NOVEMBRE/DICEMBRE 2023
l'eredità del male ⭐⭐⭐★
e adesso dormi ⭐⭐⭐⭐
non sono mai stata così felice ⭐⭐⭐⭐★
combinazione astrale ⭐⭐⭐⭐
luci da dietro ⭐⭐⭐★
la genesi del male ⭐⭐⭐⭐
troppo caldo per morire ⭐⭐⭐⭐
NOVEMBRE/DICEMBRE 2023
l'eredità del male ⭐⭐⭐★
e adesso dormi ⭐⭐⭐⭐
non sono mai stata così felice ⭐⭐⭐⭐★
combinazione astrale ⭐⭐⭐⭐
luci da dietro ⭐⭐⭐★
la genesi del male ⭐⭐⭐⭐
troppo caldo per morire ⭐⭐⭐⭐
Il Ritratto di Dorian Gray – Oscar Wilde
recensione a cura di Francesca Simoncelli
Vi siete mai chiesti come sia possibile che alcuni classici
della letteratura risultino così attuali, dopo anni dalla loro stesura?
Il romanzo “Il ritratto di Dorian Gray”, nato dal genio di
Oscar Wilde e ambientato nella Londra ottocentesca, narra la storia di Dorian,
giovane all'inizio puro di cuore ed ingenuo che, dopo aver ricevuto in dono un
suo ritratto, dipinto dall'amico Basil, si renderà conto che può fare della sua
bellezza un’arma di conquista della società.
La conoscenza con lord Henry lo inizierà a vizi e piaceri a
lui finora sconosciuti, portandolo a condurre una vita immorale.
Divenuto ossessionato dalla sua bellezza e dal
desiderio di rimanere giovane per sempre, proprio come l'immagine del suo
quadro, è pronto a tutto, anche a vendere la sua anima.
Come una profezia, si accorge, prima con sconcerto ed in
seguito con malsano piacere, che le sue colpe e l’inesorabile scorrere del
tempo, vengono assorbiti dal suo ritratto.
La sua vita diventa sempre più corrotta, incitato ed
accompagnato dall’amico Henry, ormai per lui tutto è lecito.
" Il ritratto di Dorian Gray“ è un’opera molto
all’avanguardia, per il periodo storico nel quale venne al mondo e per il
moralismo della società del tempo, che condannò Wilde per le questioni
trattate, come l’esplicita argomentazione sull’omosessualità.
Impregnato di temi importanti e attuali, questo romanzo ha
inquietato la mia anima e rabbuiato i miei pensieri.
La complessità della personalità umana e la duplicità della
vita di una persona, divisa tra il pubblico e il privato, mi hanno lasciato
ingenti spunti di riflessione.
Come può un uomo dall’aspetto impeccabile e dalla
reputazione ineccepibile rivelarsi malvagio e corrotto nell’intimo?
Ed ecco che torniamo al quesito che vi ho posto all'inizio:
quanto sono attuali alcuni classici della letteratura?
Pensate a tutti i femminicidi che si perpetrano nel nostro
tempo, a quante volte abbiamo sentito dire " era una brava persona
"oppure " sembrava un ragazzo per bene "ed invece si è rivelato
un mostro.
Tanti anni di studi sulla psiche umana non ci hanno ancora
portato a capire cosa conduce una persona a comportarsi immoralmente, anche se
consapevole di quanto le proprie azioni siano illecite ed ingiuste.
“OGGI LA GENTE CONOSCE IL PREZZO DI TUTTO E NON CONOSCE IL VALORE DI NULLA “ O. Wilde
genere: narrativa
anno pubblicazione: 1890
Horror Genova AA. VV.
recensione a cura di Elisa Caccavale
Il libro che vi presento
oggi è una raccolta antologica di storie noir, legate tra loro dal filo
rosso dell’ambientazione interamente ligure, precisa scelta dell’editore (Erga
edizioni) e del curatore Massimo Villa, che hanno così reso omaggio alla loro
città, invitando a partecipare a quest’opera molte delle voci più influenti della
narrativa ligure (di nascita o adozione) come ad esempio Valeria Corciolani e
Dario Apicella, ma anche autori emergenti o semplici appassionati di lettura e
scrittura, creando così un’opera dal sapore innovativo, pur rimanendo nel solco
della miglior tradizione horror; ecco a voi, dunque HorrorGenova.
👻Questa antologia di racconti horror
rende omaggio a tutti gli aspetti che caratterizzano e identificano il genere;
sì, perché l’horror ha mille voci diverse: il mistero, il perturbante, la
tensione, lo splatter, il sovrannaturale … e qui trovano posto tutti
questi aspetti, venendo incontro a tutti i gusti degli appassionati del genere.
🧛♂️forse, proprio per questo, non ci si
può aspettare una grande originalità nei testi, ma, a ben pensare, non è questo
che un lettore che si affianca al genere horror cerca: come tutti i generi …
“di genere” il racconto di paura sa di avere il suo pubblico, con le sue
esigenze e le sue inclinazioni, un pubblico che cerca determinate
caratteristiche e che non vuole, pertanto, restare deluso. E HorrorGenova
non lo deluderà, anzi, offre preziose connessioni e pregevoli citazioni, non
solo letterarie: abbiamo il cinema de Il sesto senso e di The Others,
Sentinella di Fredrich Brown, il pifferaio di Hamelin a braccetto con la
famiglia Corio de I topi di Dino Buzzati, fino a giungere ad evanescenti
figure femminili che tanto devono al romanzo gotico dell’Ottocento, in preda
alle loro “sovraeccitazioni nervose”. Un viaggio, insomma, nel mondo del
racconto di paura che omaggia le sue origini, con, però, un tocco di modernità
e un profumo di basilico che lo rendono davvero gradevole.
🌅e qui introduco un altro aspetto
pregevole del libro: l’ambientazione. Per i genovesi e i liguri è sicuramente
particolare riconoscere le proprie strade, i propri palazzi, il proprio
territorio ed immaginarvi accadere fatti strani, misteriosi ed inquietanti, ma
allo stesso tempo permette una grande immedesimazione e una facile
visualizzazione. Ma anche i non genovesi possono apprezzare le descrizioni e
ambientazioni della città che vedono presentata, così, sotto una luce diversa e
particolare.
👂per concludere: da menzionare anche
l’iniziativa portata avanti da Erga edizioni di “legare” il proprio libro ad
una app (Vesepia); al termine di ogni racconto è inserito un qrcode inquadrando
il quale è possibile ascoltare direttamente dallo smartphone l’audioracconto dei
testi, letti dai loro autori o da altri autori. Idea originale.
genere: horror
anno pubblicazione: 2023
Il vangelo secondo Gesù Cristo - José Saramago
recensione a cura di Patrizia Zara
"Uomini, perdonatelo, perché non sa quello che ha
fatto".
Povero e tenero Gesù, morto in croce per i tutti noi, umani,
burattini nelle mani del nostro creatore.
Sia fatta la volontà di questo Dio, silente e suonante,
assente e onnipresente, che si affaccia dal suo trono per punire e tuonare, che
si nasconde dietro le nuvole quando il gioco si fa troppo sporco: un Ponzo
Pilato dei cieli. Tanto, volente o nolente, cade sempre in piedi, questo Dio,
parando le mani quando la trama intessuta prende una piega diversa, ultimo
giudice dalle sentenze inappellabili.
"e che il Signore ha mostrato adesso una volontà e
subito dopo ne palesa un'altra, contraria, né tu né io siamo parte nella
contraddizione"
Mi chiedo a che pro ci ha creati dal fango? A che pro ci ha
donato il libero arbitrio in un corpo fatto di bisogni ed esigenze perlopiù
peccaminosi? Bisogni ed esigenze che necessitano di cibo, acqua, sesso. Per
fame si uccide, per freddo si distrugge, per caldo s'inquina. Per il piacere si
paga e per poter pagare si truffa spesso. Anche in Chiesa senza soldi non si
canta messa.
E per rispettare e mantenere questo capolavoro che è il
nostro corpo si sacrificano esseri innocenti giacché necessitano cavie per
testare il successo, singolo e comune. Per vivere tutti insieme abbiamo bisogno
della piramide gerarchica, servi e padroni, pastori e pecore, altrimenti è un
caos. Ricordiamocelo tutto questo quando crediamo di avere la coscienza a
posto, battendoci -egoisticamente- il petto inginocchiati di fronte una statua
di marmo o levando gli occhi al firmamento o, ancora, quando siamo sotto le
calde coperte di una confortevole casa costruita con il sudore di braccia
altrui. Siamo un po' tutti assassini, truffatori, prostitute e magnacci, poiché
dobbiamo sopravvivere. Vendiamo di sottobanco l'anima al diavolo. Facilmente.
Non ce ne accorgiamo giacché ci hanno insegnato a essere bigotti, limitati da
questo nostro padre celeste che si nasconde in ombre e luci promettendoci la
reincarnazione in un Eden caramellato "fate i buoni, siate
obbedienti" così da creare sette e circoli privati dal difficile accesso a
meno che non si sappiano a memoria i precetti biblici, un buon lasciapassare
per l'eternità promessa; mentre, in altre parti del globo si sparge sangue e si
priva della libertà in nome dello stesso Padre Celeste. Mi chiedo poi, ma non
per ultimo, a che pro ci ha fornito di una mente pensante se dobbiamo, noi
esseri umani, aspettare che sia fatta sempre la sua volontà, illusi padroni,
sciocchi artefici del nostro destino, destino creato da un altro? Sappiamo che
chi si muove, fra desideri e speranze, commette errori e danni. È inevitabile.
E poi ancora perché nasciamo peccatori, ma qual è il peccato
che ci portiamo dietro da secoli?
Avere mangiato una mela proibita? Già. La donna peccatrice -
e così da questa tutte le donne marchiate con lettera scarlatta nei secoli dei
secoli - che ha costretto l'uomo (coglione) a mangiare la mela. Che favoletta!
Ma cosa hai combinato Dio per colmare la sua eterna
insoddisfazione? Mi sa che non sei così perfetto come ti decantano se la
situazione ti sfugge facilmente dalle tue divine mani, lasciando campo
all'angelo che hai scacciato dal tuo olimpo: scontro fra titani. Mentre noi,
creature inerte e confuse, agnelli sacrificali, lupi e pecore, vittime e boia,
vaghiamo in mezzo a questa incomprensibile, enigmatica lotta di potere.
Caro Dio ci doni i piaceri e poi li proibisci, ci fornisci
di sentimenti e poi ci punisci, ci spaventi con il fuoco dell'inferno, minacci
di buttarci come marionette vecchie e inutilizzabili nelle tenebre regno del
tuo antagonista. Ma che gioco è?
Non correte pur avendo le gambe, non toccate pur avendo le
mani, non mangiate con piacere pur avendo le papille gustative, non odiate, non
amate lascivamente, mortificatevi nel rispetto del dolore.
Se è che tutto puoi, perché Dio, dai mille e un nome, te ne
stai li sopra a sghignazzare dei nostri movimenti impacciati, dei nostri
farfugliamenti, delle nostre contestabili certezze assolute, gingillandoti
delle nostre debolezze, pronto a bacchettarci per i nostri leciti dubbi?
Porca la miseria, ci ha creato tu in un disegno già scritto. E perché se hai
già tratteggiato i contorni ci fa muovere come pedine impazzite, depistandoci?
Potresti essere chiaro e limpido senza trincerarti dietro parabole enigmatiche
e astruse parole crociate?
Hai messo in croce un uomo chiamandolo, contro la sua
volontà, figlio pur sapendo come andava a finire; hai confuso le menti, hai
spargo ancora sangue e lacrime. Perché? Per divertirti, non c'è altro da
pensare. Se hai il potere blocca con la tua mano questo scempio giacché non è
cambiato nulla da allora, qualche chiesa in più con i suoi affreschi e altari
in oro e qualche fanatico/a di troppo.
"Può ben poco, in fondo, la mano di Dio, se non riesce
a interporsi fra la scure e il condannato"
Povero Gesù nelle mani di un Padre furbo. Poveri noi creati
per soddisfare un capriccio.
Il romanzo di Saramago, mio "padre" letterario,
"fratello" di pensiero, "sorella" della comprensione,
"madre" di quel dubbio indispensabile per crescere.
Diffido dalle verità conclamate, fardelli di malcelato amore
e di mascherata bontà. Preferisco la Coscienza, (l'amato Gesù Cristo?) l'unica
a cui, qui, dobbiamo rispondere.
Il romanzo de quo è immenso. Punto.
“L’uomo è un semplice balocco nelle mani di Dio, eternamente
soggetto a fare solo quello che a Dio piaccia, sia quando crede di obbedirgli
in tutto, sia quando in tutto suppone di contrariarlo.”
genere: narrativa
anno pubblicazione: 1993
L'eredità del male - Matteo Manca
recensione a cura di Gin Campaner
📖Spiccioli di trama:
a Norbello, un piccolo paese della sardegna, in concomitanza con lo svolgimento
di un festival canoro, viene scoperto, casualmente, all'interno della sua casa,
il cadavere di un uomo. Sarà il primo di una lunga serie di omicidi. A
coadiuvare le indagini della polizia viene chiamato un notissimo criminologo,
Oreste Ginevra, personaggio molto stravagante ma anche molto efficace nel
trovare criminali.
🔥Punto di forza:
l'originalità della storia. Aver creato un personaggio molto singolare. Un
romanzo ben strutturato e curato.
🙁Punto debole: per
quelli che sono i miei gusti forse la storia non è molto avvincente ed i
personaggi sono potenzialmente molto interessanti ma avrebbero bisogno di un
maggior approfondimento. Magari nella prossima indagine.
🏁Finale: la parte
finale è quella che contiene le sorprese maggiori la soluzione del caso
chiarisce definitivamente i dubbi del lettore. Più volte l'indagine sembra
chiusa ma arriva qualcosa a sparigliare le carte. Finale corretto e non
banale.
🎓Giudizio complessivo:
⭐⭐⭐💫
Purtroppo non riesco a dare un giudizio finale più alto.
Manca è alla sua prima esperienza nel genere giallo, anche questo a mio parere
ha inciso. Queste ovviamente sono le mie considerazioni. Vi invito però a
leggere il romanzo così da crearvi una vostra opinione che sarà certamente
diversa dalla mia.
genere: giallo
valutazione: più che discreto
📘 Il Quaderno dell'Amore
Perduto - Valerie Perrin 📘
recensione a cura di Alice Bassoli
🌟📖Trama: La vita
di Justine è un libro le cui pagine sono l’una uguale all’altra. Segnata dalla
morte dei genitori, ha scelto di vivere a Milly – un paesino di cinquecento
anime nel cuore della Francia – e di rifugiarsi in un lavoro sicuro come
assistente in una casa di riposo. Ed è proprio lì, alle Ortensie, che Justine
conosce Hélène. Arrivata al capitolo conclusivo di un’esistenza affrontata con
passione e coraggio, Hélène racconta a Justine la storia del suo grande amore,
un amore spezzato dalla furia della guerra e nutrito dalla forza della
speranza. Per Justine, salvare quei ricordi – quell’amore – dalle nebbie del
tempo diventa quasi una missione. Così compra un quaderno azzurro in cui
riporta ogni parola di Hélène e, mentre le pagine si riempiono del passato,
Justine inizia a guardare al presente con occhi diversi. Forse il tempo di
ascoltare i racconti degli altri è finito, ed è ora di sperimentare l’amore
sulla propria pelle. Ma troverà il coraggio d’impugnare la penna per scrivere
il proprio destino?
🖋️💖 Immergersi
nelle pagine di questo romanzo è come intraprendere un viaggio attraverso le
profondità dell’animo umano. I personaggi, splendidamente delineati, assumono
una vita propria, tanto reali che avresti desiderato conoscerli di persona.
Alla fine della lettura, la loro assenza ti pesa, come se avessi perso degli
amici stretti. 🌟📖
🕵️♂️💬 La trama
avvincente tessuta tra un passato non così remoto, durante la seconda guerra
mondiale, e il presente, cattura il cuore del lettore. La maestria con cui
l'autrice intreccia questi due periodi temporali contribuisce a creare una
storia ricca di sfumature e emozioni. Ma non è solo il passato a tenere
incollato il lettore: un paio di misteri abilmente disseminati nell'intreccio
narrativo aggiungono un tocco intrigante alla trama, mantenendo alta
l'attenzione fino all'ultima pagina.
📚✨Questo libro non è solo
magnifico, ma superlativo. È un'opera letteraria che lascia un'impronta
duratura nella mente del lettore, una storia che si svela con maestria,
offrendo una lettura coinvolgente e appagante. Consigliato vivamente a chi
cerca un'esperienza di lettura completa!
anno di pubblicazione: 2023
"Non dire notte" - Amos Oz
recensione a cura di Patrizia Zara
"Su tutto è steso un sorriso fiacco sbiadito
dolente"
Ci sono libri che raccontano l'amore e l'amicizia, i
sentimenti in generale, con la stessa rilevanza dei messaggi dei baci Perugina
o il sapore della marmellata di prugna che oltre il primo cucchiaio risulta
alquanto vomitevole; e poi ci sono le storie come "Non dire notte" di
Amos Oz. Poesia tra i cocci di vetro della quotidianità. Prosa che ammalia e
rapisce come musica dell'anima. Stile, lieve ed elevato, che solleva la mente
trascinandola altrove.
Quindi se decidete di leggere ”Non dire notte" di Amos
Oz non vi aspettare che l'amore, l'amicizia, la tolleranza, l'attrazione vi
siano esplicitamente raccontate. Le infinite risorse dell'amore, dell'amicizia,
della tolleranza e dell'attrazione sono nelle parole, nei dialoghi e nei flussi
di coscienza dei due protagonisti, Theo e Noa, la coppia di Tel Kedar che
convive da sette anni.
Theo, urbanista sessantenne di successo che sembra aver
perso energia e voglia di vivere.
Noa, frenetica professoressa di lettere di quindici anni più
giovane, è sempre alla ricerca di nuove traguardi e sfide.
E intorno ai due l'immensa distesa di sabbia desertica su
cui il sole brucia e la polvere, sollevata dal vento caldo, acceca gli occhi e
ferisce il cuore.
Dopo sette anni di felice convivenza un evento improvviso
mette in dubbio ogni cosa. Tuttavia non vi aspettare colpi di scena eclatanti,
rumorosi, volgari. Tutto è immerso negli sguardi, nel contemplare l'infinita
distesa di sabbia che con i suoi vorticosi, minuscoli e taglienti granelli di
polvere rimanda alle contemplazioni dell’anima e agli occhi del cuore.
Romanzo a due voci che si interpongono e si confondono nel
raccontare il loro presente, il proprio passato descrivendo tra ricordi le loro
vite e le vite tragiche, buffe di speranza e di rassegnazione dei vari
personaggi che hanno animato e animano la sonnacchiosa Tel Kadir, piccola
cittadina arida di rinnovamenti e di cambiamenti che giace in un letargo
ininterrotto. Due voci che non fanno mai accenno a un futuro prossimo o remoto
perché Theo e Noa, le due voci, si amano in un continuo avvicinarsi e respingersi
in nome di Eros, Philia e Agape: amore che va oltre l'amore stesso.
Riflessioni di intelligenza dubbiosa nell'evoluzione di
esseri destinati a vivere come inesausti Sisifo, descrizioni intimistiche,
paesaggi aridi piegati dal caldo e dal vento raccontati con una incredibile
delicatezza.
Una lettura ricca di straordinarie e suggestive invenzioni
lessicali. Un autore che è una chicca per l'anima.
"Non dire notte" è un inno all'amore quello puro,
quotidiano senza fronzoli e merletti -
questi a volte danno vita a storie deboli ed esangui - che si innalza
silenzioso nelle superbe immagini di un giorno che muore nell'ultima luce,
bagliori fra le nuvole che promettono un nuovo giorno "e il sole continua
a splendere".
Non è mai notte quando si ama per davvero anche se si
respira polvere e si cammina tra pezzi di vetro acuminati.
Quando si ama davvero si ama di un amore emancipato, dove
passione e dolore si esibiscono come se fossero artisti di strada, mai stanchi
di ripetere un copione che sembra lo stesso, ma non lo è giacché un vero
artista sa improvvisare rinnovandosi senza farsene accorgere.
Un amore delicatamente sofferto ma libero in un'eccitante e
continua evoluzione di sottili sorprese nascoste dietro gesti abitudinari
"uno può stare con un altro cent’anni giorno e notte senza interruzione,
dormirci insieme, e non serve a niente, alla fine non sai niente di quello
lì".
Un amore discreto ma fortemente presente: “l'unico modo per
aiutarla è non tentare di aiutarla", in una compensazione tacita di anime
e di corpi. Che eleganza, che rispetto, che sensibilità, che discrezione, che
garbo, in una società che tenta in tutti i modi di soffocare l'unicità
soprattutto delle donne.
Un Kiss.
" Era un’esperienza strana perché sino ad allora non
avevo creduto nelle potenzialità dell’amicizia, men che meno tra uomo e una
donna. Intimità, certo, e desiderio, e fair play, e affetto passeggero, e
piacere in cambio di piacere, prendere e dare, tutto ciò l’avevo conosciuto nel
corso degli anni, sempre all'ombra dell'inevitabile combinazione di passione e
imbarazzo. Il tutto entro confini delimitati a priori. Ma l'amicizia,
l'apertura, un legame alieno d'imbarazzo, confini aperti, non avevo mai
immaginato che tutto questo fosse possibile fra me e una donna. Ed ecco invece
che arriva Noa...)
(La più bella dichiarazione d'amore che un uomo possa fare a
una donna...per me!)
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 1994
E adesso dormi – Valeria Ancione –
recensione a cura di Gino Campaner
📖Spiccioli di trama:
Geena Castillo (Gina) è scappata dagli stati uniti per fuggire da una
situazione famigliare insostenibile. Fugge con Raffaele colui sul quale aveva
poggiato le speranze per un futuro migliore. Si stabilisce a Roma. Raffaele,
ubriacone e violento, si rivelerà essere un pessimo compagno ed un padre, se
possibile, anche peggiore. L'unica speranza è che lui sparisca visto che lei,
con un figlio speciale da accudire, non può fuggire. E le modalità, per cui ciò
si possa verificare, non sono molte...
🔥Punto di forza:
protagoniste assolute sono le donne. Libro quanto mai attuale.
Resilienti, coraggiose, determinate, protettive. Una penna quella della Alcione
che conquista. Una storia da leggere senza pause. Gina una donna vessata ma che
continua a lottare. Personaggi che entrano nel cuore. A tutte le Gina, le Mara
e le Lola che popolano il mondo va la mia profonda ammirazione, con l'augurio
di trovare presto la felicità.
🙁Punto debole: non ne ho
trovati almeno personalmente tutto fila senza intoppi o inverosomiglianze.
🏁Finale: Ecco, a
proposito di punti deboli, il finale, l'epilogo della vicenda, forse per un
cinico come me contiene un po' troppo zucchero, ma sono gusti. La verità è che
è un finale assolutamente coerente e logico. Non rappresenta certo una
forzatura. Un po' di speranza ci vuole tra tanta incertezza e dolore.
🎓Giudizio complessivo: ⭐⭐⭐⭐
non può che essere positivo. La Ancione ha creato una storia
prendendo spunto da fatti veri e da persone reali. La realtà spesso è più
dolorosa della fantasia. Bisogna "solo" saperla descrivere, ed in
questo la Ancione è maestra. Ci racconta una storia fatta di angherie ma anche
di donne resilienti e caparbie. Raccontarne la loro forza è un doveroso
omaggio.
genere: narrativa
valutazione: buono
La casa stregata – Howard P. Lovercraft
recensione a cura di Francesca Tornabene
Lovecraft definito fabbro di sogni, visioni e incubi, di
luoghi mitologici intrisi di magia e immagini evocative.
Fonte di ispirazione degli scrittori del genere.
"L'orrore, visto nella più profonda essenza, non poteva
essere il fondamento di una storia, in quanto, come dice l'autore tedesco
citato da Poe, es lasst sich nicht lesen: non si lascia leggere".
La scelta narrativa in prima persona rende i suoi racconti
intimi e compenetranti.
Ho viaggiato nell'eco di antichi miti e leggende che hanno
origini lontane e attraverso un orrore cosmico che sprofonda negli abissi della
mente umana mettendone a dura prova la sua sanità.
Così che, dapprima sono stata trascinata a Providence per
risolvere il mistero di una leggendaria e maledetta casa, infestata da oscure e
terrificanti presenze assetate di sangue.
E poi mi sono ritrovata a Red hook, insieme ad un poliziotto
per indagare su sette occulte e orrori metropolitani e a tradurre antiche
trascrizioni ed evocazioni.
In comune i due racconti hanno il fremito che l'uomo averte
nel percepire il male che circonda il mondo.
Terribili segreti atavici e tenebrosi che devono restare
tali per non turbare il perno stesso dell'universo.
Ho avuto un assaggio della vertigine, provocata dalla
potenza di sogni raccapriccianti, che precipitano in una solitudine cosmica e
in una escalation di terrore senza fine.
Alla fine del viaggio ho chiuso il libro e sono tornata alla
vita di sempre con l'eredità di un messaggio quasi onirico.
Si sopravvive al dolore!
Ma pur avendo la meglio sui terrori più orripilanti della
faccia della terra, il ricordo dell'orrore provato resta e mai abbandona la
memoria dell'uomo.
genere: horror
anno prima pubblicazione: 1937
Farfalla Nera -
Emilio Martini
recensione a cura di Alice Bassoli
🕵️♂️Finalmente mi sono
concessa una nuova indagine del vicequestore Gigi Berté, un personaggio
affascinante e simpatico, alle prese con un omicidio che scuote la tranquillità
apparente di Lungariva, un luogo in cui sembrava impossibile che qualcosa di
così tragico potesse accadere.
🎭 La vicenda si sviluppa
attorno all'omicidio della professoressa Adelaide Groppini, preside del
prestigioso liceo San Giorgio di Genova. La sua morte sconvolge non solo la
comunità locale, ma anche la vita di Berté, che si ritrova a indagare su una
donna apparentemente rispettabile ma con un passato oscuro. L'autore, Emilio
Martini, dipinge un quadro ricco di ipocrisie, tradimenti, rancori e desideri
di vendetta all'interno dell'entourage della vittima, creando un intricato
labirinto di sospetti e colpevoli.
genere: giallo
anno pubblicazione: 2012
MALINVERNO - Domenico Dara
Recensione di Miriam Donati
“Fosse per me ci abiterei tra i libri” dice Malinverno e lo dice a
Timpamara che è sfondo e personaggio lui
stesso, ha il profumo
inconfondibile della carta a causa della cartiera e del maceratoio dei libri ed
è un luogo magico, come lo sono un po’ tutti i luoghi inventati.
E di Timpamara Astolfo Malinverno è il
bibliotecario e il custode del cimitero. È orfano, zoppo e solo, con una storia
di eventi dolorosi che lo hanno segnato e lo hanno fortificato convertendolo in
un uomo gentile, dolce e altruista. È un appassionato lettore ed è dotato di
una fervida immaginazione che lo porta, quando vede la foto di una donna posta su una lapide senza nome
e date, a inseguire il mistero racchiuso in quel volto.
Le sue fantasie sono immense e affascinanti: dal
modificare il finale dei libri che legge, alla relazione immaginaria con Emma –
è così, dal nome del suo personaggio letterario preferito, che ha chiamato la
sconosciuta della lapide – dalle epigrafi innovative, alla sepoltura dei libri
o degli animali di compagnia, fino all'ascolto delle voci dei morti nelle cuffie di un uomo che cerca di percepire storie
dimenticate.
È un personaggio candido a cui ci si affeziona e
che non si vuol lasciare andare, nemmeno a libro chiuso.
Malinverno
non ha paura di immergersi nel lutto, ma è come se ne fosse, al contrario,
stregato. È come un ponte tra quello che c’è e quello che non c’è più.
I lettori della biblioteca, gli abitanti di Timpamara,
i visitatori del cimitero, estinti e in carne ossa, con le loro storie tenere,
comiche, struggenti sono visti per ciò che li
rende unici e ciò che emerge sono le manie degli uomini, i loro eterni dolori,
le brevi felicità che accendono speranze, i legami che conducono a fare scelte
coraggiose. Ogni dolore, per quanto lancinante, è destinato a ricomporsi in una
malinconica
dolcezza che, con grande sensibilità e semplicità ci porta a guardarci dentro,
a porci a nostra volta delle domande.
Malinverno
– insieme a tutto l’intrico di storie che lo avvolgono – racconta della magia
delle parole, esalta il potere dei libri come luogo di rifugio con una prosa ricca, elegante, evocativa e musicale.
Leggere “Malinverno” è
una esperienza soprattutto dei sensi.
Genere: narrativa
Anno pubblicazione: 2022
Utopia - Thomas More -
recensione a cura di Francesca Simoncelli
A voi giudicare se sarò riuscita nel mio intento…
Premetto che non sono un filosofo, né un politico e che il
mio punto di vista è puramente morale.
Detto questo, arrivo all’essenza del mio scritto: il libro
“Utopia” di Thomas More.
Saggio filosofico sotto forma di romanzo epistolare, nel
quale More narra il viaggio di Raffaele Itlodeo in un'isola fuori dal tempo e
dallo spazio.
In questa città ognuno ha un suo compito, in base alla
propria vocazione e peculiarità e si lavora secondo le proprie forze e
disponibilità.
Una società ideale, dove si viene giudicati per
meritocrazia; chi non può lavorare viene aiutato dagli altri e i pochi che non
rispettano le leggi vengono mandati ai lavori forzati, cosicché anche loro sono
utili alla comunità.
Qui non esiste la proprietà privata, tutto è in
condivisione: chi vive all'interno della città produce servizi e li mette a
disposizione, chi vive in campagna coltiva la terra e alleva gli animali,
condividendo con tutti i profitti del proprio lavoro.
Quindi non esiste il denaro, perché nessuno percepisce uno
stipendio, ma usufruisce di quello di cui necessita.
In questa città utopica nessuno si trova in difficoltà e a
nessuno manca il necessario per vivere… insomma sembrerebbe un luogo perfetto,
un sogno, direte voi…
Allora perché nella realtà non si è mai riusciti a
ricrearlo?
Perché naturalmente l'umanità è disseminata anche di
sentimenti negativi, quindi ci sarà sempre chi vorrà prevalere sugli altri, chi
non rispetterà la proprietà pubblica, ma vorrà avere più di quanto ha
bisogno.
Scritto nel 1516, questo libro è sempre attuale, anzi, in
questo periodo storico di guerre per il predominio, ha tutte le fattezze di un
saggio contemporaneo.
Ho amato quest'opera, perché elaborata magistralmente da
Thomas More, uomo che credeva talmente tanto ai suoi ideali, che morì ucciso da
re Enrico VIII, pur di non tradire quelli che lui riteneva dei principi morali
indiscutibili; ispirato da “La Repubblica” di Platone, tratta temi complessi,
riuscendo ad essere di semplice comprensione e lettura fluida.
Scritto per mettere in evidenza i problemi della società
inglese dell’epoca, nella quale prevalevano le disuguaglianze tra i
privilegiati e i disagiati, tra i nobili e il popolo; la geniale mente di More
elabora un luogo di prosperità, pace e uguaglianza.
Leggetelo questo capolavoro, perché è un forte spunto di
riflessione su come le situazioni potrebbero essere affrontate e le ingiustizie
eliminate; è fonte di preziosi consigli sul comportamento che dovremmo avere
nei confronti del prossimo e della società, indipendentemente dal nostro
personale pensiero politico.
genere: filosofia
Combinazione astrale - Roberto Guerzoni
recensione a cura di Gino Campaner
📖Spiccioli di trama: la
moglie di un ricco industriale scompare. Quella che inizialmente sembrava
essere un allontanamento volontario si trasforma presto in qualcosa d'altro,
forse un rapimento? Indaga il commissario Guarneri con la sua fedele squadra
coadiuvati dalla profiling Beatrice Silvestri
🔥Punto di forza: il
romanzo nel suo complesso. Un lavoro che non si può non apprezzare. Trama
coinvolgente, intrigante. Lettura scorrevole, racconto sviluppato con
attenzione, curato in ogni aspetto, solido. Sorprese ed emozioni ben
distribuite. Nulla è casuale.
🙁Punto
debole: parlo sempre a titolo personale. Libro molto lungo, lettura
impegnativa. Preferisco i romanzi più brevi. Forse inizialmente un po lento ma
solo perché la vicenda andava raccontata bene.
🏁Finale:
logico, coerente. Aperto. Una storia complessa che ha richiesto molto impegno.
L'epilogo non è da meno. Un finale che rimette a posto molti tasselli ma non
tutti. Aspetto Beatrice e Leo anche nel prossimo romanzo.
🎓Giudizio
complessivo: ⭐⭐⭐⭐
Questo romanzo rappresenta un grande salto di qualità rispetto al passato. Ho
letto tutti i libri di Guerzoni mi erano piaciuti molto. Ma questo li supera di
slancio. Gli avevo predetto che presto qualche importante casa editrice
si sarebbe accorta del suo talento. Mursia lo ha fatto per prima e secondo me
non se ne pentirà affatto. Guerzoni non è, a torto, un nome ancora noto tra gli
autori italiani di punta ma lo diventerà, ne sono certo.
La Macchia Umana - di Philip Roth
recensione a cura di Alice Bassoli
genere: narrativa
anno pubblicazione: 2014
La donna dei fiori di carta – Donato Carrisi -
recensione a cura di Francesca Tornabene
Questo libro mi ha regalato un "viaggio" in un
leggendario scenario di guerra in cui tutto inizia e finisce in una notte del
1916 - l'anniversario del naufragio del Titanic.
Un "noir" che inizia con la recrudescenza di uno
scontro bellico mondiale e la cattura di alcuni militari italiani che saranno
fucilati all'alba.
La storia ruota attorno a degli indizi sparsi tra le pagine
di questo libro che alla fine restituiranno la soluzione di tre interrogativi:
Chi è il prigioniero?
Chi è Guzman?
Chi è l'uomo che fumava sul Titanic?
Mentre leggiamo, la storia ci trascina con sè, veniamo
catapultati in uno scenario di guerra, in un accampamento difronte a due uomini
che sono l'uno contro l'altro.
Da una parte, un medico dell'esercito austriaco che ha
l'ordine di estorcere informazioni sull'identità di uno degli italiani
catturati.
Dall'altro, uno dei prigionieri reticenti che deve
confessare al fine di evitare la condanna a morte.
Nel tentativo di salvarsi la vita, quest'ultimo racconta al
suo interlocutore delle storie che hanno il profumo di una leggenda mai
dimenticata.
Ogni storia sembra essere scandita da un tempo: quello di
una sigaretta condivisa.
Ed ogni storia ci svela una verità.
Così, sotto i nostri occhi increduli, si apre la porta di
un'altra storia che ci conduce inesorabilmente alla soluzione del mistero più
grande legato al titolo del libro.
Chi è quella donna?
Perché i fiori di carta?
Ad un certo punto, tra una sigaretta e l'altra, gli orrori
della prima guerra mondiale diventano solo un rumore, quasi sordo, lontano, che
man mano si attenua e svanisce lasciando il posto ad altro.
Così, quello che sembrava essere il preludio di un
inevitabile scontro destinato a dividere i due militari, alla fine è solo la
promessa di una grande eredità - un insolito destino che cambierà per sempre la
loro vita.
anno pubblicazione: 2013
Io sono la preda – Anna Pia Fantoni -
Recensione
a cura di Eva Maria Franchi
Trama
Giuditta,
titolare di un’agenzia di interpreti a Venezia, conduce una vita un po’ caotica.
L’attraggono gli uomini sbagliati. Quello giusto è sempre stato lì, accanto a
lei ma forse ci ha messo troppo a capirlo. Già perché Giuditta, nel profondo, è
convinta di non meritare l’amore. Si sente sporca, sbagliata, indegna. Un
passato tormentato la lega a Gabriele, un uomo dall’apparenza irreprensibile
che nasconde un animo oscuro e passioni inquietanti. Regista di snuff movies,
le sue prede sono ragazze emarginate, immigrate, quelle che, anche se
spariscono, nessuno le cerca. Ragazze che in qualche modo gli ricordano lei,
Giuditta, la prima preda. L’unica che è riuscita a sfuggirgli.
Dopo
essere riuscita a costruirsi una vita professionale cercando di superare il
trauma che l’ha segnata nel corpo e nell’anima, Giuditta comincia ad aprirsi
anche all’amore. Nonostante gli abusi fisici e psicologici che ha subito, ha
trovato qualcuno che la ama e l’accetta per quella che è, compresa la sua
storia, comprese le sue ferite. Peccato che Gabriele non si è dimenticato di
lei. Proprio quando la vita sembra sorriderle torna a cercarla.
Punto
di forza
L’autrice
è abile nel portare il lettore dentro la storia, nel descrivere ambienti,
persone, situazioni. Riesce a farti entrare nella mente dei personaggi, che sia
una mente sana, ferita o malata, fa poca differenza, ti ci fa entrare lo stesso.
Leggendo, il lettore si trova partecipe
dei loro sentimenti, delle loro emozioni, del loro modo di ragionare e di
affrontare la vita. Lo stile è scorrevole, una pagina tira l’altra, i dialoghi
sono accattivanti e ben fatti. Eppure, qualcosa non funziona. La sensazione che
ho ricavato dalla lettura è quella di buoni ingredienti che però, mescolati
insieme, non restituiscono il piatto che uno si aspetta.
Punto
debole
L’incipit,
la copertina, il titolo, creano nel lettore l’aspettativa di trovarsi di fronte
a un thriller (il romanzo su Amazon è inserito nel genere giallo hard boiled); col
proseguire della storia la commedia sentimentale (peraltro scritta benissimo)
predomina sul giallo. Lo spazio lasciato al lato thriller del romanzo è davvero
poco rispetto alla lunghezza complessiva del libro. Talvolta questa mescolanza
di generi spiazza il lettore; ad esempio, un capitolo si chiude con un cliffhanger
che non è chiaro se sia collegato alla linea rosa del romanzo o a quella
thriller. Non entro nei dettagli per evitare “spoiler”, il capitolo in
questione si riferisce a una scena in cui Giuditta va a trovare un’amica che ha
da poco partorito e incontra, in quell’occasione, una sua vecchia conoscenza.
Finale anche il finale mi ha lasciata perplessa.
L’autrice apre delle piste che poi non chiude e di cui al lettore non viene più
raccontato nulla. Di nuovo non scendo nei dettagli per evitare anticipazioni. La
conclusione della parte gialla del romanzo nel complesso è troppo sbrigativa. Blanda,
oserei dire dissonante considerate le premesse seminate dall’autrice. La
conclusione della parte rosa, quella sì, funziona.
Giudizio complessivo è un libro che ho letto
volentieri. Mi ha dato degli spunti di riflessione su quanto i traumi e le
manipolazioni mentali possano condizionare la vita di una persona minandone la
possibilità di creare delle relazioni e di sentirsi degna di ricevere amore. Premetto
che non ho niente contro i romanzi ibridi, in questo caso purtroppo
l’ibridazione non è riuscita bene. Peccato, perché il potenziale c’era: dark
web, snuff movies, persone dell’alta società coinvolte in traffici oscuri. Uno
psicopatico che l’autrice descrive in maniera convincente facendoti entrare
nella sua mente. Poteva uscirne un thriller portentoso. Invece ne è uscita una
commedia romantica annacquata di giallo. Se l’autrice avesse fatto il contrario,
un thriller con una trama secondaria romantica, il romanzo avrebbe avuto molta più
forza.
A scapito di ciò, la lettura l’ho trovata piacevole e interessante.
Consiglio il libro a chi è alla ricerca di un romanzo di narrativa generale o
di una commedia sentimentale che tocchi anche temi oscuri e inquietanti. I
puristi del thriller invece rischiano di rimanere molto delusi, se non addirittura
interdetti.
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 2019
LA FAMIGLIA OLTRE LA
STRADA - Nicole Trope
recensione a cura di Elisa Caccavale
📖Con La famiglia oltre la strada Nicole
Trope ci offre un thriller psicologico di tutto rispetto.
Cosa sono quegli spari
che risuonano in una torrida mattina australiana, in un quartiere residenziale,
nella casa di una perfetta famigliola? Mentre i personaggi si muovono sulla
scena l’autrice ci porta a sette ore prima e inizia il suo racconto…
👀La vicenda è narrata dai diversi
punti di vista dei protagonisti della vicenda e si svolge in un arco di tempo
molto ristretto (meno di una giornata).
🧵Mentre il lettore si fa accompagnare
dalla penna della scrittrice, ascoltando le voci dei vari personaggi, sembra
che tutto sia scontato, che tutto sia narrato e che si sia solo spettatori di
una vicenda che si sta dipanando davanti ai nostri occhi; in realtà, verso la
conclusione del romanzo, con un abile colpo di mano, la scrittrice si fa
maestra del pensiero laterale e il lettore si accorge che le cose non stanno
affatto come sembra…
⬆️Il
pregio principale del libro è l’attenzione alle psicologie dei personaggi, ben
costruiti ed emotivamente coinvolgenti; offre anche buoni spunti per riflettere
su aspetti della realtà presentati da un punto di vista diverso dal solito (è
davvero un male essere dei ficcanaso in certe situazioni?), sui pregiudizi e le
ingiustizie che essi portano con sé e sulle seconde possibilità che la vita ci
offre.
⬇️Aspetto
negativo: il finale cade un po’ nel retorico e nello scontato; pur se con
dispiacere del lettore, che inevitabilmente parteggia per alcuni dei
protagonisti, forse un po’ più di cattiveria da parte dell’autrice in questo
caso non avrebbe guastato. Sicuramente il lettore si sarebbe infuriato o
intristito, ma a volte bisogna anche osare un po’, tirare un po’ la corda
perché un libro lasci davvero il segno.
genere: thriller
anno di pubblicazione: 2023
Una donna - di Annie Ernaux
recensione a cura di Patrizia Zara
"Non ho detto a nessuno che sto scrivendo su mia madre.
Ma non sto scrivendo su di lei, piuttosto ho l'impressione di vivere assieme a
lei in un tempo, in luoghi, in cui è ancora viva".
Se fossi nata con il talento di scrittrice, questo è libro
che avrei voluto scrivere.
E lo avrei dedicato a mia madre.
La mia mamma.
"Conosceva tutti i gesti che addomesticavano la
miseria".
Che frase potente!
Non ho altro da dire.
Annie Ernaux nelle scarne 99 pagine ha detto tutto quello
che doveva dire.
Ha lasciato a noi, lettori e lettrici, eletti al ruolo di
psicologi, trovare gli aggettivi per arricchire la sua testimonianza, la sua
dolorosa e laconica confessione.
E in questo ruolo, che a un certo punto si inverte,
comprendere lo stato d'animo suo e nostro.
Pagine delicate, scarne, prive di ogni forma di
ostentazione, di sentimentalismo, ricercata malinconia, d'isterismo letterario
gratuito.
Annie Ernaux scava nei ricordi con un rastrello arrugginito
nel tentativo di colmare la voragine di chi non c'è più, di spazzare la
sporcizia dei sensi colpa, di dare un senso a ciò che non si è detto,
("percepire, ora, la forza delle frasi banali, persino dei cliché"),
a ciò che non si è fatto ("Ha perseguito il suo desiderio di imparare
attraverso di me") e che, comunque, non si poteva fare.
È andata cosi, non poteva essere altrimenti.
"Una donna" è la storia raccontata da una figlia
che con questa e altre, ha vinto il premio Nobel 2022.
Ogni mamma è immortale.
Ti adoro Annie Ernaux. Non ti libererai facilmente di me. Ti
seguo.
"Questa maniera di scrivere, che mi pare andare nella
direzione della verità, mi aiuta a uscire dalla solitudine e dall'oscurità del
ricordo individuale tramite la scoperta di un significato più generale. Ma
sento che qualcosa in me oppone resistenza, vorrei conservare di mia madre
delle immagini puramente affettive, il calore o le lacrime, senza
dar loro un senso"
Genere: narrativa
anno di pubblicazione: 2018
Sherlock Holmes tra ladri e reverendi - Rino Casazza
recensione a cura di Dario Brunetti
Il primo racconto si intitola Sherlock Holmes contro Arsene
Lupin Il tondo di Van Eick ed è ambientato in Normandia, precisamente a Le
Havre, vede protagonisti il detective londinese Sherlock Holmes (Arthur Conan
Doyle) e il ladro gentiluomo Arsene Lupin (Maurice Leblanc).
Per usare una metafora calcistica gioca in casa Lupin.
Holmes lancia un guanto di sfida a Lupin che vuole
impadronirsi del Tondo di Van Eick, uno dei capolavori della pittura fiamminga,
custodito dall’attuale proprietario il commerciante e armatore Hugues Barbier,
appartenuto in precedenza al conte Apolinnaire.
Su questo personaggio ci sono dei punti da chiarire: il
conte è morto suicida o assassinato? Il Tondo è stato ceduto o dato in pegno?
L’armatore non è una persona ben vista e qui si inquadra la
figura di Lupin che ruba ai ricchi per restituire ai più bisognosi e alzando
l’asticella vuole dare una dimostrazione della sua arte del rubare proprio a
Sherlock Holmes sconfiggendolo.
Nel secondo racconto Sherlock Holmes Padre Brown e il
mannaro del Lario (si usa per definire proprio il lago di Como dal latino
Larius e la sua forma modificata Laris in etrusco vuol dire stagno) vede
ricongiungersi la coppia già vista nel precedente racconto dove i due
protagonisti sfidavano il temibile conte Dracula.
La storia è ambientata a Cadenabbia, sul lago di Como, in
primis sarà interpellato dal Vescovo, Padre Brown a indagare su un duplice
omicidio avvenuto in un’abbazia. Un caso complicato dove non basterà la sua
dote investigativa, ci vorrà il supporto di Sherlock Holmes chiamato a dare man
forte alla stessa indagine.
Quel che colpisce è la tecnica dei due delitti, decisamente
fuori dal comune.
Le vittime sono state colpite a morsi.
Ma proprio questi morsi sembrano appartenere a un lupo
mannaro, perché le teste della suora e del povero frate sembrano quasi staccate
dal collo.
Quale figura inquietante si aggira tra le mura dell’abbazia?
Quale oscuro presagio fa pensare che un luogo religioso sia
visitato dal demonio?
Ambientazioni mozzafiato nei due racconti dell’autore nativo
di Sarzana, Rino Casazza.
Le Havre spicca non solo come città industriale, ma
nell’architettura moderna che l’ha vista inserire nel patrimonio Mondiale
dell’Unesco.
Grazie all’architetto Perret, tra i più noti del xx secolo,
questa città distrutta durante la seconda guerra mondiale ha avuto il suo vero
volto, dandole quel suo stile classico.
Cadenabbia invece, è una piccola comunità appartenente alla
Lombardia e precisamente al comune di Griante.
Il piccolo borgo amato da tutti, imperatori, re, artisti e
scrittori che fa sognare ancora oggi tanti turisti.
Flaubert rimase estasiato durante il suo lungo soggiorno,
Giuseppe Verdi compose la Traviata e Stendhal vi ambientò alcuni passi della
Certosa di Parma.
Oggi il luogo di culto religioso prende il nome di Abbazia
di Acquafredda.
Nel primo racconto Casazza fa giocare ai suoi protagonisti
(Holmes e Lupin) una vera e propria partita a scacchi. Tra di loro vige un
profondo senso di rispetto nonostante si sfidino a duello. Nel primo emerge
quell’intuizione di prevedere le mosse del suo avversario che tenderà a essere
più sfuggente che mai. Ne esce una storia appassionante e al tempo stesso
ironica e divertente.
Nel secondo racconto regna sovrano il mistero che si abbatte
sulle mura dell’abbazia, si respira un clima dove una presenza demoniaca è
pronta a colpire. In questa storia si mescola il giallo al genere horror, una
qualità che l’autore ha fatto intravedere già nei romanzi precedenti.
Un volume tutto da gustare per gli amanti del brivido.
Genere Giallo