BLUES PER I NATI SENZA UN CUORE F. Salamino
Con Blues per i nati senza un cuore si conclude la trilogia dedicata al Kamikaze di cellophane, Michele Sabella, ed a Elena. La storia e la trama che costruisce l’autore sono come sempre di grande spessore, ma su di essa non mi soffermerò più di tanto. Giusto un accenno, nel quale dico che Michele, che ormai risiede stabilmente in Inghilterra, leggendo un articolo di cronaca nera, su un giornale italiano, apprende la notizia che la “sua” Elena è accusata dell’omicidio del marito. Le circostanze della morte sembrano inchiodarla senza alcun dubbio. Invece Michele di dubbi ne ha tanti, e torna in Italia per cercare di capire come si sono svolti i fatti. Questo è solo l’inizio del romanzo, il fatto dal quale si sviluppa poi tutta la storia, che vede protagonisti, oltre a Michele ed a Elena, un gran numero di personaggi. Il racconto della vicenda narrata nel romanzo termina qua. L’obbiettivo di questa recensione infatti non è quella di raccontare minuziosamente le varie fasi del libro, quanto piuttosto, quella di cercare di trasmettere, attraverso le parole, le emozioni che questi tre libri mi hanno regalato. Questo romanzo poi, in particolare, consolida la mia già grande ammirazione per le notevoli qualità di scrittore di Salamino. Blues per i nati senza un cuore ci racconta di un Michele ormai diventato un adulto consapevole. Ha scelto di mettere grande distanza tra sé ed il male vissuto in Italia, decidendo di migrare nel regno unito e riuscendo a ricostruirsi una vita, seppur sempre discutibile, più solida e determinata di quella di un tempo. Elena invece, diversamente da Michele, non è riuscita a vincere i suoi demoni, che le hanno mandato all’inferno l’anima. In più ha custodito un segreto che, invece di aiutarla a vivere un’esistenza migliore, l’ha condannata definitivamente alla dannazione. Si è legata ad un uomo che probabilmente non la ha mai amata, ma l’ha sempre solo usata per soddisfare le sue perversioni. Elena purtroppo, dopo che la sua vita ha dovuto affrontare situazioni al limite, ed anche oltre, non ha più saputo riprendere in mano la propria esistenza. Michele in questo romanzo dimostra di provare un amore smisurato per lei, la difende, la scagiona, la perdona. E’ consapevole Michele che, malgrado tutto, non può proprio vivere senza Elena, e questa consapevolezza lui ce l’ha da quando lei, dopo averlo conosciuto, non si è voltata dall’altra parte come facevano tutti quando lo incrociavano. Lui era un ragazzo con gravi problemi esistenziali. Lei una ragazza anoressica, che di problemi ne aveva forse ancora di più. Ma lei lo ha accolto, cercando di lenirne le ferite, e da quel momento le loro anime e le loro esistenze si sono mescolate indissolubilmente. La vicenda è ambientata a Milano ed a Ceresio, luogo inventato (ma non troppo). Curioso il momento in cui si svolgono i fatti. Siamo nel 2022, nell’anno post pandemia, della quale si avverte ancora l’eco. Frequenti i flashback ad episodi passati che ci aiutano a capire la vicenda. Salamino ci racconta ancora una volta una storia ad alto tasso emotivo, con un susseguirsi di situazioni che coinvolgono fin dalle prime pagine. Una storia costruita con cura, che fa riflettere. Tanti i personaggi ambigui, alcuni crudeli altri spietati, molti quelli senza un pizzico di cuore. Una storia che non smette mai di sorprendere, che ci fa stare continuamente col fiato sospeso e solo dopo la parola fine ci permette di far calare l’adrenalina accumulata. Blues per i nati senza un cuore si può leggere benissimo anche come romanzo a sé stante, ma io lo considero il momento conclusivo di una storia in tre volumi, per questo invito caldamente ad iniziare dal primo episodio della trilogia (il Kamikaze di cellophane) per poi proseguire con gli altri due (Il margine della notte è il secondo). Vi assicuro che sarà un’esperienza di lettura difficilmente dimenticabile.
valutazione: buono
genere: 1giallo
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