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sabato 29 giugno 2024

ESCI DAL BUIO

 




Esci dal buio - Giulia Lazzaris

recensione a cura di Alice Bassoli

 

📖 Ambientato nella tranquilla cittadina svizzera di St. Mountain, il romanzo racconta la scomparsa di Laura Kessler, evento che risveglia i fantasmi di una serie di omicidi irrisolti avvenuti nel 1999.

 

🕵️‍♂️ Il commissario Logan Maxwell, affiancato dal suo predecessore James Watts, si trova a dover affrontare l'Uomo del bosco, un serial killer sfuggente che sembra essere tornato per completare il suo macabro lavoro. La sorella di una delle vittime sarà il perno attorno il quale si svilupperà la trama. Molto interessante anche l’inserimento di una medium all’interno della cerchia dei personaggi.

Il mood che si respira leggendo questa storia mi ha fatto pensare a "Twin Peaks", una perla cult del genere. Anche se qui non troviamo i personaggi e le situazioni grottesche tipiche del celebre telefilm, l'atmosfera evocata mi ha riportato alla mente quelle stesse sensazioni intriganti di mistero. Il romanzo si sviluppa attraverso una trama intricata e ben orchestrata che promette di mantenere alta la tensione e l'interesse del lettore.

🔍 Giulia Lazzaris dimostra una notevole abilità nel costruire scene del crimine dettagliate e nel condurre le indagini in modo realistico.

 

🎉E poi c’è il finale: il vero pezzo forte. Un colpo di scena magistralmente dosato che lascia il lettore senza fiato. Giulia Lazzaris offre una conclusione all'altezza delle aspettative create durante la narrazione, anzi, di più.

 

📚 "Esci dal buio" non è una lettura leggera da ombrellone, ma un libro intenso, perfetto per gli appassionati del genere thriller che amano le trame complesse e le indagini dettagliate. Un'opera consigliata a chi cerca un'esperienza di lettura che vada oltre il semplice intrattenimento, offrendo suspense, riflessione e un finale indimenticabile.


genere: thriller

anno di pubblicazione: 2023

 


venerdì 28 giugno 2024

LA DONNA CHE FUGGE

 





La donna che fugge – Alicia Gimenez Bartlett -

recensione a cura di Lilli Luini

 

Il mio primo impatto con la serie dedicata a Petra Delicado non era stato positivo: non ricordo perché, ma la protagonista, il suo carattere così rude, mi respingeva. Ci sono tornata anni dopo ed è nato il feeling. A quel punto ho letto tutta la serie in ordine cronologico e in questi ultimi sei anni, in cui l’autrice non ha ripreso il personaggio, mi è mancata.

Sono passati anche per Petra, questi anni, e la troviamo più matura, in una Barcellona duramente provata dalla pandemia. L’omicidio da cui prende il via la vicenda è di quelli inspiegabili: un cuoco francese viene trovato assassinato sul food truck che possiede insieme a un socio. Scopriamo che il food truck va di gran moda: nella crisi economica generale, dove aprire un ristorante tradizionale è diventato carissimo, si opta per un camion itinerante, che va per sagre, fiere, eventi e i cui prezzi tutti o quasi si possono permettere. C’è tutto un mondo che ruota lì attorno, coppie giovani e meno giovani, gente che magari non può permettersi una casa e vive sopra quel camion, attrezzato per mangiare, dormire, lavorare.

Fatale che anche il mondo della criminalità ci butti l’occhio: quale copertura migliore per un traffico di droga? E quale strada migliore per guadagnare un po’ di soldi extra?

Il sospetto a Petra viene subito, appena scopre che il francese ha in tasca un passaporto falso e ha contatti con una connazionale che viene avvistata qua e là per Barcellona, anche lei sotto falso nome e passaporto.

È lei la donna che fugge, la donna inafferrabile di cui tutti parlano ma che non ci hanno mai parlato, che tutti vedono ma senza esserne mai completamente certi. Petra la insegue, ci perde il sonno, si dimentica di tutto, anche del marito e della sua famiglia allargata, per questa indagine che la ossessiona. Ma a un certo punto, mentre leggi, ti chiedi se questa ossessione non sia in realtà una fuga, se non sia Petra la donna che fugge da una sensazione di crisi che non vuole ammettere e affrontare.

Negli infiniti dialoghi con il suo assistente Garzon cogliamo i sintomi del disagio di Petra, ma l’autrice è una maestra nel dosare gli elementi e così spesso ci ritroviamo anche a sorridere, perché non manca quell’humor a volte caustico che ha sempre caratterizzato la coppia di investigatori. È proprio con questa capacità di alleggerimento che la Gimenez ci porge, mentre narra di un crimine, la visione di un mondo malato che tutti riconosciamo nonché una riflessione sull’amore, sulla sua capacità o incapacità di sopravvivenza a un ambiente così complesso, a volte ostile.

Un romanzo piacevole, che si legge benissimo, trasportati sulle strade di Barcellona insieme a due personaggi che ormai ci pare siano vecchi amici.


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2024

 

 


giovedì 27 giugno 2024

STIVALI DI VELLUTO

 




Stivali di velluto - Giuseppina Torregrossa -

recensione a cura di Ornella Donna


Torna Giuseppina Torregrossa con un nuovo avvincente romanzo intitolato Stivali di velluto, edito da Rizzoli nella collana Novelle Nere.

Ambientato a Palermo, di cui la scrittrice dimostra di conoscere ogni piccolo anfratto, al punto che l’ambientazione diventa una seconda protagonista del libro. Il romanzo racconta la storia di Giulia Vella, una giovane donna, profiler, molto acuta e preparata, che si fa trasferire da Milano, città di origine, a Palermo, diventando così lo zimbello della unità dove opera, con la fama di “essere raccomandata” Addirittura il questore la chiama “La Milanesa”, e le attribuisce un mero lavoro di archivista tra faldoni di documenti polverosi. Lei, che ha appena scoperto di essere stata adottata, mal digerisce simili comportamenti:

      “Una sconfitta per lei che amava i bei vestiti, dentro ai quali si sentiva invincibile. Era pigra, Giulia, la sua indolenza nelle faccende domestiche faceva da contrappeso all’iperattività che aveva nel lavoro.”

Per deriderla ulteriormente le viene affibbiato un caso rimasto insoluto per cinquant’anni. A Palermo nel 1977 il direttore di un ufficio postale nella periferia palermitana, tale Ermanno Mazza, viene brutalmente ucciso in quello che pare un tentativo di rapina finito male, e dieci milioni sono scomparsi dalla cassaforte. Le indagini sul caso di allora non portarono a nulla, e il fascicolo venne archiviato in fretta e furia. Ora tocca a Giulia e alla sua piccola squadra trovare la verità.

Innanzitutto perché il fascicolo venne chiuso con tanta superficialità e inutile fretta? Giulia sente che forse non riuscirà mai a trovare una soluzione, ma si impegna totalmente per dimostrare a tutti veramente chi lei sia. E allora inizia con l’aiuto dell’agente Massaro e di Paola Arena l’indagine. In primo luogo chi era il direttore delle poste? Ermanno Mazza era una figura di spicco nella piccola periferia in cui viveva, perché era il genero del boss Tano Genco, specializzato in riscossione del pizzo e piccole estorsioni:

     “Era un uomo gentile, educato, e bello. Le donne gli stavano dietro, venivano anche solo per un saluto. Con la scusa di comprare un francobollo, sbirciavano attraverso la porta. Lui era galante, e disponibile con tutte. Con ognuna si informava dei figli, della salute della suocera, ma mai aveva dato adito a chiacchiere e maldicenze.”

Forse che era l’ennesimo omicidio di mafia? Non sarà facile indagare dopo tanti anni, ma Giulia è più che mai decisa a farlo. Riuscirà nel suo intento?

Un cold case di grande atmosfera narrativa. Una trama elaborata e finemente intessuta, personaggi descritti minuziosamente sono i pilastri di una lettura deliziosa, per amanti del genere. Il romanzo è , inoltre, caratterizzato da una scrittura fluida e scorrevole che si fa apprezzare dal lettore.

La lettura è particolarmente indicata per questi tempi estivi, da gustare sotto un ombrellone, divertendosi con una vicenda ben scritta, che si divora in pochissimo tempo.


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2024

 

 


mercoledì 26 giugno 2024

NOMEN OMEN

 




Nomen omen - Stefania Calà - 

recensione a cura di Gino Campaner

 

📖Spiccioli di trama: in un convitto di suore vivono in un clima ostile molte bambine che sono state mandate lì dalle loro famiglie per vari motivi. La protagonista del romanzo è Laura una piccola ospite del Collegio. Conosciamo la sua condizione personale e la sua vita all'interno del convitto attraverso il suo diario personale. Altre due figure fondamentali del romanzo sono Emma e Cristiana. Ragazze amiche per la pelle, una giornalista (Emma) l'altra architetto (Cristiana). 

 

🔥Punto di forza: La storia che si dipana sotto gli occhi del lettore è complessa ed articolata. Lunga è particolareggiata ma non annoia mai anzi più di una volta fa sussultare per la piega che prende il racconto. Cattura è coinvolge fin dalle prime pagine mescolando momenti allegri e sereni con bruciati stilettate allo stomaco che fanno virare spesso il romanzo al drammatico quando non al tragico. Descrizioni accurate. Alcune situazioni forse sembrano un po' eccessive ma è tutto funzionale alla storia raccontata. Nulla è scritto per caso. Nulla comunque è inverosimile. 



🙁Punto debole: l'autrice ne è molto orgogliosa ed è contenta della sua "resa" ma a me la copertina proprio non piace. Così come il titolo del romanzo. Quest'ultimo ha comunque una logica, in base al contenuto del libro. Ma la copertina...Sono, ovvio, gusti squisitamente personali quindi opinabilissimi, rimane il fatto che a me la copertina piace poco. 



🏁Finale: il finale rivela situazioni importanti, imprevedibili. L'autrice nel corso del romanzo fa credere cose che poi il finale le...conferma o smentisce? A voi scoprirlo. Ma comunque ciò che il finale rivela lascia sbigottiti. Un finale che non aggiusta che consola solo in parte. Un finale che regola i conti col passato o comunque ci fa pace. Alleggerisce qualche macigno sull'anima ma non tutto trova rimedio. 



🎓Giudizio complessivo: ⭐⭐⭐⭐
Un romanzo che mi ha rivelato il talento di una nuova scrittrice che ha il coraggio di scrivere in Self pur conoscendo  l'ostracismo del lettore e dei suoi colleghi che per la maggior parte li considerano autori di serie B. Nello sconfinato mondo del Self Publishing invece ci sono delle perle che meritano attenzione. La Calà è una di queste. Bisogna saperle e volerle cercare. Senza fare di tutta l'erba un fascio. 


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2023

 


RUBRICA: CACCIA ALLE STORIE - SKELLIG

 




RUBRICA: CACCIA ALLE STORIE- AVVENTURE TRA LE PAGINE PER RAGAZZI CURIOSI
romanzi segnalati e recensiti da Elisa Caccavale


Skellig – David Almond -

Per il consiglio di letture per ragazzi di questo mese ho deciso di leggere un romanzo che non avevo ancora affrontato, nonostante sia ormai datato (1998) e diventato molto famoso: sto parlando di Skellig, libro d’esordio di David Almond, ora autore indiscusso nel panorama dell’editoria per ragazzi. Credevo di andare sul sicuro con un testo così noto e spesso portato a modello ed esempio, al punto da essere stato uno dei tre testi scelti dalle edizioni Mondadori Scuola per la nuova collana “lettura al centro” con percorsi WRW, ma in realtà la scintilla tra me e Skellig non è scattata. Ma procediamo con ordine.

La vicenda narra la storia del giovane Michael che si è appena trasferito con la famiglia in una casa nuova e piuttosto fatiscente; Michael scopre che nel garage si nasconde una creatura magica e misteriosa di nome Skellig che sembra un uomo anziano e malato, ma che in realtà nasconde una grande rivelazione: ha le ali. Così Michael e la sua nuova amica Mina iniziano a stabilire un rapporto e un legame con questa strana creatura triste e sofferente e tutto questo cambierà la loro vita. Tutto ciò mentre Michael e la sua famiglia affrontano la sfida più grande: sapere se la sorellina del ragazzo, nata prematura, riuscirà a sopravvivere.

Il punto di forza di questo romanzo risiede sicuramente nell’originalità: David Almond ha scardinato una delle immagini più iconiche e consuete della nostra tradizione occidentale (ma non solo), cioè quella dell’angelo, immaginato come una figura eterea e pura, trasformandolo in una creatura caduta, sofferente, a tratti rivoltante. Questo aspetto, insieme all’ansia generata per la sorte della bambina (un altro aspetto positivo del romanzo è la tensione e l’attesa che l’autore ha generato intorno a questa vicenda) fa di Skellig un romanzo disturbante, forte, che scardina le certezze e le consuetudini e mette il lettore di fronte al messaggio che la vita e l’esistenza sanno essere anche brutali. Skellig si fa però portatore anche di un bel messaggio sull’accoglienza, sull’accettazione, sull’importanza dell’aiuto reciproco.

Ho ravvisato, però, anche alcuni aspetti negativi.

Per prima cosa il romanzo, pur essendo breve, scorre piuttosto lento, soprattutto considerando che si tratta di una lettura per ragazzi: di fatto in questo romanzo non succede praticamente nulla, è costruito tutto sulla tensione dell’attesa per la sorte della bambina, sui dialoghi e sulle continue visite di Michael e Mina a Skellig nel garage. E se questo può andar bene per lettori esperti, presenta il rischio di annoiare un lettore alle prime armi.

Secondo aspetto che mi ha lasciata perplessa: le motivazioni. Michael e Mina rimangono immediatamente ammaliati e affascinati da Skellig, che però viene presentato dall’autore come una creatura sporca, dall’odore sgradevole, che compie azioni tipiche del mondo animale e che per due ragazzini potrebbero apparire rivoltanti, invece loro provano nei suoi confronti un’attrazione quasi gravitazionale che si dimostra anche attraverso gesti di vicinanza fisica. Tutto questo senza però che il perché di questa fascinazione venga mai spiegato; il lettore può darsi le sue risposte, ma il testo non guida in nessuna interpretazione e nessun aiuto a supporto delle ipotesi che il lettore farà.

Infine, altro punto che non mi ha convinto: troppi irrisolti. Di fatto alla fine il lettore viene salutato dai personaggi senza che nulla sia stato veramente spiegato, davvero chiarito; la conclusione come si può facilmente dedurre resta in buona parte aperta e gli interrogativi che si sono sviluppati leggendo restano tali.

Pertanto: consiglierei Skellig a dei giovani lettori? Ni.

Sicuramente se si stratta di un libro letto e riproposto dal 1998 è evidente che ha da dire ai giovani lettori: i messaggi sono forti, lo stile è asciutto e pulito, c’è l’immedesimazione con i protagonisti (sia per l’età che per le tematiche e le difficoltà che devono affrontare), c’è una buona resa della psicologia dei personaggi (soprattutto di Michael e del suo tormento interiore), ma prima di approcciarne la lettura è bene essere consapevoli di quello a cui si va incontro, come scritto prima: c’è da aspettarsi un libro con poca azione, con poche risposte e tanti dubbi, oltre a trattare temi difficili (quali la morte, il dolore e la malattia) e i messaggi veicolati sono da cercare con attenzione, non emergono facili e lampanti e il giovane lettore dovrà essere capace di porsi domande per capire a fondo il testo.

In definitiva: non esattamente consigliato bensì piuttosto proposto, ma solo a lettori forti e capaci di porsi domande e fare inferenze; ad ogni modo per una lettura autonoma personalmente lo ritengo adatto dai quattordici anni in su se si vogliono apprezzare tutti i contenuti e non solo soffermarsi ad un primo livello superficiale.


genere: narrativa per ragazzzi

anno di pubblicazione: 1998

 


lunedì 24 giugno 2024

LA MENNULARA

 




La mennulara - Simonetta Agnello Hornby -

recensione a cura di Patrizia Zara



La Sicilia raccontata ha un fascino indescrivibile. L'ho sempre pensato.
La realtà così particolare e a se stante di questa terra e dei suoi abitanti addolcita dalla scrittura, ingentilita dal suono delle parole, appare di un fascino impenetrabile e carismatico, fonte inesauribile di racconti.
La realtà va a braccetto con l'immaginazione superandola poiché la Sicilia è la terra che contraddice se stessa, che affiora nei pettegolezzi in quell'omertà rispettosa di una verità riportata negli sguardi e nei gesti. Tutti sanno pur non sapendo nulla. Tutti sentono sebbene siano sordi. Tutti vedono malgrado lo sguardo sia altrove. Sicilia, fonte inesauribile di storie cantate nel girovagare dei cantastorie.
"La Mennulara" attinge la sua storia nelle radici di un paesino immaginario, Roccacolomba, ma non irreale. Si nutre di pettegolezzi e di mezze parole.
La trama risulta avvincente, la scrittura aggraziata colora il grigio dei volti baciati dal sole, allunga le figure tozze dei contadini, ripittura il tetro, ingigantisce gli spazi, esulta il peccato languido e sensuale, ironizza sulla vergogna,  donandoci una Sicilia internazionale: il mistero diventa un mezzo thriller, la mennulara si innalza a donna dalle capacità eccezionali capace di essere presente anche dopo la morte.
E il linguaggio forbito, fluido e lineare spruzzato qua e là di sicilianità arricchisce i personaggi in modo da farli uscire dai loro ristretti confini.
Simonetta Agnello Hornby è stata bravissima a velare il "brutto" con quell'alone di umorismo all'inglese. Ha utilizzato la concezione del tempo isolano, lento e languido, riportandolo a parametri anglosassoni tanto da affinare il malaffare: l'alterigia della nobiltà, i pettegolezzi nell'ora del tè (o caffè) il disprezzo per la povertà, la visione apparentemente imparziale della religione, gli intrighi di sottobanco...
Ha reso tutto più interessante, più bello, più leggibile, più leggero centrando il bersaglio dell'interesse.
"La mennulara" è una storia siciliana, ma del senso più profondo di sicilianità ha poco e nulla: è questa la fortuna del romanzo.
Anche la struttura conferisce al narrato una comprensione più che leggibile, richiamando sottovoce lo stile alla Agatha Christie
Lettura piacevole e divertente.
Sotto l'ombrellone di un giorno di calura estiva è perfetta.

"Mia madre mi insegnava che siamo tutti uguali, io, lei e la regina, solo che lei fa il prete,  la regina fa la regina nel suo palazzo, e io faccio la "criata" a casa Alfallipe. Se facciamo il nostro dovere, ci guadagniamo il rispetto degli altri. Dio ha il suo dovere, come tutti. Deve pensare a noi, aiutare i buoni e punire i cattivi. A me Dio non piace, il suo dovere era di non far mancare il pane e le medicine ai miei genitori, che sono morti, e a mia sorella Addoloratina, che è ancora malata, e non l'ha fatto. Non è stato giusto con me, e le ingiustizie si pagano prima o poi. Se non fa il suo dovere da me preghiere non se ne merita"


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2013

 


domenica 23 giugno 2024

ACRONIMI MORTALI

 




Acronimi mortali – Alessandra Zuffi. Carmelo Pecora

Recensione a cura di Dario Brunetti


Acronimi mortali è il nuovo romanzo della coppia di autori Alessandra Zuffi e Carmelo Pecora uscito per la Damster edizioni.

Ma cosa vuoi che succeda a Forlì, al massimo ruberanno delle galline “. Sono le ultime parole famose di Luisa rivolte al suo compagno Salvatore Pavone il capo ispettore della Squadra Mobile. In effetti Forlì è una città tranquilla e il reparto della Questura deve intervenire solo per reati di piccolo cabotaggio.

Eppur qualcosa accade! Sono pervenuti dei messaggi criptati destinati al questore Carlo Guida che hanno il sapore amaro della vendetta. Sono acronimi che annunciano eventi delittuosi.

Nel frattempo una donna è precipitata da un balcone schiantandosi al suolo; si tratta della signora Adele Lombardo, una cara amica di Guida.

La scena del crimine farebbe pensare a un chiaro caso di suicidio, ma quali motivi avrebbero spinto Adele per altro ben voluta da tutti a compiere tale gesto? E se la donna non si fosse gettata e invece sarebbe stata uccisa da una mano omicida? Ipotesi avvalorata dal secondo messaggio indirizzato al Questore Guida che sarà decisivo per incanalare l’indagine verso l’omicidio avvenuto ai danni della povera donna?

L’intento dell’assassino sembra chiaro agli inquirenti, colpire dal punto di vista psicologico Carlo Guida togliendo la vita a persone a lui vicine.

Una vendetta trasversale ad opera di un assassino che miete vittime innocenti costrette a pagare in maniera ingiustificata un prezzo troppo alto.

L’uomo sembra avere un piano prestabilito e si muove in maniera fredda, lucida e spietata, toccherà a Salvatore Pavone coadiuvato dalla sua squadra fermarlo in quel che sarà un’impresa davvero ardua e complessa.

Un romanzo giallo costruito su un solido impianto narrativo dalla coppia Zuffi-Pecora che attraverso una prosa fluida e leggera, rendono una storia gradevole per gli amanti del genere, dove non mancherà quel livello di tensione e adrenalina per arrivare alla soluzione del caso.

La vendetta diventa la tematica che fa da perno principale all’intero romanzo, un sentimento covato nel tempo, il seme dell’odio che germoglia dentro il cuore di un assassino che si preoccupa con cura maniacale di portare a termine il suo progetto che si trasformerà in qualcosa di folle.

Il ritmo serrato delle indagini dell’ottimo Salvatore Pavone è accompagnato dalla musica dei Modena City Ramblers, suo gruppo folk preferito, vi lascio con il link del brano Riaccolti che prende il titolo dell’album live acustico uscito nel 2019.

https://youtu.be/yXkK_lnnTvU?si=wfSXVLhpeotMAGpH 


genere: giallo

anno di pubblicazione:2024


sabato 22 giugno 2024

MIA MADRE AVEVA UNA CINQUECENTO GIALLA

 




Mia madre aveva una Cinquecento gialla - Enrica Ferrara

recensione a cura di Alice Bassoli


📚 Enrica Ferrara ci porta indietro nel tempo. Siamo negli anni '80, in un'Italia scossa dalle tensioni politiche e dalle lotte tra poteri. Il libro segue la storia di Gina, una giovane ragazza il cui mondo tranquillo viene sconvolto quando suo padre, un politico democristiano, è costretto a fuggire da Napoli sotto accusa.

 

🌟 Il romanzo è un vero e proprio viaggio attraverso gli occhi di Gina, che cerca di comprendere il significato di parole come "latitante" e "brigatista", mentre lotta con le sfide della sua crescita e le difficoltà familiari. Enrica Ferrara dipinge un ritratto autentico e commovente di una famiglia improvvisamente catapultata nel vortice degli intrighi politici dell'epoca, tra incomprensioni, ribellioni adolescenziali e la forza inaspettata di una madre che la guida con la sua Cinquecento gialla.

 

📚 Il libro non è solo un racconto di formazione vibrante e onesto, ma anche una finestra su un periodo storico cruciale per l'Italia, quando le divisioni politiche e i segreti si intrecciavano per definire il destino del paese. Ferrara, con una prosa fluida e coinvolgente, ci conduce attraverso una narrazione che è al contempo emozionante e ricca di spunti di riflessione sulla società e sulla politica.


📚🌟 Un must-read che consiglio vivamente a tutti 🌟


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024


venerdì 21 giugno 2024

IL SEGNO DEI QUATTRO

 





Il segno dei quattro - Conan Doyle -

recensione a cura di Francesca Tornabene

 

"La mia mente si ribella all'inerzia...Aborrisco la monotona routine della vita. Ho un desiderio inestinguibile di esaltazione mentale"


È un viaggio incredibile nella Londra del 1890, con due compagni di viaggio unici: il detective più famoso di tutti i tempi e il suo inseparabile amico. 

Sherlock Holmes e il dottor Watson dovranno risolvere un misterioso caso di omicidio, trovare un tesoro trafugato e sciogliere l'enigma legato al segno dei quattro.

Fin da subito ci chiediamo: chi sono i quattro? Qual è il loro segno? E infine, il perché del loro patto!?

Un mistero che verrà man mano svelato tra le pagine di questa avventura.

La storia è colorata da tanta ironia e sagacia ed è descritta attraverso la voce narrante del dottor Watson.

Trama avvincente. Testo scorrevole e di facile lettura. Ritmo incalzante. 

La storia è un susseguirsi di colpi di scena in un mondo ormai perduto. Gli eventi si svolgono tra Londra, Andaman e poi Agra nell'antica e misteriosa India.

È stato affascinante seguire le indagini, assistere all'operazione di osservazione e deduzione condotta da Holmes per poi arrivare alla soluzione del caso.

Intrigante l'esame dei luoghi e delle stanze segrete, gli inseguimenti e la caccia dei sospetti lungo il Tamigi.

Alla fine di questo viaggio, ancora sognante e lontana dalla solita routine, immagino già di vivere altre avventure con i miei nuovi amici a caccia di nuovi misteri da risolvere.


genere: narrativa gialla

anno di pubblicazione


giovedì 20 giugno 2024

BAUMGARTNER

 




Baumgartner - Paul Auster

Recensione di Miriam Donati

 

"Quando muore qualcuno che è centrale nella tua vita, muore anche una parte di te. Non è semplice, non lo superi mai, impari solo a conviverci. Ma qualcosa ti viene strappato via, e nel libro volevo esplorare tutto questo. In Baumgartner, rifletto a lungo sulla sindrome dell’arto fantasma, descrivendolo come 'un moncone umano' anche se 'gli arti mancanti' sono ancora lì, e fanno ancora male, così tanto che a volte hai la sensazione che il tuo corpo stia per prendere fuoco e bruciare all'istante”.

Parte da questa considerazione Auster per raccontarci la mancanza dell’altro. Il libro doveva intitolarsi “Phantom limb” l’arto tagliato appunto, la spiegazione di come le persone amate scomparse – Anna, la moglie del protagonista del romanzo e figlio e nipote dello scrittore – continuino, nonostante non esistano più, a essere percepite dolorosamente presenti col ricordo. Il passo successivo però è riuscire a farne a meno proprio per far cessare lo strazio.

"Bisogna però pensare all'amore come a una specie di albero o di pianta. E se alcune parti appassiscono, devi tagliare un ramo per sostenere la crescita complessiva dell’organismo. Se ti fissi nel mantenerlo esattamente com'era, un giorno morirà davanti ai tuoi occhi".

Ci si affeziona subito al protagonista Seymour Baumgartner per la sua gentilezza, per la sua goffaggine, per l’attenzione che ha verso gli altri, per la capacità di meravigliarsi ancora e per quel suo essere in qualche modo riconoscente per quello che ha ricevuto e che riceve.

Per non soffrire troppo della perdita della moglie più che vivere, sopravvive, vegeta, né felice, né infelice. Non ha figli, ma si intuisce il suo desiderio di paternità dal comportamento usato al telefono con la figlioletta della colf agitata a causa di un incidente domestico capitato al padre e con il garbato giovanotto dell’azienda di servizio territoriale, letturista del contatore, che lo cura dopo una rovinosa caduta per le scale della cantina.

Quando Anna compare al suo inconscio chiedendogli di lasciarla andare, di accettare la sua scomparsa e di procedere da solo, riprende in mano pian piano le redini della sua vita.

L’amore che dura una vita scrutato dall’autore con un lungo sguardo tenero, indagante e indugiante è il tema principale del libro, ma non solo, c’è dolore, radici, solitudine, la percezione di sé e degli altri, il potere del linguaggio e della parola e soprattutto delle relazioni, le semplici relazioni quotidiane.

Auster, in poche pagine, con una scrittura pacata, riflessiva, senza eccessi, salvo far emergere, a volte, un vocabolo insolito e dirompente, inserisce storie nella storia, sottostorie di sottostorie, divaga, fa perdere il lettore in passaggi laterali fino ad arrivare a un finale che dice: “si apre il capitolo finale della saga di S. Baumgartner.” E la pagina successiva…

Lascio al lettore scoprire l’imprevisto perché gli imprevisti sono sempre i protagonisti dei suoi romanzi e questo suo ultimo non si smentisce anche se è soprattutto un’elegia e un commiato in punta di piedi, da par suo.

 

Genere Narrativa

Anno di pubblicazione 2023


lunedì 17 giugno 2024

SE AVESSI AVUTO GLI OCCHI NERI

 





Se avessi avuto gli occhi neri - Gianfranco Sorge -

recensione a cura di Patrizia Zara



Inizi del 1900: Siamo a Troina, Sicilia, un paesello a 1.120 metri dal livello del mare. Qui nasce Stella,  una bimba serena dagli strepitosi occhi azzurri, limpidi come il cielo terso di una frizzante giornata  di sole.
Conosciamo Sebastiano, uomo tutto d'un prezzo, prepotente, manesco e supponente, dai profondi occhi neri, che di Stella ne farà  "un granello di sabbia fuggito da una clessidra in frantumi".
In questo paesino dalle case raggruppate nell'altura come se fossero pezzi delicati di una  composizione natalizia, respiriamo l'aria inquinata dai pregiudizi,  dall'onore fanatico, delle arcaiche tradizioni, veri e propri tabù che sopravvivono nel piccolo borgo anche agli orrori della guerra e alla bellezza della natura.
Anni 1960: siamo tra Catania e Milano. Santa, figlia di Stella e Sebastiano, lotta per l'emancipazione femminile in questi anni di ribellione e libertà, una "figlia dei fiori". Ha gli stessi intensi occhi neri del padre, profondi e determinati.
Anni 80: Catania/Milano/Londra. Qui si muove Melissa, nome di una nuova tormentata identità, sorella di Santa.
Lei ha gli occhi della madre, Stella, due gemme incastonate che brillano in un volto ancora da definire.
E, come uno strano maleficio, per quei splendidi occhi che il mare invidia, subisce le stesse umiliazioni e sofferenze che, per essere "femmina" in un guazzabuglio di sentimenti contrastanti, la madre ha sopportato negli anni della sua negata giovinezza

Anno 2000 Aurelia...
Generazioni a confronto con un unico indelebile denominatore:  "Amare significa evitare inutili sofferenze a chi si ama".

Perché, nel cerchio potente  della famiglia che distrugge e ricostruisce dalle macerie,  i ricordi filtrano con cura ciò che di buono rimane in quella saggezza popolare, spesso urticante,  tramandata nel tempo.
Con "Se avessi avuto gli occhi neri" l'autore, conoscitore della sua terra e dei tempi, con una narrazione schietta, ma non priva di scene viscerali soprattutto quando il dolore  raggiunge il suo apice,  ci regala un affresco della Sicilia dai primi del novecento a oggi, esplora la condizione delle donne siciliane, l'evolversi della famiglia, i mutamenti della società. Un viaggio alla ricerca di identità negate, della propria verità e del difficile percorso per accettarsi ed essere accettati.
(Ognuno di noi è "The Fountainhead)

È un romanzo interessante? Si, lo è

"Per il bene della tua famiglia devi sopportare. Le donne sono le artefici dell'unione familiare, gli angeli del focolare.  Offri questo tuo sacrificio a Gesù" Le disse il prete al termine di una lunga e sofferta confessione.
...Dio come poteva permettere ciò "


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2020

 


STORIE VERE O IMMAGINATE

 




Storie vere o immaginate – Grazia Fassio Surace -

recensione a cura di Francesca Simoncelli

 

“Storie vere o immaginate” è un libro che si articola in 14 racconti, nei quali la donna è la protagonista assoluta. 

Vita di donne diverse, dove il filo conduttore sono i sentimenti: dolore, sofferenza, perdita, violenza, infelicità, delusione. 

Questo libro parla di donne che non hanno trovato il coraggio necessario per cambiare vita, ritrovandosi ad accontentarsi di un'esistenza mediocre ed insipida. 

Ma parla anche di donne che, invece, quel coraggio hanno scoperto di averlo, tra mille dubbi e incertezze. 

In alcune storie di questa raccolta mi sono ritrovata: le emozioni delle protagoniste erano uguali alle mie; in altre, invece, c'erano raccontate le paure che accompagnano la mia esistenza. 

Sono storie brevi, alcune avrei voluto fossero più dettagliate, avrei voluto conoscere meglio le donne descritte. 

Il linguaggio è scorrevole, ma non per questo semplicistico, anzi l’ho trovato piacevolmente ricercato. 

Il racconto, che più ha lasciato un segno dentro di me, parla di una ragazza che per tutta la vita ha fatto qualsiasi cosa per compiacere gli altri, annullando sè stessa, per poi rendersi conto di essere considerata una nullità, non solo agli occhi degli altri, ma anche ai suoi, perché nel tentare di accontentare chi ci è accanto, spesso perdiamo la nostra identità. 

Chi ci ama veramente non ci vuole diversi da come siamo, ci apprezza per le nostre unicità, e non tenta di controllare la nostra vita, perché il rispetto è la forma di amore più pura. 

 Questo libro mi ha emozionata in diversi modi, facendo affiorare ricordi e timori. 

Grazia Fassio Surace, autrice per me finora sconosciuta, si è rivelata un’interessante scoperta. 


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024


domenica 16 giugno 2024

CIATU MEI

 




Ciatu mei - Stefania Tedesco

recensione a cura di Gino Campaner

 

📖Spiccioli di trama: siamo alla seconda indagine per Cecilia Orlandi. Questa volta deve indagare sulla sparizione di  un giovane, Mino Gallo, il quale si è probabilmente messo nei guai frequentando persone molto pericolose. Iniziano subito le ricerche e...da lì in poi sarà un susseguirsi di situazioni sorprendenti che scoperchieranno un vaso di pandora pieno zeppo di crimini e criminali. Oltre alle indagini proseguiamo a conoscere nella loro vita fuori dal commissariato anche alcuni dei protagonisti, su tutti la "dottoressa" Orlandi alle prese con la sua incasinata vita privata. 

 

🔥Punto di forza: devo rilevare che dal mio punto di vista (quello di lettore) rispetto al primo romanzo con protagonista la Orlandi i miglioramenti sono stati notevoli. Nuvole grigie era un buon romanzo ma non aveva la profondità e la maturità di questo. In Ciatu mei non trova spazio solo l'indagine della polizia ma vengono trattati anche altri temi come i disturbi alimentari, le difficoltà di relazione... 



🙁Punto debole: è un punto debole rilevabile solo a carattere personale o da chi eventualmente vede il romanzo giallo come me. Manca un po' di pathos, di suspense. Non ci sono perdite eccellenti. È tutto termina in modo rassicurante. Preferisco quando lo scrittore corrobora il romanzo con buone dosi di cinismo. 



🏁Finale: il finale porta consolazione. Gli omicidi hanno provocato molto dolore e sgomento ma alla fine la Orlandi ha trovato il bandolo della matassa. Professionalmente parlando per il commissario tutto bene o quasi, ma nel privato? Dovrà accettare verità inimmaginabili che non gioveranno certo al suo stato emotivo già provato. 


🎓Giudizio complessivo: ⭐⭐⭐⭐
Deciso miglioramento a mio parere rispetto al precedente romanzo. La Tedesco si trova sempre più a suo agio nel tessere trame gialle. Trova anche il modo di parlare di argomenti socialmente rilevanti. Complimenti, la strada intrapresa è quella giusta. Solo un po' più di coraggio nell'asprezza delle storie (tiro acqua al mio mulino). 


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2024


venerdì 14 giugno 2024

IO SONO MARIE CURIE

 





Io sono Marie Curie - Sara Rattaro -

recensione a cura di Connie Bandini


Sara Rattaro è un’autrice prolifica. Ha regalato ai suoi lettori romanzi per adulti, ragazzi e bambini; inoltre, per il suo ultimo lavoro, si è cimentata  nella sua prima biografia romanzata. E ha scelto, come personaggio di cui raccontare la storia, una delle figure femminili più moderne del panorama scientifico di fine Ottocento-inizio Novecento. Si tratta di Marie Curie, personaggio  senza dubbio fuori dagli schemi in un’epoca in cui il genio femminile non è tenuto in alcun conto. Quando la giovane Marie – due lauree nel curriculum, una in Fisica e una in Matematica – incontra Pierre Curie, si rende conto di aver trovato il suo kindred spirit,  un’anima affine, un intelletto affamato di conoscenza, una mente brillante votata alla ricerca. Esattamente come lei. Si tratta quindi di un incontro magico, un connubio perfetto che le permette di realizzarsi come moglie e come madre,  senza tuttavia essere costretta a rinnegare la sua passione per la  scienza.

Ed è soprattutto dopo la morte improvvisa di Pierre, nel 1906, che Marie Curie mostra la sua vera natura: sa emergere e imporsi in una realtà dominata dal maschilismo, mostrando una forza d’animo e una determinazione che ancor’oggi sono un potente monito per chiunque: il coraggio paga, sempre.

Il libro di Sara Rattaro è una storia potente che parla di convenzioni e sfide, di sacrificio e volontà; l’autrice si serve di una scrittura ricca di metafore che rende ancora più avvincente la vicenda umana e culturale di una donna capace di imporsi, nonostante tutto e tutti.

Un messaggio, quello della Curie, che arriva da lontano, ma è modernissimo; una nuova storia raccontata con delicatezza e forza insieme da un’autrice che sa parlare al cuore del lettore e ogni volta ne colpisce il centro.


genere: biografia

anno di pubblicazione: 2024

 


giovedì 13 giugno 2024

L'INCONTRO

 





L’incontro - Michela Murgia

Recensione a cura di Miriam Donati

 

Estate 1986: Maurizio, dieci anni, figlio unico, torna come ogni anno dai nonni per le vacanze a Crabas in Sardegna e rivede gli amici con cui trascorrere l’estate sognata durante tutto l’anno trascorso tra la scuola e la famiglia. Il trio inseparabile costituito con Franco e Giulio si riforma e insieme organizzano giochi e monellerire. Maurizio scopre un’identità collettiva fatta da un “noi” impensabile in città, usato oltre che dai ragazzi, dai nonni, dai vicini di casa, da tutta la comunità.

Un “noi” respirato in ogni pagina in un paesaggio incantevole, in una terra ricca di tradizioni, silenzi e mistero che, nonostante le differenze dei luoghi, richiama al lettore le estati della propria infanzia, per certi versi ingenue, ma così lontane dall’oggi frenetico e globalizzato da risultare quasi fiabesche nella loro atmosfera.

Basta poco a sconvolgere gli equilibri: un nuovo prete venuto da fuori fonda una nuova parrocchia e questo crea una crepa che si allarga e provoca un antagonismo fanatico dove prima c’era fratellanza, il compagno di giochi, considerato dapprima inseparabile, diventa il nuovo nemico.

Il lettore dovrà districarsi in una battaglia a suon di “Santi” dove si è perso il significato della fede, ma è una battaglia in leggerezza, con battute esilaranti. 

Murgia in questo libro dei suoi inizi diverte in modo beffardo e sollecita il lettore a riflettere su quante volte il bene della comunità sia trascurabile rispetto al potere e il sentimento religioso sia prevaricato da logiche di dominio del territorio.

Un romanzo di formazione che insegna, attraverso il recupero della capacità di comunicare in maniera profonda e attraverso la relazione sincera, la gioia dell’incontro e della rappacificazione con un “noi” ritrovato in armonia.

 

Genere Narrativa

Anno di pubblicazione 2012


mercoledì 12 giugno 2024

CERCAMI

 




Cercami - Margherita Gagliardi

recensione a cura di Gino Campaner

 

📖Spiccioli di trama: Due sorelline gemelle di 10 anni stanno giocando a nascondino. Una sorella conta l'altra corre a nascondersi ma deve trovare un posto a cui la sorellina non penserebbe mai. Non in casa, troppo facile... Si ma certo ecco l'idea giusta. Da questo fatto nasce questo romanzo del quale non si può scrivere molto di più per non togliere il gusto della lettura. Neppure i nomi possono essere svelati... Dopo questo momento di gioco, che però ha in sé un fatto altamente drammatico, lungo salto temporale di 16 anni... E dal 2008 si arriva ai giorni nostri (2024)

 

🔥Punto di forza: Sicuramente l'intreccio narrativo molto originale e se pur complesso, raccontato in modo chiaro e logico. Una storia che lascia inquieto il lettore per tutto il racconto da un certo punto in avanti poi la sensazione di sospetto ed i momenti di suspense aumentano considerevolmente. Un'opera prima assolutamente di valore e non banale. Si legge con interesse. Godendo di un libro scritto con cura e attenzione. Tutti i personaggi sono funzionali alla storia, nessuno è "utilizzato" per riempire la scena. Tutti hanno motivo per esserci. 

 

🙁Punto debole: Tutto il romanzo si fonda su una circostanza abbastanza incredibile che si possa verificare ma non impossibile. Anche altre circostanze sono al limite ma comunque plausibili. Per il resto romanzo curato. Non ho rilevato nessuna incongruenza o errore di scrittura. Editing accurato. 

 

🏁Finale: Il finale crea un nuovo ordine, molto diverso da quello iniziale. Le perdite ed i colpi di scena non mancano. La protagonista ne esce viva ma ha subito diversi rovesci dal destino, suo malgrado. L'autrice è stata coerente ed il finale è la logica conseguenza di tutto il racconto. Giusta ma non eccessivamente cinica. Io avrei premuto di più sull'acceleratore...

 

Giudizio complessivo: ⭐⭐⭐⭐
Un esordio convincente e coraggioso, avendo ideato una storia originale, complessa, coinvolgente, al limite del verosimile ma molto godibile. I complimenti sono d'obbligo.


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2024

 


martedì 11 giugno 2024

LA NINNANANA DEGLI ALBERI






La ninnananna degli alberi - Alice Bassoli - 

recensione a cura di Elisa Caccavale 


Il romanzo esce nel 2022 in self publishing sul canale di Amazon; nello stesso anno Alice Bassoli partecipa con questo romanzo al concorso Amazon Storyteller conquistando la finale insieme ad altri quattro romanzi tra oltre millecinquecento opere in gara e ottenendo così l’attenzione della casa editrice Il corbaccio che pubblica il libro; La ninnananna degli alberi debutta il 6 febbraio 2024 e, ad oggi, è già arrivato alla terza ristampa. Una favola bella insomma, che dà la misura del valore di Alice Bassoli e di questo suo romanzo.

La storia narra la vicenda di Isabella, una donna che porta sulle spalle un’esistenza complessa: un matrimonio fallito, una figlia che si affaccia sull’adolescenza e una pericolosa dipendenza che la rende fragile. Il disagio di Isabella affonda le sue radici in un evento traumatico e drammatico accaduto vent’anni prima: durante l’estate (che trascorreva in un paesino sull’Appenino emiliano, ospite della zia) la sua gemella Valeria sparisce e di lei non si saprà mai più nulla. Dopo tanti anni Isabella deve tornare al paesello dopo la morte della zia per occuparsi di questioni legate all’eredità: qui ritrova i suoi amici di un tempo e scopre, con sgomento, che il passato non è ancora sepolto e che il mistero sulla sparizione di Valeria può riservare ancora nuove rivelazioni.

I punti di forza di questo romanzo sono molti:

📚lo sviluppo della vicenda: ci troviamo di fronte ad un giallo in modo chiaro e netto, tuttavia, pur trattandosi di un genere molto “cavalcato”, Alice Bassoli è riuscita a mantenere originalità e personalità; inoltre l’attenzione alle vicende umane di Isabella e degli altri protagonisti rende l’indagine e l’introspezione psicologica profonde e molto verosimili. Menzione particolare per la scelta del titolo che ho trovato fin da quando l’ho sentito la prima volta, molto toccante, molto poetico e, al contempo, anche in grado di incuriosire il lettore accompagnandolo durante la lettura fino a quando anche il significato di questo titolo verrà svelato.

🧒I personaggi, partendo dalla protagonista, Isabella; una figura molto interessante, che l’autrice è riuscita a costruire in modo sincero e mai stereotipato; per quello che le è successo sarebbe immediato pensare che il lettore si trovi a empatizzare con lei, in realtà viene presentata come una donna con grandi limiti e profonde carenze. In tutti i personaggi comunque si trova uno dei grandi pregi del libro proprio per questo saperli costruire al di fuori dei cliché: non c’è il buono, il cattivo, o se ci sono comunque per ognuno viene mostrato un lato diverso. Come nella vita non c’è il bianco e il nero, ma mille sfumature di grigio.

💌Victor Hugo ha detto: “la malinconia è la felicità di essere tristi”: in questo libro, in alcuni passaggi, ho pensato spesso a questa frase, perché si percepisce la dolcezza della malinconia. Primo nei paesaggi: questo paese dell’Appennino, sotto la neve, che richiama un mondo antico e ormai sempre più lontano, e poi nel rapporto dei personaggi: ex ragazzi, ex adolescenti, che si ritrovano dopo vent’anni e cercano, in parte anche inconsapevolmente, di far rivivere quel tempo, quell’età dell’oro, l’illusione, o il sogno, di poter rinnovare il passato.

🖋️Lo stile: è un libro che si legge con piacere e velocemente, perché ogni pagina girata ti spinge a continuare, anche grazie alle ottime chiusure dei capitoli, all’uso sapiente dei pronomi che ti confondono volutamente, l’uso dello spazio bianco e del taglio del paragrafo …il tutto rende il ritmo molto incalzante e tiene il lettore incollato alla pagina.

👍In conclusione: un romanzo che sa essere anche crudo, in cui la vita viene presentata in tutta la sua difficoltà e nel quale i rapporti personali si intrecciano in un complicato arazzo non facile da dipanare e davvero realistico.

Vivamente consigliato.


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2024

lunedì 10 giugno 2024

IO SONO MIO FRATELLO

 




Io sono mio fratello  -  Giorgio Panariello -

recensione a cura di Patrizia Zara



Mentre leggevo, pensavo. Pensavo e pensavo. Se la storia narrata fosse stata di una persona "qualunque" e non di Giorgio Panariello, personaggio pubblico che stimo molto, sarebbe stata corretta, attenzionata e soprattutto pubblicata dalla Mondadori?
E io, lettrice, avrei preso in considerazione la storia di uno "qualunque"? Boh! Sta di fatto che Panariello è un personaggio mediatico che ha una storia "comune" e ha voluto la possibilità di raccontarla e pubblicarla. Punto.
La storia narrata è struggente e soprattutto sincera. Una storia di sentimenti contrastanti così come lo sono i due fratelli: l'uno con la voglia e la determinazione di emergere, dare libero sfogo alle passioni in cui crede rafforzate da una latente forma di benevolo riscatto (Giorgio) e l'altro determinato a distruggersi, fragile, condannato a precipitare (Franchino). Due  vite parallele destinate a incontrarsi quando è ormai troppo tardi...
Scritto con la genuinità non solo dei ricordi sparsi qua e là, ma soprattutto con la voglia di sforzarsi per non dimenticare, "Io sono mio fratello" risulta una lettura dolcissima; un esternare ogni ricordo possibile per liberare il demone dei sensi colpa ed esorcizzare il dolore.
E così scoprire che, al di là del personaggio pubblico, esiste sempre un uomo "qualunque" con una dolorosa storia alle spalle; che quando si spengono le luci della ribalta l'uomo Panariello veste i panni di un persona qualsiasi e come una persona qualsiasi deve lottare con i fantasmi, demoni tormentati che si nutrono di quell'impotenza, proprio come in ogni essere umano. E sebbene la fama e il denaro possano dare sporadiche boccate di respiro o ritardare l'inevitabile, il senso di frustrazione dovuto all'impossibilità di raddrizzare il destino, o sorte o casualità, non ha alcun prezzo: bisogna conviverci e farsene una ragione. E io ne so qualcosa...
Da leggere soprattutto per l'onestà che si respira nella narrazione, l'acutezza dei sentimenti, lo sforzo di esternare lealmente le emozioni in modo da non confondere il personaggio Panariello dal Panariello della porta accanto.

"Integrarsi in una società che non ti perdona neanche le colpe che non ha commesso non era semplice. Non aveva nessun punto di riferimento, un appiglio al quale aggrapparsi...la sua era una rivoluzione interiore"


genere: biografia

anno di pubblicazione: 2020

sabato 8 giugno 2024

NIENTE DI VERO TRANNE GLI OCCHI

 




📚Niente di vero tranne gli occhi - Giorgio Faletti 📚

recensione a cura di Alice Bassoli

 

Trama:

Jordan Marsalis, ex tenente del NYPD, e Maureen Martini, commissario della Polizia di Stato a Roma, sono due persone apparentemente senza nulla in comune. Tuttavia, si trovano uniti nella caccia a un assassino spietato che trasforma le sue vittime in personaggi dei Peanuts. Il primo a cadere è Jerry Kho, alias Gerald Marsalis, figlio del sindaco di New York e nipote di Jordan. Seguono altre due vittime, collegate da una logica misteriosa. Tra una Roma assolata e una New York oscura, Jordan e Maureen devono decifrare messaggi incomprensibili e affrontare orrori per svelare la verità. Un trapianto di cornee, che permette al ricevente di vedere i ricordi del donatore, diventerà la chiave per scoprire l'identità dell'assassino. 🔍

 

🌟 Considerazioni:

Sublime. La capacità di Giorgio Faletti di generare immagini con la sua penna è straordinaria, nel vero senso della parola. Unica nel suo genere. Non si perde in logorroiche riflessioni o pensieri; lui mostra la scena e ce la fa vivere.

 

Faletti riesce a tessere una trama complessa mantenendo sempre alta la tensione narrativa. Ogni pagina è una scoperta, ogni capitolo un pezzo di un puzzle che si ricompone lentamente. L'idea del trapianto di cornee, che permette di vedere i ricordi del donatore, è letteralmente geniale.

 

🔪 Per gli amanti del thriller:

Un libro che gli amanti del genere non possono lasciarsi sfuggire. La prosa di Faletti è lineare ma generosa di dettagli e molto descrittiva.

 

Il finale è degno di un grande maestro del thriller🕵️‍♂️🔦

Leggetelo, leggetelo, leggetelo!


genere: thriller

anno prima pubblicazione: 2004

venerdì 7 giugno 2024

AGGIUSTARE L'UNIVERSO

 



Aggiustare l’universo – Raffaella Romagnolo -

recensione a cura di Lilli Luini

 

Per scrivere un libro così, ci vuole una grande capacità di raccontare ma l’autrice ne aveva già dato prova nei precedenti romanzi, primo tra tutti quello d’esordio, il bellissimo La masnà, storia di donne nella civiltà contadina.

Qui la vicenda comincia nell’ottobre del 1945. A Borgo di Dentro (nome inventato sotto cui si cela il borgo di Ovada, nel basso Piemonte) sta cominciando il primo anno scolastico dopo la guerra. Gilla è una giovanissima maestra, sfollata da Genova insieme alla famiglia. Il direttore della scuola le chiede di assumere l’incarico e lei accetta, lasciando che i genitori ritornino a Genova senza di lei. Ha bisogno di tempo e di ritrovare la serenità, dopo la morte del fidanzato Michele, partigiano trucidato dalle SS. In classe incontra Francesca, una bambina che lei intuisce subito essere molto più avanti nella preparazione delle sue coetanee, ma che non dice una parola. Scoprire chi è Francesca e le ragioni del suo mutismo diventano per Gilla una priorità, così come aggiustare un modellino di universo di ferro e cartapesta che ha trovato tra le rovine rimaste nella scuola e a cui si dedica alla sera, con la precisione e la pazienza apprese dal padre orologiaio.

C’è un altro filone nel romanzo, capitoli che ci portano indietro nel 1938, a Casale Monferrato dove la famiglia Sacerdoti vive in un discreto benessere, con il padre proprietario di un negozio e i figli professionisti laureati. L’autrice ricostruisce l’epoca e ci fa vivere in diretta quello che le leggi razziali spazzano via: non solo il benessere, ma ogni certezza presente e ogni spiraglio sul futuro.

Il legame tra le due vicende è evidente fin da subito, non credo fosse intento dell’autrice nascondere al lettore chi sia in realtà quella bambina all’apparenza muta: quello che conta è vederla prima e dopo, comprendere ciò che può fare la Storia alle vite degli innocenti e seguire l’appassionato cammino di Gilla verso il suo intento, cioè aggiustare l’universo, non solo l’oggetto che ha sul tavolo ma il male fatto a una bambina, simbolo di tutta una generazione.

La metafora del titolo è potente, ma lo è tutto il romanzo pur nella sua semplicità. C’è una dolcezza, un pudore nella scrittura della Romagnolo che però non deve trarre in inganno, perché quelle pagine inchiodano il lettore alla sedia non dandogli altra possibilità che girarle, una dopo l’altra, e andare avanti.  Grande pregio è anche aver scelto di far narrare la vicenda a più voci, ciascuna delle quali ci offre un momento, un episodio, uno spaccato di quel mondo.  Vista già la complessità della trama e i due diversi piani temporali, poteva derivarne qualche confusione. Invece la Romagnolo conduce la narrazione in maniera impeccabile, in cui ogni voce va a integrare la vicenda mandandola avanti con i fili che piano piano si intrecciano.

In conclusione, un gran bel romanzo italiano.


genere: narrativa

anno di pubblicazione. 2023