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sabato 15 luglio 2023

SPAZIO SELF PUBLISHING - DANIO MARIANI

 









Per il terzo appuntamento di Spazio self publishing ho il piacere di illustrare le opere di un autore che per me è stata un’autentica rivelazione e che continua a stupirmi. Si chiama Danio Mariani e Il libro che voglio consigliare oggi si intitola Vite spezzate

Tre motivi per leggerlo:

Vite spezzate in realtà non è un unico romanzo. Sotto questo titolo sono raggruppate tre indagini (quindi tre racconti lunghi) con protagonista Aura Comi. Aura compare per la prima volta nel romanzo che precede Vite spezzate ovvero La speranza e il peccato. In questo libro succedono delle cose particolari, dei fatti anche drammatici che obbligano la Comi ad uscire dalla polizia. In Vite spezzate è diventata una investigatrice privata.

Il personaggio di Aura Comi crea immediata empatia. E’ una ragazza positiva, leale, coraggiosa ed estremamente corretta. Non una super eroina ma una persona normale dotata di altruismo e intuizione. Non fa cose sconsiderate ma ha comunque un carattere particolare ed un grande senso della giustizia.

Danio Mariani è un autore che merita attenzione. Scrive libri molto coinvolgenti con trame che attraggono ed emozionano e lo fa con uno stile sempre molto apprezzabile e fruibile. Una scrittura “facile” ma non banale. Storie che spesso regalano colpi di scena e momenti che sorprendono, non ama i finali troppo teneri ed i protagonisti dei suoi libri quasi mai ne escono “illesi”.

 

intervista a Danio Mariani

Ciao Danio come va? Benvenuto e grazie per aver accettato il nostro invito. Sono contento di poter fare un po’ di chiacchiere con te, sui libri e non solo. Prima di tutto, come sempre, ti chiedo di presentarti. Dove vivi, lavoro, interessi ecc anche perché credo che la tua passione per la scrittura è relativamente recente. Ma ti lascio la parola…

Ciao, Gino, e grazie a te per avermi dato questa opportunità. Allora, prima di tutto ho 61 anni, sono nato a Cremona, dove vivo tutt'ora, e ho tre figli e tre nipoti. Mi sono sposato la prima volta nel 1985, ho divorziato nel 2007 e mi sono risposato con Patrizia nel 2021, anno in cui sono andato anche in pensione. Di interessi ne ho avuti molti nella vita, a partire dal calcio. Ho giocato in Eccellenza e Promozione, e ho avuto anche l'opportunità di fare qualche provino per alcune squadre professionistiche. Purtroppo non è andata bene, ma mi sono comunque divertito. Lasciato il calcio giocato, ho iniziato a seguire le sorti della Cremonese, la squadra della mia città. Un'altra grande passione è sempre stata la lettura. Ho sempre letto molto, soprattutto gialli e thriller, pur non disdegnando anche altri generi. Per quanto riguarda la scrittura hai ragione. Ho iniziato a buttare giù qualcosa subito dopo la mia separazione, nel 2007. Ero stato colpito da una forte depressione e, invece di annegare i dispiaceri nell'alcol (come molti purtroppo fanno) ho iniziato a scrivere brevi racconti. All'inizio, naturalmente, erano per lo più incentrati sulla mia vicenda personale ma poi, col passare del tempo, ho iniziato a spaziare e a inventarmi veri e propri intrecci. In tutto questo, posso veramente dire che la scrittura mi ha salvato dalla disperazione a cui, dopo anni e anni di convivenza, solo una separazione può portare. Si, perché anche leggere mi risultava pesante, non riuscivo a concentrarmi e dopo poco abbandonavo qualsiasi romanzo. Con la scrittura invece, partivo per la tangente e non mi fermava più nessuno.

 

Aiutami a mettere ordine alla sequenza delle tue opere. Come sai questa è una rubrica dedicata agli autori self. Tu lo sei in parte. O meglio io ti ho “conosciuto” leggendo un tuo romanzo autopubblicato, sto parlando di La speranza e il peccato, dove nasce il personaggio di Aura Comi. Anche il libro che ne è seguito (Vite spezzate), che poi non è un solo romanzo ma sono tre racconti lunghi che hanno per protagonista sempre Aura Comi, è stato pubblicato col self. Però tu hai anche un rapporto antecedente con la casa editrice Arpeggio libero con la quale pubblicasti i tuoi primi romanzi. Giusto? Ci puoi completare queste informazioni (un po’ confuse lo ammetto).

Ho pubblicato il mio primo romanzo “JACK“ nel Novembre del 2017. Edito da PubMe, per la collana Crime Line, il romanzo è ambientato a Londra e parla di misteriose sparizioni e mani mozzate, più un thriller di quelli crudi che un vero e proprio giallo. Nel Marzo del 2020, in piena pandemia, esce “UNA NUOVA VITA” edito da Arpeggio Libero. In questo caso, il protagonista è l'ex maresciallo Molinaro, un carabiniere in pensione che si diletta a risolvere enigmi. Dello stesso editore, e quasi in contemporanea con “LA SPERANZA E IL PECCATO”, esce “NOTE DI VENDETTA” sempre con protagonista l'ex maresciallo Molinaro. Ultimo uscito appunto “VITE SPEZZATE” una trilogia di indagini condotte da Aura Comi, ex vice commissario di polizia diventata investigatrice privata.

 

Come si dice: la domanda nasce spontanea. Quale metodo preferisci. Hai ragione, è quasi impossibile scegliere, ognuno ha le sue peculiarità. Posso immaginare che per uno scrittore essere pubblicato da una casa editrice è un valore aggiunto. Ma per la mia esperienza non sempre è così. Tu cosa mi dici?

Hai ragione, è una domanda da un milione di euro. Guarda, io ho iniziato con l'aiuto di altri, da solo non sarei stato in grado di fare nulla. Grazie a una cara amica scrittrice, e che mi fa anche da editor, ho voluto provare a pubblicare in self e la cosa mi ha divertito. A parte che non è assolutamente vero che pubblicando in self si spende meno. Se vuoi farlo bene, devi appunto avere un o una editor in gamba prima di tutto. Federica inoltre, cura le copertine e fa mille altre cose visto che è la sua professione. E tutte queste cose vanno (giustamente) pagate. Diciamo che con le CE devi sottostare a certe regole, non puoi proprio fare quello che vuoi e a volte le cose non coincidono. Da parte mia, posso solo dirti che con Arpeggio Libero ho trovato persone competenti e preparate, mi sono trovato bene e probabilmente pubblicherò ancora con loro. Insomma, a conti fatti, posso dirmi soddisfatto di entrambe le esperienze.

 

Passiamo a parlare dei tuoi libri self. Ed in particolare di Vite Spezzate che è appunto il titolo della raccolta di tre indagini di Aura Comi. Va da sé che non si può parlare di Vite spezzate se prima non si fa un riassunto anche di La speranza e il peccato. Parlaci di come sono nati da cosa hai tratto ispirazione, della trama, facci venir voglia di leggerli.

Hai ragione, tutto parte da La speranza e il peccato, quando Aura era ancora in polizia. Mi sembra superfluo dire che, l'ispirazione, è arrivata osservando i comportamenti delle persone di fronte alle restrizioni e ai sacrifici cui la pandemia ci ha obbligati. Vice commissario a capo della squadra mobile, in piena pandemia, deve affrontare una serie di omicidi all'apparenza inspiegabili. Un serial killer, ha preso di mira i ricercatori che, lavorando giorno e notte, stanno disperatamente cercando di mettere a punto un vaccino in grado di debellare il virus. Solo che, questo serial killer, sembra arrivare sempre un istante prima di loro e continua a mietere vittime. Solo alla fine, dopo una caccia serrata, Aura riesce a capire e a scoprire la sua identità, il tutto grazie a una fotografia. Il finale è, come hai detto bene tu nella recensione, sconvolgente ma anche in linea con i tempi che corrono. Certo, molti mi hanno contestato questa scelta, dicendo che nella realtà non sarebbe mai accaduto. Ma, credimi, io non ne sono per nulla convinto. E passiamo a Vite Spezzate, tre racconti lunghi nei quali Aura si distingue per le sue doti investigative. Delusa dalla scarsa considerazione dei superiori e colpita anche dalle conseguenze del suo gesto in La speranza e il peccato, decide di lasciare definitivamente la polizia e di reinventarsi investigatrice privata.

Nel primo racconto “Un natale di sangue”, si parla di libri e di un'amica di Aura, barbaramente assassinata. Aura dovrà collaborare con gli ex colleghi poliziotti per venire a capo di una soluzione tutt'altro che semplice. In “Strade senza uscita”, ricompare l'ex maresciallo Molinaro, questa volta nelle vesti di cliente. Qui si bazzica tra Cremona e Bergamo, una rapina in gioielleria finita male e un gruppo di ragazzi che hanno preso strade sbagliate. Nel terzo racconto, Un omicidio dimenticato, Andrea Bosini contatta Aura per risolvere un caso vecchio di quasi cinquant’anni: l’omicidio della sorella. Con tutte le difficoltà che la situazione prevede, l’investigatrice inizierà a studiare il cold case con il fascinoso Nicolàs Speroni, capitano dell’Arma. 

 

Non posso non farti una domanda unicamente dedicata ad Aura Comi. A me piace molto questo personaggio. Ha tantissime caratteristiche che io apprezzo tanto ma soprattutto è “vera”. Non si atteggia a super eroina, è una ragazza normalissima con le sue umane imperfezioni ma anche molto coraggiosa e scrupolosa. Parlami di lei anche qui ti chiedo se sei stato ispirato da qualcuna in particolare? 

Allora, prima di tutto bisogna dire che Aura è il rovescio della stessa medaglia. Prima è stata vice commissario, è stata comandante e ha fatto tutta la trafila che si fa nelle forze dell'ordine. Probabilmente era una vita che non faceva per lei, e dopo il “fattaccio” di La speranza e il peccato ha preso la palla al balzo e ha mollato tutto. Ora è un'investigatrice privata, lavora in proprio e non è più soggetta ai precedenti vincoli. La vita precedente l'ha indurita, resa più forte, ma l'ha anche resa consapevole delle proprie forze e capacità. Non sono stato inspirato da nessuna donna in particolare, forse, e sottolineo forse, caratterialmente somiglia molto alla mia seconda moglie, ma è meglio che non glielo dica :) 

 

Vite spezzate è uscito a febbraio di quest’anno. Progetti futuri? Stai già lavorando a qualcosa o per ora raccogli le idee per un prossimo romanzo? Ci sarà ancora la Comi ad indagare?

Come ben sai le avventure di Aura proseguono anche con brevi racconti su Facebook. Mi divertono, le persone apprezzano e intanto mi tengo in esercizio con la scrittura. Io sono abbastanza anzianotto come scrittore, ma resto convinto che un romanzo all'anno sia un buon metodo per sfornare qualcosa di valido. Ho diverse idee per la testa, ma almeno per il prossimo romanzo credo proprio che la protagonista sarà ancora lei, Aura Comi.

 

Siamo al termine del nostro incontro. Se vuoi aggiungi pure altre informazioni. Tutto ciò che ritieni importante per affrontare al meglio i tuoi romanzi e che nella chiacchierata non è venuto fuori.

L'unica cosa che ci tengo a dire, è quello che disse il grande Stephen King in un'intervista. Per essere buoni scrittori, prima di tutto bisogna essere ottimi lettori. Per cui, specialmente ai giovani, dirò sempre: leggete...leggete...leggete.

 

Ti ringrazio per la disponibilità, a presto.

 

Grazie a te, a presto :) 






mercoledì 21 giugno 2023

SPAZIO SELF PUBLISHING - ROBERTO GRANIGLIA -





 


Per il terzo appuntamento di Spazio self publishing ho il piacere di illustrare le opere di un autore, Roberto Graniglia, che quando lo lessi per la prima volta (Il cuore di Marta) mi aprii un mondo. Basta dire che le mie attuali scelte di lettura dipendono in buona parte da quel romanzo. Il libro che voglio consigliare oggi però si intitola La caratteristica del male ed è l’ultimo da lui pubblicato.

Tre motivi per leggerlo:

Questo romanzo va a completare una ideale trilogia iniziata con il romanzo Il lungo Semhain e proseguita con L’oscuro incantatore. Deve essere assolutamente letto per conoscere finalmente il destino che l’autore a riservato al capitano Crane, a Frank, al tenente Dillinger ed a Malanthan.

Percepire, leggendo La caratteristica del male, cosa vuol dire scrivere un “buon” romanzo. Al di là della trama e della storia in sé il romanzo è scritto proprio bene. La cura e l’attenzione ai dettagli e un editing scrupoloso fanno si che anche la lettura scorra rapida e piacevole. Non venendo distratti da nulla e potendosi immergere completamente nella vicenda raccontata.

Come nelle migliori tradizioni dell’autore, rispettate in pieno anche in questo romanzo, le pagine finali, di per sé adrenaliniche e piene di suspence, non chiudono nulla in maniera definitiva. Tutto o quasi rimane in discussione trasmettendo un senso di inquietudine, con la voglia di sapere quanto prima come finiranno le questioni sospese. Il finale poi non è certo rassicurante ma qui mi fermo, ho già detto troppo.

 

Intervista a Roberto Graniglia

Ciao Roberto come stai? Bentrovato innanzitutto. Anche con te vale lo stesso discorso fatto con Elena Carletti, avevo perso le speranze di leggere un tuo nuovo romanzo. Era passato qualche anno dalla seconda parte della trilogia (L’oscuro incantatore è del 2019) ed oramai temevo che il terzo e conclusivo volume non sarebbe mai uscito. Invece hai fatto una piacevolissima sorpresa ai tuoi lettori. Certo tu stavi alacremente lavorando nell’ombra per riuscire a pubblicarlo ma noi non lo potevamo sapere. Ci racconti la travagliata uscita di questo romanzo.

Ciao Gino! Ti ringrazio dell’invito e sono contento di sapere che aspettavi il mio ritorno. È un piacere risentirti e sono felice di rispondere alle tue domande. Be’, il percorso di pubblicazione dell’ultimo romanzo è stato abbastanza travagliato e il periodo di Covid non ha certo aiutato.

La caratteristica del male, come hai giustamente detto, è il seguito de L’oscuro incantatore e chiude una trilogia che parte da lontano, dal mio primo romanzo: Il lungo Samhain.

Il racconto era già praticamente pronto alla fine del 2020, ma non l’ho messo subito su Amazon anche perché, da illustre sconosciuto, avevo bisogno delle presentazioni nelle librerie per essere più visibile e per raggiungere un pubblico più vasto, ma nel periodo della pandemia le presentazioni dal vivo erano tutte bloccate, quindi nel frattempo ho deciso di rileggerlo, modificarlo, scombinarlo, rieditarlo e migliorarlo in alcuni punti. Ne ho approfittato anche per farlo partecipare a diversi concorsi letterari importanti (e quindi nel frattempo non avrei potuto pubblicarlo, pena l’esclusione dal concorso) e per inviarlo ad alcune case editrici. Mi hanno risposto in pochi, ma qualcuno ha risposto positivamente.

Ti confesso che con questo romanzo sono arrivato vicino alla pubblicazione con due grossi nomi dell’editoria, ma poi, non so bene perché (o meglio, credo di saperlo, ma spero che non sia davvero così), dopo una mia lunga fase di editing (richiesta da loro) sono scomparsi… Hanno semplicemente smesso di rispondere alle mail. Comunicazioni interrotte. Dileguati. Addio.

Evidentemente nel frattempo le loro scelte editoriali devono essere cambiate. Mettiamola così. Forse non hanno sciolto del tutto i dubbi che avevano fin dall’inizio sull’ambientazione americana. Dicevano che un esordiente italiano (Sono ancora esordiente? Davvero?) che racconta di un’indagine in America avrebbe potuto far storcere il naso al pubblico; peccato che essendo la chiusura di una trilogia che partiva da New York (Il lungo Samhain è ambientato lì, durante una festa di Halloween) non avrei certo potuto ambientare La caratteristica del male a Firenze o a Roma…

Puoi immaginare come ci sia rimasto, dopo tutto il tempo che avevo impiegato nell’editing e nella modifica di alcuni capitoli. Allora ho deciso di non buttare via tutto il lavoro fatto e di pubblicarlo comunque su Amazon, come avevo fatto con gli altri romanzi.

Era troppo tempo che non pubblicavo e non volevo più aspettare. Lo dovevo ai miei personaggi (che erano intrappolati lì dentro da due anni) e lo dovevo anche ai miei lettori che reclamavano una mia nuova storia. Ti sembrerà strano, ma periodicamente qualcuno mi contattava sui social per chiedermi che fine avessi fatto e per avere novità sui miei progetti e questa cosa mi ha fatto estremo piacere e mi ha spinto ad andare avanti con la scrittura.

 

Anche questo romanzo quindi è stato pubblicato in proprio. Certo per te vederlo preso in carico da una casa editrice sarebbe stata una grande soddisfazione, sarebbe stato il chiaro riconoscimento del buon lavoro svolto fino a quel momento. Ma non credo che in questo caso (come nei romanzi precedenti d’altronde) tu ti possa rimproverare nulla. Ho ripetuto a più riprese come questo romanzo, al di là di tutto, appaia solido, ben costruito, curato e attento nella scrittura e nell’editing.  Tu come giudichi il risultato di tanta fatica?

Ti ringrazio per i complimenti. Dietro c’è tanto lavoro (mi fa piacere che tu l’abbia notato) visto che faccio praticamente tutto da solo. La cosa più complessa, a parte l’editing, è stata quella di far combaciare tutti i pezzi del puzzle che si trovavano sparsi anche nei precedenti romanzi.

Come ho già scritto – e come si può immaginare – mi avrebbe fatto piacere pubblicare con una grande casa editrice perché finalmente, dopo 9 romanzi e 13 anni di pubblicazioni, avrei potuto davvero vedere la risposta del grande pubblico di fronte a un libro presente sugli scaffali delle librerie. Amazon è una piattaforma che per gli autori ha tanti pregi, ma ha il difetto di non renderti “visibile” e reperibile in una libreria o tra gli scaffali di un grande supermercato, dove hai davvero la possibilità di vendere tanto e di essere quotidianamente alla portata di tutti. Da autore posso dirti che questo è il romanzo più lungo e quello per il quale ho speso più tempo. Complessivamente sono contento del risultato, ma soprattutto sono soddisfatto di aver portato a compimento un lungo lavoro che avevo iniziato nel 2010 con il primo romanzo e che mi ha portato via tante energie, ma mi ha anche dato tante soddisfazioni. Spero che anche i lettori notino e apprezzino il lavoro che c’è dietro e soprattutto spero che si appassionino alle vicende dei personaggi della mia ultima storia.

 

Iniziamo a parlare più nel dettaglio del romanzo. A che punto eravamo rimasti? Ci racconti a che punto eravamo quando è terminato L’oscuro incantatore e la trama di La caratteristica del male?

L’oscuro incantatore riprendeva la storia di Frank Williams, ormai diventato un professore universitario, che ha avuto un’adolescenza molto complessa (e raccontata nel Lungo Samhain), dalla quale tenta di scappare, trasferendosi con la sua compagna in Vermont, in una città chiamata Antonsville.

Joe Malanthan (il killer che ha tentato di uccidere Frank durante la notte di Halloween di tanti anni prima) lo segue fino in Vermont per terminare finalmente il suo folle piano ed è il leader occulto della setta coinvolta negli avvenimenti che iniziano a sconvolgere la piccola città; il capitano Crane – che conosce il modus operandi dell’assassino – andrà fin lì per dare una mano agli agenti di Antonsville, ma Joe pare essere inafferrabile e ha la capacità di scomparire nel nulla un attimo prima di essere acciuffato, lasciando terra bruciata dietro di sé. Non posso aggiungere altro per non svelare troppi particolari.

Da questi presupposti partono le vicende dell’ultimo libro, La caratteristica del male.

Anche qui ritroveremo il capitano Crane (che intanto si è preso una pausa dalla polizia ed è caduto in una profonda depressione), il fedele tenente Dillinger (che chiederà aiuto a suo fratello Luke e a Crane per risolvere il caso fin troppo ingarbugliato che sta seguendo) e il nostro “caro” Joe Malanthan, che non ha nessuna voglia di mollare l’osso, che tornerà a minacciare Frank Williams e sua figlia Vera e che ha ancora tutta l’intenzione di portare avanti i suoi folli e raccapriccianti progetti.

 

È un romanzo che non fa sconti. Non tutto va per il verso giusto anzi anche questa volta ci saranno momenti molto drammatici e impensabili all’inizio del romanzo. Dei fulmini improvvisi a ciel sereno che faranno perdere un battito. Ami spiazzare il lettore. Lo continuerai a fare? La caratteristica del male chiude idealmente la trilogia dell’oscuro incantatore. Ritroveremo ancora il capitano Crane e il tenente Dillinger o ci sono altri personaggi che chiedono di entrare in scena?

Sì, credo sia un romanzo bello tosto, con diversi momenti drammatici e scoperte inquietanti che svelano il vero volto di alcuni personaggi che comparivano nei precedenti romanzi.

Hai detto bene: mi piace spiazzare il lettore. Forse perché amo essere spiazzato, quando sono io a leggere un romanzo.

Non mi piacciono le storie lineari, senza imprevisti. Mi piace scombinare le carte in tavola e far credere qualcosa che poi alla fine si rileva completamente diversa da ciò che si pensava. Non amo i racconti o i film in cui tutto va magicamente al suo posto. Nei miei racconti c’è sempre una variabile che sfugge. Ecco, è di quella variabile che spesso i miei lettori si ricordano ed è grazie a questa che si appassionano al racconto.

Forse ritroveremo ancora Crane e Dillinger, ma ci sono altri personaggi che spingono per entrare in scena. Durante le presentazioni dico spesso che altri mostri graffiano sulla porta del mio scantinato, chiedendomi di raccontare le loro storie macabre e so che prima o poi troveranno il modo di uscire da lì sotto…Quello che è sicuro è che il male ritornerà: quello ritorna sempre.

 

Hai scritto tanti romanzi ed anche pregevoli racconti. Dei romanzi mi fa piacere citare (oltre al già richiamato Il cuore di Marta) Il pupazzo di Dylan con le sue atmosfere Chinghiane (neologismo?) o La casa diroccata e fra le raccolte di racconti Cinque passi nell’incubo. Ma sullo sfondo di tutto è sempre rimasto Malanthan, l’oscuro incantatore, il creatore della setta che con i suoi adepti ricopre di terrore intere cittadine. Corruzione, degrado morale, avidità, sadismo, ossessione, l’impossibilità di liberarsi dal male. Ci sarà sempre qualcuno disposto a prenderne l’eredità. C’è tutto in questa trilogia pubblicata in un lasso di tempo piuttosto lungo che racchiude fino ad ora tutte le tue opere. Cosa rappresenta per te Malanthan? Che riflessioni ci deve portare a fare?

Ti ringrazio per aver ricordato anche i miei precedenti romanzi. So che hai amato tantissimo Il cuore di Marta e devo dirti che anch’io ci sono molto affezionato. È con Il cuore di Marta e La casa diroccata che sono diventato “famoso”, perché è con quei due racconti che sono rimasto primo in classifica per diverso tempo tra i romanzi thriller-horror in Amazon Prime Reading. E poi da quei due racconti il pubblico si è avvicinato anche agli altri, spesso andando a ritroso nel tempo.

A Frank Williams, Joe Malanthan e Robert Crane sono chiaramente molto legato perché è grazie a loro se ho iniziato a scrivere Il lungo Samhain e da lì è partito il mio lungo e tortuoso viaggio nel mondo del thriller, del mistero e dell’horror.

Devi sapere che dopo Il lungo Samhain per anni diverse persone mi hanno contattato per chiedermi di scriverne un seguito perché nel suo piccolo – e nonostante fosse un breve racconto d’esordio – la storia di Frank era piaciuta tanto e volevano conoscere qualcosa di più su Joe Malanthan, che nel primo romanzo restava quasi nascosto, in disparte. È così che nel 2019 è nato L’oscuro incantatore ed è per questo che ho sentito anche la necessità di chiudere questa trilogia con La caratteristica del male. Dovevo in qualche modo presentare meglio il vecchio Joe: voleva anche lui un posto di rilievo e finalmente l’ha avuto.

Se mi chiedi chi è davvero Malanthan e cosa rappresenta per me, la risposta è semplice: Malanthan è il male che c’è in tutti noi. In tutti, nessuno escluso.

Qualcuno riesce a resistere ai propri istinti primordiali, a tenerli sopiti e nascosti, mentre altri ne vengono sopraffatti. Quando vince il male, ecco che arriva Joe. Lo dichiara apertamente lui stesso nell’ultimo libro. Malanthan è la morte, è una specie di pestilenza che dilaga, è il degrado morale, è l’aberrazione mentale e la cosa ancora più brutta è che, come sa bene anche il capitano Crane, di pazzi come Malanthan è pieno il mondo! Basta accendere la TV per rendersene conto. E purtroppo il male ha una caratteristica molto fastidiosa: genera sempre altro male, passando di persona in persona. Non c’è speranza. Se cresci con cattivi esempi, non potrai che fare peggio di quello che hai visto. Se vivi esperienze traumatiche, queste saranno per sempre parte di te e la cosa tremenda è che non sai mai come o quando verranno a presentarti il conto, né tantomeno sai cosa sarai capace di fare e come ti lasceranno quando il male che è in te prenderà il sopravvento.

 

Abbiamo detto molto sui tuoi libri e su La caratteristica del male. Ci sarebbe ancora molto da aggiungere, lascio a te questa facoltà. Siamo al termine della nostra breve chiacchierata. Aggiungi tu qualche particolare, qualche cosa che non abbiamo detto ma che ritieni importante far sapere ai lettori.

Be’, per me da autore è difficile parlare dei miei romanzi, preferirei far parlare i commenti dei miei lettori. In questi anni ne ho ricevuti tanti e spesso sono anche troppo lusinghieri.

Certamente posso dirti che ognuna delle mie storie mi ha lasciato qualcosa, che dopo la loro stesura mi sono ritrovato diverso e in ognuna ho riversato e tentato di esorcizzare le mie stesse paure; in ogni storia ho messo qualcosa di mio, qualcosa di segreto, qualcosa che mi appartiene.

In questi anni ho avuto tante soddisfazioni grazie a quello che scrivo, nonostante nessuna “grande” casa editrice si sia mai interessata a un mio romanzo. Come ho detto, ci sono andato vicino, ma poi è sfumato tutto e per questo, spesso, mi sono abbattuto.

Nel bilancio complessivo comunque non posso che ricordare tante cose belle: sono arrivato in finale in diversi concorsi letterari, con il mio libro d’esordio sono riuscito a scrivere un treatment cinematografico (depositato presso la SIAE) con il mitico Giovanni Lombardo Radice (uomo generoso e cordiale, che in una delle nostre chiacchierate dal vivo mi disse che avevo talento e che sarebbe stato un peccato sprecarlo, smettendo di scrivere), durante le presentazioni dei miei libri ho conosciuto tanta gente fantastica, ma soprattutto ho ricevuto l’affetto di molti lettori sconosciuti che mi hanno spinto ad andare avanti, anche quando il tempo (sempre troppo poco) e la sorte sembravano essere contro di me. Tra questi lettori ci sei anche tu, Gino, e ti ringrazio per le belle parole che hai sempre speso nei miei confronti.

Scrivendo possono esserci dei periodi in cui non trovi l’ispirazione o in cui vorresti mollare tutto, magari perché non hai tempo o perché ti accorgi che le case editrici non ti considerano, mentre noti che sempre più spesso pubblicano (e pubblicizzano) romanzi che mi lasciano abbastanza perplesso, ma poi la passione riprende il sopravvento e ti ritrovi proiettato in una nuova storia che vuoi fare conoscere a tutti e che senti di dover scrivere a ogni costo.

Insomma, il riassunto è che, nonostante le diverse delusioni e nonostante io resti sempre un eterno emergente semi-sconosciuto, in questi anni mi sono preso anche tante soddisfazioni e spero di tornare al più presto a parlare dei miei mostri con un nuovo racconto, perché il mio scantinato si sta riempiendo di personaggi malefici e loro reclamano sempre più spesso la mia attenzione.

 

Ti ringrazio per la disponibilità, a presto.

Grazie a te per la fiducia che hai sempre mostrato nei miei confronti e per la bella intervista. A presto!

 

 

mercoledì 31 maggio 2023

SPAZIO SELF PUBLISHING - DOMENICA LUPIA -

 








Per il secondo appuntamento di Spazio self publishing ho il piacere di illustrare le opere di un’autrice che io ho letto la prima volta quasi per caso ma che mi ha immediatamente conquistato. Il libro che voglio consigliare oggi si intitola Lacryma è stato scritto da Domenica Lupia.

Tre motivi per leggerlo:

E’ un libro coraggioso e scomodo, per le tematiche che affronta, per la storia che racconta.

Un racconto estremo, un romanzo di certo non per tutti ma che racconta ciò che le nostre città nascondono, nel loro ventre malato, più spesso di quanto crediamo. Queste vicende se non sfociano in tragedia (spesso anche se avviene la tragedia) vengono velocemente affrontate dai telegiornali che li relegano nelle notizie di cronaca, senza approfondimenti. Un libro come questo, per quanto scomodo, ti permette di riflettere e dare importanza anche a un tipo di disagio che si sottovaluta.

Mette nero su bianco sotto i nostri occhi (diventando un monito silenzioso) ciò che la dipendenza patologica verso un altro individuo può portare a fare a sé stessi ed agli altri. Non si è più padroni della propria vita ma si diventa succubi della volontà altrui. Spesso questi comportamenti portano a delitti quasi inconsapevoli.

 

Intervista a Domenica Lupia:

Ciao Domenica come va? Innanzitutto grazie per aver accettato l’invito, sono contento di incontrarti. E’ la prima volta che ho la possibilità di farti qualche domanda sui tuoi libri e sulla tua attività di scrittrice (e non solo). L’attesa è stata lunga ma se le notizie che ho sono corrette credo che questa intervista capiti nel momento più opportuno, ma andiamo con ordine. Tu scrivi romanzi ma sei anche una ottima illustratrice avendo disegnato molte copertine di altrettanti libri. Cos’è che viene prima la scrittrice o l’illustratrice?

Ciao Gino. Grazie a te! Precisazione: sono un grafico. Ho realizzato anche delle illustrazioni ma per lo più mi occupo di grafica e di arte. Cosa viene prima? Questa domanda è davvero tosta e credo che la risposta sia “nessuna delle due”. Si tratta di due forme d’arte diverse ma con un simile scopo: raccontare una storia. Con un determinato linguaggio, una certa leggerezza o crudeltà. Ma l’obiettivo finale è lo stesso. Camminano di pari passo soprattutto perché ciò che scrivo è già “disegnato” nella mia mente.

 

Lacryma è il tuo secondo romanzo ma il primo edito attraverso il self publishing. Prima di questo c’era stato Pelle-oltre il limite che però era stato pubblicato da una casa editrice. Curo con molto piacere questa rubrica che promuove gli scrittori che pubblicano in self publishing. Lo sai, io ne sono da sempre un sostenitore. Per la tua esperienza si possono fare buoni “prodotti” anche senza l’ausilio di una casa editrice? Come te la cavi con editing, illustrazione, impaginazione ecc.? Per te l’autopubblicazione è stata una scelta voluta o “necessaria”? Sei una convinta self publisher o cederesti volentieri alle lusinghe di una casa editrice?

Direi di cavarmela alquanto bene, sai? Lacryma è stato curato nel dettaglio. Editing, correzione di bozze, non manca nulla. Tutto eseguito da professionisti. Persino la grafica ma quella l’ho curata io… Al momento l’autopubblicazione è una scelta. Lacryma era sotto contratto con una casa editrice ma ho richiesto indietro i diritti prima della pubblicazione per pubblicare in self. Al momento mi trovo molto bene così ma non disdegno assolutamente la strada della pubblicazione tramite CE, certo, ne deve valere la pena. Parlavi di lusinghe, ecco, quali e quanto realistiche e oneste? Ti ho risposto con una domanda, lo so, non si fa, ma che ci vuoi fare…

 

Parliamo del romanzo. Lacryma racconta una storia disturbante, estrema ma anche più comune di quanto si possa pensare. Cosa ti ha indotto a scrivere un libro come questo? A me è piaciuto moltissimo (eufemismo), ho cercato qualcosa di simile nelle mie letture successive (Lacryma è del 2021) ma non ho trovato nulla di avvicinabile. Un altro libro che adoro, è arcinoto, è Il kamikaze di cellophane di F. Salamino. Sono libri con tematiche difficili da raccontare e difficili da digerire per il lettore. Ma molto più “normali” e frequenti di quanto si pensi. Qual è la causa per cui ci sono cosi pochi i libri con questo “taglio” narrativo? Sono bloccati dalle case editrici? Chi scrive non è abbastanza coraggioso?

Innanzitutto, grazie. Non so se l’ho già detto ma le tue parole mi riempiono sempre di orgoglio. Direi che le cause per cui storie come Lacryma, che sono più reali di quanto si pensa, siano così poco raccontate dipenda da tantissimi fattori. Da un lato ci sono scrittori che puntano esclusivamente alla vendita, Lacryma non è un libro che acchiappa le masse (per ora :p). Dall’altro forse non rientra fra i generi più in voga o “preferiti” e spesso gli autori scrivono ciò che vorrebbero leggere. In ultimo credo che molte persone vogliano distaccarsi, far finta che certe realtà non esistano, fingere che sia tutto okay. Della serie, sai, “se non ne parlo non è successo”. Il coraggio non credo faccia differenze in questo caso, penso che ci siano gusti preponderanti. Voglio dire, ho notato tantissimo coraggio in determinati generi da impressionarmi un po’.

 

Vik Michele e Bea sono solo frutto della tua fantasia o sei stata ispirata da persone e fatti reali?

Allora, qui si mette male. Ma ecco la risposta onesta e priva di orpelli. In realtà Vik, Bea e Michele sono un’unica medaglia a tre facce. Tre aspetti di un unico essere. Partiamo da due soltanto, di cui uno si divide: Vik è il carnefice, Bea e Michele le vittime, sono due perché anche se entrambi vittime, lo sono in modo diverso per motivi diversi: una è mossa dalla paura, uno dall’amore cieco per Vik. E non siamo forse tutti noi vittime e carnefici di noi stessi? A conti fatti ti direi che loro tre sono io, per certi versi. Lacryma c’est moi.

 

Lacryma non ha un finale accomodante (ma anche durante il racconto i pugni allo stomaco sono parecchi) e non lasciava aperte molte porte per un eventuale seguito. Tuttavia a Lacryma hai fatto seguire la recentemente pubblicazione di Cicatrici (sempre in self publishing) dove ritroviamo un Michele frastornato ed ancora fortemente provato dalle avventure passate con Vik. Possiamo accennare la trama anche di questo breve romanzo?

Certo che sì. L’idea era di tirar fuori Michele dal baratro, di fargli concepire che c’è ancora vita anche senza “il suo amore”. Ma Michele cade, inciampa nuovamente e, come si confà a una mania del genere, la sua vita appena ricostruita fuori dalla clinica si sgretola poco a poco. Incontra una ragazza dal viso stranamente familiare che però non riesce a riconoscere, fa parte del suo passato, c’era quando c’era anche Vik, quando c’era Bea. Ma in che modo? E c’è una bambina che cammina fra le pagine, una bambina che porta in se qualcosa di importantissimo: un segreto. Michele si lascia tentare da tutto questo e al contempo da un personaggio nascosto dietro lo schermo di un computer che lo tenta. Ma chi è mai? Michele si lascia cadere e appartenere nuovamente senza remore fino allo stordimento totale, fin quasi all’insania data dalla necessità di essere di nuovo parte di quel qualcuno. Ma il velo può sollevarsi, la catena può spezzarsi, perché la catena, non è sui polsi, è nella mente.

 

Adesso veniamo alla domanda che scaturisce dalla “soffiata” che ho ricevuto. Hai praticamente finito un nuovo romanzo la cui pubblicazione potrebbe essere molto vicina. Ho informazioni corrette? Ci puoi anticipare qualcosa? Sarà ancora in self publishing?

Sei in possesso di informazioni corrette. Esatto. C’è una nuova storia in arrivo. Non ho ancora date certe. Le certezze riguardano senza dubbio la “pesantezza” della storia, e come potevo fare altrimenti? Anche in questo caso il centro focale è nella mente dei personaggi. Ci sono antieroi, falliti, umiliati e combattenti del bene ma il male si muove come un virus…

 

Se vuoi aggiungi pure altre informazioni. Tutto ciò che ritieni importante per affrontare al meglio i tuoi romanzi…

Per affrontare meglio i miei romanzi? Ti dirò, ho ricevuto bellissime parole da lettori che hanno espressamente detto che non rileggerebbero mai Lacryma perché troppo doloroso. Credo quindi che per affrontare queste pagine sia necessario fare un patto col dolore, dar lui un nome, ricordarsi che sono pagine ma è realtà, che tutto accade intorno a noi e molto più vicino di quanto pensiamo.

 

Ti ringrazio per la disponibilità, a presto.

 


martedì 18 aprile 2023

spazio self publishing - Elena Carletti -

 






Sono felice che ad aprire questa nuova rubrica sia una autrice che io stimo molto e che ha già scritto diversi romanzi. Il libro che voglio consigliare oggi si intitola Camera 6-0-1 è stato scritto da Elena Carletti ed è uscito il 21 febbraio 2023

Tre motivi per leggerlo:

Elena Carletti ritorna a pubblicare un suo romanzo dopo due anni di assenza. I suoi fans (compreso io) erano in trepida attesa anche perche i suoi precedenti libri avevano tutti avuto un’ottima accoglienza. Non si può proprio perdere il suo rientro nel giallo.

Il coraggio va premiato. Camera 6 0 1 è un romanzo piuttosto lungo e quindi a mio modo di vedere coraggioso. Per rientrare nel mondo della scrittura ha deciso di scrivere una storia che alla fine conta più di 300 pagine. Coraggioso perché non è semplice tenere avvinto il lettore per un così tanto tempo. Bisogna essere bravi ad infarcire la storia di sorprese e colpi di scena, di suspense e avvenimenti. Devo dire che la missione è perfettamente riuscita.

Quando si legge un libro autopubblicato bisogna anche predisporsi ad accettare qualche piccolo compromesso. Non sempre la grafica è curatissima. A volte è l’editing che non appare accuratissimo. Spesso l’impaginazione è un po’ approssimativa (soprattutto negli ebook). Qua tutto è ben fatto, anche la scrittura è senza errori marchiani. Tutto scorre perfettamente e si può godere appieno del racconto senza “contrattempi”. 

 

Intervista a Elena Carletti:

Ciao Elena come stai? Bentrovata innanzitutto. Voglio essere sincero, avevo perso le speranze di leggere un tuo nuovo romanzo. Invece ai fatto una piacevolissima sorpresa ai tuoi lettori. Una storia nuova di zecca, e che storia! Ci racconti come è nata l’idea di scrivere Camera 6-0-1?

Ciao Gino, per prima cosa devo ringraziarti per aver pensato a me. Camera 6-0-1 è un romanzo al quale tengo molto, ho impiegato un anno di tempo per scriverlo e l’idea è nata dalla voglia di “giallo”. Devo essere sincera, in un primo momento la storia era leggermente diversa, avevo come sempre chiaro il finale ma i personaggi sono nati dopo.

 

L’ho definito un libro coraggioso sia per la sua lunghezza ma anche, e ce se ne rende conto leggendolo, per la trama, complessa e ricca di colpi di scena, che ha richiesto sicuramente molta attenzione nella sua preparazione. Un lavoro importante, si avverte l’energia e l’impegno che hai profuso per scriverlo. Senti di aver scritto un romanzo di valore? Sei soddisfatta?

Sì, sono davvero soddisfatta questa volta e, senza peccare di superbia, mi sento di dire che questo romanzo è di valore. La trama principale è complessa come piace a me, e ci sono tante sottotrame dietro, ognuna importante ai fini della storia.

 

Addentriamoci nella trama di Camera 6-0-1 e nei suoi personaggi. C’è un motivo particolare nel fatto che il romanzo ha per protagonisti dei giornalisti e la loro attività di redazione e di inchiesta? Cosa ti ha ispirato?

I personaggi principali sono dei giornalisti per un semplice motivo: era più facile. Nei miei precedenti romanzi ho usato protagonisti come avvocati e tecnici di laboratorio, lavori dei quali purtroppo non so molto. Per fortuna ho avuto una schiera di aiutanti in questo senso che mi hanno detto ciò che poteva essere veritiero o meno. Per questo romanzo ho quindi scelto una categoria più “semplice” se così si può dire. A differenza degli avvocati, i giornalisti hanno più libertà di azione e meno vincoli legali. Ma c’è anche un altro motivo: amo il giornalismo e fin da piccola avrei voluto lavorare per una redazione.

 

E’ un libro complesso con tanti personaggi, una trama principale e tante sottotrame. Tanti colpi di scena ed una buona dose di suspense. Tanti protagonisti ma la principale è senz’altro Luna. Ne sentiremo ancora parlare? E degli altri componenti della redazione? Li troveremo ancora protagonisti in altre inchieste giornalistiche?

Devo essere sincera, non amo le serie e mi piace usare personaggi nuovi per ogni romanzo ma credo proprio che questa volta non sarà così semplice lasciar andare Luna, Ettore e Fox. Ho amato ognuno di loro dal profondo del cuore, fino a considerarli degli amici intimi. Luna è una ragazza forte e tenace ma nello stesso tempo un’ottimista, una che crede ancora nella bontà delle persone. Fox è sveglio, bello, intelligente, come posso lasciarlo andare? Infine Ettore, il mio preferito, un uomo sagace, brillante e “scafato” ma nello stesso tempo onesto. Credo che sentirete ancora parlare di loro.

 

Le donne sono il motore di tutta la vicenda. Luna, Sofia, Nadia, Veronica ed altre. Ci sono anche importanti personaggi maschili ma le donne sono fondamentali. Immagino non sia un fatto casuale…

In effetti non è casuale, essendo donna mi trovo meglio a usare personaggi femminili. Bisogna parlare di quello che si conosce per fare un buon lavoro e l’universo maschile è un luogo troppo lontano per me.

 

Curo con molto piacere questa rubrica che promuove gli scrittori che pubblicano in self publishing. Lo sai io sono da sempre vostro sostenitore. Per te è una soluzione ormai consolidata, che utilizzi da sempre per i tuoi romanzi. Ti si può ritenere un’esperta in questo campo. Per la tua esperienza si possano fare buoni “prodotti” anche senza l’ausilio di una casa editrice? Come te la cavi con editing, illustrazione, impaginazione ecc.?

Sì, noi autori indie ce la possiamo fare! Per prima cosa l’autopubblicazione è un metodo per curare tutte le parti del lavoro che non finisce con la scrittura ma prosegue anche dopo. Sei libero di scegliere copertina, impaginazione, prezzo e tutto il resto. Ovvio, ci vuole un po’ di impegno e di costanza ma soprattutto devi avere le spalle larghe e lasciar perdere tutti quelli che vedono il self publishing come una fucina di somari che nessuna casa editrice avrebbe voluto.

 

Se vuoi aggiungi pure altre informazioni. Tutto ciò che ritieni importante per gustare al meglio il tuo romanzo…

Posso aggiungere di essere felice, non so se questo romanzo avrà il successo che merita (perché lo merita) ma sono comunque fiera del lavoro che ho fatto. Nei miei romanzi non ci sono mai personaggi a caso, buttati lì per sbaglio, magari al quarto capitolo, che poi scompaiono senza lasciare alcuna traccia. Tutti i protagonisti hanno un ruolo nella storia, anche se piccolo. Non ho mai amato quelle trame dove l’assassino è un personaggio che compare solo alla fine; quando leggo mi piace indagare, cercare il colpevole, usare tutti gli indizi per svelare la verità. In Camera 6-0-1 i protagonisti sono quelli, dall’inizio alla fine, così come il colpevole e gli indizi ci sono tutti, sta al lettore cogliere quelli giusti.

 

Ti ringrazio per la disponibilità, a presto.

Grazie a te, come sempre…