Una stanza tutta per sé - Virginia Woolf
recensione a cura di Francesca Simoncelli
Virginia Woolf, scrittrice e saggista inglese, che è vissuta
tra la fine del 1800 e la prima metà del 1900, è stata un’attivista per i
diritti delle donne e il saggio "Una stanza tutta per sé" ne è il
manifesto.
Il libro nasce dal discorso che Virginia Woolf fu invitata a
tenere per le ragazze universitarie di Cambridge su "le donne e il
romanzo".
Erano passati pochi anni dal diritto al voto delle donne in
Gran Bretagna, ma la strada per la parità era ancora lunga ed ardua.
Il discorso inizia con l'affermazione che una donna, per
diventare scrittrice, ha bisogno di una rendita di 500 sterline l'anno e di una
stanza tutta per sé.
Nelle prime pagine descrive un episodio molto eloquente
sulla condizione della donna in quel periodo storico: mentre lei sta
attraversando il prato dell'università, viene rimproverata dal custode, perché
quel posto è vietato alle donne; loro possono camminare soltanto sul sentiero.
Da qui inizia una sconfinata riflessione sulla differenza
tra uomini e donne nella vita, ma soprattutto nella letteratura.
Si interroga sui lavori delle prime scrittrici donne,
notando, in molte di loro, una rabbia ed una frustrazione causate dalla loro
condizione svantaggiata, che entrano di prepotenza nel carattere delle
protagoniste dei loro racconti, come ad esempio Jane Eyre di Charlotte Bronte.
Le uniche, secondo i suoi studi e il suo parere, che
non sono state corrotte da questi sentimenti negativi, sono Emily Bronte e Jane
Austen, che infatti sono riuscite a far nascere dalla loro penna, anche secondo
la mia opinione, i due più grandi capolavori della letteratura inglese
dell’Ottocento.
Poi si domanda: se i grandi autori, come ad esempio
Shakespeare, avessero avuto le stesse limitazioni delle donne, avrebbero
scritto ugualmente opere eccelse? O sarebbero stati influenzati da condizioni
svantaggiose e precarie, non riuscendo a portare alla luce i loro scritti?
L’inferiorità della donna, quindi, si ripercuote non
solo nella quotidianità, ma si denota anche nell’arte ed in particolare nella
letteratura.
L'essere sprovviste di mezzi economici e di uno spazio
privato le penalizzava; l'ostilità con cui gli uomini guardavano le scrittrici
le scoraggiava a seguire le proprie vocazioni letterarie.
Dal giorno in cui Virginia Woolf tenne questo
discorso, ne è passato di tempo, eppure ancora oggi ci sono ingenti disparità
tra i sessi e molti uomini continuano a considerare la donna come un essere di
loro proprietà, senza il diritto di avere idee e vita proprie.
Ammiro questa scrittrice perché è pioniera della difesa
della libertà intellettuale delle donne.
Ho molto apprezzato questo libro perché, con una mente
brillante e innovativa, lei riesce a fare un excursus del suo tempo, con
riflessioni audaci e all'avanguardia, che portano noi lettori ad interrogarci
sull'evoluzione della condizione della donna, sulle ristrettezze mentali della
società, sulla prevaricazione maschile, sulle conquiste fatte nel tempo ed
infine sui traguardi ancora da raggiungere.
genere: saggio
anno di pubblicazione in Italia: 1963
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