Se avessi avuto gli occhi neri - Gianfranco Sorge -
recensione a cura di Patrizia Zara
Inizi del 1900: Siamo a Troina, Sicilia, un paesello a 1.120
metri dal livello del mare. Qui nasce Stella, una bimba serena dagli
strepitosi occhi azzurri, limpidi come il cielo terso di una frizzante
giornata di sole.
Conosciamo Sebastiano, uomo tutto d'un prezzo, prepotente, manesco e
supponente, dai profondi occhi neri, che di Stella ne farà "un
granello di sabbia fuggito da una clessidra in frantumi".
In questo paesino dalle case raggruppate nell'altura come se fossero pezzi
delicati di una composizione natalizia, respiriamo l'aria inquinata dai
pregiudizi, dall'onore fanatico, delle arcaiche tradizioni, veri e propri
tabù che sopravvivono nel piccolo borgo anche agli orrori della guerra e alla
bellezza della natura.
Anni 1960: siamo tra Catania e Milano. Santa, figlia di Stella e Sebastiano,
lotta per l'emancipazione femminile in questi anni di ribellione e libertà, una
"figlia dei fiori". Ha gli stessi intensi occhi neri del padre,
profondi e determinati.
Anni 80: Catania/Milano/Londra. Qui si muove Melissa, nome di una nuova
tormentata identità, sorella di Santa.
Lei ha gli occhi della madre, Stella, due gemme incastonate che brillano
in un volto ancora da definire.
E, come uno strano maleficio, per quei splendidi occhi che il mare invidia,
subisce le stesse umiliazioni e sofferenze che, per essere
"femmina" in un guazzabuglio di sentimenti contrastanti, la madre ha
sopportato negli anni della sua negata giovinezza
Anno 2000 Aurelia...
Generazioni a confronto con un unico indelebile denominatore: "Amare
significa evitare inutili sofferenze a chi si ama".
Perché, nel cerchio potente della famiglia che distrugge e ricostruisce
dalle macerie, i ricordi filtrano con cura ciò che di buono rimane in
quella saggezza popolare, spesso urticante, tramandata nel tempo.
Con "Se avessi avuto gli occhi neri" l'autore, conoscitore della sua
terra e dei tempi, con una narrazione schietta, ma non priva di scene viscerali
soprattutto quando il dolore raggiunge il suo apice, ci regala un
affresco della Sicilia dai primi del novecento a oggi, esplora la condizione
delle donne siciliane, l'evolversi della famiglia, i mutamenti della società.
Un viaggio alla ricerca di identità negate, della propria verità e del
difficile percorso per accettarsi ed essere accettati.
(Ognuno di noi è "The Fountainhead)
È un romanzo interessante? Si, lo è
"Per il bene della tua famiglia devi sopportare. Le donne sono le
artefici dell'unione familiare, gli angeli del focolare. Offri
questo tuo sacrificio a Gesù" Le disse il prete al termine di una lunga e
sofferta confessione.
...Dio come poteva permettere ciò "
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 2020
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