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domenica 30 marzo 2025

LA METRICA DELL'OLTRAGGIO

  




La metrica dell'oltraggio - Michela Bilotta -

recensione a cura di Gino Campaner

 📖Spiccioli di trama: Beatrice De Sanctis è una giornalista. Lavora per la rivista Donne allo specchio. Viene incaricata dal suo direttore (al maschile), Roberta Bersaglia, di scrivere un articolo su Isabella Morra poetessa che nel 500 venne uccisa dai suoi fratelli. Un femminicidio ante litteram in piena regola. Per farlo deve recarsi nei luoghi in cui ha vissuto. Per una serie di casualità Beatrice decide di andare a Valsinni, teatro dell'omicidio, in auto. Nel tragitto avrà degli incontri molto significativi. Incantevole anche la descrizione dei luoghi che attraversa. 

 

🔥Punto di forza: in base a quale legge, a quale regolamento il maschio ha deciso che sarebbe stato il sesso dominante in assoluto? Sopraffacendo, inibendo, comandando su tutti e sulla donna in primis? Questo romanzo mette a nudo, raccontando una serie di episodi, molte delle nefandezze perpetrate dall'uomo sulla donna. Lo fa attraverso una storia coinvolgente ed emozionante portando esempi concreti e fatti inoppugnabili. La lettura scorre veloce anche grazie ai diversi momenti ironici ed agli intermezzi enogastronomici che ha inserito l'autrice. Personaggi principali "disegnati" e "colorati" in maniera profonda e incisiva. 


🙁Punto debole: nessuno. Forse solo il fatto che questo romanzo non è pubblicizzato come meriterebbe. 


🏁Finale: nel finale si viene a conoscenza di un episodio tenuto nascosto durante tutto il romanzo. Si scopre come anche cuori apparentemente di pietra spesso non sono cosi duri e cinici come appaiono. 


🎓Giudizio complessivo: ⭐⭐⭐⭐💫
Questo romanzo mi ha insegnato una cosa: che per parlare di femminismo e di parità di genere non sono necessari saggi mirabolanti. A volte basta un "semplice" romanzo per dire le cose come stanno. Chiarire come il maschilismo e il patriarcato dominanti da secoli hanno prodotto danni incalcolabili. Una presa di coscienza necessaria se si vogliono cambiare le cose. Un libro che parla di temi delicati e profondi ma lo fa con un tono pacato attraverso una storia ed una scrittura che conquistano. Un romanzo che deve essere letto. Offre numerosi spunti di discussione, impossibile affrontarli tutti. 


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2023


sabato 29 marzo 2025

LA STRADA

 




La strada - Cormac McCarthy -

recensione a cura di Alice Bassoli

 

Un uomo e un bambino, padre e figlio, senza nome. Camminano lungo una strada americana devastata, spingendo un carrello che contiene tutto ciò che resta del loro mondo: qualche coperta, pochi vestiti, scorte di cibo sempre più scarse. Sopra di loro, un cielo plumbeo e opprimente; intorno, un paesaggio di cenere e desolazione. Non c’è vita, non ci sono più stagioni, solo un freddo perenne che corrode la carne e lo spirito.

Circa dieci anni prima, un’apocalisse nucleare ha spazzato via ogni cosa. Il mondo è diventato un luogo oscuro e senza speranza, dove i pochi sopravvissuti si dividono in prede e predatori. Bande di uomini disperati si aggirano per le strade, saccheggiano, uccidono, si cibano di altri esseri umani. Il padre sa che deve proteggere il figlio a ogni costo, anche se la loro destinazione è incerta. La loro unica direzione è il sud, dove forse il clima sarà più mite, dove forse esiste ancora una qualche forma di salvezza.

Nel silenzio del viaggio, il padre racconta al figlio il mondo che fu, un mondo che il bambino non ha mai conosciuto. Gli parla della moglie, che non ha retto l’orrore e ha scelto di togliersi la vita piuttosto che affrontare il destino che attendeva loro. Gli racconta la sua nascita, avvenuta nel pieno della guerra, un miracolo di luce nel buio più totale. Ma il figlio non ha memoria di un’esistenza diversa da questa: la fame, la paura, la solitudine.

Ogni giornata è una lotta. Cercano provviste tra le macerie delle città morte, rovistano in supermercati abbandonati dove il tempo si è fermato, trovano rifugi improvvisati che devono abbandonare prima di essere scoperti. In una delle rare parentesi di umanità, il bambino assapora per la prima volta una lattina di cola trovata in un distributore automatico arrugginito: un frammento di un mondo ormai svanito. Ma la realtà li richiama subito alla sua brutalità. Quando incrociano un gruppo di predoni, il padre è costretto a uccidere per difendere il figlio. Non è la prima volta e non sarà l’ultima.

Infine, raggiungono il mare, il confine ultimo della loro speranza. Ma il mare è morto, grigio, senza profumo di sale, e l’aria è ancora gelida. Raccolgono qualche oggetto da una nave alla deriva e riprendono il cammino. Il padre sa che il suo tempo sta per finire. La tosse, i segni della malattia, la stanchezza che lo divora: il suo corpo si sta spegnendo. Ma prima di andarsene, deve assicurarsi che suo figlio abbia ancora una possibilità.

Un romanzo magistrale, un capolavoro di essenzialità e potenza narrativa. La prosa secca, spietata, priva di orpelli, rende ogni parola un colpo al cuore. La strada è un viaggio dentro la disperazione e l’amore assoluto, una riflessione sull’umanità ridotta all’osso e sulla fiammella della speranza che resiste anche nella notte più buia.

 
genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2014


venerdì 28 marzo 2025

UN PASTO IN INVERNO

 




Un pasto in inverno - H. Mingarelli  -

recensione a cura di Rossella Lombardi

 

La scrittura di questo breve romanzo, che è però molto intenso, è asciutta, essenziale ma efficace e tagliente. La narrazione ha il giusto ritmo e porta il lettore ad entrare nella storia, ad empatizzare con i personaggi, a percepire il grande freddo, l’incertezza, la precarietà e a domandarsi  “ cosa avrei fatto io in quella situazione ?”

In Polonia, durante la seconda guerra mondiale, tre soldati tedeschi, per evitare il compito quotidiano ormai insopportabile di fucilare gli ebrei prigionieri nel campo di concentramento, chiedono e ottengono il permesso per una missione all’ esterno del campo. Il loro incarico è di stanare gli ebrei superstiti, nascosti nei boschi e nella campagna circostante. Per molte ore i tre attraversano faticosamente campi e boschi innevati, sopportando il vento gelido ed il freddo intenso fuori   e dentro di loro.

Il paesaggio descritto è silenzioso, senza colori: domina il bianco candido della neve ed il nero dei rami intirizziti e del loro abbigliamento decisamente insufficiente per il rigore di quell’inverno.

I tre protagonisti hanno ormai instaurato un buon rapporto fra loro, fatto di condivisione delle fatiche, della sopportazione del dolore di cui sono spettatori ed artefici. Si raccontano vicendevolmente i pensieri, i dubbi, i ricordi, gli affetti arrivando addirittura a considerarsi ormai una famiglia.

Ad un certo punto del cammino trovano un giovane uomo ebreo, nascosto nel bosco e lo fanno prigioniero. Lungo la strada per tornare al campo si rifugiano in una piccola casa abbandonata per riposarsi e rifocillarsi. Lì ospitano anche un vecchio polacco, a caccia con il suo cane, con il quale non riescono a parlare per via della sua diversa lingua, ma arrivano ad intendersi sufficientemente.

In questa strana situazione i cinque personaggi fanno l’esperienza della collaborazione per riuscire a trovare qualcosa per accendere un fuoco e cucinare una cena improvvisata. Poi sperimentano la condivisione della zuppa, preparata alla meglio con la neve sciolta, fatta di semolino e poco altro.

Quindi, salutato il cacciatore e, recuperate le forze, si avviano per tornare al campo.

E’ allora che uno dei tre soldati fa ai compagni una proposta sconcertante: lasciare libero l’ebreo aggiungendo “Tutti noi abbiamo bisogno di questa soluzione, per sapere di averne salvato almeno uno “. Ne nasce un lungo ed intenso dibattito.  Un compagno gli replica che al campo li aspetta il loro capo che potrebbe premiarli per il loro “bottino” con una razione più abbondante di cibo e la concessione di un’altra missione all’esterno del campo.   Cosa decideranno di fare?

Le riflessioni scaturite dalla lettura di questo libro sono molte.

La guerra non uccide solo persone ma anche l’anima di tutti gli esseri umani coinvolti che vengono stravolti dagli eventi e che a volte si trovano a fare cose indicibili.

Io credo che negli esseri umani c’è del bene , spesso però  le circostanze, le esperienze , il vissuto soffocano quel bene, uccidendo se non il corpo  sicuramente la loro  anima.

Mi tornano però in mente le parole di Anna Arendt nel suo libro “La banalità del male” riferite ad Eichmann. La scrittrice sostiene che questo criminale era un uomo comune, superficiale, e mediocre e che dietro la mediocrità vi è appunto la banalità del male poiché sono gli individui banalmente comuni a poter compiere il male.

(Ma allora, poiché tra gli esseri umani oggi la mediocrità non è rara, anzi è frequente, cosa dobbiamo aspettarci?)

Io non posso credere a questa tesi, anzi non voglio crederci.

genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2014

 

 


mercoledì 26 marzo 2025

DRACULA

 





Dracula - Bram Stoker -

 recensione a cura di Stefania Calà


Una doppia lettura e una doppia recensione per questo classico della letteratura mondiale.
Pubblicato nel 1897, il romanzo di Bram Stoker è stato poi oggetto di numerose rivisitazioni, soprattutto cinematografiche.
La storia la conosciamo tutti: l'autore prende spunto da personaggi realmente esistiti (nello specifico, Vlad Tepes o Vlad Dracula o, ancora, Vlad III di Valacchia) per raccontare la storia del principe che si battè contro il popolo ottomano per difendere le sue terre. Noto per la sua ferocia, il principe era detto anche "l'impalatore", perché era in questo modo che giustiziava i suoi nemici. In un documento Dracula viene definito "wampyr" e da qui l'appellativo vampiro.
Senza dilungarmi troppo, mi preme dire che la lettura del romanzo originale non è stata una passeggiata. Lo stile è quello epistolare/diaristico e, purtroppo, molto asciutto e descrittivo, tanto da non suscitare alcuna emozione o curiosità. Ho apprezzato l'edizione BUR perché ha una bellissima prefazione scritta da Vittorino Andreoli che, da sola, vale tutto il libro.
Contemporaneamente, ho letto l'edizione di Chiaredizioni che, invece, mi è piaciuta tantissimo perché è frutto di un progetto grafico davvero notevole, un lavoro di tesi affrontato in IED. Questo secondo volume contiene la storia di Dracula riformulata in breve e arricchita da immagini bellissime ed evocative. Un viaggio non solo geografico ma anche all'interno della storia stessa. Tanto per fare qualche esempio, i diari e le lettere si presentano come pagine di diario o lettere e i luoghi citati vengono approfonditi a mo' di guida turistica.
Se non avessi scelto di fare questa doppia lettura, credo che non sarei riuscita a terminare il romanzo.
Non riesco a dare una valutazione obiettiva, troppo condizionata dal volume di CHIAREDIZIONI che è meraviglioso.
Il romanzo, di per sé, mi ha delusa.
Voto complessivo a questa esperienza di lettura 7/10 (e sono stata generosa)

genere: classico


LEZIONI DI LETTERTURA RUSSA





 


Lezioni di letteratura russa - Vladimir Nabokov –

recensione a cura di Patrizia Zara



“Il vero passaporto di uno scrittore è la sua arte” V. N.

Comincio subito con il dire che le lezioni dell’“acribioso” professore universitario di letteratura russa, alias lo scrittore Vladimir Nabokov, quello di Lolita per intenderci, mi sono piaciute tantissimo.
Originalità, Inventiva, Esuberanza, Ardore ecco come posso riassumere la lettura. Mai, dico mai, un momento, un secondo, un microsecondo di noia.
Nondimeno, lo dico con cognizione di causa, per apprezzare le pagine ricavate dalle lezioni americane del prof. Nabokov, bisogna, in primis, stare al gioco del singolare accademico: sedersi morbidamente e serenamente nel banco e lasciarsi incantare dalle sue parole, dalle sue battute, dalle sue allusioni, dalle sue provocazioni, lasciarsi rapire dalle sue interpretazioni irresistibili, dalle sue esaltazioni (mirabile il suo Tolstoj) e dalle sue stroncature (dinamico il conflitto con Dostoevskij). Soltanto così si possono apprezzare le sue incomparabili lezioni, il cui approccio risulta del tutto individuale sganciato dalle consuetudini, dalla didattica e dalle mode della critica letteraria, sulla grande letteratura russa dell’Ottocento, reputata l’epoca d’oro e che ancora oggi viene considerata unica per la composita struttura narrativa, per lo stile sanguigno e per la vocazione naturale verso la giustizia civile.
In seguito lo studente/lettore può anche dissentire su alcuni punti perché è pronto, avendo appreso le chiavi di lettura ovvero ha acquisito il metodo nobokiano che lo farà entrare nella quiddità dell’opera, per sentirsi parte dinamica e intraprendente dell’opera stessa con grande soddisfazione del nostro professore che ha raggiunto il suo scopo:  con le sue enfatiche e meticolose lezioni ha scrostato la patina di provinciale mediocrità che ne impediva la condivisione attiva e personale.
Con la lettura di “Lezioni di letteratura russa” i lettori apprenderanno, anche, dall’ardita ma genuinamente passionale voce del prof. Nabokov che la lettura dei grandi classici, e della buona lettura in genere, non insegna a vivere: l’aspetto prosaico dell’esistenza è innegabile e incancellabile anche se i bisogni esistenziali si riducono allo stretto indispensabile. Del resto non è questo lo scopo della letteratura, non ha alcun fine di sublimare esistenze o sottolineare grandezze e neppure inviare espliciti messaggi sociali, politici e psicologici “la letteratura non riguarda qualcosa, ma è la cosa in se stessa, la quiddità”.  E' in questo ultimo punto che lo scontro con Dostoevskij è, a mio avviso, inevitabile.
L’approccio, o forse è meglio dire lo studio, delle belle opere letterarie con lo scopo di non tralasciare nulla onde evitare di non trovare l’essenza, il punto strategico che gli autori baciati dalla genialità del talento hanno plasmato nei dettagli e nelle parole creando immagini universali, può abbattere muri e sconfiggere il tempo. Insomma la buona e bella letteratura scorteccia la maschera di un filisteismo compiaciuto – oggi, ahimè, così dilagante -, mettendo a nudo la qualità di rinnovarsi e di reinventarsi in virtù di ciò che l’ingegnoso passato ci ha regalato.
Quindi godiamoci Nikolaj Gogol, Ivan Turgenev, Fëdor Dostoevskij, Lev Tolstoj, Anton Cechov, Maraim Gor’kij dalla viva voce dell’esuberante professione Nabokov che generosamente ci mette a disposizione la propria competenza creativa rendendoci partecipi ascoltatori, nella speranza di suscitare ciò che chiamava “la fitta alla spina dorsale” o “la scintilla sensoriale”, e insegnarci a rinvenirli nella vita di tutti i giorni, negli incantesimi della natura oltre che in quelli dell’arte.
Un consiglio: “Lezioni di letteratura russa” è un libro, a mio avviso, indicato a chi conosce almeno un’opera degli scrittori suindicati.

"... perché come la famiglia universale degli scrittori di talento supera le barriere nazionali, così il lettore dotato è una figura universale, non soggetta a leggi spaziali o temporali. È lui - il buon lettore, l'eccellente lettore - che ha salvato più e più volte l'artista dalla distruzione per mano degli imperatori, dei dittatori, dei preti, dei puritani, dei filistei, dei politici, dei poliziotti, dei direttori delle poste e dei pedanti. Mi si permetta di definire questo ammirevole lettore. Non appartiene a una nazione o a una classe specifica. Non c'è direttore di coscienza o club del libro che possa gestire la sua anima. Il suo modo d'accostarsi a un'opera di narrativa non è determinato da quelle emozioni giovanili che portano il lettore mediocre a identificarsi con questo o quel personaggio e a "saltare le descrizioni". Il buon lettore, o il lettore ammirevole, non s'identifica con il ragazzo o la ragazza del libro, ma con il cervello che quel libro ha pensato e composto. Non cerca in un romanzo russo informazioni sulla Russia, perché sa che la Russia di Tolstoj o di Cechov non è la Russia della storia ma un mondo specifico immaginato e creato da un genio individuale. Al lettore ammirevole non interessano le idee generali; ma la visione particolare. Gli piace il romanzo non perché gli permette di inserirsi nel gruppo (per usare un diabolico luogo comune delle scuole avanzate); gli piace perché assorbe e capisce ogni particolare del testo, gode di ciò che l'autore voleva fosse goduto, sorride interiormente e dappertutto, si lascia eccitare dalle magiche immagini del grande falsario, del fantasioso falsario, del prestigiatore, dell'artista. In realtà, di tutti i personaggi creati da un grande artista, i più belli sono i suoi lettori."


anno di pubblicazione: 1980

 

lunedì 24 marzo 2025

EVA DORME

 





Eva dorme – Francesca Melandri -  

recensione a cura di Lilli Luini

 

Questo, a mio parere, è uno dei più belli tra i romanzi italiani degli ultimi 25 anni. 

Uscito nel 2010, viene riproposto da Bompiani proprio in questo primo scorcio d’anno.

La vicenda si svolge in Alto Adige e prende virtualmente il via nel 1919, quando – alla fine della Grande Guerra – la regione viene assegnata all’Italia. La popolazione è in massima parte di lingua tedesca e fin da subito mal accetta di essere divisa dall’Austria, considerata Heimat, il cui significato è un misto tra patria e casa. I libri di Storia non ci hanno mai parlato di quella terra, delle sue vicissitudini. Non ci hanno detto come, all’avvento del fascismo, Mussolini fa partire migliaia di italiani verso l’Alto Adige, perché si insediassero e italianizzassero quell’angolo di confine. Le leggi proibirono l’uso della lingua tedesca, negli uffici pubblici i residenti doveva compilare domande in italiano, chiedere informazioni in italiano, e nessuno glielo aveva insegnato. Non dimentichiamo che erano tempi in cui l’analfabetismo era quasi la norma, soprattutto in valli remote.

Agli altoatesini venne post un aut aut: o si italianizzavano o lasciavano tutto, il loro maso, le loro terre e si trasferivano in Austria. Molti andarono via, altri rimasero e tra questi la famiglia Huber, contadini poverissimi. Ed è la loro storia che la Melandri racconta sullo sfondo delle vicende politiche  del territorio, dalle incomprensioni tra residenti e immigrati, passando per il terrorismo (prima le bombe ai tralicci, poi gli agguati a poliziotti e carabinieri, con molti morti che sono stati dimenticati) fino agli accordi per l’autonomia della provincia di Bolzano e il riconoscimento del bilinguismo, accordo perseguito da Silvius Magnago, presidente e fondatore del SudTirolen Volkspartei e Aldo Moro, allora Presidente del Consiglio. Una ricerca storica impeccabile, quella della Melandri, che va a colmare le lacune sulla storia del nostro paese.

Ma il valore di questo libro non è solo storico, è anche letterario.

La vicenda di Gerda Huber, ragazza madre negli anni 60 e di sua viglia, la Eva del titolo, è narrata su due piani temporali. Quella di Gerda, in terza persona al passato, segue al tempo stesso la vita della protagonista e quella della sua terra in ordine cronologico.

Quella di Eva è in prima persona al presente, mentre percorre tutta l’Italia, dal paese nelle valli, dov’era tornata per trascorrere la Pasqua con la madre, fino a Reggio Calabria, la città dell’unico uomo che lei abbia sentito “padre”. Vito Anania è stato per qualche anno il compagno di Gerda e le ha amate profondamente, ricambiato. Poi è sparito, ad Eva non è mai stato spiegato il perché e lei ha convissuto con quella mancanza per oltre trent’anni. Se ne accorge nel momento in cui riceve la telefonata: Vito sta morendo e vuole rivederla. Eva molla tutto e parte, senza avvisare né la madre né Carlo, l’uomo di cui da 11 anni è l’amante segreta.  

Il racconto e i pensieri di Eva scorrono insieme all’Italia e la sua capacità di osservare e vedere oltre le cose rendono queste pagine intense come poche volte mi è capitato. 

Insomma, c’è molto, in questo libro: c’è l’Italia fascista che tendeva a risolvere i problemi con soluzioni invasive, e c’è l’Italia bigotta che invece i problemi li nascondeva sotto al tappeto, o fuori dalla porta, come è per Gerda, giovanissima, incinta e scacciata, nello stesso anno in cui Mina partorì il suo, di figlio, e venne allontanata dalla Tv per lo scandalo. La stessa Italia che, decenni dopo, confina l’omosessualità nel ghetto e nella vergogna. C’è l’Italia delle bombe, quella delle stragi, della strategia della tensione.

C’è un mondo, in questo romanzo, un mondo che non dobbiamo dimenticare.

E c’é tanta passione nel raccontare, che rende la scrittura avvincente e ti trascina via.


genere: narativa

anno di pubblicazione: 2010

 

 


domenica 23 marzo 2025

IL VIZIO DEL LUPO

 




Il vizio del lupo - G. Gualducci -

recensione a cura di Gino Campaner

 

📖Spiccioli di trama: Gianluca Mannari soprannominato lupo per ovvi motivi è accusato suo malgrado di omicidio, e non di un omicidio qualunque ma di uno molto efferato e teatrale, perche sulla scena del crimine ci sono elementi a lui immediatamente riconducibili. Deve provare a tutti i costi la sua innocenza e che lo sia è chiaro fin dall'inizio ma dimostrarlo e tutto un altro paio di maniche. Ci proverà anche giocando in maniera non sempre pulitissima. 

 🔥Punto di forza: la storia è ben strutturata e raccontata. Il ritmo sempre sostenuto. Momenti più tranquilli si alternano a situazioni di suspense. Le sorprese non mancano. La "confezione" è ineccepibile: editing e scrittura coinvolgente aiutano la lettura, che fila senza intoppi. 

🙁Punto debole: Il romanzo per i miei gusti non prende una direzione precisa o forse si ma sono io che l'avrei preferito "diverso". Non l'ho trovato abbastanza cattivo, almeno per quanto l'inizio prometteva. Leggendo le prime pagine del romanzo ho pensato di aver cominciato un thriller piuttosto "pesante" ma procedendo la temperatura si è un po’ raffreddata. 

🏁Finale: il finale lascia un po’ interdetti probabilmente nella seconda avventura di Mannari verranno chiariti i dubbi che rimangono aperti dopo la fine di questo romanzo. Non tutto viene spiegato ma forse era proprio questo l'intento dell'autore: lasciare il lettore un po’ sospeso, in bilico. 

🎓Giudizio complessivo: ⭐⭐⭐💫
Gualducci è alla sua opera prima. Ottima la figura del protagonista. Discutibile e contradittorio quanto basta. La vicenda narrata è avvincente e anche divertente ma dal mio punto di vista sarebbe potuta essere ancora migliore. Mi sono già messo in attesa della prossima avventura di lupo sono molto curioso di sapere come proseguirà la sua vita. Per il momento complimenti doverosi all'autore per questo romanzo.


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2025 


sabato 22 marzo 2025

ALICE NEL PAESE DELLE MEGERE

 




📖 Alice nel paese delle megere – Stefania Bresciani -

recensione a cura di Alice Bassoli


Un libro, come un buon amico, deve farti compagnia. Alice nel paese delle megere è stato per me un buon … anzi, no, un OTTIMO amico!

La trama: Alice è una giovane donna che ha sempre amato la lettura, e quando la vita la mette davanti a un cambiamento importante, decide di inseguire il suo sogno: aprire una libreria tutta sua a Vignaiolo del Garda. Ma il suo entusiasmo viene presto sconvolto da una scoperta inaspettata. Il primo giorno di apertura trova un cadavere tra gli scaffali.

La polizia sembra archiviare rapidamente il caso come morte naturale, ma Alice non è convinta. La vittima, anche lei una libraia, ha lasciato un messaggio cifrato utilizzando i libri come indizi: Dieci piccoli indiani, Alice nel paese delle meraviglie e una misteriosa messinscena ispirata a una celebre immagine letteraria. Tutto troppo strano per essere una coincidenza.

Con l’aiuto delle sue amiche d’infanzia, Alice inizia un’indagine che la porterà a scontrarsi con le persone più potenti della città: le megere. Donne influenti, temute e disposte a tutto per mantenere i loro segreti ben nascosti.

Uno stile lineare, senza fronzoli, una trama dolce e un mistero che si dipana con il giusto ritmo. Un libro che, lo ripeto, mi ha fatto tanta tanta compagnia, perché i libri devono essere così: amici che ti aspettano a fine giornata.

Super consigliato!


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2024


venerdì 21 marzo 2025

L'ARTE DI SAPER PARLARE

 




L’arte di saper parlare – Cicerone –

recensione a cura di Francesca Tornabene

 

Questo viaggio mi ha condotta in un'epoca lontana alla ricerca dei segreti dell'arte oratoria di Cicerone.

Un uomo saggio, grande filosofo, giurista, politico, statista ancora così tremendamente attuale.

Sono rimasta affascinata dall'opera e mi sono persa nella selva della sua eloquenza tra idee, parole feconde e tra pensieri filosofici.

Mi sono immersa totalmente in un bagno pieno di cultura filosofica, di doveri, di virtù, di costumi, di leggi e di storia. 

Ho avuto modo di riflettere sul modo in cui la letteratura possa migliorare l'uomo e i suoi rapporti sociali.

Ma soprattutto, mi sono lasciata ispirare da questa arte antica, posta al patrocinio dei giuristi e dei grandi oratori.

Così, ho approfondito i concetti di un linguaggio unico, diverso da quello dei filosofi, dei sofisti, degli storici e dei poeti.

Poiché, l'oratore deve studiare e far palestra di discussioni.

Deve essere convincente, moderato nel dilettare e tale da commuovere l'uditorio. 

Ma più di ogni altra cosa deve avere buon senso, metodo e disciplina nell'adoperare le parole e riconoscere quali sono le più convenienti in ogni occasione.

Un linguaggio che viene descritto come opera d'arte che affonda radici profonde nella dottrina e nell'esercizio, nell'eleganza e nel ritmo, nei fatti e nelle parole, nella verità e nel dubbio, nell'essenza stessa delle cose e nell'esteriore.

È stata un'esperienza che trascende ogni immagine fin qui conosciuta e che rafforza le mie conoscenze, le mie passioni, le curiosità e soprattutto i miei studi.


giovedì 20 marzo 2025

RISPLENDO NON BRUCIO

 




Risplendo non brucio - Ilaria Tuti

recensione di Miriam Donati

 

Trovo particolarmente interessante che sempre più spesso romanzi etichettati come thriller o crime si occupino di episodi storici o dimenticati o conosciuti ma non abbastanza indagati o ancora di luoghi simbolo trascurati. Sono pertanto classificati come gialli storici.

Non mi piacciono né le etichette, né le classificazioni perché ingabbiano e semplificano dove invece di solito convivono complessità e stratificazione, realtà e fantasia, frammentarietà e risoluzione.

Ilaria Tuti parte da Trieste, zona di confine dove confine indica mondi contrapposti e dalla Risiera di San Sabba, ex opificio trasformato in lager di sterminio nazista, luogo reale e nello stesso tempo coagulo di umanità vilipesa, cancellata, ma le cui urla continuano a risuonare tra le sue mura. “La fabbrica di riso ci ha ingannato/invece di sfamarci ci ha mangiato” citano i versi del poeta triestino Roberto Dedenario che aprono uno dei capitoli del libro a indicare che la cenere che si disperde nell’aria insieme alla neve è impregnata di resti umani.

L’autrice friulana utilizza un’indagine per la ricerca di un “mostro” che azzanna fanciulle per raccontarci i mostri protagonisti dell’inverno 1944. Momento cruciale della Seconda Guerra Mondiale dove il gelo, la neve, il ghiaccio e il vento non rappresentano solo il clima, ma sono simboli delle vite marchiate da dolore e sofferenza. Racconta attraverso immagini e connotati minimi ma efficaci le condizioni disumane dei prigionieri, soprattutto politici, che, costretti a rinunciare alla dignità e all’amor proprio per sopravvivere si consegnano a loro volta al male.

Due storie parallele nel libro si alternano raccontando di un padre e di una figlia, lontani nello spazio, ma vicini per indole, affetto e obbiettivi. L’autrice scava nel loro amore, in quanto li accomuna e in quanto li divide, nelle indagini che svolgono per risolvere due casi misteriosi, nella loro lotta per sopravvivere, ma, soprattutto, per restare umani.

Da una parte abbiamo Johann Maria Adami, traumatologo, biologo e medico forense, internato a Dachau per le proprie posizioni antinaziste, che viene trasferito su espresso ordine di Hitler e per mezzo di Veil Seidel, un ufficiale ex suo allievo, divenuto SS, al Castello di Kransberg, in Assia, dove il dittatore risiede nel bunker dopo l’attentato alla sua vita. L’ordine è di scoprire se la morte di un ufficiale precipitato da una torre del castello sia da imputarsi a suicidio come sembra in prima istanza o a omicidio.

Dall’altra parte, Ada, figlia di Johann, medico anche lei, si trova a indagare sull’aggressione subita dall’amica Margherita, colpita da numerose ferite e morsi umani, perché il padre, esponente fascista della città e nobile non vuole sporgere denuncia per non intaccare la propria reputazione. Ada è profondamente risentita con suo padre Johan perché per la sua opposizione al nazismo è stato internato ed è stato la causa involontaria della morte della madre durante il suo arresto; si è ritrovata pertanto sola con un figlio nato dopo che anche del marito, dopo l’armistizio dell’8 settembre, non ha più notizie.

Il corpo dilaniato di Margherita è stato trovato nella neve nei pressi della Risiera di San Sabba e Ada ignora minacce e pericoli alla ricerca del colpevole facendosi aiutare da un ufficiale medico tedesco, Erik Lange che lavora appunto alla Risiera e che sembra, proprio in funzione della propria professione, aver mantenuto una certa umanità.

Una corsa contro il tempo per entrambi, una partita duplice, febbrile, convulsa che porta il lettore a vivere sia l’angoscia di Johann per essere agnello in mezzo ai lupi tra le nevi dell’Assia, sia il terrore di Ada, costretta a camminare rasente i muri per rendersi invisibile a Trieste con il vento ghiacciato e il cielo nero che “sembrano sottolineare il carico di dolore che la terra assorbe”.

Le indagini di padre e figlia sono rese più complesse perché non possono fare domande dirette, non hanno strumenti adeguati ad analizzare i reperti e le scene dei crimini sono state alterate. I pochi indizi trovati non sanno se lasciati ad arte o contraffatti e devono evitare di deludere chi comanda perché basta una risposta sgradita per causare una morte o una vendetta trasversale.

Johann però trova degli alleati insperati e Ada si immedesima nell’agire scientifico del padre riproducendone gli esperimenti per arrivare a una soluzione.

I temi affrontati sono molteplici: la forza interiore che si oppone alla tirannia, l’amore padre-figlia che guida i protagonisti per tutto il libro, l’orrore della guerra, il valore della conoscenza e della giustizia.

Uno dei punti di forza del libro è l’equilibrio tra i fatti storici e la ricostruzione narrativa che coinvolgono anche emozionalmente il lettore. L’ambientazione e la ricostruzione storica impattano in modo vivido nella la narrazione con le indagini che hanno un ritmo serrato e alternano descrizioni evocative e lampi di pura tensione. La ricerca storica fatta dall’autrice e trasportata sulla pagina è senz’altro apprezzabile perché unisce lo scenario complesso del confine istriano all’orrore della Risiera, il male assoluto dell’occupazione tedesca ai meriti della Resistenza, fino alle atrocità dei partigiani titini.

I personaggi, anche i secondari, sono molto accurati con il proprio bagaglio emotivo e caratteriale. Alcuni sono realmente esistiti e i loro comportamenti anche solo accennati sono disumani.

La scrittura diretta, cruda, suscita emozioni contrastanti richiamando immagini potenti e ponendo il lettore di fronte all’importanza di non dimenticare.

La soluzione dei due casi coincide nella parte finale con la spiegazione del titolo che è un invito-testamento a vivere senza compromessi e senza rinunciare alla propria integrità morale.

Nel finale, allo scioglimento dell’enigma principale, purtroppo mancano alcune spiegazioni, serviva qualche chiarimento in più per non lasciare dubbi (come fa il nonno a raggiungere il nipote per esempio) e il tutto è troppo frettoloso. Peccato perché per il resto il romanzo è impeccabile.

 

Genere: Thriller storico

Anno di pubblicazione: 2024

 


mercoledì 19 marzo 2025

LE RAGAZZE DELLA TERRAZZA

 




Le ragazze della terrazza – Mirella Pieroni -

recensione a cura di Francesca Simoncelli

 

“Le ragazze della terrazza” è una raccolta di racconti, incentrata sul tradimento, nell'accezione più ampia del termine. 

Delle amiche si riuniscono sulla terrazza di una di loro, per farle compagnia e aiutarla a superare un momento difficile che sta vivendo, anche se lei non gradisce molto né la loro presenza, né tantomeno i consigli che le danno.  

Rimasta finalmente sola, decide di iniziare a scrivere, utilizzando i nomi delle sue amiche, per raccontare di donne che, ognuna in un modo diverso, dovranno affrontare un tradimento: da parte di un uomo, della vita o del destino.  

Sono racconti commoventi, che portano il lettore a riflettere su argomenti delicati come l'aborto, la morte, la genitorialità e l'infedeltà.  

In ognuno di loro ho simpatizzato con la protagonista, in qualcuno ho trovato qualcosa di me stessa, ma comunque in tutti il filo conduttore è la sensibilità d'animo dell'autrice, che trapela da ogni sua parola.  

Mi sono piaciuti in particolar modo i racconti "Alessia", dove ho apprezzato il triplice finale; "Erika", che è stato oltremodo commovente; e “Francesca”, per il quale ho provato una particolare empatia. 

Avrei voluto che alcuni racconti fossero più articolati: la scrittura di Mirella è così coinvolgente che mi sarebbe piaciuto sapere di più su queste donne e sulle loro vite, le loro storie. 

Racconti nati da un'ispirazione e lasciati per tanti anni in un cassetto, l'autrice ha poi trovato finalmente l'ardire di pubblicarli, per nostra fortuna, oserei dire, perché sarebbe stato un peccato se fossero rimasti nascosti agli occhi del mondo. 


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024

 


martedì 18 marzo 2025

CACCIA ALLE STORIE - QUANDO HELEN VERRA' A PRENDERTI

 




CACCIA ALLE STORIE – AVVENTURE TRA LE PAGINE PER RAGAZZI CURIOSI

romanzi segnalati e recensiti da Elisa Caccavale


Quando Helen verrà a prenderti – Mary Downing Hahn -

"Quando Helen verrà a prenderti" è un romanzo horror per ragazzi scritto da Mary Downing Hahn, pubblicato nel 1986 e diventato nel tempo un classico della narrativa di suspense per giovani lettori. La storia segue Molly e suo fratello Michael, che si trasferiscono in una casa isolata insieme alla madre, al patrigno e alla loro nuova sorellastra Heather. La casa, un'ex chiesa ristrutturata, si trova vicino a un cimitero antico, un dettaglio che contribuisce a creare un'atmosfera carica di tensione.

Heather è una bambina introversa e ostile, che fatica ad accettare la nuova famiglia e manifesta un attaccamento inquietante alla figura di Helen, una misteriosa bambina morta più di un secolo prima. Convinta che il fantasma di Helen sia reale, Heather minaccia ripetutamente Molly e Michael, sostenendo che lo spirito verrà a prenderli per vendicare Heather dei maltrattamenti e delle ingiustizie a cui, a suo dire, i due fratelli la sottopongono. Man mano che gli eventi si susseguono, i due fratellastri iniziano a sospettare che dietro le parole di Heather possa nascondersi qualcosa di più sinistro di un semplice capriccio infantile.

Il romanzo si distingue per la sua capacità di creare suspense attraverso un'ambientazione suggestiva e un crescendo di eventi sempre più inquietanti. La scrittura di Hahn è fluida e avvincente, riuscendo a trasmettere il senso di inquietudine tipico delle storie di fantasmi senza mai risultare eccessivamente spaventosa per un pubblico giovane.

Oltre agli elementi horror, la storia esplora temi profondi come il senso di appartenenza, la difficoltà di adattarsi a una nuova famiglia, il bisogno di essere accettati e i limiti dei genitori. I personaggi sono ben costruiti: Heather ad esempio, con il suo carattere problematico, rappresenta una figura complessa, capace di suscitare sia antipatia che compassione.

"Quando Helen verrà a prenderti" è un libro consigliato a chi ama le storie di fantasmi e desidera un romanzo che unisca brivido e introspezione. Perfetto per giovani lettori che vogliono avvicinarsi al genere horror senza eccessi, ma anche per adulti che apprezzano le atmosfere misteriose e le narrazioni ben costruite.


genere: horror

anno di pubblicazione: 2022

 


LA RAGAZZA DEL MARE





 

La ragazza del mare - Alberto Vázquez Figueroa - 

recensione a cura di Patrizia Zara


Non lasciatevi ingannare dalla copertina, più adatta a un romanzo Harmony – senza nulla togliere a quest’ultimo genere – che al romanzo di Figueroa. 
"La ragazza del mare" non è una storia contrastata di struggente amore fra una lei bellissima, ma calpestata, e un tormentato lui, ricco e affascinante. 

Il romanzo di Figueroa, capitatomi per caso e letto quasi per gioco, per non appesantire le vacanze di Natale, si è rivelato una narrazione piacevolissima e avvincente. Protagonisti sono l’isola magica di Lanzarote, nelle Canarie, il suo mare cristallino e le vicende della famiglia di pescatori Perdomo, con la loro goletta battezzata Isla de Lobos, costruita dal vecchio avo Ezechiele e intrisa della sua anima. 
È una storia di buoni e cattivi che si intreccia alle superstizioni degli abitanti di un’isola dimenticata dal mondo, capaci di creare infiniti universi con la sola potenza della loro immaginazione. 

Un’isola in cui il mare è un amico/nemico e le montagne di lava infernale di Timanfaya fanno da sfondo suggestivo e minaccioso. Qui i Perdomo scandiscono pacificamente le loro vite, in armonia con le forze della natura, lontano dalle guerre e dagli orrori del mondo oltre l’oceano. 
Ma, come si sa, la pace non può durare per sempre, e il male, sempre dietro l’angolo, si presenta prepotentemente nelle vesti di Don Mattia Quinteno. 

Yaiza, la figlia minore dei Perdomo, è una creatura di magica bellezza, figlia della dea Elegbà, una fanciulla eccezionale che attira i pesci, placa gli animali feroci, consola gli ammalati e conquista il favore dei morti. Vi trascinerà in una storia dal profumo di salsedine e dal sapore di sale. 

Vi confesso – ormai, con voi amici e amiche, lo faccio sempre – che non conoscevo l’autore spagnolo. È stata una piacevole sorpresa scoprirlo con "La ragazza del mare". 
Infatti, la narrazione è fulminante, avvincente e, come ho scoperto documentandomi dopo la lettura, definita dalla critica fosforica, ossia luminosa, trasparente e cristallina come il mare baciato dai raggi del sole. 

Come non essere d’accordo? Io, figlia di un’isola bagnata dal mare e bruciata dal sole, non posso che riconoscere in questo romanzo qualcosa di molto più profondo di una banale e interminabile telenovela. 

Non posso non consigliare "La ragazza del mare" come una lettura piacevolmente distensiva, capace di offrire un’evasione leggera ma mai superficiale. 
Una curiosità: le opere di Figueroa hanno influenzato stilisticamente grandi scrittori spagnoli, tra cui il celebre Carlos Ruiz Zafón. 

"Perché non può continuare tutto uguale?"
Sebastiano emerse dal buio e si sedette accanto a lei, accendendosi lentamente, come sempre, una sigaretta. 
"È il prezzo che dobbiamo pagare per diventare adulti."


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 1986

 

sabato 15 marzo 2025

ROSY

 




Rosy - Alessandra Carati -

recensione a cura di Alice Bassoli -


Ho da poco terminato questo libro e sento il bisogno di consigliarlo a tutti. Un romanzo dalla prosa intelligente, poetica e incisiva, che ho divorato con estremo interesse.

 

“Rosy” non è solo il racconto di un caso di cronaca nera che ha sconvolto l’Italia, quello della strage di Erba, ma è anche – e soprattutto – un viaggio nelle pieghe più oscure e fragili dell’animo umano. Alessandra Carati ci porta dentro la vita di Rosa Bazzi, condannata insieme al marito Olindo Romano all’ergastolo, e lo fa senza cercare facili risposte o verità assolute. È un’indagine umana, fatta di ascolto, dubbi e tentativi di comprensione.

 

Incontriamo una donna contraddittoria, spesso incomprensibile, con una storia personale di solitudine, dipendenza affettiva e miseria emotiva. La Carati, con una scrittura profonda e mai giudicante, cerca di afferrare l’essenza di questa figura sfuggente, e nel farlo ci costringe a interrogarci sul nostro stesso modo di interpretare i fatti, di formare opinioni, di lasciarci influenzare dalle narrazioni.

 

Quello che mi ha colpito di più è stato il modo in cui questo libro è riuscito a spalancare il mio sguardo, ribaltando la mia percezione di una vicenda che credevo di conoscere. È una lettura che lascia inquieti, che spinge a riflettere sulla fragilità, sulla miseria umana, sulla costruzione della verità e sul bisogno di trovare un colpevole a tutti i costi.

 

Lo consiglio con tutto il cuore, a chi ama i libri che scuotono, che mettono in discussione, che cercano di guardare oltre le apparenze. 📖✨


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024

HARRY POTTER - LA SAGA -

 




Harry Potter - J. K. Rowling -

recensione a cura di Lilli Luini


«E che cosa diresti, Royal, a quegli ascoltatori che obiettano che in tempi così pericolosi dovrebbe valere il motto ‘prima i maghi’?» gli chiese Lee. «Direi che da ‘prima i maghi’ a ‘prima i Purosangue’, e infine a ‘prima i Mangiamorte’ il passo è breve» rispose Kingsley. «Siamo tutti esseri umani, no? Ogni vita umana ha lo stesso valore e merita di essere salvata».

Ho trascorso un mese fantastico nel mondo di Harry Potter. A conti fatti, sono contenta di aver letto la saga tutta intera e di seguito, perché ho l’impressione di non essermi persa nulla strada facendo.

Il fatto che io, in questo momento, sia molto triste e mi chieda “e ora cosa leggerò” la dice lunga. 
Harry Potter, dunque. Cominciamo con il dire che JR Rawling è una scrittrice di gran razza. Complimenti anche ai traduttori, credo sia stato un lavoro immane. Non si tratta solo di rispettare uno stile, qui, si tratta di tradurre termini che nella realtà non esistono. Uno su tutti: i Babbani. Non so quale fosse l’originale inglese, ma so che il corrispettivo italiano è straordinariamente onomatopeico, ti do l’idea esatta del concetto secondo i maghi. 


I sette libri crescono con l’età di Harry e dei suoi compagni di avventura. I primi due possono ancora essere definiti letteratura per ragazzi, il terzo comincia ad essere per giovani adulti e con il quinto (L’ordine della Fenice, il più bello secondo me insieme al capitolo finale) si fa un passo ulteriore. 
Credo di essermi trovata a leggerlo anche nel momento giusto, quando mi perseguitano tristi presentimenti sul nostro futuro e mi sento circondata da un mondo bellicoso, pieno di odio e risentimento, voglioso di guerra. In questo senso la saga presenta un’incredibile aderenza alla realtà, pur se è stata scritta parecchi anni fa. Un esempio illuminante si trova nell’ultimo libro, ed è la frase che riporto all’inizio di questo commento. 


Ma anche l’incipit del sesto libro lascia esterrefatti: 


“Più cercava di concentrarsi sui caratteri stampati della pagina, più chiara vedeva la faccia maligna del suo avversario politico. Questi era apparso al telegiornale quel giorno stesso non solo per elencare tutte le cose terribili successe nell’ultima settimana (come se ci fosse bisogno di ricordarle), ma anche per spiegare perché fossero, dalla prima all’ultima, colpa del Governo.
Il polso del Primo Ministro accelerò al solo pensiero di quelle accuse, perché non erano né giuste né vere. Come accidenti avrebbe potuto il Governo impedire che quel ponte crollasse? L’insinuazione che non si spendesse abbastanza per i ponti era a dir poco assurda.”


Mi sono interrogata, su queste che a una prima, distratta, analisi sembrano incredibili profezie. In realtà JR Rawling ha quello che caratterizza lo scrittore: un occhio capace di penetrare la realtà, in qualsiasi tempo e qualsiasi luogo, e coglierne il nocciolo duro, profondo, che è fatto dagli uomini. E gli uomini sono sempre gli stessi, anche se cambiano nel tempo, e la Storia va, torna, a volte passa in fretta, e a volte invece si ferma. E se porta nuvole scure, e quelle restano per tanti giorni, se non anni, occorre avere il coraggio di combattere tenendoci stretti ciò che ci rende uomini: la capacità di conoscere, discernere e scegliere. Questo porta in sé ciò che ha salvato Harry Potter all’età di un anno, vale a dire l’amore per un altro, per gli altri, per l’umanità. La madre di Harry è morta per salvarlo, e questo lo ha reso intoccabile per Valdemort, che non conosce l’amore ma solo odio, ambizione e brama di potere. 


È consolante, leggere Harry Potter. Non perché ti mostri una realtà edulcorata, tutt’altro, ma perché ti mostra che puoi vincere, a patto di restare quello che sei e avere il coraggio di continuare a combattere. Noi non ci arrenderemo mai, disse Churchill a Hitler. Io credo che la Rawling avesse in mente quelle parole, quella voce, quella determinazione, quando scrisse Harry Potter.

 

P.S. La serie cinematografica, pur fedele ai romanzi, è molto riduttiva. Per forza di cose è basata sugli eventi e si incentra sulla lotta tra Bene e Male attraverso gli effetti speciali e non attraverso il pensiero.

 


martedì 11 marzo 2025

LE STREGHE NON DORMONO

 




Le streghe non dormono - Alice Bassoli -

recensione a cura di Elisa Caccavale


"Le streghe non dormono" di Alice Bassoli, edito da Corbaccio e uscito il 4 febbraio 2025, è un romanzo che cattura fin dalle prime pagine, immergendo il lettore nelle atmosfere cupe e misteriose della Bassa Padana. L'autrice dipinge con maestria un piccolo borgo isolato, Fossanera, dove la nebbia avvolge non solo i luoghi, ma anche i segreti e le tensioni tra gli abitanti.

La trama si sviluppa attorno a un evento drammatico: Paolo, un giovane del paese, viene trovato privo di sensi con una grave ferita alla testa nella casa fatiscente della famiglia Morosini, già malvista dalla comunità locale. Questo incidente diventa il catalizzatore che svela rancori nascosti, superstizioni e dinamiche oscure tra i personaggi.

I personaggi sono delineati con profondità psicologica, rendendo palpabili le loro emozioni e contraddizioni. La famiglia Morosini, in particolare, emerge come un nucleo complesso e tormentato, simbolo delle paure e dei pregiudizi del villaggio. La figura di Elvira, considerata una strega, aggiunge un tocco di mistero e tensione alla narrazione.

La scrittura di Bassoli è evocativa e coinvolgente, capace di trasportare il lettore nelle atmosfere umide e nebbiose della golena del Po. Le descrizioni e l'ambientazione quasi claustrofobica contribuiscono a creare un senso di inquietudine crescente, mantenendo alta l'attenzione fino all'ultima pagina.

Questo romanzo rappresenta una conferma del talento narrativo di Alice Bassoli, già apprezzata per il suo precedente lavoro "La ninnananna degli alberi". "Le streghe non dormono" è una lettura consigliata per chi ama i thriller psicologici ambientati in contesti rurali italiani, dove le tradizioni e le superstizioni si intrecciano con le vicende umane, offrendo una storia intensa e avvincente.

Il romanzo di Alice Bassoli afferra il lettore e non lo lascia andare fino all'ultima pagina: la tensione, la scrittura evocativa e il mistero che avvolge Fossanera rendono impossibile smettere di leggere. Ogni capitolo spinge avanti la narrazione con un ritmo incalzante, lasciando sempre una traccia di inquietudine che si insinua sotto pelle.

Uno degli aspetti più riusciti del romanzo è senza dubbio il modo in cui l’autrice gioca con le aspettative del lettore. Chi è il vero colpevole? Chi ha fatto del male a Paolo? Ogni personaggio sembra nascondere qualcosa, e proprio quando si pensa di aver intuito la verità, la trama prende una svolta inaspettata. Il lettore si ritrova costantemente a rivalutare ipotesi e sospetti, in un gioco psicologico che dimostra la grande abilità dell'autrice nel costruire suspense e ambiguità.

Ma forse il cuore più profondo del romanzo sta nel suo messaggio: le vere streghe non sono quelle delle fiabe, e il male non ha bisogno di magia per esistere. “Le streghe non dormono” non parla di forze soprannaturali, di incantesimi o di maledizioni, ma di un male più concreto, più radicato nella realtà. È la paura del diverso, l'odio che nasce dal pregiudizio, la crudeltà nascosta sotto la normalità della vita quotidiana. Il marcio non è nella magia, ma nelle persone, nei loro segreti e nelle loro ipocrisie. Il vero orrore non è quello che si racconta nei miti e nelle leggende, ma quello che si annida nei cuori degli uomini.

Alice Bassoli riesce a rendere tutto questo in modo magistrale, con una scrittura intensa e viscerale che lascia un segno profondo. “Le streghe non dormono” è molto più di un semplice thriller: è un viaggio nella psiche umana, un racconto che scuote e che ci costringe a guardare dentro di noi, a chiederci chi siano davvero i mostri.


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2025


lunedì 10 marzo 2025

LA RAGAZZA DEL TRENO

 




La ragazza del treno - Paula Hawkins

recensione a cura di Patrizia zara



Cosa fai se la tua vita è piatta e sull'orlo del completo fallimento? Due sono le soluzioni, a mio avviso: o ti dai una mossa e riprendi le redini della tua vita prima che vada completamente alla deriva, oppure crei castelli in aria spiando la vita degli altri.

Rachel è un personaggio fallito in ogni suo aspetto e non suscita alcuna simpatia: brutta, scialba, passiva e alcolizzata. Gioca con la fantasia, non solo spiando una coppia di coniugi attraverso il finestrino di un treno che è diventato parte integrante della sua banale esistenza, ma costruendo attorno a queste figure ignare una vera e propria fiaba.

A differenza del personaggio di "Il diario di Bridget Jones", simpatico e dotato di una buona dose di ironia, che decide di riprendere in mano la propria vita e di cominciare un diario in cui scrivere tutta la verità su se stessa, Rachel è una donna che si nasconde sfalsando la realtà: l'erba è sempre più verde dall'altro lato della recinzione, in questo caso oltre il finestrino di un treno.

Fin qui, ci siamo. Ma Rachel non si limita solo a spiare la vita altrui attraverso il grigiore di un opaco finestrino di un treno ordinario. Probabilmente, nel suo inconscio, desidera entrare a far parte della vita di quei personaggi, "spensierati e amorevoli", che ammira ogni giorno e a cui ha dato nuove identità. Ci penserà il destino (o quel pensiero fortemente desiderato?) a intrecciare la sua esistenza con quella di perfetti sconosciuti, assegnando così un senso e una giustificazione alla sua piatta esistenza.

Da qui parte il thriller che avvalora il motto "la realtà non è mai come sembra". La voce di Rachel si mescola con quella di Anna e di Megan, e le linee rette diventano, da questo momento in poi, rette incidenti.

Il romanzo ha una scrittura fluida, seppure grigia come il cielo autunnale delle città inglesi. La struttura è semplice nella narrazione in prima persona, anche se il finale risulta un po' aggrovigliato e, a tratti, presenta delle forzature.

Scritto sotto forma di diario alternando più voci narranti (Rachel, Anna, Megan) e avvalorato da un buon inizio, di certo non si può considerare un capolavoro. Tuttavia, l'autrice ha saputo creare un thriller psicologico partendo proprio dalla banalità esistenziale, e ciò è bastato per il successo che ha ottenuto.

"È un sollievo essere di nuovo sul treno delle 8.04. A dire il vero, non muoio dalla voglia di arrivare a Londra per iniziare la settimana; anzi, Londra non mi piace per niente. Voglio soltanto affondare nel morbido schienale di velluto, sentire il calore del sole che filtra dal finestrino, cullata dal dondolio del vagone al ritmo confortante delle ruote che corrono sui binari."


genere: thriller

anno di pubblicazione: 2021

domenica 9 marzo 2025

VUOTI DI MEMORIA

 




Vuoti di memoria – Valerio Varesi

Recensione a cura di Dario Brunetti


Vuoti di memoria è il nuovo romanzo di Valerio Varesi uscito per Mondadori con protagonista il commissario Soneri.

Carmelo Musci, un killer professionista appartenente all’ndrangheta è stato accusato dell’efferato omicidio di Romeo Calandri e del suo socio Luciano Orsi. Se il primo delitto è qualcosa di fin troppo riscontrabile vista la brutalità nella dinamica appurata dagli inquirenti, il secondo diventa possibile ma non determinato dall’assoluta certezza.

Si sa solo che Luciano Orsi è scomparso lo stesso giorno che Calandri è stato assassinato. Ma mentre si sta celebrando la messa ricordando Orsi, l’uomo riappare come se fosse un fantasma su una barca al largo di Cesenatico.

Dal momento della sua ricomparsa saranno molteplici i quesiti che affliggeranno e non poco il commissario Soneri e la sua squadra. In cosa può essere coinvolto l’uomo, nell’uccisione del suo socio e quindi nella stessa fuga oppure è scappato anche lui per non finire sotto i colpi di Carmelo Musci? Ma è stato il killer a saldo della cosca malavitosa a compiere il delitto Calandri?

Interrogativi ai quali può rispondere una sola persona che corrisponde a Luciano Orsi, titolare di un’agenzia di pompe funebri, ma l’uomo non ricorda, lo stato di shock nel quale è caduto gli ha provocato uno stato di amnesia, un vuoto di memoria.

Varesi ci riporta alla cronaca dei nostri giorni in cui la malavita organizzata controlla il business sulle pompe funebri, un giro d’affari enorme che rimpingua le loro casse.

Ed è proprio di qui che parte l’indagine del commissario Soneri, dal momento in cui Luciano Orsi non potrà essere utile alle indagini a causa della perdita della memoria.

Varesi esplora con perizia il disagio della condizione umana e del suo personaggio nel quale focalizza l’intera vicenda. A cosa ha portato il mancato ricordo di Orsi nel momento cruciale dei fatti, quale giustificazione può trovare la sua fuga e che ruolo può avere Cristina Agazzi, l’ex moglie dell’uomo, una donna fredda, glaciale, schiava del denaro.

Troppi misteri intorno a un uomo che Soneri, coadiuvato dall’ispettore Juvara e dal saggio Nanetti farà fatica a decifrare, come se la nebbia se li stesse portando via e allora non rimane che stabilire delle certezze ricostruendo la scena del crimine, partendo dall’arma che ha colpito a morte il socio di Orsi.

Sull’uomo, non restano che ipotesi e mille interrogativi per un personaggio ambiguo e sfuggente che sembra stia manipolando la stessa realtà.

Per scoprirlo bisogna maneggiare con cura un noir introspettivo che ci porta nuovamente a esplorare i labirinti della mente attraverso il personaggio di Soneri sempre più scontroso, profondamente deluso dalle ingiustizie politico-sociali che relega l’intera umanità alla sconfitta.

Non si arriva per caso a scrivere la diciottesima indagine con protagonista un personaggio senza tempo che non accetta la realtà in cui vive e sembra farci i conti duramente, a volte nemmeno Angela, la sua compagna riesce ad alleviare le sue inquietudini interiori, eppure il nostro commissario è lì, non molla per forte senso di giustizia e osserva prendendo atto di una società sempre più alla deriva.

La magia di Parma avvolta nella nebbia e attraverso il suo respiro bianco, si porta con sé misteri del passato e del presente e in cui niente diventa come realmente sembra.

Ennesimo noir di spessore di un maestro di stile ed eleganza come Varesi che ancora una volta affronta tematiche sociali figlie del nostro tempo.


genere: noir

anno di pubblicazione: 2024


venerdì 7 marzo 2025

MATRIX

 




MATRIX - Lauren Groff -

recensione a cura di Monica Manino

 

Inghilterra, 1158.

Marie, figlia illegittima della casa reale, viene bandita dalla corte dalla regina Eleonora d'Aquitania, alla quale è legatissima, e confinata in un monastero di clausura.

L'abazia ha conosciuto giorni migliori. Ospita un piccolo gruppo di donne imbruttite dalla solitudine, dagli anni di isolamento, dispettose le une con le altre, molte invecchiate tra quelle mura, alcune gravemente malate.

Marie però ha la luce giusta negli occhi per vedere la potenzialità di quel luogo, le possibilità di crescita e anche di potere che vi sono celate.

E così prende le redini della situazione e, allontanandosi sempre più dal clero locale, costruisce un'impresa che la porterà verso l'indipendenza personale e farà dell'abazia il cuore pulsante di una nuova realtà, di un nuovo progetto.

Sarà un luogo nel quale ogni donna avrà il proprio ruolo e l'opportunità di risplendere.

Il mondo esterno però non è pronto per accogliere quel sogno tutto al femminile. E così emergono invidie, pettegolezzi, curiosità morbose, illazioni, finanche accuse di stregoneria.

Marie dovrà prendere atto che sogni e realtà spesso sono inconciliabili, che il potere acquisito può essere conservato solo a caro prezzo, che la passione può essere pericolosa.

La vita nel convento, isolato da un labirinto che lo circonda, appare tutt'altro che semplice, forse anche più complicata rispetto a quanto accade all'esterno e non sarà facile per Marie mantenere il controllo sulle sue consorelle, un gruppo eterogeneo di donne credenti, reiette, bastarde, cadette, sole al mono, gettate via come cose inutili, ma pur sempre radiose nella loro unicità.

Il romanzo, vincitore del premio Joyce Carol Oates 2022, racconta il sogno utopico di un mondo al femminile, guidato da una donna forte e ambiziosa: la badessa Marie, figura straordinaria, soprattutto se rapportata al suo tempo. un'anima ribelle e innamorata della vita.

Tra speranze, sacrifici, anche fallimenti, le ospiti dell'abazia trasformeranno la realtà nella quale il Mondo le ha rinchiuse in un'incredibile opportunità.

Ognuna di loro potrà coltivare i propri doni esprimendo al meglio le caratteristiche che le rendono creature uniche. Il tutto sotto lo sguardo visionario di Marie. L'abazia dimessa diventa così un polo ricco, prestigioso, di cui si narra non solo in patria ma anche all'estero. Un luogo sicuro nel quale le donne sono protette da quel mondo che le vuole sottomesse, oggetto della prepotenza degli uomini.

La narrazione della Groff è del tutto particolare. Nessun dialogo, nessuna apparente interazione tra personaggi, nessuna espressione in prima persona. Solo il racconto filtrato dagli occhi di Marie. Uno stile ardito, una scelta rischiosa ma vincente, che affascina il lettore. Una stoia che scorre veloce, pagina dopo pagina, e avvolge con la potenza delle protagoniste e della loro umanità.

Nel giorno che celebra le donne e il loro coraggio consiglio a tutti questo fantastico viaggio nel tempo e nella femminilità che da sempre, a dispetto della durezza del Mondo, crea speranza e vita.

 Buona lettura e auguri a tutte le lettrici!


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2022