Visualizzazione post con etichetta francescasimoncelli. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta francescasimoncelli. Mostra tutti i post

mercoledì 10 settembre 2025

L'IDIOTA

 




L’idiota – Fedor Dostoevskij -

recensione a cura di Francesca Simoncelli

 

È difficile per me mettere in parole i pensieri che riguardano questo romanzo, perché è talmente sorprendente la scrittura e l'essenza di Dostoevskij, che scriverne sminuisce tale bellezza.  

"L'idiota", romanzo del 1869, narra le vicende del principe Lev Nikolaevic Myskyn. 

Il racconto inizia con il suo viaggio di ritorno in treno dalla Svizzera, verso San Pietroburgo: già a bordo di quei vagoni farà la conoscenza con i primi stravaganti personaggi.  

Arrivato poi in città, incontrerà la famiglia di alcuni parenti e farà nuove amicizie: comincerà così un avvicendarsi di avventure e disavventure, un intreccio di amori, relazioni, sotterfugi e malintesi. 

Ad ingarbugliare la storia, la figura di Nastasja Filippovna, donna bella, intrigante, complessa e capricciosa, della quale difficile non infatuarsi e, inevitabilmente, questo trascenderà in litigi, scontri e discussioni. 

Inizialmente arrivato a San Pietroburgo senza mezzi economici, il principe riceverà poi un'eredità da una zia, diventando benestante.  

Un susseguirsi di tanti personaggi, con nomi difficili da ricordare, spesso bisogna tornare qualche pagina indietro, specialmente in principio, per tenere il passo con la storia e tenere a mente i nomi; poi però, piano piano, ci si affeziona ad ognuno di loro; Dostoevskij li descrive contemplando il lato buono e quello cattivo, la dualità di luce e oscurità che c'è in loro, come anche in ciascuno di noi, rendendo ogni personaggio autentico.  

E poi c'è lui, l'idiota, il protagonista del romanzo, il principe Myskyn, che invece è l'incarnazione del buono: in lui non c'è nulla di cattivo, non c'è malizia, né perversione, ecco perché tutti lo scambiano per un idiota; ma a lui non importa, il suo cuore è puro, sincero ed è sempre cortese con tutti; pur essendo un uomo malato, rimane autentico e, cercando di comprendere la vita dei suoi nuovi amici russi, dopo aver vissuto in Svizzera per molto tempo per essere curato, cerca di aiutarli a risolvere i loro problemi.  

Mentre leggi le pagine di questo libro pensi a quanto sarebbe bello e allo stesso tempo utopico essere come lui e a quanto vorresti assomigliargli, ma quanto, nella vita reale, una figura di una tale bellezza ed ingenuità verrebbe schiacciata dalla società.  

Dostoevskij, in questo capolavoro, si prefigge l'idea di descrivere un uomo totalmente buono, in mezzo ad una società intrinseca di bene e male: impresa non facile, ma dal risultato eccellente, vista la magnificenza di questo libro.  

 Ogni personaggio, per quanto secondario, ha la sua importanza: nessuno, nel corso del racconto, sarà di minor rilievo.  

"L'idiota" è un romanzo lungo, complesso, a volte lento; la trama è intricata, lo stile di Dostoevskij è carico di particolari e alcuni episodi vengono descritti con tanta, forse troppa, minuzia. 

Eppure è uno di quei libri che ti tiene incollato alle pagine, che non smetteresti mai di leggere, per vedere come prosegue, che ti fa innamorare dei personaggi, che vorresti non finisse mai, che ti fa sentire immerso nella storia e che ti fa avvertire la mancanza quando ne hai terminato la lettura.  

E il principe Myskyn ti rimarrà nel cuore per sempre, perché d'altronde, lo dice Dostoevskij... La bellezza salverà il mondo... 


genere: narrativa


mercoledì 27 agosto 2025

DIMMI DI TE

 





Dimmi di te – Chiara Gamberale -

recensione a cura di Francesca Simoncelli

 

Dimmi di te… che fai adesso?  

Che ne è stato dell'adolescente delle scuole superiori?  

Come ha fatto quel ragazzo a diventare un adulto?  

Sei riuscito a conciliare i sogni con le responsabilità della vita reale?  

Chiara è una donna confusa, che a 40 anni si ritrova con tante domande sul senso della vita e su come poter coniugare i desideri con la praticità.  

L'essere diventata madre, l'arrivo inaspettato di sua figlia, la catapulta in un mondo di doveri e responsabilità, costringendola a lasciare la sua esistenza vissuta fino a quel momento "alla giornata", per adattarsi ad una più organizzata, secondo i bisogni di un bambino.  

Tutto questo la manda in crisi e da qui nasce in lei il bisogno di sapere i suoi ex compagni delle scuole superiori come hanno affrontato la transizione dall'adolescenza alla maturità.  

Decide quindi di contattarli ed intervistarli, chiedendo loro di raccontare se hanno accettato compromessi, realizzato i loro sogni e come sono riusciti ad adattarsi alla vita. 

Inizia così un viaggio dentro se stessa, attraverso i suoi ex compagni di scuola.  

Con domande mirate o lasciando che i suoi amici le aprono il loro cuore con rivelazioni inaspettate, scoprirà che per tutti la vita è un compromesso, che nessuno ha percorso la strada senza mai inciampare o dover cambiare itinerario, che dover cercare di far stare in equilibrio cuore e mente è una prerogativa di ciascuno di noi. 

Alla fine scoprirà che proprio quella bambina che lei credeva arrivata al momento sbagliato, la aiuterà a trovare il senso di ogni cosa.  

Ho iniziato questo libro senza sapere cosa aspettarmi; mi è stato regalato ed è la prima opera che leggo di questa autrice.  

Fin dalle prime pagine ho capito che era un romanzo che avrebbe toccato le corde più intime della mia anima; le domande che si pone Chiara sono le stesse che tante volte ho pensato anche io: l'inadeguatezza, il peso delle responsabilità, il sentirsi sempre fuori luogo.  

E anche io, come lei, dai miei figli ho imparato, più che insegnato: con loro sono cresciuta e sto ancora crescendo, in loro vedo la bellezza del mondo, per loro sento l'importanza di fare alcune scelte. 

Leggere questo libro mi ha fatto bene al cuore, lo ha reso un po' più leggero; ho pensato: "allora non sono la sola a sentirmi inadeguata in un mondo che corre, mentre a me sembra di non saper neanche camminare?!” 

Chiara scrive limpido, fluido; in queste pagine si sente tutta se stessa, la sua passione, la fragilità e la forza.  

Ho amato e divorato questo libro, perché parla al cuore del lettore... Perché sembra sia scritto proprio per me!  

 "A quarant’ anni suonati scoprivo così che esistono dei momenti, nella vita, che non hanno niente, davvero niente di romanzesco. Sfugge prima di tutto a noi, il senso della nostra trama " 

genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024

 


mercoledì 2 luglio 2025

UN GATTO PER I GIORNI DIFFICILI

 





Un gatto per i giorni difficili - Ishida Syou -

recensiuone a cura di Francesca Simoncelli

 

Ho sempre amato gli animali, ma mai avrei immaginato che l'arrivo di un piccolo pelosetto nella nostra famiglia portasse tanta gioia e scompiglio, quindi credo di poter affermare con molta convinzione che mi rispecchio in pieno nel libro che sto per raccontarvi.  

" Un gatto per i giorni difficili” è un insieme di storie, tutte legate da un fil rouge: una strana clinica, che si trova non si sa precisamente in quale parte della città di Kyoto e che viene trovata, grazie ad un passaparola, solo da chi ne ha veramente bisogno. 

Ad accogliere i pazienti, un'inconsueta coppia, formata da infermiera e dottore che "prescrivono" un gatto come terapia, perché secondo loro "quasi tutti i problemi possono essere curati con i gatti".  

Le storie che vengono raccontate sono molto diverse tra loro, eppure in ognuna i gatti hanno davvero un potere medicamentoso: prima di tutto perché spostare l'attenzione da se stessi all'accudimento del micio, porta la persona a vedere la vita da un altro punto di vista; poi perché la compagnia e l'affetto che queste creature riescono a donare sono veramente terapeutici.  

Così i protagonisti di questi racconti, credendo di essere loro a prendersi cura del nuovo arrivato in famiglia, saranno invece aiutati dai gatti a trovare il coraggio di cambiare quello che non va nelle loro vite.  

Questo libro è scritto in tipico stile giapponese, delicato e magico, con una sorpresa finale.  

Devo confessare che più leggo autori nipponici, più rimango affascinata dal loro linguaggio e dalla forma di espressione, a volte quasi onirica.  

Unico punto negativo sono i nomi dei personaggi, incomprensibili e impronunciabili, ma è un piccolo dettaglio trascurabile, considerando poi la bellezza del libro.  

Le storie narrano di gente alle prese con la stanchezza di una vita che non rispecchia le aspettative e la paura di non essere all'altezza: come Koga, che non riesce a riposare bene per problemi al lavoro, al quale verrà prescritta la gattina Margot; poi c'è Shuta, che si ritrova nei guai con il lavoro, al quale il dottor Nike darà come cura la piccola gattina Bi; Megumi ripercorrerà la sua infanzia e alla fine deciderà di adottare un cucciolo; Tomoka, troppo dedita al lavoro, troppo rigida nella vita, pretende troppo da se stessa e dagli altri, finché non arriveranno in suo soccorso i mici Tanku e Kutan, a stravolgerle la vita e ammorbidire la sua corazza; infine c'è Abino, che fa la geisha di mestiere, che dovrà passare attraverso la sofferenza per la perdita della sua gattina Chitose, prima di potersi affezionare al nuovo arrivato Mimita. 

Storie dolci, commoventi, piene di sensibilità: ho ritrovato in queste pagine tutto l’amore che un gattino può donare, proprio come il mio Lev ne dà a me ogni giorno. 


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2025

 


mercoledì 4 giugno 2025

ESERCIZI DI STILE

 




Esercizi di stile - Raymond Queneau -

Recensione  a cura di Francesca Simoncelli 

 

“Esercizi di stile” è un libro insolito, nel quale l'autore fa esperimenti linguistici.  

Un testo molto semplice, banale, di poche righe, viene riproposto in 99 varianti, ognuna con uno stile differente, nel quale lo scrittore gioca con la grammatica: ci sono molte figure retoriche, ma anche poesia, sonetti, dialetto; alcuni testi sono quasi incomprensibili, altri buffi da far sorridere, ma comunque tutti interessanti, perché fanno riflettere su come una stessa cosa può essere osservata da così tanti punti di vista differenti.  

Non ero a conoscenza di libri di questo genere: per me è stata una rivelazione e una bella scoperta; mi è piaciuto leggere, una dopo l'altra, tutte le varianti e spesso ho pensato " ma quanta fantasia, oltre alla tecnica grammaticale, ha avuto l'autore, per realizzare un'opera del genere?" 

Il libro originale è in francese, io l'ho letto in italiano, tradotto da Umberto Eco, che non ha dovuto soltanto trasporre, ma anche rielaborare alcuni testi per rendere comprensibili i giochi di parole che Queneau aveva composto. 

 Credo non sia stato un lavoro da poco, ma stiamo parlando di Eco... e lo ha fatto in modo magistrale! 

Mi sono divertita, pagina dopo pagina, a scoprire tutti i giochi di parole, ho rispolverato figure retoriche studiate a scuola e ne ho imparate di nuove.  

Ad abbellire e completare il libro, c'è il testo in francese accanto, per chi volesse mettere a confronto le varianti; ed anche io, incuriosita, ne ho lette alcune in lingua originale.  

È il primo testo di questo genere in cui mi avventuro e devo dire che ha superato le mie aspettative.  

Riporto di seguito brevi estratti di due varianti che mi sono piaciute, perché particolarmente simpatiche:  

“VOLGARE”, che Eco traduce nel dialetto romanesco  

“Aho! Annavo a magna’ e te monto su quer bidone de la Esse… Te possino! …E metti un bottone de qua’ e sposta un bottone de là e ancora un po’ ce faceva lo spacchetto” 

“DISTINGUO”, in cui Eco ha ben riproposto in italiano un gioco di parole  

“Un bel dì sul torpedone (non la torre col pedone) scorsi (ma non preteriti) un tipo (ma non un carattere a stampa) ovvero un giovinotto (che non era un sette da poco cresciuto)” 


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2014

 


mercoledì 7 maggio 2025

LA BIBLIOTECA DEI LIBRI DIMENTICATI

 




La biblioteca dei libri dimenticati - Nicola Pesce  -

recensione a cura di Francesca Simoncelli

 

“La biblioteca dei libri dimenticati” è un libro affascinante, che parla di amore, riscatto, rinascita e, naturalmente, di libri, autori e librerie.  

Leda è una ragazza del sud Italia, con un passato ed una famiglia difficili e una gran voglia di ricominciare.  

L'incontro con un signore di Venezia le darà la possibilità di riscattarsi e di realizzare il sogno di aprire una libreria.  

Da qui inizierà per lei una nuova vita, tante avventure e nuove amicizie.  

In questa libreria scoprirà una biblioteca segreta, dove vengono custoditi i libri sconosciuti di autori di epoche passate e proprio qui troverà un passaggio per tornare indietro nel tempo e si troverà a passeggiare per San Pietroburgo con Dostoevskij e per Recanati con Leopardi e avrà l'onore di conversare con loro.  

Ad intrecciarsi con la protagonista, c'è la storia di un gatto nero che, rimasto solo, cerca il suo posto nel mondo e, dopo varie avventure e disavventure, si ritrova davanti la libreria di Leda, diventandone anche lui un frequentatore. 

Di questo libro ho apprezzato in particolar modo tre cose: 

-il fatto che Leda sia una ragazza "normale", non una di quelle protagoniste alte, belle e magre: insomma lei è una persona con la quale chiunque di noi si può identificare; 

-il fatto che il gatto parli in prima persona, quindi il lettore può essere coinvolto al meglio nelle sue vicissitudini, nei suoi pensieri, nelle sue riflessioni;  

-infine, il fatto che sia un romanzo che parla di libri e di scrittori, dettaglio che io amo particolarmente. 

Devo dire che è stato un bell'azzardo per l'autore far parlare scrittori del calibro di Dostoevskij e Leopardi, prendersi la responsabilità di pensare cosa loro potessero dire se avessero avuto una conversazione così surreale con una donna del nostro tempo. 

 Il libro, secondo me, è scritto bene, è scorrevole, pieno di dettagli e descrizioni. 

 Fin dalle prime pagine, ci si affeziona a Leda e al micio, poi, via via, a Riccardo, Donatella, Andrea... Chi sono? direte voi. 

Leggete il libro, se lo volete sapere!  

Posso anticiparvi che quando arriverete all'ultima pagina, avrete l'impressione che siano dei cari amici, che state salutando con un ciao, non con un addio.  

È una di quelle storie che ti cattura emotivamente e, ad ogni frase, ridi, ti arrabbi e trattieni il respiro insieme ai personaggi; quando pensi di essere già abbastanza coinvolto, ecco che appare la biblioteca dei libri dimenticati e tu rimani a bocca aperta e un attimo dopo passeggi insieme a Leda e Dostoevskij, quasi fossi né “Le notti bianche”. 


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024

 


mercoledì 19 marzo 2025

LE RAGAZZE DELLA TERRAZZA

 




Le ragazze della terrazza – Mirella Pieroni -

recensione a cura di Francesca Simoncelli

 

“Le ragazze della terrazza” è una raccolta di racconti, incentrata sul tradimento, nell'accezione più ampia del termine. 

Delle amiche si riuniscono sulla terrazza di una di loro, per farle compagnia e aiutarla a superare un momento difficile che sta vivendo, anche se lei non gradisce molto né la loro presenza, né tantomeno i consigli che le danno.  

Rimasta finalmente sola, decide di iniziare a scrivere, utilizzando i nomi delle sue amiche, per raccontare di donne che, ognuna in un modo diverso, dovranno affrontare un tradimento: da parte di un uomo, della vita o del destino.  

Sono racconti commoventi, che portano il lettore a riflettere su argomenti delicati come l'aborto, la morte, la genitorialità e l'infedeltà.  

In ognuno di loro ho simpatizzato con la protagonista, in qualcuno ho trovato qualcosa di me stessa, ma comunque in tutti il filo conduttore è la sensibilità d'animo dell'autrice, che trapela da ogni sua parola.  

Mi sono piaciuti in particolar modo i racconti "Alessia", dove ho apprezzato il triplice finale; "Erika", che è stato oltremodo commovente; e “Francesca”, per il quale ho provato una particolare empatia. 

Avrei voluto che alcuni racconti fossero più articolati: la scrittura di Mirella è così coinvolgente che mi sarebbe piaciuto sapere di più su queste donne e sulle loro vite, le loro storie. 

Racconti nati da un'ispirazione e lasciati per tanti anni in un cassetto, l'autrice ha poi trovato finalmente l'ardire di pubblicarli, per nostra fortuna, oserei dire, perché sarebbe stato un peccato se fossero rimasti nascosti agli occhi del mondo. 


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024

 


mercoledì 19 febbraio 2025

IL PICCOLO PRINCIPE

 




Il piccolo principe - Antoine de Saint-Exupery -

recensione a cura di Francesca Simoncelli


“Il Piccolo Principe “ è un racconto scritto da Antoine de Saint-Exupery a metà del 1900. 

Un aviatore, precipitato nel deserto del Sahara, incontra questo misterioso bambino che proviene da un asteroide lontano.  

I due fanno amicizia e il Piccolo Principe inizia a raccontare al pilota del suo mondo e del viaggio che ha fatto per raggiungere la Terra. 

Incomincia così un'accurata descrizione dei pianeti che il Piccolo Principe ha visitato prima di atterrare, incontrando su ognuno di essi un personaggio con una singolare caratteristica: il re, che esige obbedienza; il vanitoso, che ama essere ammirato; l'ubriacone che beve per dimenticare; il businessman, che crede di possedere tutte le stelle; il lampionaio, che accende e spegne i lampioni; il geografo, che, pur scrivendo carte geografiche, non conosce come è fatto il suo piccolo pianeta. Ognuno di loro è un’allegoria della vita, perfettamente descritta dagli occhi di un bambino, tanto che, il Piccolo Principe, alla fine di ogni racconto esclama " Certo che gli adulti sono veramente bizzarri". 

Sul suo asteroide il Piccolo Principe vive insieme ad una rosa ed un giorno decide di andarsene, perché convinto che ella sia troppo capricciosa; ma qui sulla Terra incontra una volpe, che gli insegna il valore dell'amicizia e dell'amore e lui comprende che è il tempo che ha dedicato alla sua rosa ad averla resa così unica e importante. 

 Così decide che è arrivato il momento di tornare sul suo asteroide, dalla sua amata rosa.  

L'aviatore è molto dispiaciuto, perché nel Piccolo Principe ha trovato un caro amico, ma, si sa, anche se la lontananza porta tanta tristezza, le persone che amiamo, restano comunque sempre dentro il nostro cuore.  

“Il Piccolo Principe” può sembrare una favola per bambini e, anche se è un racconto adatto ad ogni età, affronta temi profondi come l'amicizia, l'amore e la morte, diventando così un libro sul senso della vita.  

È attualmente uno dei testi più tradotti al mondo, non solo nelle lingue ufficiali, ma anche in molti dialetti, pure italiani, come il romano o il napoletano.  

È bello, mentre lo si legge, poter ammirare, per entrare ancora di più in sintonia con la storia, gli acquerelli originali dipinti dall'autore stesso, che si trovano tra le pagine del racconto.  

Credo che questa breve favola sia un insegnamento per tutti quelli che hanno dimenticato cosa significa vedere il mondo con gli occhi meravigliati di un bambino, un libro da leggere e rileggere, ogni volta che la vita ci mette alla prova e abbiamo bisogno di un amico che ci faccia ritrovare la giusta prospettiva: il Piccolo Principe ci fa riscoprire che " non si vede bene che con il cuore: l'essenziale è invisibile agli occhi ". 

 “E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa a renderla tanto importante” 

 

mercoledì 22 gennaio 2025

LE NOTTI BIANCHE

 




Le notti bianche – Fedor Dostoevskij -

recensione a cura di Francesca Simoncelli

 

“Le notti bianche” è un racconto scritto da Fedor Dostoevskij alla metà del 1800 e ambientato in quel periodo dell’anno in cui il sole, nella Russia del nord, compreso San Pietroburgo, tramonta dopo le 22, in cui le notti vengono, infatti, chiamate “bianche”. 

La storia è strutturata in quattro notti e un mattino e narrata in prima persona da un uomo, che non rivela la sua identità, ma si presenta come un sognatore. 

Il protagonista, una notte, incontra una donna che piange. 

Quando si accorge che è importunata da un ubriaco, va in suo aiuto e così fa la sua conoscenza. 

Iniziano le loro lunghe passeggiate notturne per le vie di San Pietroburgo, durante le quali si raccontano a vicenda le proprie vite. 

Lui è un giovane solitario sognatore, che vive con la vecchia governante, in un piccolo appartamento. 

Lei è una ragazza disillusa e ferita, che vive segregata in casa con l’anziana nonna e che si è innamorata di un uomo, il quale un anno prima era dovuto partire, promettendole che al suo ritorno l’avrebbe sposata. 

Alla notizia del suo rientro, ella spera di incontrarlo, ma, non avendo sue notizie, inizia a disperarsi e trova nel sognatore amicizia e conforto. 

Egli, invece, si rende conto, con il passare delle notti, di essersi innamorato della ragazza, ma, naturalmente, è un amore non corrisposto. 

Il finale è inaspettato, struggente e malinconico… ma non aggiungo altro sulla trama… a voi il piacere della lettura! 

Questo racconto intreccia il sogno con la concretezza e, attraverso il sognatore, ci immedesimiamo nelle sue speranze, delusioni, irrequietezze, solitudini; le sue paure sono le stesse incapacità di molti di noi di affrontare la realtà. 

Dostoevskij scava nel profondo dell’animo umano: le descrizioni sono accurate e minuziose, è come entrare nella mente dei personaggi e conoscerli intimamente. 

Le atmosfere sono fiabesche, il linguaggio di rara bellezza, delicato e poetico. 

L’ abilità dei poeti russi, che ho iniziato a leggere solo ultimamente, ma che ho imparato ad amare sin da subito, è che creano un’empatia immediata tra lettore e personaggi, tanto da instaurare un forte legame tra loro, anche dopo aver letto la parola “fine”. 

“DOVE SONO FINITI I TUOI SOGNI? 

COME VOLA IN FRETTA IL TEMPO 

CHE NE HAI FATTO DEI TUOI ANNI? 

DOVE HAI SEPOLTO IL TEMPO MIGLIORE? 

HAI VISSUTO OPPURE NO? 

GUARDA COME IL MONDO DIVENTA PIÙ FREDDO 

TETRI PENSIERI, CUPI RIMORSI, CHE NON MI DANNO TREGUA “ 


genere: narrativa



mercoledì 8 gennaio 2025

ANNA KARENINA

 




Anna Karenina – Lev Tolstoj –

recensione a curadi Francesca Simoncelli

 

Iniziamo il 2025 con uno dei libri più belli letti nel 2024: Anna Karenina di Lev Tolstoj. 

Capolavoro della letteratura russa, descrive uno spaccato di vita nella Russia della seconda metà del 1800, tra nobili e contadini, soffermandosi sulla spietatezza della società, che allontana una donna che ha scelto la propria felicità, piuttosto che le apparenze di un matrimonio infelice, ma che non condanna un uomo che vive con una donna sposata. 

L'analisi della personalità di Anna è molto accurata; lei combatte con i suoi sentimenti: spesso si sente sbagliata, perché la società la porta a sentirsi tale, escludendola, ma in fondo è solo una donna che cerca la felicità e cerca di seguire il proprio cuore, ma che prezzo? 

Costretta a sposare un uomo che non ama, molto più grande di lei, vive una vita di convenzioni, fino a che non le si presenta davanti l'occasione di essere finalmente felice.  

Ma la felicità, alla fine, lo scoprirà da sola, è effimera...  

Dall'altra parte, personaggio decisamente degno di attenzione è Levin, uomo di principi saldi che, pur amando una donna, si allontana da lei, perché la crede innamorata di un altro.  

Si dedica così unicamente al suo lavoro, credendo che non ci sia posto per l'amore nella sua vita.  

Poi, invece, il destino decide di fargli un regalo e mette sul suo cammino proprio quella donna tanto amata e che lui credeva proibita. 

Levin è un uomo riflessivo, che si pone domande filosofiche e religiose sulla vita.  

Ho amato questo personaggio, così complesso, che si chiede continuamente se sta agendo nel modo giusto e opportuno; che non sa se credere in Dio oppure no, ma dalle sue azioni si comprende una bontà d'animo che solo i puri di cuore hanno.  

Al di là di questi due personaggi, descritti con una maestria tale da portarli nel cuore anche dopo aver finito la lettura del libro e da sentire poi la loro mancanza, tutto il romanzo è ben strutturato e ogni personaggio ha un ruolo fondamentale, anche se piccolo o secondario.  

Il modo di raccontare di Tolstoj è così coinvolgente che mi sono sentita parte della storia anche io: ho visitato luoghi in cui non sono mai stata; ho partecipato a ricevimenti, a corse di cavalli, viaggi in treno; ho imparato tanto sulle abitudini russe e sui patronimici.  

Non posso descrivere oltre a parole le emozioni che ha suscitato in me questo capolavoro, anche dopo aver finito di leggere l'ultima pagina, tanto che spesso la mia mente tuttora torna a questa bellissima storia e ai suoi protagonisti.  

 TUTTE LE FAMIGLIE FELICI SI ASSOMIGLIANO  

OGNI FAMIGLIA INFELICE LO È A MODO PROPRIO  

 


mercoledì 4 dicembre 2024

LA NEVE IN FONDO AL MARE

 




La neve in fondo al mare – Matteo Bussola -

recensione a cura di Francesca Simoncelli

 

“La neve in fondo al mare”, ultimo libro di Matteo Bussola, affronta il tema dei disturbi e delle malattie che affliggono i ragazzi della nostra epoca, osservati dal punto di vista dei genitori, che, spesso, subiscono impotenti i disagi e l'infelicità dei loro figli che, inevitabilmente, si propaga poi su tutta la famiglia.  

Nelle stanze di un ospedale si intrecciano le vite di ragazzi di diverse età, ognuno con una storia unica, personale e drammatica.  

Nei corridoi, invece, le preoccupazioni di padri e madri, che cercano negli altri genitori conforto, conferme e aiuto; anche il solo potersi sfogare, senza sentirsi egoisti e colpevoli, perché chi ascolta capisce la situazione e non giudica.  

Ragazzi, a volte poco più che bambini, che lottano con disturbi che non riescono a gestire, il più delle volte ostili ai genitori, perché percepiti come nemici.  

Dall'altra parte i genitori che, secondo le loro capacità, fanno il possibile per comprendere dei figli che spesso sentono estranei: si domandano dove hanno sbagliato, quando è cominciato tutto questo, perché non se ne sono accorti in tempo e, soprattutto, di chi è la colpa.  

Domande, il più delle volte, senza risposta, che angosciano madri e padri e che accrescono il divario generazionale.  

La voce narrante è un papà che, nonostante tutto l'amore che prova per il figlio, non riesce a comprendere cosa lo porti a stare così male ed ogni suo sforzo per capire, fa chiudere il ragazzo sempre di più in se stesso.  

“La neve in fondo al mare” è un libro che affronta argomenti delicati con particolare sensibilità.  

Ben scritto e scorrevole, una volta iniziata la lettura, non si riesce più a smettere: è commovente e terribilmente attuale, tanto da far prendere coscienza al lettore della gravità ed infinità di problemi di molti adolescenti; ragazzi che dovrebbero vivere spensierati, ma che invece dentro di loro hanno l'inferno: una cosa talmente inaspettata... Un po' come trovare la neve in fondo al mare. 


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024

 


mercoledì 6 novembre 2024

L'UOMO CHE SCAMBIO' SUA MOGLIE PER UN CAPPELLO

 




L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello – Oliver Sacks –

recensione a cura di Francesca Simoncelli

 

Libro dal titolo enigmatico, ma accattivante, si potrebbe scambiare per una raccolta di novelle, invece è un saggio di neurologia, nel quale il dottor Oliver Sacks illustra i casi più bizzarri che gli siano capitati durante la sua carriera.  

A volte surreali, spesso grotteschi, questi brevi racconti descrivono malattie neurologiche più o meno conosciute; la scrittura è abbastanza scorrevole ed il linguaggio chiaro, anche se non sempre di semplice comprensione a causa di alcuni termini medici specifici, che vanno comunque ricercati con il vocabolario alla mano.  

I racconti riassumono la vita dei suoi pazienti, descrivendo i particolari di malattie che a volte erano sconosciute anche ai medici stessi.  

Sicuramente non è un libro “leggero”; sono venuta a conoscenza di malattie delle quali non immaginavo l'esistenza: persone la cui mente si è bloccata in un determinato momento della propria vita; la depersonificazione, cioè individui che non sentono più come appartenenti al proprio corpo alcuni arti; la perdita della vista, ma solo in ambito neurologico, quindi percettivo, cioè non essere più in grado di riconoscere un oggetto per quello che è, come nel caso che dà il titolo al libro: un uomo che, vedendo la sagoma di sua moglie, seduta accanto a lui, le prese la testa, credendo che fosse il suo cappello.  

Ho conosciuto la sindrome di Tourette, della quale avevo solo sentito parlare, e quella di Korsakoff. 

 La prima si manifesta con movimenti incontrollati, tic e suoni involontari, con vari gradi di gravità.  

La seconda si palesa con disturbi comportamentali, amnesie e confusione.  

Ho approfondito la sindrome di Parkinson, venendo a conoscenza di sintomi e cure che ignoravo.  

Insomma una perfetta combinazione di trattato scientifico e racconto, che incuriosisce il lettore e lo stimola nella lettura, incentivandolo alla comprensione di malattie e disturbi troppo spesso ignorati e sensibilizzandolo su tematiche complesse.  

La prossima volta che incontrerò una persona che prima avrei definito “strana”, adesso mi domanderò se è affetta da qualche sindrome neurologica.  

Il tema affrontato è così interessante che ci induce a saperne di più; il libro è stato scritto nel 1985, su studi fatti a metà del secolo scorso: chissà quanto si saranno evolute le conoscenze mediche fino ai giorni nostri?  

E adesso alla ricerca di libri sui nuovi studi degli ultimi anni!  


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2001

 

 


mercoledì 9 ottobre 2024

LA SONATA A KREUTZER

 




La sonata a Kreutzer – Lev Tolstoj -

recensione a cura di Francesca Simoncelli

 

La sonata a Kreutzer è un libro ambientato nella Russia di fine 800 e si sviluppa durante un lungo viaggio in treno, nel quale un uomo racconta ad uno sconosciuto appena incontrato un oscuro segreto: ha a$$assinat0 sua moglie. 

L’ uomo, inizialmente schivo, rimane in disparte nel vagone del treno, ma, dopo un po’, prende coraggio e si sfoga con il forestiero con cui condivide la carrozza. 

Così inizia il racconto della sua vita: l’incontro con la moglie, il matrimonio, la vita coniugale; poi l’entrata in scena di un musicista: un violinista che invade la loro vita familiare e che lui sospetta sia l’amante di sua moglie. 

Ed è proprio sulle note de “La sonata a Kreutzer” di Beethoven che si insinua in lui il dubbio che lo porterà alle sue efferate, folli azioni. 

Solo in seguito si accorgerà di aver preso un abbaglio, dettato dalla gelosia. 

Tolstoj in questo libro scava nel profondo dell’animo umano, mostrando le fragilità di un uomo che si rende conto dell’assurdità dei suoi pensieri: il rancore nei confronti della moglie, la bellezza di lei intesa come un’offesa contro di lui, l’infondata gelosia; tramite la sua voce conosceremo le oscure motivazioni di un atto così disumano. 

Perché racconta ad uno sconosciuto la sua storia? Cerca compassione? O vuole tentare di giustificare le sue azioni? 

Lontano dalla parità tra uomo e donna, nella società di quel tempo, un marito poteva tranquillamente avere un’amante, mentre una donna fedifraga doveva essere punita. 

Il tema del romanzo è purtroppo molto attuale: più che scritto nella Russia ottocentesca, sembra un fatto di cronaca odierno; questo ci fa capire quanto poco si sia evoluta la condizione della donna negli anni, quanto troppi mariti si sentano in diritto di ritenere la propria moglie una loro proprietà. 

Pur amando i classici, per lungo tempo ho guardato i romanzi degli autori russi con diffidenza: forse li ritenevo troppo impegnativi.  

Poi mi sono imbattuta in questo libro, sicuramente non il più famoso di Tolstoj, ma che mi ha incuriosito ed ho deciso di iniziarne la lettura.  

Fin dalle prime pagine mi ha catturato talmente tanto da terminarlo in pochi giorni.  

E mi sono dovuta ricredere: " La suonata a Kreutzer" è coinvolgente, scorrevole e ben scritto; con magistrale arguzia, Tolstoj analizza tematiche profonde, riuscendo a tenere sempre alta l'attenzione del lettore. 

“SU DI ME QUEL PEZZO (LA SONATA A KREUTZER) FU TERRIBILE: FU COME SE MI SI SCOPRISSERO SENTIMENTI NUOVI” 


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 1891

mercoledì 25 settembre 2024

LA SOVRANA LETTRICE

 




La sovrana lettrice – Alan Bennett -

 recensione a cura di Francesca Simoncelli


Vi è mai capitato di leggere un’opera in cui si nominano altri titoli di libri e vi è venuta la curiosità di saperne di più?  

Io amo i romanzi che, in qualche modo, me ne consigliano altri ed è proprio il caso di questo racconto, menzionato in un testo letto tempo fa e subito messo nella mia lunghissima lista di libri in attesa di lettura. 

Si tratta de “La sovrana lettrice” di Alan Bennett, scrittore, attore e sceneggiatore inglese contemporaneo. 

La storia narra la passione per la lettura della regina Elisabetta, passione nata tardivamente e casualmente, ma che si trasforma fin da subito in un grande amore. 

L’ autore racconta che la regina, pur di continuare le sue letture, anche durante gli impegni ufficiali, salutava dalla carrozza con una mano, mentre con l’altra reggeva un libro, tenendolo ben nascosto, buttando un occhio alla folla dei sudditi e uno alle pagine stampate. 

I suoi comportamenti singolari indispettiscono il suo entourage, che subisce le conseguenze di questa nuova esperienza di Sua Maestà. 

Stanchi di essere costretti a seguire i curiosi e continui cambiamenti di programma, i suoi servitori tentano di riportarla sulla retta via, tanto che un giorno la regina, non trovando più il suo libro, che aveva nascosto sotto i cuscini della carrozza reale, chiedendo spiegazioni ai suoi servitori, si sentì rispondere che, credendo fosse un ordigno esplosivo, lo avevano fatto brillare. 

È un racconto verosimile, che ci fa chiedere quanto ci sia di reale, perché effettivamente si sa veramente poco della vita privata della regina Elisabetta.  

Scritto in modo ironico, ci mostra Sua Maestà sotto una luce diversa.  

Mi piace pensare a lei, che è stata una delle persone più importanti al mondo, come un’appassionata lettrice, che spesso antepone i libri agli impegni reali e che fa della lettura una parte integrante della sua vita. 

“La sovrana lettrice” è un libro che rompe gli schemi: noi, spettatori delle vicende reali, non vediamo più la regina come un’austera signora, sempre ligia al dovere, ma la percepiamo più umana. 

Il finale vi sorprenderà! 


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2011

 


mercoledì 4 settembre 2024

UNO SGUARDO DELICATO SUL MONDO

 




Uno sguardo delicato sul mondo – S.C. D’Ambrosio –

recensione di Francesca Simoncelli

 

Avete presente la sensazione che provate quando venite sopraffatti da qualcosa che vi ha toccato il cuore?  

Quando qualcosa mi coinvolge e mi travolge in modo particolare, ho difficoltà ad esternare a parole il tumulto delle mie emozioni.  

È il caso del libro " Uno sguardo delicato sul mondo " di Salvatore Claudio D'Ambrosio, che ho avuto il piacere di poter leggere e che ritengo abbia un titolo perfettamente azzeccato. 

Strutturato in brevi racconti, che guardano alle avversità e alla spietatezza della vita con uno sguardo effettivamente gentile.  

L'autore ci mostra il mondo con gli occhi dei veri protagonisti: ci fa provare le loro paure, le angosce, la tristezza, a volte la consapevolezza che non si può tornare indietro ed il terrore che ne consegue.  

Affronta temi importanti, come la droga, lo sfruttamento minorile, la violenza sulle donne, la solitudine, con una rara sensibilità.  

Anche se gli argomenti affrontati sono impegnativi, la scrittura è fluida e la lettura scorrevole.  

I racconti hanno dettagli vividi ed ognuno narra una storia autentica. 

Riassumerne la trama toglierebbe al lettore il piacere della scoperta, pagina dopo pagina; ma anche descriverne uno solo mi sarebbe impossibile: avrei veramente difficoltà a scegliere. 

Alcune narrazioni, poi, sono pugni che mirano dritti al cuore, restando impresse nella memoria. 

È un libro che realmente fa provare forti emozioni: una visione garbata di un mondo che spesso sa essere crudele.  

Mi sento di dare un unico consiglio all'autore: continua a scrivere, non darti all'ippica!  

Curiosi? 

Non vi svelerò altro: leggete il libro e capirete! 


genere: racconti

anno di pubblicazione: 2024


mercoledì 21 agosto 2024

POLIFEMA

 




Polifema – Gabriella Cinti -

recensione a cura di Francesca Simoncelli

 

“Polifema” è una storia che narra, come si può intuire dal titolo, di una donna che è talmente accecata dall’ amore, da non capire la pochezza dell’uomo di cui è innamorata. 

Questo libro tratta una tematica reale e quanto mai attuale: l’amore migliora i difetti, annulla le mancanze e le assenze dei propri compagni, inventando una realtà che non esiste, per nascondere a noi stessi quanto sia erroneo il nostro potere di giudizio.  

Marzia, la protagonista del racconto, si illude di possedere un amore che invece è effimero.  

Giorgio, suo amore da sempre, ha scelto un’altra vita, non ha avuto il coraggio di vivere appieno la loro storia e chiede a Marzia che, accecata com’è dall’amore, acconsente, di vivere la loro relazione in clandestinità: fugaci e brevi incontri, per poi tornare da sua moglie, lasciando Marzia nella solitudine di una casa vuota, di un cuore che cerca amore e finge di averlo trovato per proteggersi dal dolore.  

Il romanzo è strutturato in un lungo arco temporale, dalla giovinezza dei protagonisti fino al presente, quando sono ormai adulti, ma non è lineare; ci sono continui viaggi avanti e indietro nel tempo e questo rende poco scorrevole la lettura. 

La scrittura è fin troppo ricercata: le frasi a volte non sono di semplice comprensione.  

I collegamenti con l’antica Grecia, tra mitologia e linguaggio, sono spesso difficili da capire se non si è almeno un po’ ferrati sull’argomento. 

Un libro impegnativo, più adatto ad un lettore esperto ed appassionato, che ad un lettore che si approccia sporadicamente e superficialmente alla lettura. 


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024


mercoledì 31 luglio 2024

1984

 




1984 - George Orwell –

recensione a cura di Francesca Simoncelli

 

Immaginate un mondo diviso in tre grandi potenze: Eurasia, Estasia e Oceania, che sono in guerra tra loro. 

Immaginate che in Oceania, la cui capitale è Londra, ci sia un governo, chiamato Grande Fratello, che nessuno ha mai realmente visto, ma che spia ogni cosa, casa e persona, aiutato dalla psicopolizia che sorveglia, indaga e scova chi non si allinea al pensiero del Grande Fratello. 

Niente leggi, apparentemente, tranne una: non si può pensare con la propria testa. 

Tre slogan riassumono la politica del regime: " la guerra è pace ", "la libertà è schiavitù" , " l'ignoranza è forza ", con la conseguente minaccia di torture fisiche e mentali, allo scopo di annullare i pensieri e le emozioni individuali e uniformare le idee. 

I due protagonisti Winston e Julia cercheranno di sottrarsi e ribellarsi, ma... 

Distopico ed inquietante, questo romanzo ci racconta una società in cui il controllo della popolazione viene fatto tramite l'odio verso un nemico che neanche si conosce, dove ignoranza e disinformazione vengono utilizzate per soggiogare il popolo; attraverso la rimozione delle parole si cerca di eliminare il pensiero personale di ciascuno: senza parole "adatte" nessuno può esprimere la sua opinione e si è costretti a seguire quelle "già pronte" del Grande Fratello. 

Libro attuale più che mai, in questo periodo storico, nel quale viene censurato il nostro passato, nel nome del politicamente corretto: alcune parole vengono eliminate da testi antichi, perché ritenute offensive, ma se si pensa al momento in cui furono scritte, assumono un determinato significato e ci mostrano come la società si sia evoluta, quindi anche se sono parole "spiacevoli" ci raccontano il nostro passato e conoscere il passato è necessario per vivere il presente e per progettare un futuro migliore.  

Scrittore visionario, George Orwell anticipa quello che poi negli anni è diventato purtroppo realtà: una società spiata in ogni momento nel nome della sicurezza, persone che non hanno idee proprie, odio veicolato nel nome di una falsa giustizia. 

Nonostante la tematica trattata sia molto impegnativa, la lettura scorre fluida e quindi credo sia un libro che tutti potrebbero e dovrebbero leggere. 

Romanzo dagli ingenti significati che, malgrado l'angoscia che resta dentro dopo averlo letto, ci apre gli occhi su schematiche e ragionamenti che in apparenza ci possono sembrare giusti, ma che, se osservati da una diversa angolazione, si mostrano per quello che realmente sono: più il pensiero del popolo è esiguo, più può essere ingannato e raggirato; quindi teniamoci strette le nostre idee, a volte giuste, spesso sbagliate, ma comunque nostre. 


genere: narrativa distopica

anno di pubblicazione: 1949

 


mercoledì 10 luglio 2024

UNA STANZA TUTTA PER SE'

 




Una stanza tutta per sé - Virginia Woolf 

recensione a cura di Francesca Simoncelli

 

Virginia Woolf, scrittrice e saggista inglese, che è vissuta tra la fine del 1800 e la prima metà del 1900, è stata un’attivista per i diritti delle donne e il saggio "Una stanza tutta per sé" ne è il manifesto. 

Il libro nasce dal discorso che Virginia Woolf fu invitata a tenere per le ragazze universitarie di Cambridge su "le donne e il romanzo". 

Erano passati pochi anni dal diritto al voto delle donne in Gran Bretagna, ma la strada per la parità era ancora lunga ed ardua. 

Il discorso inizia con l'affermazione che una donna, per diventare scrittrice, ha bisogno di una rendita di 500 sterline l'anno e di una stanza tutta per sé. 

Nelle prime pagine descrive un episodio molto eloquente sulla condizione della donna in quel periodo storico: mentre lei sta attraversando il prato dell'università, viene rimproverata dal custode, perché quel posto è vietato alle donne; loro possono camminare soltanto sul sentiero. 

Da qui inizia una sconfinata riflessione sulla differenza tra uomini e donne nella vita, ma soprattutto nella letteratura. 

Si interroga sui lavori delle prime scrittrici donne, notando, in molte di loro, una rabbia ed una frustrazione causate dalla loro condizione svantaggiata, che entrano di prepotenza nel carattere delle protagoniste dei loro racconti, come ad esempio Jane Eyre di Charlotte Bronte. 

 Le uniche, secondo i suoi studi e il suo parere, che non sono state corrotte da questi sentimenti negativi, sono Emily Bronte e Jane Austen, che infatti sono riuscite a far nascere dalla loro penna, anche secondo la mia opinione, i due più grandi capolavori della letteratura inglese dell’Ottocento. 

 Poi si domanda: se i grandi autori, come ad esempio Shakespeare, avessero avuto le stesse limitazioni delle donne, avrebbero scritto ugualmente opere eccelse? O sarebbero stati influenzati da condizioni svantaggiose e precarie, non riuscendo a portare alla luce i loro scritti? 

 L’inferiorità della donna, quindi, si ripercuote non solo nella quotidianità, ma si denota anche nell’arte ed in particolare nella letteratura. 

 L'essere sprovviste di mezzi economici e di uno spazio privato le penalizzava; l'ostilità con cui gli uomini guardavano le scrittrici le scoraggiava a seguire le proprie vocazioni letterarie. 

 Dal giorno in cui Virginia Woolf tenne questo discorso, ne è passato di tempo, eppure ancora oggi ci sono ingenti disparità tra i sessi e molti uomini continuano a considerare la donna come un essere di loro proprietà, senza il diritto di avere idee e vita proprie. 

Ammiro questa scrittrice perché è pioniera della difesa della libertà intellettuale delle donne. 

Ho molto apprezzato questo libro perché, con una mente brillante e innovativa, lei riesce a fare un excursus del suo tempo, con riflessioni audaci e all'avanguardia, che portano noi lettori ad interrogarci sull'evoluzione della condizione della donna, sulle ristrettezze mentali della società, sulla prevaricazione maschile, sulle conquiste fatte nel tempo ed infine sui traguardi ancora da raggiungere. 


genere: saggio

anno di pubblicazione in Italia: 1963

 


lunedì 17 giugno 2024

STORIE VERE O IMMAGINATE

 




Storie vere o immaginate – Grazia Fassio Surace -

recensione a cura di Francesca Simoncelli

 

“Storie vere o immaginate” è un libro che si articola in 14 racconti, nei quali la donna è la protagonista assoluta. 

Vita di donne diverse, dove il filo conduttore sono i sentimenti: dolore, sofferenza, perdita, violenza, infelicità, delusione. 

Questo libro parla di donne che non hanno trovato il coraggio necessario per cambiare vita, ritrovandosi ad accontentarsi di un'esistenza mediocre ed insipida. 

Ma parla anche di donne che, invece, quel coraggio hanno scoperto di averlo, tra mille dubbi e incertezze. 

In alcune storie di questa raccolta mi sono ritrovata: le emozioni delle protagoniste erano uguali alle mie; in altre, invece, c'erano raccontate le paure che accompagnano la mia esistenza. 

Sono storie brevi, alcune avrei voluto fossero più dettagliate, avrei voluto conoscere meglio le donne descritte. 

Il linguaggio è scorrevole, ma non per questo semplicistico, anzi l’ho trovato piacevolmente ricercato. 

Il racconto, che più ha lasciato un segno dentro di me, parla di una ragazza che per tutta la vita ha fatto qualsiasi cosa per compiacere gli altri, annullando sè stessa, per poi rendersi conto di essere considerata una nullità, non solo agli occhi degli altri, ma anche ai suoi, perché nel tentare di accontentare chi ci è accanto, spesso perdiamo la nostra identità. 

Chi ci ama veramente non ci vuole diversi da come siamo, ci apprezza per le nostre unicità, e non tenta di controllare la nostra vita, perché il rispetto è la forma di amore più pura. 

 Questo libro mi ha emozionata in diversi modi, facendo affiorare ricordi e timori. 

Grazia Fassio Surace, autrice per me finora sconosciuta, si è rivelata un’interessante scoperta. 


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024


mercoledì 22 maggio 2024

L'ISTRIONE

 




L’ ISTRIONE - Nazareth Simoncelli -

recensione a cura di Francesca Simoncelli

 

Non fatevi ingannare dal cognome dell'autore, mio omonimo: sarò, nel mio giudizio, obiettiva e sincera come sempre. 

Questa volta mi sono imbarcata in un'avventura nuova, ho voluto dare a me stessa la possibilità di sperimentare un ambito letterario mai provato. 

L'Istrione, opera dello scrittore Nazareth Simoncelli, è un romanzo psicologico, molto complesso, a mio parere forse un po' troppo. 

La storia racconta la vita di Gianni (ma sarà davvero questo il suo nome?), sindaco e dirigente di banca, che, pur di arrivare al successo o, per meglio dire, pur di non rassegnarsi all'andamento negativo del momento, innesca una serie di imbrogli ai danni di vari clienti malcapitati, aiutato anche dalla sorte. 

Questo gli permetterà di presentarsi alla società come un uomo di grande valore, quando, invece, tolta la maschera, non è altro che un truffatore. 

La scrittura spesso manca di punteggiatura, non so se per volontà o per errore. 

La struttura, invece, è ben architettata; il lettore vive la storia come fosse dentro la mente del protagonista: dubbi, certezze, sofferenze, la sua ingombrante doppia personalità, che gli mostra il mondo visto da due angolazioni differenti e quasi opposte. 

Sicuramente una storia verosimile, che parla di politica, soldi, corruzione e astuzie mentali: insomma, quella che potrebbe essere la realtà di qualsiasi paese o città. 

L'Istrione è quella persona che ha atteggiamenti esibizionisti e insinceri e, proprio come il protagonista del romanzo, è sempre in cerca di attenzioni, ma ha una condotta alquanto scorretta. 

 Il finale, che naturalmente non vi svelerò, mi ha lasciato confusa e perplessa, inquieta e turbata. 

Ma, se devo trarre delle conclusioni, credo che sia un libro che lascia al lettore ingenti spunti di riflessione e che sia quindi un romanzo che non passa inosservato. 


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024


mercoledì 1 maggio 2024

OVUNQUE E' QUI

 




Ovunque è qui - Giulia Rocca -

recensione a cura di Francesca Simoncelli

 

“Ovunque è qui”, romanzo d'esordio della scrittrice Giulia Rocca, narra una storia molto originale, che intreccia le vite di più personaggi, tutti accomunati da una enigmatica attrazione per un posto: l'ostello in cima alla collina. 

Tutto parte da Dalila, nipote degli ex proprietari della villa, alla quale lei è affezionata fin da bambina e che decide di riscattarla per aprire un ostello molto particolare: ospiterà chiunque ne abbia bisogno o desiderio, senza chiedere soldi; ogni ospite dovrà, in cambio, mettere a disposizione degli altri un proprio talento. 

 Qui incontrerà Elia, vecchio giardiniere al servizio dei suoi nonni, che, negli anni, ha continuato a prendersi cura del giardino. 

I due formeranno un’accoppiata vincente, tra le chiacchiere e le maldicenze degli abitanti del piccolo paesino, portando la dimora a splendere nuovamente. 

Poi c’è André, con le sue idee rivoluzionarie sulla fisica, che troverà, come tutti i grandi scienziati della storia, chi lo ostacolerà e si opporrà alle sue teorie; all'inizio molto scoraggiato, deciderà invece poi di portare avanti gli studi e le sperimentazioni da solo, grazie ai buoni consigli di una vecchia cara amica, utilizzando come il suo laboratorio proprio l’ostello. 

Ed è lì che incrocia il suo destino con quello di Teresa, scrittrice alla quale sono state sbattute in faccia troppe porte; delusa e demoralizzata, cerca di fuggire da una realtà dura e crudele e si ritrova in questo paese sperduto, dove si mormora di un ostello in cui succedono strane cose e ne viene misteriosamente attratta, tanto da decidere di provare a ricominciare una vita diversa proprio ripartendo da lì. 

Infine c'è Lucas, uomo al quale la vita ha portato via tutto, che ormai si sente estraniato dalla realtà, ma che cercherà di ricomporre pian piano la sua esistenza, tra rimorsi e rimpianti. 

“Ovunque è qui” è un romanzo ben strutturato, scritto con linguaggio ricercato ed attento. 

Mi è piaciuto molto l'alone di mistero, che corre lungo tutte le pagine del racconto. 

 La storia, assolutamente non scontata, mantiene viva la curiosità fino alla fine. 

Ogni personaggio è unico, si percepisce il carattere, le sofferenze, le angosce, così come la gioia dei piccoli e grandi traguardi: tutte emozioni che ci accomunano e che ci fanno quindi entrare in empatia con loro. 

Io, che vedo il mondo come un meraviglioso intreccio di leggi fisiche e chimiche, ho apprezzato la sconfinata fantasia con la quale l'autrice ha dato vita alla storia, mescolandola con la scienza: le enigmatiche e numerose teorie sul tempo, esaminate con curiosità dai fisici, si legano perfettamente alla trama della narrazione, rendendo il romanzo ancor più emozionante e avvincente. 


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2023