Baumgartner - Paul Auster
Recensione di Miriam Donati
"Quando muore qualcuno che è centrale nella tua vita,
muore anche una parte di te. Non è semplice, non lo superi mai, impari solo a conviverci.
Ma qualcosa ti viene strappato via, e nel libro volevo esplorare tutto questo.
In Baumgartner, rifletto a lungo sulla sindrome dell’arto fantasma,
descrivendolo come 'un moncone umano' anche se 'gli arti mancanti' sono ancora
lì, e fanno ancora male, così tanto che a volte hai la sensazione che il tuo
corpo stia per prendere fuoco e bruciare all'istante”.
Parte
da questa considerazione Auster per raccontarci la mancanza dell’altro. Il
libro doveva intitolarsi “Phantom limb” l’arto tagliato appunto, la spiegazione
di come le persone amate scomparse – Anna, la moglie del protagonista del
romanzo e figlio e nipote dello scrittore – continuino, nonostante non esistano
più, a essere percepite dolorosamente presenti col ricordo. Il passo successivo
però è riuscire a farne a meno proprio per far cessare lo strazio.
"Bisogna però pensare all'amore come a una specie di
albero o di pianta. E se alcune
parti appassiscono, devi tagliare un ramo per sostenere la crescita complessiva
dell’organismo. Se ti fissi nel mantenerlo esattamente com'era, un giorno
morirà davanti ai tuoi occhi".
Ci
si affeziona subito al protagonista Seymour Baumgartner per la sua gentilezza,
per la sua goffaggine, per l’attenzione che ha verso gli altri, per la capacità
di meravigliarsi ancora e per quel suo essere in qualche modo riconoscente per
quello che ha ricevuto e che riceve.
Per
non soffrire troppo della perdita della moglie più che vivere, sopravvive,
vegeta, né felice, né infelice. Non ha figli, ma si intuisce il suo desiderio
di paternità dal comportamento usato al telefono con la figlioletta della colf agitata
a causa di un incidente domestico capitato al padre e con il garbato giovanotto
dell’azienda di servizio territoriale, letturista del contatore, che lo cura
dopo una rovinosa caduta per le scale della cantina.
Quando
Anna compare al suo inconscio chiedendogli di lasciarla andare, di accettare la
sua scomparsa e di procedere da solo, riprende in mano pian piano le redini
della sua vita.
L’amore
che dura una vita scrutato dall’autore con un lungo sguardo tenero, indagante e
indugiante è il tema principale del libro, ma non solo, c’è dolore, radici,
solitudine, la percezione di sé e degli altri, il potere del linguaggio e della
parola e soprattutto delle relazioni, le semplici relazioni quotidiane.
Auster,
in poche pagine, con una scrittura pacata, riflessiva, senza eccessi, salvo far
emergere, a volte, un vocabolo insolito e dirompente, inserisce storie nella
storia, sottostorie di sottostorie, divaga, fa perdere il lettore in passaggi
laterali fino ad arrivare a un finale che dice: “si apre il capitolo finale della saga di S. Baumgartner.” E la
pagina successiva…
Lascio
al lettore scoprire l’imprevisto perché gli imprevisti sono sempre i
protagonisti dei suoi romanzi e questo suo ultimo non si smentisce anche se è
soprattutto un’elegia e un commiato in punta di piedi, da par suo.
Genere Narrativa
Anno di pubblicazione 2023
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