L’idiota – Fedor Dostoevskij -
recensione a cura di Francesca Simoncelli
È difficile per me mettere in parole i pensieri che
riguardano questo romanzo, perché è talmente sorprendente la scrittura e
l'essenza di Dostoevskij, che scriverne sminuisce tale bellezza.
"L'idiota", romanzo del 1869, narra le vicende del
principe Lev Nikolaevic Myskyn.
Il racconto inizia con il suo viaggio di ritorno in treno
dalla Svizzera, verso San Pietroburgo: già a bordo di quei vagoni farà la
conoscenza con i primi stravaganti personaggi.
Arrivato poi in città, incontrerà la famiglia di alcuni
parenti e farà nuove amicizie: comincerà così un avvicendarsi di avventure e
disavventure, un intreccio di amori, relazioni, sotterfugi e malintesi.
Ad ingarbugliare la storia, la figura di Nastasja
Filippovna, donna bella, intrigante, complessa e capricciosa, della quale
difficile non infatuarsi e, inevitabilmente, questo trascenderà in litigi,
scontri e discussioni.
Inizialmente arrivato a San Pietroburgo senza mezzi
economici, il principe riceverà poi un'eredità da una zia, diventando
benestante.
Un susseguirsi di tanti personaggi, con nomi difficili da
ricordare, spesso bisogna tornare qualche pagina indietro, specialmente in
principio, per tenere il passo con la storia e tenere a mente i nomi; poi però,
piano piano, ci si affeziona ad ognuno di loro; Dostoevskij li descrive
contemplando il lato buono e quello cattivo, la dualità di luce e oscurità che
c'è in loro, come anche in ciascuno di noi, rendendo ogni personaggio
autentico.
E poi c'è lui, l'idiota, il protagonista del romanzo, il
principe Myskyn, che invece è l'incarnazione del buono: in lui non c'è nulla di
cattivo, non c'è malizia, né perversione, ecco perché tutti lo scambiano per un
idiota; ma a lui non importa, il suo cuore è puro, sincero ed è sempre cortese
con tutti; pur essendo un uomo malato, rimane autentico e, cercando di
comprendere la vita dei suoi nuovi amici russi, dopo aver vissuto in Svizzera
per molto tempo per essere curato, cerca di aiutarli a risolvere i loro
problemi.
Mentre leggi le pagine di questo libro pensi a quanto
sarebbe bello e allo stesso tempo utopico essere come lui e a quanto vorresti
assomigliargli, ma quanto, nella vita reale, una figura di una tale bellezza ed
ingenuità verrebbe schiacciata dalla società.
Dostoevskij, in questo capolavoro, si prefigge l'idea di
descrivere un uomo totalmente buono, in mezzo ad una società intrinseca di bene
e male: impresa non facile, ma dal risultato eccellente, vista la magnificenza
di questo libro.
Ogni personaggio, per quanto secondario, ha la sua
importanza: nessuno, nel corso del racconto, sarà di minor rilievo.
"L'idiota" è un romanzo lungo, complesso, a volte
lento; la trama è intricata, lo stile di Dostoevskij è carico di particolari e
alcuni episodi vengono descritti con tanta, forse troppa, minuzia.
Eppure è uno di quei libri che ti tiene incollato alle
pagine, che non smetteresti mai di leggere, per vedere come prosegue, che ti fa
innamorare dei personaggi, che vorresti non finisse mai, che ti fa sentire
immerso nella storia e che ti fa avvertire la mancanza quando ne hai terminato
la lettura.
E il principe Myskyn ti rimarrà nel cuore per sempre, perché
d'altronde, lo dice Dostoevskij... La bellezza salverà il mondo...
genere: narrativa