Harry Potter - J. K. Rowling -
recensione a cura di Lilli Luini
«E che cosa diresti, Royal, a
quegli ascoltatori che obiettano che in tempi così pericolosi dovrebbe valere
il motto ‘prima i maghi’?» gli chiese Lee. «Direi che da ‘prima i maghi’ a
‘prima i Purosangue’, e infine a ‘prima i Mangiamorte’ il passo è breve»
rispose Kingsley. «Siamo tutti esseri umani, no? Ogni vita umana ha lo stesso
valore e merita di essere salvata».
Ho trascorso un mese fantastico nel mondo di Harry Potter. A conti fatti, sono contenta di aver letto la saga tutta intera e di seguito, perché ho l’impressione di non essermi persa nulla strada facendo.
Il fatto che io, in questo momento, sia molto
triste e mi chieda “e ora cosa leggerò” la dice lunga.
Harry Potter, dunque. Cominciamo con il dire che JR Rawling è una scrittrice di
gran razza. Complimenti anche ai traduttori, credo sia stato un lavoro immane.
Non si tratta solo di rispettare uno stile, qui, si tratta di tradurre termini
che nella realtà non esistono. Uno su tutti: i Babbani. Non so quale fosse
l’originale inglese, ma so che il corrispettivo italiano è straordinariamente
onomatopeico, ti do l’idea esatta del concetto secondo i maghi.
I sette libri crescono con l’età di Harry e dei suoi compagni di avventura. I
primi due possono ancora essere definiti letteratura per ragazzi, il terzo
comincia ad essere per giovani adulti e con il quinto (L’ordine della Fenice,
il più bello secondo me insieme al capitolo finale) si fa un passo
ulteriore.
Credo di essermi trovata a leggerlo anche nel momento giusto, quando mi
perseguitano tristi presentimenti sul nostro futuro e mi sento circondata da un
mondo bellicoso, pieno di odio e risentimento, voglioso di guerra. In questo
senso la saga presenta un’incredibile aderenza alla realtà, pur se è stata
scritta parecchi anni fa. Un esempio illuminante si trova nell’ultimo libro, ed
è la frase che riporto all’inizio di questo commento.
Ma anche l’incipit del sesto libro lascia esterrefatti:
“Più cercava di concentrarsi sui caratteri stampati della pagina, più chiara
vedeva la faccia maligna del suo avversario politico. Questi era apparso al
telegiornale quel giorno stesso non solo per elencare tutte le cose terribili
successe nell’ultima settimana (come se ci fosse bisogno di ricordarle), ma
anche per spiegare perché fossero, dalla prima all’ultima, colpa del Governo.
Il polso del Primo Ministro accelerò al solo pensiero di quelle accuse, perché
non erano né giuste né vere. Come accidenti avrebbe potuto il Governo impedire
che quel ponte crollasse? L’insinuazione che non si spendesse abbastanza per i
ponti era a dir poco assurda.”
Mi sono interrogata, su queste che a una prima, distratta, analisi sembrano
incredibili profezie. In realtà JR Rawling ha quello che caratterizza lo
scrittore: un occhio capace di penetrare la realtà, in qualsiasi tempo e
qualsiasi luogo, e coglierne il nocciolo duro, profondo, che è fatto dagli
uomini. E gli uomini sono sempre gli stessi, anche se cambiano nel tempo, e la
Storia va, torna, a volte passa in fretta, e a volte invece si ferma. E se
porta nuvole scure, e quelle restano per tanti giorni, se non anni, occorre
avere il coraggio di combattere tenendoci stretti ciò che ci rende uomini: la
capacità di conoscere, discernere e scegliere. Questo porta in sé ciò che ha
salvato Harry Potter all’età di un anno, vale a dire l’amore per un altro, per
gli altri, per l’umanità. La madre di Harry è morta per salvarlo, e questo lo
ha reso intoccabile per Valdemort, che non conosce l’amore ma solo odio,
ambizione e brama di potere.
È consolante, leggere Harry Potter. Non perché ti mostri una realtà edulcorata,
tutt’altro, ma perché ti mostra che puoi vincere, a patto di restare quello che
sei e avere il coraggio di continuare a combattere. Noi non ci arrenderemo mai,
disse Churchill a Hitler. Io credo che la Rawling avesse in mente quelle
parole, quella voce, quella determinazione, quando scrisse Harry Potter.
P.S. La serie cinematografica, pur fedele ai
romanzi, è molto riduttiva. Per forza di cose è basata sugli eventi e si
incentra sulla lotta tra Bene e Male attraverso gli effetti speciali e non
attraverso il pensiero.
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