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sabato 27 novembre 2021

IL SEGRETO DELLA MADDALENA

 


IL SEGRETO DELLA MADDALENA A. Giannelli

Il segreto della Maddalena è l’ultimo romanzo di Annalaura Giannelli, edito dalla casa editrice Les flaneurs. In questo nuovo lavoro la Giannelli cambia molte cose rispetto al percorso tracciato fin ora. I precedenti romanzi infatti erano storie nelle quali emergevano figure di donne coraggiose e risolute, erano prettamente appartenenti al genere narrativo ed erano stati pubblicati dalla casa editrice Adda. Il segreto della Maddalena invece è un mistery, o un giallo parlando più genericamente. Viene pubblicato dalla casa editrice Les flaneurs ed ha per protagonista un investigatore privato, Andrej Lupo. L’unica cosa che rimane simile ai suoi precedenti romanzi e l’emergere di figure di donne carismatiche e con grande forza morale. Il racconto inizia dalla richiesta che un noto imprenditore siciliano fa all’investigatore privato Andrej Lupo, quella di ritrovare, vivo o morto, il suo adorato figliolo Saro. Il ragazzo è scomparso durante un’uscita in mare con la sua barca. Il veliero viene ritrovato ma di lui non ci sono tracce. Andrej accetta l’incarico. Lupo si avvale della collaborazione di una donna, bella quanto enigmatica, con un passato doloroso alle spalle, una sensitiva, Karina Sanchez. Gino Santagata, il padre del giovane scomparso, è un imprenditore che gestisce la sua azienda con polso, imponendo a tutti la sua volontà. Arriva da una famiglia povera, ha creato da solo il suo impero ed ora lo gestisce anche con arroganza. Pretendendo che tutti si attengano alle sue disposizioni. Cerca in tutti i modi di coinvolgere i figli nella gestione della società ma Saro si è sempre dimostrato riluttante ed ora è scappato, o è stato fatto sparire. La Giannelli costruisce una vicenda molto intrigante, coinvolgente, che non smette mai di interessare. Col progredire delle indagini vengono svelati molti misteri e molte situazioni, che ancora oggi creano grande dibattito. Una di queste è la figura di Maria Maddalena, che ci hanno sempre fatto credere fosse una prostituta redenta da Gesù. Ma in realtà non è così. Attraverso questa vicenda viene portata alla luce una verità ai più sconosciuta. Lo studio dei vangeli apocrifi, ai quali l’autrice si è dedicata per molto tempo, porta alla scoperta di verità che ci sono state nascoste dalla dottrina ufficiale. Ma le figure di donna che vengono raccontate sono più di una, confermando la sua vocazione all’esplorazione dell’animo femminile. C’è Concetta, la madre di Saro, donna che custodisce un segreto che si perde nei secoli. Una donna anch’essa coraggiosa, risoluta. C’è Mariagrazia, la segretaria di Gino, una donna devota al proprio capo ed al lavoro. Il romanzo ha un ritmo sostenuto, la descrizione dei paesaggi siciliani poi sono sempre affascinanti, raccontano di una Sicilia misteriosa, che nasconde piccoli e grandi segreti. Complimenti meritatissimi alla Giannelli che attraverso un giallo moderno che intriga e interessa racconta di figure lontanissime nel tempo, controverse e a cui è stata cambiata la loro stessa esistenza. Una storia che unisce presente e passato entrambi legati dal mistero e dal segreto. In ultimo si può affermare con convinzione che questo cambio di rotta, anche se, a mio avviso, solo parziale, ha dimostrato la grande capacità di scrittrice e di divulgatrice di Annalaura Giannelli la quale spero non abbandoni immediatamente la figura di Andrej Lupo e con lui ci faccia vivere altre emozioni. Complimenti.

valutazione: buono

genere: 1giallo

 


martedì 12 ottobre 2021

LA REGOLA DEL RISCHIO

 



LA REGOLA DEL RISCHIO M. Severgnini

La regola del rischio è il secondo romanzo scritto da Matteo Severgnini con protagonista Marco Tobia. Tobia ora è un investigatore privato che vive nell’isola di San Giulio, nel lago D’Orta. Prima Marco era un valente ispettore di polizia, poi un fatto drammatico lo ha costretto ad abbandonare l’arma. Nell’isola vive solo lui oltre a delle monache di clausura, chiuse nel monastero Mater Ecclesiae. Marco Tobia è nato dalla fantasia e dal talento di Matteo Severgnini, scrittore e autore radiofonico. È un personaggio unico e molto originale. Tobia ama la solitudine o semplicemente se l’è imposta, divorato dai sensi di colpa e dalla sua malattia: la sindrome di Tourette. Invalidante, e che crea imbarazzo a chi assiste agli improvvisi spasmi e scatti a cui è soggetto. Tobia vive solo ma ha una fidanzata, Clara, che lui adora ma che a causa del suo lavoro (escort di lusso) rende molto complicato il rapporto e quasi impossibile la convivenza. Ha due amici fraterni: Anselmo, sempre alla ricerca di parole desuete, che è anche il suo fedele “barcaiolo”, e l’ispettore Antonio Scuderi, costretto a muoversi su una carrozzina. Marco Tobia è un essere imperfetto, ha tante manie (fuma spinelli) ed ha un passato doloroso a cui rende conto ogni giorno. Ma è un grande investigatore, la gente lo sa e spesso gli chiede aiuto per risolvere anche casi spinosi. Tobia in questo romanzo a due “casi” su cui indagare. Nel primo deve capire meglio le circostanze col quale è avvenuto l’arresto di una cara amica di Clara, fermata alla dogana di Chiasso e trovata in possesso di una grossa quantità di droga. E’ veramente colpevole o qualcuno l’ha voluta incastrare? Nel secondo deve aiutare la piccola Alice nella sua ricerca della tana del drago del lago d’Orta. Una ricerca non facile, in cui metterà tutto sé stesso. Il romanzo scritto da Severgnini cattura da subito l’attenzione. Sia per i personaggi singolari che lo animano sia perché è scritto molto bene. Scorre tutto in maniera mirabile, forse la prima parte è un po’ lenta, ma il romanzo non ci mette molto a diventare coinvolgente ed anche divertente. Le sorprese sono numerose è tengono alta l’attenzione di chi legge. Forse manca, per quelli che sono i miei gusti, un po’ di pathos, ma ovviamente la mia rimane una valutazione soggettiva. La regola del rischio, a mio parere, è un ottimo giallo ben sviluppato e che non ha situazioni inverosimili o forzature, che lo rendano poco credibile e questo, per me, è un suo grande punto di forza. Particolare anche l’idea di ambientare le avventure di Marco Tobia in un luogo assolutamente reale. Spesso si “utilizzano” luoghi di fantasia per meglio adattarli alla storia che si vuole raccontare. In questo caso non è così, tutto è vero e anzi le descrizioni, sempre molto accurate, del lago e dei luoghi che vi si affacciano regalano maggior fascino al racconto. Le varie deduzioni a cui giunge Tobia sono sempre logiche e ben spiegate. Nulla è lasciato al caso ogni situazione trova una soluzione. Il finale rimane aperto per una nuova eventuale storia con protagonista Marco Tobia, ed io mi auguro fortemente che sia così. Complimenti. Nota margine, ma non irrilevante per chi scrive, Severgnini dedica alcune poetiche pagine al grande Torino, perito nella tragedia di Superga; dimostrando di essere, come me, un fervente cuore granata. Grazie anche di questo.  

Valutazione: buono

Genere: 1giallo


giovedì 9 settembre 2021

IL NERO STA BENE SU TUTTO

 



IL NERO STA BENE SU TUTTO L. Irdi

Il nero sta bene su tutto è il secondo romanzo con protagonista la pm Sara Malerba. A scriverlo, come il precedente (Operazione Athena), è stato Luigi Irdi, giornalista e scrittore. Il romanzo è edito dalla casa editrice Nutrimenti. Alla stazione di Torre Piccola, località di mare vicino a Roma, in un luglio rovente ed affollato di turisti, viene trovato il corpo senza vita di una nota fashion blogger. La donna, che si chiama Viviana Malingri, aveva creato un noto marchio di abbigliamento ed era molto seguita anche sui social media. La sua morte è inspiegabile e le modalità con la quale è avvenuta sono ancora più enigmatiche. Non sarà semplice per il sostituto procuratore Malerba risolvere il caso, dovrà dar fondo a tutte le sue capacità investigative ed al suo intuito. Sara si avvale di un team di collaboratori molto capaci e devoti, su tutti il maresciallo Berardi, un omone molto protettivo, nei confronti della pm. L’autore tratteggia un personaggio, Sara Malerba, molto particolare, che aveva già colpito nel primo romanzo per le sue peculiarità. Un procuratore sempre molto attento e capace nel lavoro di indagine ma che nella quotidianità sconta qualche debolezza. Ha una vita sentimentale un po’ precaria, ed anche la sua vita di tutti i giorni, fuori dalle aule di tribunale, non è priva di contrattempi e di piccole manie. Ha paura di percorrere le autostrade e degli spazi aperti. In più ha un dialogo serrato con la madre, che la incita e la sprona a fare sempre meglio. Un racconto scritto con molta attenzione, confezionato con cura e con un editing scrupoloso, che rendono la lettura scorrevole e molto piacevole. Oltre a Malerba il romanzo vede coinvolti un altro gran numero di personaggi, tutti perfettamente calati nella storia. Non ci sono forzature o situazioni inverosimili. Il libro poi affronta argomenti molto attuali che lo rendono, anche per questo, molto interessante. Non ci sono situazioni particolarmente cruente o momenti sorprendenti, ed è questa forse l’unica pecca che qualche lettore può riscontrare. Il nero sta bene su tutto è un buonissimo romanzo giallo, con una trama ed uno sviluppo della storia che non smette mai di interessare e con un sottile humor che pervade tutte le pagine. Ma certo non è un libro che regala grandi emozioni o momenti di pathos. Ma non credo fosse questo l’obbiettivo di Irdi. Secondo me, l’intento principale dell’autore era “solo” quello di creare un nuovo coinvolgente caso per Sara Malerba, una figura investigativa particolare, un po’ diversa dai soliti commissari ed investigatori privati. Un personaggio che, al di là del caso su cui indaga, le permette anche di parlare dei sottili meccanismi processuali e dei precari equilibri su cui si basa la magistratura, ambiente che lui conosce bene essendosene occupato a lungo nella sua veste di giornalista giudiziario. Risultato, a mio avviso, perfettamente centrato. Sara Malerba conquista per la sua semplicità e freschezza, per le sue capacità ma anche per le sue debolezze. C’è una frase che Luigi Irdi fa dire ad un personaggio del romanzo che ha parer mio vale la pena riportare. Racchiude l’essenza stessa della vita è rende chiara anche la bellezza del libro. La frase è questa: “Vedi Saretta, qui è il tuo errore. Non bisogna chiedersi cos’è la felicità. La domanda vera è cos’è l’infelicità. Una volta definita quella, tutto il resto è felicità”. Ancora complimenti a Irdi e lunga vita a Sara Malerba che spero di rincontrare presto in una prossima indagine.

Valutazione: più che discreto

Genere: 1Giallo

 


IL CANTO DELLA FALENA

 


IL CANTO DELLA FALENA M. E. Aloisi

Il canto della falena è il romanzo col quale l’autrice, Maria Elisa Aloisi, ha vinto il premio Alberto Tedeschi 2021. Il concorso dà l’opportunità, al primo classificato, di essere pubblicato nella prestigiosa collana Giallo Mondadori. Un premio di grande valore, che ha visto vincitori scrittori che poi sono diventati notissimi nel genere del giallo/thriller, e che quest’anno ha visto vincitrice appunto la Aloisi, con questo bellissimo giallo giudiziario. La protagonista si chiama Ilia (Emilia) Moncada. Un avvocato penalista che lavora nello studio Marra. Gli avvocati Marra, padre e figlia, sono specializzati in cause civili, ma con l’assunzione della Moncada hanno deciso di aprire lo studio anche alle cause penali. Il caso che gli viene chiesto di affrontare dalla sua socia, e amica, è quello che vede come imputata la moglie di un noto commercialista. Il caso è diventato di interesse nazionale e di conseguenza la pubblicità per lo studio sarebbe tanta. Speranza Barone, questo il nome della presunta colpevole, un avvocato in realtà già lo ha, ma è un vero pasticcione, e sta portando avanti la causa in modo piuttosto approssimativo, pur credendosi un principe del foro, ed è per questo che la famiglia Barone ha chiesto aiuto allo studio Marra. Speranza è accusata dell’omicidio di suo marito, Adriano Politi, avvenuto nella loro villa a Nicolosi con due colpi di pistola. Il caso si presenta da subito disperato tanto che la Moncada non lo vorrebbe accettare. Per giunta il pubblico ministero lei lo conosce bene, e non ci vorrebbe proprio avere nulla a che fare. Ma dopo le estenuanti insistenze della sua collega a malincuore accetta, anche spinta da un senso di riconoscenza. Da questo momento iniziano per lei i veri grattacapi, dovuti alla complessità del caso ed alle reticenze dell’imputato e dei suoi familiari. Il giallo è ambientato in una Catania da cartolina durante un autunno inoltrato, ma ancora piuttosto caldo. Ilia è un avvocato determinato, e dal grande intuito che nel suo lavoro ha che fare con pubblici ministeri, giudici, strategie processuali, ma che nella vita è tutt’altro che una wonder woman. Ama il suo lavoro, e lotta tirando fuori gli artigli per dare giustizia ai suoi assistiti, ma nella vita di tutti i giorni però appare spesso impacciata, qualche volta anche un po’ goffa, non frequenta palestre, non ama apparire ed anche fare la spesa può diventare un impegno gravoso, preferisce il divano e una serie tv agli apericena, spesso sconta qualche piccola debolezza, ed ha un amore assoluto per la zia Ofelia, che l’ha cresciuta come una mamma. La Aloisi è un avvocato penalista, specializzato nei casi di violenza di genere, che prendendo in parola l’assunto che dice di scrivere solo di cose che si conoscono bene, senza inutili orpelli ma descrivendo semplicemente la realtà che ti circonda, ambienta il suo giallo nelle aule di tribunale, che lei frequenta abitualmente, descrivendo in maniera coinvolgente strategie e piani difensivi. Lo fa attraverso una storia che si ama sin dalle prime battute grazie ad una scrittura semplice, che conquista. Scrive un giallo mirabile con perfetti incastri narrativi, pieno di colpi di scena e di sorprese fino alle ultimissime pagine. Crea personaggi che si fanno ricordare, caratterizzati benissimo. Una vicenda semplice ma non banale, mai scontata, scritta con freschezza ed una punta di humor, quanto mai necessario soprattutto nei thriller. A noi lettori non rimane che sperare che Il canto della falena sia solo il primo di tanti romanzi con protagonista l’avvocato Ilia Moncada, personaggio di cui vorrei sentire parlare ancora a lungo.  Complimenti all’autrice.

valutazione: buono

Genere: 1Giallo

domenica 5 settembre 2021

LE LACRIME DEL COMMISSARIO

 


LE LACRIME DEL COMMISSARIO S. Cova

Le lacrime del commissario è l’ultimo romanzo scritto da Sergio Cova e pubblicato da Morellini. Il personaggio principale è il commissario Scalabrin. Riappare dopo otto anni dalla sua ultima indagine (Una via d’uscita) ma ritorna in ottima forma. Forse non quella fisica, a causa di una lesione alla gamba, (che si procura all’inizio del romanzo e che lo obbligherà a compiere le indagini aiutandosi con un bastone per camminare), ma certamente quella che più serve agli investigatori, cioè quella mentale, dove l’intuito e il coraggio sono essenziali. Scalabrin anche in questa dolorosa storia è supportato dal fido ispettore Patuzzi, dal vice commissario Mutti e dal resto della squadra: dal dottor Guerini, medico legale, e da Marco Berzi capo della scientifica. La vicenda si consuma a Samagno, paese nei pressi di Varese, affacciato sul lago Maggiore. Siamo a dicembre, la neve e il freddo la fanno da padroni. Scalabrin abita con la compagna in un antico casolare dell’ottocento ristrutturato, e riportato all’antico splendore, con grande fatica e sacrificio.  Una notte di fine novembre viene chiamato, insieme alla sua squadra, ad intervenire sul luogo del ritrovamento di un’auto data alle fiamme, ed il cui successivo incendio è stato da poco domato dai vigili del fuoco. Sono stati chiamati in seguito alla triste scoperta fatta dai pompieri dopo aver spento l’incendio: all’interno dell’auto c’è un corpo carbonizzato e dalle prime indagini tutto fa supporre si tratti di Caterina Sala, giornalista di cronaca nera del giornale locale. Per Scalabrin la Sala non è una giornalista qualunque. E’ una donna che non gli ha mai nascosto il suo amore, benché non corrisposto. Lo intervistava spesso e anche se non la conosceva bene le era molto affezionato. Da questo inquietante ritrovamento parte un’indagine che vedrà impegnata tutta la squadra, e non solo. Per Scalabrin i momenti di disagio e di dolore aumenteranno ad ogni nuova scoperta fatta dall’inchiesta. La sua pazienza e la sua tolleranza verso la crudeltà dell’essere umano saranno messi a dura prova. Ma soprattutto ciò che subirà i maggiori danni sarà la sua emotività e il suo stato d’animo. Scoprirà cose sconcertanti che lo manderanno in crisi. Ma anche grazie alla sua grande forza di volontà riuscirà a superare questi difficili momenti. Scalabrin con determinazione renderà giustizia a tutti coloro che avranno subito atroci dolori. Cova scrive un giallo molto coinvolgente, prendendo spunto da un fatto reale (come evidenzia lui stesso nelle note finali del romanzo), costruendoci attorno una storia emozionante piena di sorprese e di momenti avvincenti. Tutti i personaggi sono tratteggiati con grande cura e sono tutti funzionali alla vicenda che viene raccontata. Il ritmo è sostenuto e il lettore non si annoia mai, continuamente stimolato da nuove situazioni che Cova, con grande abilità, crea in rapida successione. Un plauso sincero all’autore, che scrive con successo ormai da alcuni anni.  La sua scrittura, pulita e sicura riesce a trasmettere la voglia di leggere, con grande partecipazione, dall’inizio alla fine della storia che racconta. Alla prossima Scalabrin (magari un po’ prima di otto anni), complimenti.

valutazione: buono

genere: 1giallo

 


domenica 25 luglio 2021

L'ULTIMA NOTTE

 



L'ULTIMA NOTTE G. Scaglione

Sto sempre attento alle nuove uscite della casa editrice Les Flaneurs. Una casa editrice nata pochi anni fa, ma che già annovera, nel suo catalogo, tanti titoli interessanti e tanti autori molto validi. Quando viene pubblicata una nuova opera, meglio se un giallo o un noir, mi precipito ad acquistarla. Sono certo che ne rimarrò soddisfatto. Molti di questi romanzi sono ambientati in città pugliesi. Luogo di nascita sia della casa editrice sia di molti degli scrittori che ne fanno parte. Questo, in particolare, ha come teatro della vicenda Bari. Senza un motivo particolare mi sento molto vicino a questa città. Non ci sono mai stato, ma sarà per il fatto che è una città di mare, che io adoro, sarà per un’amicizia importante che lì risiede, o sarà per i tanti libri letti che lì sono ambientati, e le cui descrizioni mi affascinano sempre molto, fatto sta che io Bari ce l’ho nel cuore. L’ultima notte, romanzo scritto da Giuseppe Scaglione, offre al lettore una visione particolare di questa città. Lo fa attraverso una storia originale e ben costruita. E’ un giallo, fondamentalmente, ma è anche molto altro. E’ un noir, un libro dalle atmosfere cupe, ma che parla anche d’amore e di sentimenti, che racconta le contraddizioni e le difficoltà di una città dove convivono criminalità e senso del dovere. Il protagonista è Andrea Lamparelli commissario di polizia finalmente rientrato a Bari, sua città natale, dopo molti anni trascorsi a Torino. Appena rientrato viene subito incaricato di indagare su un omicidio avvenuto proprio nei giorni immediatamente successivi al suo arrivo. La persona assassinata si chiama Cesare De Biase, un avvocato civilista con tante zone d’ombra nel suo passato. A dargli man forte ci sono l’ispettore Cascella, l’agente Basile e molti altri collaboratori, che formano da subito una squadra molto affiatata che non tarderà ad ottenere importanti risultati nelle indagini. Siamo nel periodo di ferragosto, il personale è poco ed anche per questo gli verrà assegnato anche il caso di una ragazzina arrivata in ospedale in condizioni molto precarie, con segni di percosse e di torture, portata da una donna che si è subito dileguata. Due casi che mettono in discussione tante sue certezze. La città di Bari come la conosceva lui non esiste più. Negli anni si è trasformata. Cosi come le persone ed i luoghi che lui frequentava. Indagando per risolvere questi due casi si rende conto che, nascosta tra le sue pieghe, la città cela tante attività illecite e tanti personaggi equivoci. Dalla semplice criminalità, alla corruzione, all’usura, allo spaccio ma anche a situazioni molto più tristi come la prostituzione minorile e la pedofilia. Una Bari che stenta a riconoscere, affascinante nei suoi paesaggi e nei suoi storici vicoli e ripugnante per la presenza di famiglie mafiose e amministratori corrotti. Il commissario, svolgendo le indagini, conoscerà anche molte donne che lo affascineranno e gli faranno riscoprire la voglia di amare e di provare emozioni. Incontri che gli porteranno non solo notti appassionate ma anche pensieri che lo metteranno di fronte alla scelta di vivere in coppia o di proseguire in un’esistenza solitaria, solo dedita al lavoro. Un noir ben costruito dall’autore con protagonisti che si fanno ricordare con piacere, storie che coinvolgono anche se forse rendono la trama gialla un po’ marginale. Ma sono certo che l’intento di Scaglione fosse proprio questo. Scrivere una storia drammatica e dolente, con risvolti duri, che attraverso un fatto delittuoso, tenuto sullo sfondo, evidenziasse le contraddizioni della città in cui vive. Lo ha fatto dando voce a personaggi ben tratteggiati, soprattutto il commissario Lamparelli, che stenta a riconoscere la città in cui è nato e che vuole, attraverso il suo lavoro, rendere migliore. Una visione della città amara dove si salvano poche cose e tra questi certamente ci sono i rapporti umani. Un plauso all’autore che con Lamparelli ha dato vita ad un commissario molto interessante che spero di ritrovare ancora.

valutazione: buono

genere: 1giallo

 


mercoledì 7 luglio 2021

CON L'ARTE E CON L'INGANNO



CON L'ARTE E CON L'INGANNO V. Corciolani

 Con l’arte e con l’inganno è l’ultima fatica data alle stampe (e che stampe!) da Valeria Corciolani. L’autrice ligure con questo romanzo fa il suo esordio in una casa editrice mainstream (la Rizzoli), dopo un lungo periodo di gavetta, fatto di pubblicazioni self publishing o con case editrici indipendenti. E non poteva essere altrimenti, dopo i grandi successi di vendite, e di consensi (io sono uno di questi), ottenuti con la serie dedicata ad Alma e Jules. Sei episodi, uno più divertente dell’altro, che gli hanno aperto la strada a questo risultato. Una storia tutta nuova dunque, ed una protagonista inedita ed originale. Partiamo da lei allora, Edna Silvera, storica dell’arte e ottima restauratrice. Una donna non più giovanissima, che cela un sacco di sorprese, che verranno via via svelate durante il racconto dell’avventura che si troverà, suo malgrado, a vivere. Ma andiamo con ordine. Il libro si apre con Edna disperata perché è dovuta correre a casa della mamma, ma non per un evento drammatico, tranquilli, almeno non in senso stretto. Il problema, il grosso problema, è che in quel momento la badante della mamma sta preparando le valigie per fuggire dalle grinfie di Zara, ottuagenaria con un carattere “appena” un po’ spigoloso, che ha già fatto fuggire a gambe levate le cinque badanti precedenti, e con questa fanno sei. Edna non sa proprio più a che santo votarsi per far tornare alla ragione la madre, che ha un’indole a dir poco fumantina e che tratta a male parole tutti coloro che non gli vanno a genio. Questo è solo il primo curioso personaggio che incontriamo nel romanzo, ce ne saranno tanti altri, ma mamma Zara rimane impressa nel cuore di chi legge, e ci rimane anche dopo il termine del libro. Man mano che il romanzo avanza conosciamo sempre meglio Edna, che vive in una villetta non lontano dal mare, ma sufficientemente distante dai bagordi turistici che lei rifugge, con la compagnia di un gatto e di alcune galline, che ascoltano musica anni 80 ed hanno i nomi delle grandi dive del cinema internazionale. Ha abbandonato la sua cattedra all’università per divergenze con il vicerettore e con altri professori, anche se saltuariamente viene chiamata per dei convegni e degli incontri pubblici. Proprio durante i preparativi di uno di questi, dedicato a Dante, scopre il cadavere di un uomo. Un antiquario, o meglio un rigattiere, morto all’interno del suo laboratorio. Da questo punto in avanti si innescano tutta una serie di situazioni spassose e divertenti che porteranno comunque a far chiarezza su quanto accaduto. Anche questo romanzo contiene tutte le peculiarità che si riconoscono alla penna della Corciolani. Brillantezza dei dialoghi e delle descrizioni. Simpatia dei tanti personaggi che intervengono nel romanzo. Molto ritmo e divertimento. Un plauso va anche fatto alla trama che l’autrice mette in piedi. Una storia studiata con cura ed attenzione. Che però diventa, in alcuni frangenti, a mio avviso, anche l’unico difetto del romanzo. Si perché forse le eccessive spiegazioni che riguardano i quadri, con il racconto approfondito dell’origine di particolari tecniche di pittura, hanno appesantito eccessivamente il racconto.  Anche se mi rendo conto che erano comunque necessarie, per fornire al lettore le chiavi per comprendere al meglio la vicenda che si stava sviluppando. Il rischio però così è quello di rendere il romanzo un po’ farraginoso e meno fluido. Questo inevitabile piccolo “difetto” non inficia comunque la bellezza di un romanzo che conferma le eccellenti doti narrative della Corciolani. Un ottimo esordio tra i “grandi” quindi, che spero venga presto bissato da una nuova avventura con protagonista Edna Silvera.

valutazione: buono

genere: 1giallo

 

giovedì 10 giugno 2021

BLUES PER I NATI SENZA UN CUORE

 



BLUES PER I NATI SENZA UN CUORE F. Salamino

Con Blues per i nati senza un cuore si conclude la trilogia dedicata al Kamikaze di cellophane, Michele Sabella, ed a Elena. La storia e la trama che costruisce l’autore sono come sempre di grande spessore, ma su di essa non mi soffermerò più di tanto. Giusto un accenno, nel quale dico che Michele, che ormai risiede stabilmente in Inghilterra, leggendo un articolo di cronaca nera, su un giornale italiano, apprende la notizia che la “sua” Elena è accusata dell’omicidio del marito. Le circostanze della morte sembrano inchiodarla senza alcun dubbio. Invece Michele di dubbi ne ha tanti, e torna in Italia per cercare di capire come si sono svolti i fatti. Questo è solo l’inizio del romanzo, il fatto dal quale si sviluppa poi tutta la storia, che vede protagonisti, oltre a Michele ed a Elena, un gran numero di personaggi. Il racconto della vicenda narrata nel romanzo termina qua. L’obbiettivo di questa recensione infatti non è quella di raccontare minuziosamente le varie fasi del libro, quanto piuttosto, quella di cercare di trasmettere, attraverso le parole, le emozioni che questi tre libri mi hanno regalato. Questo romanzo poi, in particolare, consolida la mia già grande ammirazione per le notevoli qualità di scrittore di Salamino. Blues per i nati senza un cuore ci racconta di un Michele ormai diventato un adulto consapevole. Ha scelto di mettere grande distanza tra sé ed il male vissuto in Italia, decidendo di migrare nel regno unito e riuscendo a ricostruirsi una vita, seppur sempre discutibile, più solida e determinata di quella di un tempo. Elena invece, diversamente da Michele, non è riuscita a vincere i suoi demoni, che le hanno mandato all’inferno l’anima. In più ha custodito un segreto che, invece di aiutarla a vivere un’esistenza migliore, l’ha condannata definitivamente alla dannazione. Si è legata ad un uomo che probabilmente non la ha mai amata, ma l’ha sempre solo usata per soddisfare le sue perversioni. Elena purtroppo, dopo che la sua vita ha dovuto affrontare situazioni al limite, ed anche oltre, non ha più saputo riprendere in mano la propria esistenza. Michele in questo romanzo dimostra di provare un amore smisurato per lei, la difende, la scagiona, la perdona. E’ consapevole Michele che, malgrado tutto, non può proprio vivere senza Elena, e questa consapevolezza lui ce l’ha da quando lei, dopo averlo conosciuto, non si è voltata dall’altra parte come facevano tutti quando lo incrociavano. Lui era un ragazzo con gravi problemi esistenziali. Lei una ragazza anoressica, che di problemi ne aveva forse ancora di più.  Ma lei lo ha accolto, cercando di lenirne le ferite, e da quel momento le loro anime e le loro esistenze si sono mescolate indissolubilmente. La vicenda è ambientata a Milano ed a Ceresio, luogo inventato (ma non troppo). Curioso il momento in cui si svolgono i fatti. Siamo nel 2022, nell’anno post pandemia, della quale si avverte ancora l’eco. Frequenti i flashback ad episodi passati che ci aiutano a capire la vicenda. Salamino ci racconta ancora una volta una storia ad alto tasso emotivo, con un susseguirsi di situazioni che coinvolgono fin dalle prime pagine. Una storia costruita con cura, che fa riflettere. Tanti i personaggi ambigui, alcuni crudeli altri spietati, molti quelli senza un pizzico di cuore. Una storia che non smette mai di sorprendere, che ci fa stare continuamente col fiato sospeso e solo dopo la parola fine ci permette di far calare l’adrenalina accumulata. Blues per i nati senza un cuore si può leggere benissimo anche come romanzo a sé stante, ma io lo considero il momento conclusivo di una storia in tre volumi, per questo invito caldamente ad iniziare dal primo episodio della trilogia (il Kamikaze di cellophane) per poi proseguire con gli altri due (Il margine della notte è il secondo). Vi assicuro che sarà un’esperienza di lettura difficilmente dimenticabile.  

valutazione: buono

genere: 1giallo 

 


lunedì 24 maggio 2021

DIECI PICCOLI NAPOLETANI

 



DIECI PICCOLI NAPOLETANI A. Vastarelli

Dieci piccoli napoletani è un romanzo giallo scritto da Antonio Vastarelli ed è stato pubblicato dalla Fanucci a novembre del 2019. È un giallo, ma irrorato da abbondante ironia e da ottima musica jazz. Il protagonista è Arturo Vargas, un giornalista in crisi, licenziato dal suo ultimo impiego. Una mattina riceve una telefonata da una donna che dice di chiamarsi Paola di Littanic.

 Gli comunica allarmata che qualcuno vuole ucciderla. Gli dice di possedere un elenco di 10 sospetti. La sua richiesta è quella di cercarli e capire se sono loro che la vogliono morta, in cambio otterrà cinquemila euro per ogni nome che riuscirà a scovare ed eventualmente a depennare dalla lista. Vargas sente odore di fregatura ma a quella voce proprio non riesce a dire di no anche perché lei, dopo avergli dettato il primo nome da cercare, interrompe perentoriamente la comunicazione. Quindi, non avendo molto da perdere, si improvvisa detective ed inizia la sua attività di ricerca. Il romanzo, nel titolo, ricorda immediatamente un celeberrimo libro di Agatha Christie. In effetti, come in quel romanzo, anche qui 10 persone, le stesse che il protagonista è chiamato a cercare, scompaiono misteriosamente dopo essere state intercettate. Ma le similitudini si fermano qui perché poi il romanzo di cui parlo in questa recensione prende tutta un’altra direzione.

 Il libro scritto da Vastarelli racconta una storia originale e decisamente divertente. Prevede un gran numero di protagonisti e momenti esilaranti che contribuiscono a discostarlo molto da quello della Christie. La prima parte è forse un po’ lenta magari l'inizio, un po’ laborioso, non entusiasma da subito il lettore ma questa fase è propedeutica ad una seconda parte assolutamente coinvolgente, con un fuoco di fila di situazioni che si susseguono ad un ritmo molto sostenuto, con personaggi affascinanti e molto ben costruiti che impreziosiscono il racconto. Come detto fino ad un certo punto del racconto la vicenda appare abbastanza scontata e con pochi sussulti ma da un certo momento in poi la storia prende una piega decisamente più interessante e, con grande brio e dialoghi effervescenti, giunge ad un finale sorprendente ed anche un po’ amaro. Un libro che intrattiene molto piacevolmente e lo fa attraverso una scrittura ed una storia che catturano. Complimenti all'autore che aspetto curioso nella sua prossima opera.

valutazione: buono

genere: 1giallo

SEGRETI CHE UCCIDONO

 


SEGRETI CHE UCCIDONO R. Landini

Segreti che uccidono è l'ultimo romanzo thriller consegnato alla Newton Compton da Riccardo Landini e pubblicato dalla casa editrice nel marzo scorso. Il romanzo racconta la terza vicenda con protagonista il restauratore di mobili Astore Rossi. Anche in questo giallo, come nei due precedenti (Il giallo di via San Giorgio e Il giallo della villa abbandonata), la protagonista, insieme ad i vari personaggi, è una casa. Per l'esattezza sono più di una le residenze protagoniste del romanzo, la principale è senz'altro quella di Garbano. Una piccola villetta, persa nelle colline emiliane non molto ospitale, almeno inizialmente (manca l’acqua calda e l’elettricità), ma che Astore saprà rendere vivibile. Astore vi si reca per trascorrere una vacanza. La prima dopo vent’anni di lavoro. Ma andiamo con ordine. Astore è come sempre all’opera nella sua officina di restauratore di mobili antichi, quando riceve, dall'amico Sergio Candurra, una serie di mobili da restaurare, di provenienza ignota. Non è la prima volta che Candurra gli affida dei mobili da far tornare all'antico splendore, per cui Astore non si sorprende più di tanto di quell'arrivo imprevisto. Poi l'amico se ne va e lui prosegue la sua giornata nel laboratorio. Quando finalmente comincerà a valutare il lavoro che quei mobili richiedono e ad ispezionarli più da vicino farà una scoperta che da lì in poi sconvolgerà la sua esistenza. Fin qui il racconto delle prime pagine del romanzo. Il resto ovviamente dovrete scoprirlo voi, leggendo questo avvincentissimo libro. Aggiungo solo che oltre ad Astore il romanzo vede la presenza di un gran numero di personaggi, grandi e anche piccoli. In questo romanzo troveremo un Astore come sempre poco incline ai rapporti umani, e che quando le cose, suo malgrado, cominceranno a mettersi male eviterà come al solito di coinvolgere le autorità, foriere di tristi ricordi, e proverà a cavarsela da solo. I vari “contrattempi” nei quali incorrerà Astore si susseguiranno rapidi, cosi come anche i suoi tentativi di arginarli, donando alla storia un ritmo sostenuto. Non manca nulla in questo racconto: amore, suspense, sorprese, dolore. Un campionario completo di emozioni e di trovate raccontate in maniera rimarchevole. Perché la storia, l'intreccio sono importanti. Fondamentali per tenere avvinto il lettore al libro, ma fondamentale è anche come queste vicende vengono raccontate e leggere i romanzi di Landini, da questo punto di vista, è un vero piacere. Scrittura chiara, termini appropriati, così la lettura scorre rapida e piacevole senza “impuntamenti”. Non mancano momenti ironici e più divertenti che stemperano la tensione del racconto. Un romanzo che non è solo un giallo ma, come nella migliore tradizione delle vicende nel quale è protagonista Astore, regala al lettore tanti spunti di riflessione. Un personaggio particolare, Astore, al quale ci si affeziona immediatamente per quel suo carattere solo apparentemente poco socievole ma che da un grande valore all’amicizia ed all’amore. L’amore per un amico, per una donna, e per la verità. In questa storia scoprirà anche l’affetto che un padre può provare verso un figlio. Avrà modo di capirlo quando il suo amico Sergio, prima di darsi alla macchia, gli affiderà la figlia, Isabella di sette anni. Un finale dolce amaro, forse più amaro che dolce ma che nelle ultime righe riserverà un imprevedibile colpo di scena che regalerà un enorme, e quanto mai necessario, sorriso. In definitiva un libro che non tradirà le aspettative, sempre alte ad ogni nuovo lavoro che Landini pubblica. Complimenti.

 valutazione: buono

genere: 1giallo


mercoledì 5 maggio 2021

PRISMA

 


PRISMA  G. Morozzi

Dopo aver letto il bellissimo romanzo Andromeda non potevo proprio esimermi dal leggere questa ennesima opera di Gianluca Morozzi, che la segue a breve distanza. Prisma è uscito da poco nelle librerie grazie alla casa editrice TEA, è testimonia una volta di più la grande prolificità ed inventiva dello scrittore bolognese. In questa storia il protagonista si chiama Vilo Vulcano ed è un libraio che, come purtroppo spesso avviene nella realtà, non se la passa granché bene economicamente. Ha ereditato la libreria dal padre che a sua volta era stata affidata a lui dal nonno. Per arrotondare le magre entrate si è inventato investigatore privato. Diventando uno dei migliori sulla piazza, anche se, ovviamente, lavora in incognito. Il compito gli è facilitato anche da una sua particolare caratteristica genetica, non prova paura. Fiuta il pericolo ma non ha timore alcuno. Abita, ed ha il suo ufficio da investigatore, nel retro del locale. Non ha più una casa e neppure un'automobile. Troppe spese, pochi soldi. Vilo in uno dei tanti pomeriggi solitari in libreria riceve la visita di Zelda Versalico, la sorella di un sedicente mago escapologo. Ludovico Versalico, per dimostrare la sua grande abilità di illusionista, aveva studiato un numero sensazionale. Peccato che nulla è andato come avrebbe voluto, risultato: morto stecchito. La polizia ha considerato la sua morte un incidente...sul lavoro, chiudendo tranquillamente il caso. Ma la sorella non si arrende è continua a considerare l'accaduto un omicidio. Ipotesi assolutamente fantasiosa e priva di riscontri. Anche se lei un sospetto ce l'ha. E lo comunica al libraio-detective. La ricompensa è allettante e Vilo, vista la sua precaria situazione economica, non le può negare il suo aiuto. Si mette così in moto alla ricerca di prove aiutato dal suo amico: l'Orrido. Si giungerà alla fine ad un epilogo follemente sorprendente. In pieno stile Morozzi. L'autore ci regala così un'altra perla. Molto diversa da Andromeda ma ugualmente coinvolgente ed avvincente. Un romanzo che fa vivere al lettore un viaggio dove viene continuamente sballottolato tra realtà e sovrannaturale, tra possibile ed inverosimile. Ma dove si trova poi il limite? Quello che non è vero è sempre impossibile? Lo insegnava anche houdini, il più grande escapologo mai esistito. Con i suoi numeri rendeva possibile anche quello che umanamente era impensabile. Il prolificissimo Morozzi è un vero vulcano, geniale per di più. Passa dal thriller all'horror alla commedia al sovrannaturale con estrema disinvoltura e con grandi risultati. Questo romanzo ha un finale apertissimo perché molte cose che nel romanzo sono raccontate hanno bisogno di essere chiarite, portate a conclusione. Aspettiamo quindi con ansia la prossima originale storia con Vilo, l'orrido e tutti gli altri personaggi presenti in Prisma. E chissà dove andrà a parare questa volta. Complimenti.

valutazione: più che buono

genere: 1giallo

 


sabato 10 aprile 2021

QUANDO IL DELITTO E' ARTE

 


QUANDO IL DELITTO E' ARTE T. Viganò

Quando il delitto è arte è il secondo romanzo scritto da Tiziana Viganò con protagonista il capitano Adelio Rusconi, e la sua squadra, ed edito dalla Golem. Il primo era stato Sinfonia nera in quattro tempi ed in quella indagine Rusconi era ancora maresciallo. Sono passati 3 anni da allora e molte cose sono cambiate. Sia nella sua vita privata che in quella professionale. In questo romanzo lo vediamo impegnato per risolvere un caso davvero complesso ed inquietante. Tutto ha inizio quando viene scoperto il cadavere di Silvia Leonardi, una psicologa. Il cadavere è composto sul letto in maniera molto particolare. Non ci sono segni di violenza evidenti sul corpo, che è stato truccato e posizionato in modo che l'insieme ricordi una famosa opera pittorica. In più c'è da dire che a quella visione il medico legale, Greta Hofer, ha avuto un crollo emotivo ed è fuggita via, senza fare i rilievi di routine. Cosa le ha causato questa reazione? Rusconi vuole capire cosa sia successo al membro della sua squadra, e scopre che la morte della Leonardi ricorda molto da vicino l'omicidio avvenuto tempo prima della allora coinquilina della Hofer, Lara De Santis. Per quel caso era stato arrestato il suo fidanzato. Per quel delitto, per il quale si è sempre proclamato innocente, l’uomo ha appena finito di scontare 14 anni di prigione. I sospetti cadono ovviamente di nuovo su di lui. Anche perché il modus operandi sembra proprio lo stesso. Ma ha un alibi, se pur traballante. Ci sono quindi molti aspetti da chiarire e la squadra del capitano è chiamata a fare un profondo lavoro di indagine. Intanto gli omicidi continuano, e sono sempre più efferati. Qualcosa non quadra e si deve ricominciare tutto da capo. Rusconi comincia a dubitare delle sue capacità investigative ed attraversa un momento di forte crisi personale. Per fortuna, ma anche per la grande abnegazione della squadra, le indagini imboccano finalmente la strada giusta che li porterà fino al serial killer. La Viganò confeziona un racconto giallo molto accattivante. Pieno di sorprese e di frequenti cambi di prospettiva. Ritmo sostenuto, situazioni coinvolgenti e verosimili. Nessuna evidente forzatura nella trama. Un thriller classico nella accezione più positiva del termine. Un thriller che oltre alle consuete indagini ed agli spietati omicidi del serial killer mette in campo un interrogativo importante. Il colpevole di cruenti omicidi e poi veramente sempre "colpevole"? Senz'altro togliere la vita a qualcuno è sempre comunque un crimine orribile ed ingiustificabile, ma qualche volta chi lo commette lo fa sentendosi praticamente obbligato a farlo, perché, nel suo distorto percorso mentale, non aveva alternative. Chi è stato ucciso, ai suoi occhi, meritava di morire. L'aver subito violenze e soprusi non giustifica la vendetta. Ma non è proprio mai ammissibile? In nessun caso? Chi ha subito violenze fisiche e psicologiche da parte di qualcuno può permettersi di vendicarsi su chi è stato responsabile di quei crimini? Questi comportamenti certamente sbagliati meritano solo biasimo o qualche volta anche pieta e compassione? Sono gli interrogativi che attraverso questa vicenda l'autrice consegna al lettore che è così chiamato in coscienza a dare un parere. In ultima analisi un romanzo ben costruito, non banale che permette di trascorrere piacevoli ore leggendo una storia sempre interessante.

Valutazione: buono

genere: 1giallo


IL SEGRETO DI MR WILLER

 



IL SEGRETO DI MR WILLER C. Maralfa

Il segreto di Mr Willer è l'ultimo romanzo scritto da Chicca Maralfa ed edito dalla Les Flaneurs. Sono sempre molto attento alle pubblicazioni di questa casa editrice fin da quando, qualche anno fa, scopri i romanzi di Davide Bottiglieri. Tre splendide opere. Da allora ho letto moltissimi romanzi, e scoperto validissimi autori che scrivono per Les Flaneurs, avendone sempre grande soddisfazione. Questo romanzo della Maralfa non fa eccezione. Il protagonista assoluto è Mr Willer (al secolo Riccardo Perrone) un web influencer notissimo per il suo canale e la sua trasmissione, Babilonia, su Twich, una piattaforma web che trasmette live video. Mr Willer ha 4 milioni di follower e nella sua trasmissione tratta svariati argomenti di attualità, e non solo, e su tutti ha un'opinione molto personale, e quasi sempre politicamente scorretta. Non è certo un tipo accomodante e poco gli importa di piacere per forza. Anche per questo ha molti haters, odiatori della rete, che non mancano di farle arrivare il loro disprezzo e, sempre più spesso, le loro minacce. Sono gli animalisti, i Vegani, le associazioni LGBT, i novax. Insomma sono tanti che lo detestano per le sue idee ma non smettono di seguirlo. Ma lui non teme nessuno, è un uomo giovane, forte ed affascinante, con un’ossessione per le donne ed il sesso e per la sua ex moglie, Sofia. L’ultima sua idea è quella di organizzare, nella sua città, un etero pride. Il racconto è ambientato a Milano. Una Milano notturna e nottambula dove tutto accade col favore del buio. Pensare che Mr Willer è una persona tutt'altro che stupida. Grande lettore, laureato a pieni voti e interessato ad ogni forma di arte. E’ un grande provocatore, un artista della comunicazione e un perfetto intrattenitore. L'altro grande protagonista del romanzo è il pubblico ministero Roberto Natali, che entrerà in campo quando avverrà uno sconvolgente fatto delittuoso, che darà forma a tutto il racconto. Natali è un uomo con una integrità morale inscalfibile, e per il ruolo che ricopre non potrebbe essere altrimenti. Un uomo corretto e rispettoso, innamoratissimo della moglie Clara. Ma il segreto di Mr Willer è in realtà un romanzo con tanti personaggi, e tutti rivestono una importanza fondamentale per la storia che viene raccontata. Chicca Maralfa ha scritto un romanzo attualissimo, quasi un instant book, per gli argomenti trattati. In esso infatti si parla di piattaforme social, (Twich), appena comparse nella rete, di web influencer, di haters (odiatori), ed aleggia anche come una presenza ingombrante, ma non invasiva, il virus che stiamo a tutt'oggi combattendo. Un racconto che cattura il lettore fin dalle prime pagine e non lo lascia più. Scorrevole e coinvolgente. Una scrittura che regala emozioni e sorprese con un ritmo veloce. Un romanzo che non ha cali di tensione, ma anzi aumenta col progredire della storia. Personaggi tratteggiati benissimo, su tutti Mr Willer ma anche il pm Natali e poi Sofia, Clara e tanti altri. Una storia attuale e molto credibile, addirittura, per qualche verso, reale. Un finale che sorprende ulteriormente e che regala ancora sussulti. Un romanzo che elargisce tanti spunti di discussione, ma che per parlarne si rischierebbe di rivelare troppo della trama. Allora mi fermo, ma vi invito caldamente a leggerlo. Il segreto di Mr Willer è un romanzo non banale, che coinvolge ed intriga. A mio parere c’è un solo passaggio critico, (che non posso ovviamente citare), che però non inficia più di tanto il giudizio finale che rimane, per me, ottimo. Complimenti.

valutazione: più che buono

Genere: 1giallo


 


mercoledì 17 marzo 2021

IL PREDATORE DI ANIME

 


ILPREDATORE DI ANIME V. Franchini

Il predatore di anime, romanzo scritto da Vito Franchini ed edito da Giunti, non è propriamente un thriller. Anche se si può considerare in generale come appartenente a quell'alveo letterario. In alcuni momenti sembra addirittura un trattato di antropologia. E’ vero che c’è un crimine, che ci sono delle indagini, ma non sempre si ha la sensazione di leggere un giallo. La vicenda che viene raccontata parte dalla scoperta di due corpi senza vita. E’ agosto siamo a Roma. Marito e moglie sono riversi sul letto, trafitti entrambe dal medesimo proiettile, in quello che sembra un classico omicidio suicidio. Ad indagare viene chiamata la dottoressa Sabina Mondello, funzionario di polizia del commissariato di Roma-Parioli. Sabina ispeziona il luogo del delitto, parla con i testimoni e malgrado alcune incongruenze propende per l’omicidio suicidio; soluzione suggerita anche dalla storia recente della coppia che, anche se ultimamente si era riavvicinata, aveva vissuto una profonda crisi, alimentata soprattutto dal comportamento possessivo e violento del marito. Il commissario prende la via più facile e meno impegnativa, anche distratta dalla coinvolgente storia d’amore che sta vivendo, e dispone l’archiviazione del caso. Anche perché l’unico sospettato, dell’eventuale doppio omicidio, è un operatore shiatsu di nome Nardo Baggio, che è stato l’ultimo ad averli visti. Ma il suo alibi appare inattaccabile. Anche le successive intercettazioni telefoniche non portano a nulla di rilevante tanto che verrà presto fatto uscire dalle indagini. Per Sabina però Baggio si rivelerà essere molto di più che un indagato. Nardo è un affabulatore, una persona con un forte carisma ed un fascino che non lascia indifferenti, ed anche il commissario subirà il suo magnetismo. La sua attività principale (oltre ai trattamenti shiatsu) è quella di sostenere, aiutare e supportare le donne vittime di stalking cercando di rendere inoffensivi (con le buone o con le cattive) i loro carnefici. Spesso le forze dell’ordine hanno le mani legate, ed i loro provvedimenti sono poco efficaci. Ma i singoli cittadini possono prendere strade “alternative”, rispetto a quelle che prescrive la legge, anche utilizzando metodi non proprio ortodossi. Le donne che lo contattano si concedono completamente a lui: gli affidano la loro vita, il loro amore, la loro anima. Nel suo centro costruisce cosi una sorta di harem di donne maltrattate completamente dipendenti dalla sua volontà. Anche Sabina, suo malgrado, dovrà ricorrere al suo aiuto. Il rapporto che si instaura tra Sabina e Nardo, contraddistinto da lunghi monologhi nel quale Nardo racconta perché è diventato il paladino delle donne maltrattate e del perché gli uomini sono diventati, nel tempo, persecutori ed aguzzini, sarà sempre più stretto. Sabina diventerà succube di quello strano personaggio, conquistata dalla sua indole e dalla sua missione. Eppure, seppur mosso dalla bontà, il comportamento di Nardo appare spesso misterioso ed ambiguo. Il libro abbandonerà presto il territorio del thriller per diventare un saggio sui comportamenti deviati degli uomini, e sul perché, antropologicamente, sono portati a compiere azioni persecutorie e violente nei riguardi delle loro ex compagne. Il libro in questa fase, pur rimanendo molto coinvolgente, perde un po’ di carica emotiva e di tensione. Non mancano di certo le sorprese ed i momenti adrenalinici ma la parte del thriller in queste pagine si perde un po’ per poi, nel finale, ridiventare molto più presente. Un finale che lascia con la bocca aperta ed il fiato sospeso per come si conclude la vicenda. Il romanzo scritto da Franchini, che conosce bene lo stalking, ed i suoi perversi percorsi, essendo un capitano dei carabinieri, è senz’altro molto originale ed intrigante. Non vuole “solo” essere un romanzo thriller, ma anche un libro che analizza il comportamento violento degli uomini, quando nasce e come si è trasformato nei millenni. Purtroppo però, secondo me, durante queste descrizioni, la dimensione thriller del racconto ne risente notevolmente.

valutazione: più che discreto

genere: 1giallo

 


giovedì 11 febbraio 2021

IL DUBBIO DELL'AVVOCATO

 


IL DUBBIO DELL'AVVOCATO L.P. Cavallo

Il dubbio dell’avvocato è un romanzo giallo scritto da Laura P. Cavallo per la golem edizioni, che lo ha pubblicato nel settembre del 2020. La protagonista è Alessandra Rizzo, un avvocato penalista (così come l’autrice), che lavora a Torino. Dopo un inizio di giornata pessimo tra un guasto alla sua auto e il furto della bicicletta, sempre sua, quasi al termine del lavoro, giunge in studio il sig. Giorgio Conti, intenzionato a divorziare dalla moglie. Ha chiesto espressamente di parlare con l’avvocato Rizzo, benché lei si occupi di reati di natura penale. Ma non vuol sentire ragioni e le espone il suo caso. Da li a poche ore verrà ritrovata morta proprio la donna dalla quale Conti voleva divorziare. Il delitto avviene tra le mura domestiche. Nella camera della donna, dove dormiva da sola ormai da tempo. Il primo sospettato è ovviamente il sig Conti che viene ben presto tratto in arresto. Ma appare subito evidente che le prove a suo carico non siano molto consistenti, senza contare che ci sono altrettanti elementi che lo scagionano. La Rizzo riesce così a fare ottenere al Conti gli arresti domiciliari, in attesa di ulteriori verifiche e di riuscire a liberarlo completamente. Ma allora come sono andate realmente le cose? Chi è il vero colpevole? Da quel punto il romanzo racconta undici giorni intensissimi, che saranno necessari per giungere ad una soluzione del caso. Undici giorni nei quali l’avvocato darà fondo a tutte le sue grandi abilità investigative. L’avvocato Rizzo si dà da fare per scoprire la verità anche se in realtà il suo compito, cioè quello di scagionare il suo cliente, è stato praticamente portato a termine. Vuole assolutamente aiutare gli investigatori a scoprire cosa si nasconde dietro a questo delitto, che non rimarrà comunque il solo. L’autrice costruisce un ottimo giallo con una trama non molto complessa ma ben sviluppata, che cattura l’interesse del lettore, coinvolto dal ritmo spesso alto dell’azione e dai dialoghi sempre ficcanti e divertenti, soprattutto quelli che l’avvocato ha con i suoi collaboratori, e con Paolo in particolare. Una avvocatessa che ha lottato strenuamente per raggiungere la posizione che occupa. Originaria di una famiglia pugliese di estrazione molto umile e con nessuna influenza nel “giro” che conta. Alessandra d’altronde, come sosteneva il padre, è un uomo con il corpo di una donna, fuma sigarilli, ha una determinazione di ferro ed un eloquio molto libero, da scaricatore di porto. Porta dentro di sé un grande dolore, che la immelanconisce, la fa sentire in colpa e che la rende spesso anche cinica, poco docile ed affettuosa. Durante questa indagine subirà un altro duro colpo dal destino, ma non riuscirà ad abbatterla completamente. Porterà a termine il suo incarico e riuscirà, col suo grande intuito, a dare un suggerimento decisivo per la soluzione del caso. Insieme all’avvocato Rizzo si muovono molti altri personaggi, colleghi e sottoposti, tutti ben caratterizzati che portano ironia e battute, rendendo a più riprese il romanzo molto divertente. Manca forse un po’ di pathos e di emozioni ma è, per contro, un giallo molto ben costruito, che funziona molto bene, tra situazioni imprevedibili e colpi di scena, con un finale molto coinvolgente, che chiarisce definitivamente ogni situazione in sospeso. Alessandra Rizzo è un personaggio molto interessante che prevedo abbia ancora molto da dirci. Un personaggio nuovo, che ha messo in noi lettori una gran curiosità, che promette di diventare un punto di riferimento per gli appassionati. Alla Cavallo l’arduo compito di non tradire le attese che dopo questo bel thriller sono molto alte. Complimenti. 

valutazione: buono

genere:1giallo

 


martedì 12 gennaio 2021

NESSUN NESSO

 



NESSUN NESSO F. Fabbri

Nessun nesso è l’ultimo romanzo thriller scritto da Federico Fabbri, pubblicato dalla casa editrice Les flaneurs nel novembre del 2020. Il protagonista principale è il commissario Santo Fabbri. Il romanzo inizia col racconto dei festeggiamenti per il compleanno di Noemi, la figlia di Fabbri, da parte dei genitori, dei suoi compagni di scuola e degli amici. Fabbri è felice del suo nuovo incarico di commissario, perché gli permette di avere più tempo per la famiglia e di poter avere un ritmo lavorativo più umano, con orari più regolari. Prima da ispettore la vita era alquanto frenetica, magari più emozionante ma non aveva orari, ed era anche piuttosto pericolosa. Ora, soprattutto dopo la morte della moglie, preferisce passare più tempo accanto alla figlia ed alla nuova compagna, Alessandra. Purtroppo però, nel bel mezzo del pomeriggio di festa, arrivano a casa sua due agenti della sua squadra. Widmer e Zanaga, questi i nomi dei poliziotti, gli dicono che deve necessariamente seguirli perché è successo un fatto gravissimo. A malincuore lascia gli invitati e segue gli agenti. Il caso che dovranno cercare di risolvere inizia con la scoperta di 4 corpi, semi sepolti, di giovanissime bambine uccise strangolate e poi sotterrate, se non per un arto che viene lasciato fuori dalla terra con un oggetto nella mano. Un ritrovamento inquietante, ed un caso che si presenta subito difficile. La squadra del commissario Fabbri e dell’ispettore Riccardo Tegon, un elemento niente affatto accomodante, anzi piuttosto scontroso e molto poco socievole, dovranno affrontare momenti di altissima tensione. Nel corso della storia verranno battute tante piste, che si riveleranno sbagliate e che porteranno ad accusare, senza peraltro reali riscontri, tante persone innocenti. Nel frattempo le morti si susseguono senza sosta, ed i nostri investigatori si ritroveranno, ad un certo punto, in una pessima situazione, pressati dall’opinione pubblica e dalle istituzioni, ed accusati di inefficienza. Non sarà semplice giungere alla soluzione del caso, che si risolverà solo nelle ultime concitate pagine del romanzo con un epilogo in parte sorprendente. Ero rimasto conquistato dalla precedente opera di Fabbri (L'assassino), e quando ho saputo dell'uscita di questo suo nuovo lavoro ho tralasciato tutte le letture che avevo in programma e mi sono immediatamente dedicato a questo libro. Ero certo di leggere nuovamente qualcosa di originale e divertente come il precedente. Nella realtà le mie aspettative sono andate un po' deluse. Queste sono le mie impressioni personali, è sempre bene ribadirlo. Sono certo che qualcuno possa trovare questo romanzo eccellente e non ci troverei, comunque, nulla di strano. Dicevo, se il precedente romanzo mi aveva sedotto, questo, non mi ha completamente deluso, ma mi ha lasciato un po' perplesso. Innanzitutto per la storia che racconta. Un serial killer che uccide strangolandoli e poi sotterrandoli quasi completamente, ad eccezione di un braccio, dei bambini, tanti bambini, troppi. Poi perché mi è parso eccessivamente frettoloso, sotto vari aspetti. I protagonisti della vicenda, ad esempio, sono tutti personaggi interessanti, sulla carta. Ma non sono approfonditi. L'unico che è stato "trattato" sotto questo aspetto è il commissario Fabbri. Ma anche la poliziotta Sonia Zanaga avrebbe meritato più attenzione, così come l'ispettore Tegon, ed anche Alessandra, la nuova compagna di Fabbri. Il serial killer poi porta a compimento una vera e propria carneficina, tutta a discapito dei bambini. Questa come situazione è oggettivamente un po' pesante ma potrebbe anche starci. Ma la rivelazione dei motivi che hanno portato il serial killer ad agire in questo modo e, del perché il serial killer compia così tanti omicidi, li ho trovati un po' grotteschi. Alcune situazioni poi, che qui non approfondisco per il pericolo di spoilerare, mi sono sembrate eccessive o comunque poco praticabili. Mi rendo conto di essere stato un po' duro, forse anche eccessivo nella mia analisi. Magari la causa va ricercata nella grande aspettativa che riponevo in questo romanzo. Mi scuso fin d'ora quindi per la ruvidezza di alcuni miei giudizi. Ma sono sinceri e onesti. Purtroppo ho riscontrato, mi duole dirlo, più ombre che luci. Devo anche sottolineare che la versione ebook da me letta contiene diversi refusi, ed anche questo forse ha contribuito a rendere meno fluida la lettura. Sono certo che ritroverò presto l'autore, che avevo tanto apprezzato, al livello che gli è proprio ed anche per questo continuerò a seguirlo con interesse. Un piccolo incidente di percorso che non inficia assolutamente il mio giudizio sull’autore che rimane più che positivo.

valutazione: più che sufficiente

genere: 1giallo

 


sabato 26 dicembre 2020

NON SVEGLIATE DON EUPREMIO

 



NON SVEGLIATE DON EUPREMIO V. Introna

Non svegliate don Eupremio è un romanzo thriller scritto da Vito Introna e pubblicato da Bertoni sul finire del 2019. In questo libro fa la comparsa per la prima volta il maresciallo dei carabinieri Alfonso Guarna con tutta la sua squadra. Un investigatore che poi Introna utilizzerà anche in seguito nel suo romanzo giallo L’ultima cena (2020). Guarna non è l’unico personaggio protagonista della vicenda. Tra inquirenti e presunti colpevoli sono in tanti a porsi in evidenza lungo il racconto. Non è facile raccontare l’inizio del romanzo con le sue prime scene, da cui poi si dipana tutto il resto della storia. Già dalla prime pagine infatti le diverse vicende del romanzo, che si svolgono su altrettanti piani temporali ed ambientali, e che in seguito troveranno una strada comune, si alternano spesso richiedendo una buona dose di attenzione. Lungo il “percorso” procederanno in parallelo e da circa metà racconto in avanti diventeranno un’unica vicenda. Le due storie che corrono in parallelo vedono a Roma protagonisti i quadri e i dirigenti della Spire una azienda di informatica. Andrea, Fabrizio, Saverio, Giorgio sono solo alcuni dei nomi dei personaggi che animano i corridoi della multinazionale. A Fasano invece è ambientato l’altra parte di racconto, dove protagonisti sono i carabinieri della tenenza della piccola cittadina Pugliese. Devono indagare su una serie di sparizioni di giovanissime ragazze. Fasano, e le sue infinite distese di terre coltivate, è il regno incontrastato di un anziano boss mafioso, Eupremio Amoruso. Proprio in quei territori avvengono le sparizioni. A suo modo intende contribuire alla cattura del pedofilo, perché nessuno si deve permettere di alterare la tranquillità di quei luoghi, in cui lui è il re assoluto. Ad un certo punto, per una serie di combinazioni, questi due mondi verranno a contatto è sarà un fuoco di fila di situazioni imprevedibili ed esilaranti, che coinvolgeranno il lettore fino ad un finale dolce amaro. Introna ha scritto un romanzo molto divertente, che regala a chi lo legge tanti spunti di riflessione, attraverso una vicenda ricca di situazioni che nasconde anche tanti risvolti inquietanti. Un libro che, grazie anche alla particolare impostazione narrativa, scivola via veloce e sempre creando grande interesse. Non mancano le sorprese ed i colpi di scena. Don Eupremio è un anziano capo mafia che pur avendo un’età molto avanzata riesce a controllare i “suoi” territori con autorevolezza ma anche con accondiscendenza. E’ ritenuto un benefattore da chi lavora per lui che non penserebbe minimamente di tradirlo. Anche le autorità in qualche modo chiudono un occhio sui suoi affari, e chi non è d’accordo nel lasciarlo agire indisturbato deve comunque accettare di buon grado la situazione. Non svegliate Don Eupremio è un romanzo che va assolutamente letto perché racconta una vicenda originale in maniera molto coinvolgente. Introna è uno scrittore che solo saltuariamente si cimenta nel genere giallo, lui che è un grande cultore e scrittore di fantascienza, ma devo dire che la nuova strada intrapresa lo ha portato già a scrivere diverse cose interessanti. Lo continuerò a seguire da vicino molto volentieri. Complimenti.

valutazione: buono

genere: 1giallo

 


lunedì 21 dicembre 2020

TRAPPOLA PER LUPI

 



TRAPPOLA PER LUPI B. Vallepiano

Trappola per volpi è il quinto romanzo scritto da Bruno Vallepiano con protagonista Mauro Bignami, professore di filosofia in un liceo di Mondovì in provincia di Cuneo, che ha da sempre il talento di riuscire a mettersi nei guai, a causa della sua inguaribile curiosità e senso di giustizia. All’inizio di questo romanzo lo ritroviamo al rientro da una splendida vacanza trascorsa con la famiglia, (moglie e figlio), in Croazia. In attesa che venga completata la sua nuova casa, è ospitato per qualche giorno, in un B&B di Gariola (paese sempre del Cunese), da Paolo e Clotilde, albergatori e suoi grandi amici. Il romanzo si sviluppa su due piani temporali, o meglio ambientali. infatti, mentre Bignami si sistema nel B&B, iniziano i capitoli che raccontano che, negli stessi momenti ma dall’altra parte dell’oceano, a Washington precisamente, su un campo da golf, viene ucciso, con un fucile di precisione, un caddy che in quel momento sta seguendo un noto giornalista d’inchiesta americano, impegnato sul green. Chi è stato? Qual era il suo obbiettivo?  Nel romanzo si alternano così i capitoli che raccontano i risvolti delle vicende che si consumano in Italia e negli USA. Il racconto, per la parte italiana della storia, è narrato in prima persona da Bignami. Nell’indagine che si svolge negli Stati Uniti il protagonista è il detective Joey Arvin e la narrazione avviene in terza persona. Nella parte che si sviluppa a Gariola succedono molte cose, anche grazie all’arrivo sulla scena di tre americani, che stanno ristrutturando un casale proprio a Gariol; alla scoperta di uno scheletro molto antico e alla presenza di una misteriosa ragazza. Ad un certo punto l’indagine americana per l’omicidio del caddy, e le vicende che stanno vivendo Bignami ed i suoi amici in Italia, che sono parse per gran parte del romanzo slegate fra loro, si incroceranno e solo negli ultimi capitoli verranno chiarite tutte le connessioni che hanno contribuito ad avvicinarli. Bruno Vallepiano è ormai un veterano della scrittura. Ha scritto moltissimi romanzi e libri: thriller, noir, oltre che saggi e guide. In questo romanzo la sua esperienza di autore viene fuori chiaramente. Costruisce una storia coinvolgente senza pause, molto “solida”. Con personaggi ormai noti e collaudati, almeno ai suoi fedelissimi lettori. Scrive con mano sicura, creando sempre grande curiosità nel lettore. Un romanzo che scorre rapido sostenuto da un buon ritmo, con descrizioni minuziose e appassionate dei luoghi. Buona dose di ironia e dialoghi ficcanti. Non si ha mai la sensazione di leggere un romanzo con protagonisti appartenenti ad una serie, già piuttosto lunga. Non mi sono assolutamente trovato spaesato, come invece spesso avviene leggendo il capitolo intermedio di una serie. Non ci sono riferimenti o richiami particolari a momenti passati vissuti dai protagonisti, quindi si può godere appieno questa storia, e per me questo è un aspetto fondamentale. Un giallo che nel suo incedere tratta temi importanti come l’amicizia, la malattia, l’ecologia, la saggezza nelle parole degli anziani come quelle di Guido, “antico” amico di Bignami.  Un libro scritto bene, che non ha cali di tensione e che mantiene il lettore sempre allerta senza mai annoiare. Il romanzo, ci fa riflettere sulla crudeltà di alcuni uomini, che non si fanno scrupoli di compiere anche efferati crimini per raggiungere i propri, miserabili, obbiettivi. Unico appunto, per essere un thriller manca forse un po’ di pathos, di effetto sorpresa. E’ ovviamente solo un’impressione personale, che non cambia in alcun modo il giudizio finale che rimane ottimo. Complimenti all’autore.  

valutazione: buono

genere: thriller


martedì 3 novembre 2020

LA TRACCIA DEL PESCATORE

 




LA TRACCIA DEL PESCATORE R. Castelli

La traccia del pescatore è il secondo libro scritto da Roberta Castelli, classe ’78, torinese di nascita ma siciliana di adozione, terra che ama profondamente. Globetrotter, non per turismo ma per scelta di vita, ha girato un po’ l’Italia (Torino, Milano, Catania e Toscana) ed ora si è stabilita in Austria (Vienna) dopo una capatina in Germania. Prima blogger ed appassionata fotografa ed ora, spero, scrittrice a tempo pieno. Perché tutto questo preambolo prima di parlare del libro? Semplicemente perché sento di doverglielo. Perché vorrei che questo suo romanzo diventi “famoso”, e che lo diventi anche lei (e con questo libro i presupposti ci sono tutti) ed allora una piccola biografia e d’obbligo. Il romanzo prima di tutto. Il libro racconta di una indagine seguita dal commissario Vanedda, siciliano doc, e dai suoi validi ed esilaranti collaboratori, l’ispettore Vaccaro e l’agente Caruso. E’ stato compiuto un omicidio in un B&B di Lachea. La vittima si chiamava Vincenzo Consoli. Il commissario comincia ad indagare e con calma e perseveranza riesce a dipanare la matassa (neppure troppo ingarbugliata per la verità) e ad arrestare il colpevole. Il commissario Vanedda è un personaggio particolare: cocciuto e determinato quanto leale e ironico. Convive con un uomo, Gerlando, che avrebbe voluto lasciare la Sicilia e non perde occasione per ribadirglielo. Lo avrebbe voluto fare a causa di un ambiente che considera pieno di pregiudizi.  Ma lui non ci pensa neppure, ama la sua terra, un po’ meno quella parte dei suoi abitanti, bigotti e retrogradi, che non vedono di buon occhio un uomo di giustizia con inclinazioni omosessuali, ma non si arrende e trova dalla sua parte persone bellissime come il suo ex professore di scuola, che lo sostiene e lo incoraggia. Non ha più la mamma, ed ha un padre molto anziano a cui badare. Ora le mie considerazioni personali. Il libro è stata una vera sorpresa. Mi ha conquistato dalle prime pagine, una lettura che mia coinvolto e stregato. Personaggi che ti entrano nel cuore, più di tutti ovviamente il commissario. Ironico e istrionico, sempre pronto ad aiutare malgrado qualche volta appaia burbero e poco paziente. La scrittura della Castelli è divertente e non annoia mai. Inserisce spesso parole in dialetto ma non rendono la lettura più difficoltosa, anzi fanno da contrappunto “necessario” per mantenere la storia sempre sull’onda della leggerezza e della simpatia. Non appesantisce ma arricchisce i dialoghi e le scene. Sono termini ormai comuni e comunque di facile comprensione. Sarà che io adoro la parlata siciliana ma in questo libro obbiettivamente è utilizzato sempre a proposito. Tutti i personaggi contribuiscono, a modo loro, alla soluzione del caso e non ci sono personaggi, anche di contorno, fuori contesto o inutili tutti hanno importanza e sono ben “utilizzati” dalla Castelli. Forse la trama gialla è un po’ debole ma non credo che questo fosse l’obbiettivo principale dell’autrice, cioè quello di scrivere un giallo con situazioni ad alta tensione e suspence allo spasimo, ma piuttosto quello di scrivere un giallo che vira alla commedia, divertente, ironico, scorrevole e con personaggi che si fanno ricordare volentieri. Obbiettivo, a parer mio, ampiamente raggiunto. Oso dire una cosa, che ribadisco, è un parere assolutamente personale: tra tanti commissari che spacciano per essere il nuovo Montalbano, Vanedda è quello che gli si avvicina di più. Ha delle peculiarità che lo differenziano in maniera netta da Montalbano ma l’atmosfera che si respira, i collaboratori stralunati, l’ironia nei dialoghi, e la naturale simpatia che suscita lo avvicinano molto. Si badi non ho parlato di Camilleri che rimane unico e inimitabile ma ritengo Vanedda il degno erede del commissario Montalbano. Complimenti all’autrice alla quale auguro tanta fortuna e che spero di aver presto occasione di rileggere. Con una nuova avventura di Vanedda, si intende.

valutazione: piu che buono

genere: 1giallo

 


L'ASSASSINO CI VEDE BENISSIMO

 





L'ASSASSINO CI VEDE BENISSIMO C. Frascella

L’assassino ci vede benissimo è il terzo romanzo, scritto da Christian Frascella, con protagonista l’ex poliziotto, ora investigatore privato, Contrera. Questa nuova (dis)avventura di Contrera si sviluppa, nel tempo di 24 ore di un novembre freddo e nebbioso, nel solito quartiere multietnico di Torino: Barriera di Milano. Quartiere nel quale sono ambientati tutti i gialli con protagonista l’investigatore privato più scalcinato e combina guai del globo. Più che un quartiere multietnico, Barriera di Milano è diventato ormai terreno franco per ogni genere di commercio: spaccio, ricettazione, prostituzione ecc… Gli abitanti onesti del quartiere, italiani e non, sono esasperati e temono che presto si arriverà ad una violenta resa dei conti. La convivenza tra varie etnie sta diventando sempre più difficile, ed alcune frange di violenti stanno ultimando i preparativi per compiere pericolose rappresaglie. In questo clima di grande tensione comincia la giornata di Contrera che, lasciata la casa di Erica, la donna che ama, si reca nel suo “ufficio”: un angolo di una lavanderia a gettoni costituito da due sedie ed un frigo zeppo di birre Corona. La lavanderia è gestita dal suo amico Mohamed ed è proprio lui ad affibbiargli il primo incarico di giornata, farsi restituire i soldi da un concessionario disonesto e maneggione che ha venduto un’auto ammalorata al suo amico Abdellah, che lo ha lasciato a piedi pochi km dopo essere uscito dal concessionario. A nulla sono valsi i suoi tentativi di farsi ridare i soldi. Qui entra in gioco Contrera: cercare di riavere, dal concessionario, quanto pagato da Abdellah. Questo è solo il primo degli accidenti che deve risolvere il detective quel giorno, perché ormai deve accettare qualsiasi tipo di incarico, bello o brutto che sia, visto le sue notevoli difficoltà economiche. Siamo giunti al terzo appuntamento delle indagini di Contrera e per chi conosce i precedenti romanzi la sua storia non fa più specie. Si sa che è un ex poliziotto, defenestrato dall’arma per aver tentato di smerciare droga sequestrata durante una retata. Da lì è cominciata la sua inesorabile discesa all’inferno. Quella scelta scellerata, quell’impulso dettato dall’avidità, lo ha rovinato per sempre. Il padre, valoroso poliziotto integerrimo e coraggioso, si è suicidato per il dolore. La moglie lo ha lasciato. La figlia ha preso ad odiarlo. Tutti gli hanno voltato le spalle trattandolo come un appestato. Ora, senza più soldi ed una casa, vive da sua sorella, adorato dai nipoti ma detestato dal cognato. Vive grazie ai casi che gli affidano gli abitanti di Barriera di Milano, che gli permettono cosi di sfruttare la licenza da investigatore privato avuta grazie ai buoni auspici del tenente Baseggi, l’unico che in polizia ancora lo sopporta. I suoi compiti principali ora sono quelli di pizzicare coniugi infedeli e figli tossici, o spacciatori, all’insaputa dei genitori. Qualche volta salta fuori qualche incarico “particolare”, spesso invece i guai se li va a cercare lui stesso, perché ovunque vada succede sempre qualcosa. Come in questa terzo capitolo, quando si trova da Basim per mangiare un kebab, e mentre si trova nel retro, alla ricerca di un bagno, nel locale viene compiuto un omicidio, anzi due. Lui si trova in qualche modo invischiato e non può far altro che occuparsene. I romanzi con protagonista Contrera sono un appuntamento imperdibile per i fans, come me, di Frascella. Il suo modo di scrivere conquista, coinvolge e diverte. Scrive sempre storie molto originali, intrise di ironia e sarcasmo, con dialoghi brillanti e personaggi irresistibili. Come in questo. L’ennesimo romanzo scritto da Frascella che scende piacevolmente giù nello stomaco: veloce, fresco, frizzante, proprio come una birra Corona. Questa volta però bisogna sottolineare che Contrera, per mano di Frascella, ha probabilmente passato il segno. Pur riconoscendogli il solito istrionismo e la solita sfacciataggine nell’affrontare il pericolo, ed anche l’ennesima prova di altruismo verso gli ultimi, va rimarcato come questo suo lasciar correre nei confronti di spacciatori e delinquenti, a vario titolo, che “operano” in Barriera forse è eccessivo. E’ vero che sono persone che lui sente particolarmente vicine, essendo lui stesso un individuo corrotto ed inaffidabile, però rischia, unito al suo palese fallimento come uomo, padre e compagno, di farlo diventare un personaggio eccessivamente negativo. Finale dolceamaro che lascia molte cose in sospeso. Sperando che nel prossimo romanzo la vita di Contrera possa trovare un po’ di pace faccio i complimenti all’autore per questa ennesima ottima prova. Consigliato.

valutazione: buono

genere: 1giallo