Il vangelo secondo Gesù Cristo - José Saramago
recensione a cura di Patrizia Zara
"Uomini, perdonatelo, perché non sa quello che ha
fatto".
Povero e tenero Gesù, morto in croce per i tutti noi, umani,
burattini nelle mani del nostro creatore.
Sia fatta la volontà di questo Dio, silente e suonante,
assente e onnipresente, che si affaccia dal suo trono per punire e tuonare, che
si nasconde dietro le nuvole quando il gioco si fa troppo sporco: un Ponzo
Pilato dei cieli. Tanto, volente o nolente, cade sempre in piedi, questo Dio,
parando le mani quando la trama intessuta prende una piega diversa, ultimo
giudice dalle sentenze inappellabili.
"e che il Signore ha mostrato adesso una volontà e
subito dopo ne palesa un'altra, contraria, né tu né io siamo parte nella
contraddizione"
Mi chiedo a che pro ci ha creati dal fango? A che pro ci ha
donato il libero arbitrio in un corpo fatto di bisogni ed esigenze perlopiù
peccaminosi? Bisogni ed esigenze che necessitano di cibo, acqua, sesso. Per
fame si uccide, per freddo si distrugge, per caldo s'inquina. Per il piacere si
paga e per poter pagare si truffa spesso. Anche in Chiesa senza soldi non si
canta messa.
E per rispettare e mantenere questo capolavoro che è il
nostro corpo si sacrificano esseri innocenti giacché necessitano cavie per
testare il successo, singolo e comune. Per vivere tutti insieme abbiamo bisogno
della piramide gerarchica, servi e padroni, pastori e pecore, altrimenti è un
caos. Ricordiamocelo tutto questo quando crediamo di avere la coscienza a
posto, battendoci -egoisticamente- il petto inginocchiati di fronte una statua
di marmo o levando gli occhi al firmamento o, ancora, quando siamo sotto le
calde coperte di una confortevole casa costruita con il sudore di braccia
altrui. Siamo un po' tutti assassini, truffatori, prostitute e magnacci, poiché
dobbiamo sopravvivere. Vendiamo di sottobanco l'anima al diavolo. Facilmente.
Non ce ne accorgiamo giacché ci hanno insegnato a essere bigotti, limitati da
questo nostro padre celeste che si nasconde in ombre e luci promettendoci la
reincarnazione in un Eden caramellato "fate i buoni, siate
obbedienti" così da creare sette e circoli privati dal difficile accesso a
meno che non si sappiano a memoria i precetti biblici, un buon lasciapassare
per l'eternità promessa; mentre, in altre parti del globo si sparge sangue e si
priva della libertà in nome dello stesso Padre Celeste. Mi chiedo poi, ma non
per ultimo, a che pro ci ha fornito di una mente pensante se dobbiamo, noi
esseri umani, aspettare che sia fatta sempre la sua volontà, illusi padroni,
sciocchi artefici del nostro destino, destino creato da un altro? Sappiamo che
chi si muove, fra desideri e speranze, commette errori e danni. È inevitabile.
E poi ancora perché nasciamo peccatori, ma qual è il peccato
che ci portiamo dietro da secoli?
Avere mangiato una mela proibita? Già. La donna peccatrice -
e così da questa tutte le donne marchiate con lettera scarlatta nei secoli dei
secoli - che ha costretto l'uomo (coglione) a mangiare la mela. Che favoletta!
Ma cosa hai combinato Dio per colmare la sua eterna
insoddisfazione? Mi sa che non sei così perfetto come ti decantano se la
situazione ti sfugge facilmente dalle tue divine mani, lasciando campo
all'angelo che hai scacciato dal tuo olimpo: scontro fra titani. Mentre noi,
creature inerte e confuse, agnelli sacrificali, lupi e pecore, vittime e boia,
vaghiamo in mezzo a questa incomprensibile, enigmatica lotta di potere.
Caro Dio ci doni i piaceri e poi li proibisci, ci fornisci
di sentimenti e poi ci punisci, ci spaventi con il fuoco dell'inferno, minacci
di buttarci come marionette vecchie e inutilizzabili nelle tenebre regno del
tuo antagonista. Ma che gioco è?
Non correte pur avendo le gambe, non toccate pur avendo le
mani, non mangiate con piacere pur avendo le papille gustative, non odiate, non
amate lascivamente, mortificatevi nel rispetto del dolore.
Se è che tutto puoi, perché Dio, dai mille e un nome, te ne
stai li sopra a sghignazzare dei nostri movimenti impacciati, dei nostri
farfugliamenti, delle nostre contestabili certezze assolute, gingillandoti
delle nostre debolezze, pronto a bacchettarci per i nostri leciti dubbi?
Porca la miseria, ci ha creato tu in un disegno già scritto. E perché se hai
già tratteggiato i contorni ci fa muovere come pedine impazzite, depistandoci?
Potresti essere chiaro e limpido senza trincerarti dietro parabole enigmatiche
e astruse parole crociate?
Hai messo in croce un uomo chiamandolo, contro la sua
volontà, figlio pur sapendo come andava a finire; hai confuso le menti, hai
spargo ancora sangue e lacrime. Perché? Per divertirti, non c'è altro da
pensare. Se hai il potere blocca con la tua mano questo scempio giacché non è
cambiato nulla da allora, qualche chiesa in più con i suoi affreschi e altari
in oro e qualche fanatico/a di troppo.
"Può ben poco, in fondo, la mano di Dio, se non riesce
a interporsi fra la scure e il condannato"
Povero Gesù nelle mani di un Padre furbo. Poveri noi creati
per soddisfare un capriccio.
Il romanzo di Saramago, mio "padre" letterario,
"fratello" di pensiero, "sorella" della comprensione,
"madre" di quel dubbio indispensabile per crescere.
Diffido dalle verità conclamate, fardelli di malcelato amore
e di mascherata bontà. Preferisco la Coscienza, (l'amato Gesù Cristo?) l'unica
a cui, qui, dobbiamo rispondere.
Il romanzo de quo è immenso. Punto.
“L’uomo è un semplice balocco nelle mani di Dio, eternamente
soggetto a fare solo quello che a Dio piaccia, sia quando crede di obbedirgli
in tutto, sia quando in tutto suppone di contrariarlo.”
genere: narrativa
anno pubblicazione: 1993
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