturno - Maurizio Maggiani

recensione di Miriam Donati


Un esperto di migrazioni animali aspetta il passaggio delle rondini seduto su una cima nel mezzo del deserto sahariano e, mentre aspetta, ascolta, osserva e racconta affascinando con le descrizioni del posto: “Questo è il cielo dell’Hoggar: un pozzo di acqua stellata profondo un infinito”. “Il centro dell’Universo è un rigurgito della Terra rappreso in purissimo cristallo”.

L’irundologo (specialista nelle migrazioni delle rondini) si è allontanato dal resto del mondo che altrove continua a distruggersi nel caos delle guerre e racconta storie di esodi e migrazioni con una scrittura elegante, suggestiva, a tratti poetica. Attraverso il flusso di coscienza o direttamente a Jbril, guida tagil, racconta il suo viaggio nel mondo. È il primo degli argomenti trattati, è nel titolo ed è dentro il protagonista.

Le parole, oltre al loro significato, evocano suoni, hanno corpo e spessore, armonia, ritmo, lo stesso ritmo da tenere durante il cammino e lo stesso ritmo del battere dei tamburi di latta che accompagna la sera intorno al fuoco il racconto del poeta itinerante dimah Tighritz.

Il protagonista raccontando le proprie vicende e i personaggi incontrati, dal padre Dinetto all’armeno Zingirian, dall’assedio di Tuzla all’orsa Amapola, dalla berbera Jasmina a Perfetta, indugia in piccoli dettagli come le mani del padre, quelle mani grandi, capaci di costruire oggetti minuscoli come le gabbie per i canarini o di sistemargli il colletto del grembiule il primo giorno di scuola. Le stesse mani ereditate dal protagonista, mani grandi, nodose, capaci di accogliere una rondine e rassicurarla, mani che hanno cullato l’orsa Amapola, errabonda sui monti della Carnia, hanno sepolto le settanta vittime alla fine dell’assedio di Tuzla e hanno aiutato la Perfetta.

Disseminati nel libro vari riferimenti e citazioni al pensiero di père Foucault che visse sull’Hoggar e che meritano un’indagine a parte per la loro profondità che però ho trovato scissi dal resto del racconto generale. Uno per tutti: “Non ci sono sopravvissuti a una guerra, solo resti viventi. Dovremo andare nei campi e nelle città a raccogliere questi resti e custodirli pregando Dio giorno e notte perché nella sua infinita carità compia il miracolo di ricomporli”.

Questo libro testimonia la volontà dell’uomo di rialzarsi dalle proprie miserie, fare il proprio viaggio anche solo per testimoniare la bellezza e di questo fa cogliere al lettore la poesia, la nostalgia e la dolcezza.

Molti i temi trattati che si sovrappongono, alcuni dei quali molto forti, come l’eccidio di Tuzla ed è come se l’autore avesse voluto inserire più libri nel libro con un risultato a volte impegnativo e faticoso creando a tratti l’impressione di aver corso il rischio di essersi persi in qualche passaggio. Questo potrebbe creare una discrepanza nel lettore, ma è abbondantemente compensato dai pregi dati dalla lettura complessiva che fornisce sensazioni ed emozioni indicibili. 

genere: narrativa  

 Anno di pubblicazione 2005


mercoledì 10 aprile 2024

LE PRINCIPESSE NON DICONO LE PAROLACCE

 




Le principesse non dicono parolacce - Emma Russo -

recensione a cura di Francesca Simoncelli


Le principesse non dicono le parolacce” è un romanzo che parla di dolore e di rinascita.

È la storia di Serena, una ragazza messa a terra dal destino, che le ha strappato un pezzo di cuore e di anima e l’ha lasciata talmente vuota dentro, da non riuscire più a credere nell’amore.

La sua vita si riduce ad effimeri piaceri ed al lavoro, unica sua soddisfazione.

Proprio nella sua caffetteria, incontra Cristian e, quando si accorge di provare qualcosa per lui, combatte con tutte le sue forze contro un amore che ha troppa paura di provare a vivere: meglio non amare, che amare col tremendo timore di soffrire nuovamente…

Ma il dubbio si insinua in lei… e se fosse meglio tentare di lasciarsi andare, seguire il flusso della vita e abbandonarsi all’amore?

Coprotagonista di questa storia è proprio Cristian, un uomo che, tra mille difficoltà e un forte vissuto alle spalle, cerca un po’ di felicità e si imbatte in Serena, una donna che si mostra al mondo con una irta corazza, che lui cercherà di abbattere, perché convinto che dentro di lei ci sia ancora tanto amore da donare.

Adoro particolarmente le storie in cui i libri sono parte integrante del racconto e ho apprezzato molto l’ambientazione in una caffetteria letteraria.

Mi è piaciuto lo stile della narrazione, che fa scoprire piano piano particolari importanti, tenendo l’attenzione del lettore sempre viva.

Il racconto scorre piacevolmente, ma questo non significa che sia una storia leggera, anzi è dolce, delicata e romantica e da spunto di riflessione sull’ambivalenza della vita, che in alcuni momenti sembra troppo difficile da affrontare, ma poi, in altri, ci regala un po’ di quella felicità che ci permette di andare avanti, ci dona nuova speranza e ci fa capire che vale sempre e comunque la pena di viverla.

Io, appassionata di classici da sempre, ho scoperto che dare una possibilità a scrittori emergenti e ancora poco conosciuti, mi regala, la maggior parte delle volte, forti emozioni e letture intense… ed è proprio il caso del libro “Le principesse non dicono le parolacce “

Grazie Emma per questa opportunità!


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2023

 


martedì 9 aprile 2024

LA LUCE SUGLI OCEANI

 




La luce sugli oceaniM.L. Stedman -

recensione a cura di Elisa Caccavale


Il libro che vi vengo a presentare oggi è La luce sugli oceani di M.L. Stedman, uscito in Italia per Garzanti nel 2012; un libro, quindi, non più recente ma che ha tutte le carte in regola per rimanere nei suggerimenti di lettura ancora per lungo tempo.

📖Siamo nel 1918, la vicenda narra di Tom Sherbourne, un ex soldato reduce della prima guerra mondiale, che accetta l’impiego di guardiano del faro dell’isola australiana di Janus Rock. Poco prima di partire conosce Isabel Graysmark e i due si innamorano, al punto che decidono di sposarsi e iniziare una nuova vita sull’isola sperduta in mezzo all’Oceano. Qui il sogno di Tom e Isabel di costruire una famiglia si infrange contro l’impossibilità della donna di portare a termine le sue gravidanze. E mentre il piccolo giardino dietro casa si riempie di minuscole croci bianche, un giorno, dopo una tempesta, sulle coste di Janus Rock viene sospinta una piccola imbarcazione con a bordo un uomo morto e una neonata viva e piangente. Il dovere di Tom sarebbe quello di denunciare il naufragio e l’accaduto, ma Isabel lo supplica di tacere, per poter tenere con loro quella piccola che per la donna è un dono del cielo, facendola passare come figlia loro. Tom si trova davanti al dilemma e, qualunque scelta prenderà, le conseguenze sconvolgeranno molte vite e infrangeranno molti sogni…

🔎Un libro, semplicemente, splendido! I temi che si intrecciano sono molti: dal dramma e il dolore della maternità sognata, cercata e perduta e tutte le implicazioni ad esso connesse, all’orrore dell’intolleranza e del razzismo, dalla bruttura dei pregiudizi, allo spaccato della vita su un’isola sola nell’Oceano fino alle conseguenze che una guerra porta con sé.

🖋️Il lettore resta spiazzato con questo romanzo perché l’autrice riesce a tratteggiare i drammi umani con una tale vividezza e intensità che è davvero difficile decidere da che parte “schierarsi”; il senso etico del lettore viene messo a dura prova e più volte ribaltato nel corso della lettura, durante la quale ci si trova spesso a non sapere più cosa sia giusto o sbagliato; un bellissimo inno alle mille sfaccettature dell’esistenza che non è mai facilmente catalogabile.

♥️Un romanzo coinvolgente e commovente, un libro che fa piangere, senza dubbio e senza sconti, ma proprio questo è un altro suo punto di forza: tocca corde emotive profondissime e viscerali, scandagliando importanti e profondi rapporti umani.

✒️Una scrittura limpida e sincera trasporta il lettore sul faro di Janus Rock e all’interno della vita e delle emozioni dei personaggi, e quando chi legge lascerà andare questi protagonisti e le ambientazioni lo farà con una grande malinconia, come quella che accompagna un tramonto sul mare.  


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2012


lunedì 8 aprile 2024

IL TEMPO CHE VORREI

 




Il tempo che vorrei - Fabio Volo -

recensione a cura di Patrizia Zara


Qualcuno può storcere il naso.
Fabio Volo scrittore? Mah!
Conoscendolo dalla TV, non posso dare torto a chi lo snobba.
Però devo lanciare una piccolissima freccia a suo favore: come lettura leggera non è male. Lo paragono al sorbetto limone fra una portata di buona carne e di pesce fresco!
Premetto che è il primo libro che leggo (ne ha scritti precedentemente cinque) e non l'ho trovato peggio di alcuni scrittori italiani e stranieri che si annoverano tra i migliori di questo "strano" periodo letterario (?)
Certo non si tratta di una scrittura impegnativa, elaborata, intensa, nondimeno lo stile istintivo, veloce ed elementare conquista.
Di solito ripercorro certe pagine prima di continuare la lettura, stavolta non è stato mai necessario. Sono andata avanti, paragrafo dopo paragrafo, perché il tempo lo aveva già perso il protagonista con le sue paranoie e le sue elucubrazioni da proletario.
Il trascorso di Lorenzo, nome del protagonista, è come ascoltare un amico che vuole raccontarti la sua vita mentre sei seduto al bar e sorseggi un buon caffè e/o sgranocchi patatine: lo ascolti interessato fino a un certo punto, perché poi diventa ripetitivo e noioso. Tutto qui.
E pertanto "Il tempo che vorrei" non si può certo definire un gran romanzo, forse neppure romanzo, bensì la travagliata confessione di un comunissimo giovane uomo, dall'infanzia difficile, fatta di rinuncie e privazioni, che si accorge di non sapere amare (il rapporto con il padre è, forse, una delle cause?) e vuole recuperare il tempo vissuto -a suo avviso - passivamente.
I ricordi dell'infanzia e della prima fanciullezza li ho trovati deliziosamente sinceri: i rossori, le vergogne, i difficili primi amori; mentre la storia con la "lei" mi ha snervato!
In conclusione alcuni passaggi non male, un'ironia spicciola e scontata, un amore da Harmony.
Libro leggero, spesso ripetitivo, a volte fittiziamente forte, soprattutto nei passaggi di sesso dove si nota una eccessiva, quanto inopportuna, calcata di penna (le scene alla basic instint se li poteva forse risparmiare!)

"Voglio darti un consiglio, poi tu fai come ti pare. La tua forza è l'autenticità. Non sforzarti di essere ciò che non sei, ma lotta per rimanere ciò che sei. Tu non devi cercare niente, hai già tutto; fidati, devi solo prendere coscienza di te stesso. Credici di più, prova ad avere un po' di autostima. Non devi cercare un linguaggio nuovo ; bensì imparare ad ascoltare quelli che già possiedi. Difendi la tua spontaneità e nel frattempo otterrai anche la naturalezza che si acquisisce nel tempo con la fiducia in se stessi. Ricordati che vivere è l'arte di diventare quello che si è già"

genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2019