mercoledì 10 luglio 2024

UNA STANZA TUTTA PER SE'

 




Una stanza tutta per sé - Virginia Woolf 

recensione a cura di Francesca Simoncelli

 

Virginia Woolf, scrittrice e saggista inglese, che è vissuta tra la fine del 1800 e la prima metà del 1900, è stata un’attivista per i diritti delle donne e il saggio "Una stanza tutta per sé" ne è il manifesto. 

Il libro nasce dal discorso che Virginia Woolf fu invitata a tenere per le ragazze universitarie di Cambridge su "le donne e il romanzo". 

Erano passati pochi anni dal diritto al voto delle donne in Gran Bretagna, ma la strada per la parità era ancora lunga ed ardua. 

Il discorso inizia con l'affermazione che una donna, per diventare scrittrice, ha bisogno di una rendita di 500 sterline l'anno e di una stanza tutta per sé. 

Nelle prime pagine descrive un episodio molto eloquente sulla condizione della donna in quel periodo storico: mentre lei sta attraversando il prato dell'università, viene rimproverata dal custode, perché quel posto è vietato alle donne; loro possono camminare soltanto sul sentiero. 

Da qui inizia una sconfinata riflessione sulla differenza tra uomini e donne nella vita, ma soprattutto nella letteratura. 

Si interroga sui lavori delle prime scrittrici donne, notando, in molte di loro, una rabbia ed una frustrazione causate dalla loro condizione svantaggiata, che entrano di prepotenza nel carattere delle protagoniste dei loro racconti, come ad esempio Jane Eyre di Charlotte Bronte. 

 Le uniche, secondo i suoi studi e il suo parere, che non sono state corrotte da questi sentimenti negativi, sono Emily Bronte e Jane Austen, che infatti sono riuscite a far nascere dalla loro penna, anche secondo la mia opinione, i due più grandi capolavori della letteratura inglese dell’Ottocento. 

 Poi si domanda: se i grandi autori, come ad esempio Shakespeare, avessero avuto le stesse limitazioni delle donne, avrebbero scritto ugualmente opere eccelse? O sarebbero stati influenzati da condizioni svantaggiose e precarie, non riuscendo a portare alla luce i loro scritti? 

 L’inferiorità della donna, quindi, si ripercuote non solo nella quotidianità, ma si denota anche nell’arte ed in particolare nella letteratura. 

 L'essere sprovviste di mezzi economici e di uno spazio privato le penalizzava; l'ostilità con cui gli uomini guardavano le scrittrici le scoraggiava a seguire le proprie vocazioni letterarie. 

 Dal giorno in cui Virginia Woolf tenne questo discorso, ne è passato di tempo, eppure ancora oggi ci sono ingenti disparità tra i sessi e molti uomini continuano a considerare la donna come un essere di loro proprietà, senza il diritto di avere idee e vita proprie. 

Ammiro questa scrittrice perché è pioniera della difesa della libertà intellettuale delle donne. 

Ho molto apprezzato questo libro perché, con una mente brillante e innovativa, lei riesce a fare un excursus del suo tempo, con riflessioni audaci e all'avanguardia, che portano noi lettori ad interrogarci sull'evoluzione della condizione della donna, sulle ristrettezze mentali della società, sulla prevaricazione maschile, sulle conquiste fatte nel tempo ed infine sui traguardi ancora da raggiungere. 


genere: saggio

anno di pubblicazione in Italia: 1963

 


Nessun commento:

Posta un commento