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venerdì 24 dicembre 2021

INTERVISTA A FABIO GIORGINO

 



Oggi nello spazio interviste abbiamo il piacere di ospitare, per la pima volta qui a giallo e cucina, l’autore Fabio Giorgino. Grazie per averci dedicato un po’ del tuo tempo. Io ti avevo già incontrato un paio di anni fa, ma avremo modo di parlarne durante la nostra chiacchierata.  Salterei a pié pari, se sei d’accordo, le domande di routine, quelle che io faccio abitualmente per conoscere un po’ meglio il nostro ospite. (Il Giorgino pensiero lo potete leggere eventualmente qua): https://ginodeilibri.blogspot.com/search?q=intervista+a+fabio+giorgino).

Mi concentrerei di più sul tuo romanzo, Le ragioni della follia, che hai scritto qualche tempo fa col self publishing e che ora la casa editrice Mursia ha pubblicato nella sua collana Giungla gialla. Immagino una gran bella soddisfazione. Raccontaci un po’ come sono andate le cose.

Ciao Gino, è davvero un grande piacere ritrovarti. Grazie ancora per questa nuova opportunità. Nella prima intervista di aprile 2020 ti dissi che, anche se era in corso la pubblicazione in self di Le ragioni della follia, stavo continuando a inviare le mie proposte editoriali a diverse case editrici e a contattare scrittori. La mia determinazione è stata finalmente ripagata quando, ad appena un mese di tempo da quella intervista, contattai Fabrizio Carcano per proporgli di leggere il mio romanzo. Non sapevo nulla di Giungla Gialla, che all’epoca era ancora in fase di progettazione interna a Mursia; mi interessava solo avere un parere professionale da un bravo scrittore di genere. Quando Carcano mi disse che stava reclutando nuovi giallisti per Mursia e che era disposto a leggermi, puoi immaginare la mia gioia, che divenne ancora più grande quando, esponendomi il progetto di Giungla Gialla, mi confermò che avrebbe proposto a Mursia il mio romanzo. La Collana si prefigge lo scopo di raccontare storie gialle ambientate nelle città italiane, con ambientazioni e caratterizzazioni che facciano conoscere ai lettori queste realtà di provincia, e la mia opera è piaciuta, oltre che per la trama, anche per le descrizioni dei luoghi.

 

Dobbiamo dire che Fabrizio Carcano sta facendo proprio le cose in grande. Ha creato una collana di gialli bellissima, immagino anche grazie alla fattiva collaborazione dell’editore Mursia. Sta coinvolgendo nella sua collana grandi nomi della narrativa di genere affiancandoli ad autori poco conosciuti, come te, creando un mix molto convincente. Qual è la tua opinione?

Fabrizio Carcano sta svolgendo un lavoro eccellente, e so che Mursia è orgogliosissima del suo direttore di collana. È un progetto ambizioso che si ripeterà anche nel prossimo anno con nuovi titoli e nuove ambientazioni. Per me è l’occasione per farmi conoscere da un pubblico di lettori più ampio e arrivare finalmente nelle librerie col cartaceo, cosa quasi impossibile con le auto pubblicazioni.

 

Tu sai che io sono un grande estimatore della auto pubblicazione. Ma so per certo che il 90% degli autori che scelgono questa strada ambiscono un giorno ad esser notati da una casa editrice che creda in loro e li faccia sentire importanti. Forse possiamo dire che il self publishing è il primo passo, (quel che si dice “fare la gavetta” in altri ambiti), per entrare nel mondo dei libri. Poi se c’è “sostanza”, e con un po’ di buona sorte, prima o poi qualcuno ti nota. Come la pensi a proposito?

Per quanto mi riguarda è stato proprio così. Mi rifaccio ancora una volta alla prima intervista. In quell’occasione ti dissi che l’auto pubblicazione era stata una scelta obbligata dalla totale assenza di risposta da parte delle case editrici alle quali avevo proposto il romanzo. Non rinnego quella scelta perché mi ha dato la possibilità di “testare” il mio scritto, di avere un primo riscontro dai lettori. Devo dire che mi sono sorpreso nel constatare soprattutto il grande uso del formato digitale. Per chi non ha un nome è difficilissimo farsi pubblicare da una buona casa editrice, ci vuole qualità, questo è certo, ma anche una buona dose di perseveranza e un po’ di fortuna.

 

Iniziamo senz’altro a parlare del tuo romanzo Le ragioni della follia. Uscii nella prima versione nel 2019. Ad ottobre del 2021 Mursia lo ha ripubblicato. Rispetto alla prima edizione cambia qualcosa? E’ stato rieditato o aggiunta qualche parte?

È stato revisionato da Fabrizio Carcano che mi ha dato poi alcuni consigli su cose da aggiungere, soprattutto per renderlo ancora più “tarantino”. Per questo ho inserito alcune cose nuove, come il riferimento all’annosa questione dell’inquinamento delle acciaierie ILVA e un ricordo di un campione del Taranto calcio, il compianto Erasmo Iacovone, al quale è intitolato lo stadio della città. Nelle note ho ricordato la cara Nadia Toffa, grazie alla quale oggi Taranto ha il suo reparto di oncologia pediatrica. Il confronto con il direttore di collana, oltre che costruttivo, ha segnato la mia prima esperienza di arricchimento professionale.

 

Sono sincero, come sempre, e devo dirti che la prima volta che lo lessi mi piacque molto. Avevo capito, nel mio piccolo, che questo Giorgino aveva della stoffa. Una vicenda ben costruita, raccontata bene, in maniera avvincente e fluida. Con un lessico curato con personaggi ben descritti ecc ma mi ricordo che ti feci anche dei piccoli appunti, nulla che inficiasse la bellezza e la lettura del romanzo ma in un’opera cosi ben orchestrata c’era, secondo me, qualche piccolo neo. In questa nuova edizione sono spariti anche quelli. Ad essere sinceri la seconda lettura è stata più coinvolgente della prima. Il romanzo se possibile è migliorato. Come me lo spieghi?

T ringrazio Gino. Ho proposto Le ragioni della follia a diversi blogger e lettori forti di genere come te, proprio perché mi interessava il riscontro in termini di consigli per migliorarmi. È naturale che le recensioni positive, gli apprezzamenti, facciano piacere, ma la vera utilità per chi scrive proviene solo dalle critiche che, logicamente, devono essere costruttive e mai distruttive. Ho fatto tesoro di tutto ciò che mi è stato detto in questi due anni e mezzo di auto pubblicazione, ci ho ragionato su, ho cercato di capire, e poi, come ti dicevo prima, ci sono stati i consigli preziosi di Fabrizio Carcano. Vedi, le tue parole sono una grande soddisfazione per me, la dimostrazione che abbiamo fatto un buon lavoro.

 

Spiro Fusco è un commissario che ti entra dentro. Un personaggio veramente indovinato. Un uomo senza enormi problemi esistenziali. Se ne leggono davvero di tutti i tipi: ex tossici, alcolizzati, ex delinquenti, picchiatori, hacker redenti ecc. Fusco è un commissario “normale” con un passato difficile ma che può essere comune a molti. Ci racconti come è nato questo personaggio e se ti sei ispirato a qualcuno? Dimmi che presto lo vedremo di nuovo protagonista in una nuova indagine.

Quando ho pensato a come costruire “Le ragioni della follia” avevo chiaro in mente che, oltre a una trama ricca di colpi di scena, dovesse contenere anche qualche elemento peculiare dei romanzi non di genere. Non mi interessava un protagonista border line, ma una persona appunto “normale”, con una storia famigliare e personale difficile e un presente inquinato da vicende del passato. Spiro Fusco è descritto dal suo nome, letteralmente uno spirito oscuro, ed è nato da questi presupposti, senza ispirazione da persone reali: un uomo e, soprattutto, un padre in difficoltà ma forte e perseverante, caratterizzato da una incrollabile fiducia nel futuro, anche se lui non ama farla vedere. Spiro è già presente in una seconda indagine, “Echi sinistri”; vedremo se Mursia sarà disposta a pubblicare anche questo romanzo. Attualmente ho appena terminato la scaletta per il terzo libro della serie e cominciato la prima stesura.

 

Nel romanzo viene spesso messo in evidenza il concetto di famiglia. La famiglia credo per tutti, ma soprattutto per noi italiani, rappresenta un legame fondamentale. D’altronde il comportamento di una persona adulta dipende molto da ciò che è stato il suo vissuto nella famiglia d’origine ed in quale ambiente era inserita. Ho dato troppa importanza a questo particolare o questa tua scelta non è casuale?

È proprio così. Come ho detto prima, la mia scelta è stata quella di creare un personaggio credibile, vicino quanto più possibile alla quotidianità, e la famiglia, appunto, è il nucleo della vita di ognuno, sia che si tratti di famiglia problematica, o mancante e desiderata, o che rappresenti il luogo di rifugio, l’alcova dove ci si sente al sicuro da tutti e da tutto. In essa si estrinsecano tutti i sentimenti umani: quale contesto migliore per parlare di amore, odio, stima, gelosia, condivisione, invidia.

Le ragioni della follia, un bellissimo titolo. Già lui da solo muove un sacco di considerazioni. Con un titolo cosi le aspettative verso il romanzo sono altissime. Ti sei preso una bella responsabilità (sorrido). Be, ti devo confessare che le mie aspettative le ha rispettate tutte. Ancora complimenti (anche se te li ho già fatti credo non facciano mai male). Perché questo titolo? Un gesto folle può avere delle ragioni? Secondo te esiste una follia buona e una cattiva?

Ho scelto questo ossimoro, un po’ provocatorio, per dire che dietro ogni gesto folle e moralmente inaccettabile c’è sempre una ragione, un motivo che innesca un certo ragionamento che, a sua volta, porta a una sintesi che può essere condivisibile o meno. Per fare qualche esempio, nel romanzo abbiamo il serial killer del fiore di loto che uccide per una propria convinzione malata, c’è Angela che decide di colpo di abbandonare il marito e la figlia di cinque anni e sparire, e lo stesso commissario Fusco che, pur essendo un poliziotto, per evitare tragiche conseguenze ai vicini di casa decide di non seguire le vie legali. Ecco, se pensiamo che la follia può assumere diversi gradi di gravità, non possiamo fare a meno di riflettere sulle sue cause e sulle conseguenze del gesto folle per poter fare una valutazione che, naturalmente, sarà condizionata dalla propria morale.

 

La chiacchierata volge al termine ma siccome sei ospite di giallo e cucina è prassi al termine di ogni intervista fare un paio di domande (anzi tre): vogliamo che tu ci indichi almeno un paio di romanzi che a tuo giudizio vale assolutamente la pena leggere. Se vuoi anche il perché. Poi dimmi una citazione nella quale ti ci ritrovi particolarmente.

Ovvio: tutti quelli dei colleghi di Giungla Gialla (sorrido). Nella prima intervista ti parlai di un salentino come me, Andrea Donaera, che aveva appena pubblicato un romanzo con NN editore, “Io sono la bestia”. Insisto su questo nome, perché quel romanzo ha avuto un grande successo di critica ed è sbarcato oltralpe, guadagnandosi un bel successo di pubblico anche in Francia. Donaera ha da poco pubblicato il suo secondo romanzo, dal titolo “Lei che non tocca mai terra”, una storia d’amore e di dolore, quasi crudele, ma che tocca le corde dell’anima. E poi c’è Fabrizio Carcano, con il suo “Misteri ambrosiani” una storia di intrighi tra istituzioni corrotte, mafia, servizi segreti che parte dalla fine degli anni ’70 per arrivare ai giorni nostri, con una sorta di staffetta tra i due famosi protagonisti inventati dalla penna dello scrittore milanese: il commissario Vittorio Maspero e il vicequestore Bruno Ardigò.

 

E poi, per onorare il termine cucina nel nome del nostro blog, un piatto, una pietanza a cui sei particolarmente legato o che semplicemente ti piace molto mangiare.

Te ne cito soltanto due. Nel romanzo ci sono accenni alla cucina tipica salentina e tarantina, come le orecchiette fatte in casa, in dialetto tarantino le “chiancaredde” da condire con sugo di pomodoro e cacioricotta o, per gli amanti dei sapori decisi, con la ricotta forte. Non possono mancare le cozze nere, ottime crude o con i vermicelli, buonissima la impepata di cozze.

 

Ti ringrazio della bella chiacchierata. Se ritieni puoi aggiungere qualcosa che magari ritieni importante far sapere ai lettori….

Vorrei invece chiedere una cosa ai lettori: per gli esordienti o emergenti che dir si voglia è molto importante il passaparola. Se ritenete un autore meritevole di attenzione fate circolare il vostro parere, perché la voce dei lettori è il modo migliore, quello più genuino per far arrivare il messaggio.

 

Di nuovo grazie. Complimenti ed a presto.

Ancora grazie infinite a te e allo staff del blog Giallo Cucina per avermi ospitato.

 

Consenso trattamento dati personali

Nota bene: Rispondendo alle domande di questa intervista viene dato il consenso alla sua pubblicazione sul blog Un libro di emozioni e sui social ad esso legati.


giovedì 16 aprile 2020

INTERVISTA A FABIO GIORGINO







INTERVISTA A FABIO GIORGINO
Oggi nello spazio interviste abbiamo il piacere di ospitare l’autore Fabio Giorgino. Grazie per averci dedicato un po’ del tuo tempo.

Prima se posso ti faccio volentieri qualche domanda di carattere generale per conoscerti un po’ meglio…no, non ti preoccupare nulla di personale. Solo domande riguardanti Il nostro amato mondo dei libri.  Allora Fabio raccontaci un po’ di te dove nasci e vivi, la tua formazione, qual è il tuo lavoro e poi dicci come nasce l’idea di scrivere romanzi.
Grazie a voi e grazie a te Gino per il tuo tempo.
Sono nato a Maruggio, dove vivo tutt’ora, un piccolo paese di 5.000 abitanti sulla costa salentina, in provincia di Taranto. Sono un impiegato pubblico, da sempre appassionato dell’arte declinata in qualsiasi forma. Mi affascina tutto ciò che è creativo, che è espressione della fantasia e dell’ingegno, e questa passione ha sempre stimolato la mia curiosità, spingendomi a cimentarmi in cose nuove. E così è successo dapprima per la pittura e poi per la scrittura. È partita la sfida con me stesso, volevo vedere se fossi stato capace di inventarmi un giallo, che doveva essere necessariamente ambientato nella mia terra. Leggevo un po’ di tutto, ma dal momento in cui ho preso questa decisione, ho intensificato la lettura di narrativa gialla e thriller, contemporaneamente ho cominciato a studiare le tecniche di narrazione qua e la sul web, a ripassare la grammatica, le regole della sintassi, della punteggiatura, ho frequentato forum dedicati alla scrittura, partecipato a contest vari, insomma, mi sono dato da fare.

Oltre a scrivere sei anche un lettore? Hai un genere preferito? Preferisci gli ebook o il libro cartaceo? Consigliaci un libro di un tuo/a “collega”.
Credo che non si possa pretendere di scrivere qualcosa di interessante senza essere un buon lettore. Ho sempre letto un po’ di tutto: mainstream, avventura, storico, noir, ma prediligo tutto ciò che ha a che fare con il giallo e le sue varie declinazioni. In genere preferisco il cartaceo, anche se ho un bel po’ di ebook sul mio dispositivo, per quando non sono a casa e mi si presenta l’occasione di poter leggere. Un consiglio? Se per collega intendi un esordiente ti posso consigliare il libro di un amico conosciuto sul web, conterraneo, che però non è autopubblicato. Lui si chiama Andrea Donaera e il suo romanzo d’esordio si intitola “Io sono la bestia”.

Da dove nascono le tue storie. Elabori notizie che leggi o sono esclusivamente di fantasia?
Per il mio primo lavoro si è trattato solo ed esclusivamente fantasia. Sicuramente sarò stato influenzato inconsciamente da ciò che leggo e vedo in tv, dalle esperienze personali, come credo succeda a chiunque scriva, ma non mi sono ispirato consapevolmente a fatti noti.

 La tua scrittura si colloca in un genere preciso o non si può inquadrare in una unica tipologia?
Ho iniziato con un thriller e credo che continuerò con questo genere. Thriller poliziesco, anche se mi piace metterci dentro storie che starebbero bene in un romanzo mainstream.

Sei un autore che auto pubblica i suoi libri. La tua è una scelta voluta oppure ambisci prima o poi a scrivere per una casa editrice ma ancora non ne hai avuto l’opportunità? Non deve essere facile dover occuparsi di tutti gli aspetti di “contorno”: copertina, editing, impaginazione, stampa…Parlaci della tua esperienza.
La mia è stata una scelta obbligata, non voluta. Ho inviato il mio romanzo a diverse case editrici, e sto continuando ancora oggi a farlo, ma finora non ho ricevuto risposte. Sì, è molto impegnativo fare tutto da soli. Non ricordo più quante volte ho riletto e revisionato il mio romanzo in questi otto anni. Ho creato da me anche la prima copertina, successivamente ho pensato di dargli una veste grafica decente e ho incaricato un grafico per quella attuale. Poi c’è stata la fase della formattazione dell’impaginazione, ma devo dire che in questo Amazon è dotata di un sistema davvero molto efficiente.

Ma eventualmente ti contattasse una piccola casa editrice la prenderesti in considerazione o miri proprio al grande salto? O magari ritieni che il self publishing sia la soluzione più giusta…
Senza nulla togliere alle piccole case editrici, se proprio non ci fosse alcuna possibilità di entrare nelle grazie di una grande, preferisco l’autopubblicazione.

Quando scrivi deve esserci assoluto silenzio o ti concentri meglio con una buona base musicale? Scrivi quando riesci o preferisci un momento particolare della giornata?
Silenzio assoluto e possibilmente solitudine. Quando ci sono queste condizioni, qualsiasi momento della giornata va bene.

Ti è capitato di presentare un tuo libro in pubblico? Eventualmente Preferiresti un moderatore che ti pone le domande “giuste” o preferiresti lasciare far fare le domande direttamente al pubblico?
L’inverno scorso sono stato invitato da un liceo artistico a parlare della mia esperienza di scrittura, nell’ambito del progetto “Libriamoci”. È stato molto interessante, la mia prima uscita in pubblico. C’era un prof che mi poneva le domande e alla fine si dava la possibilità anche agli alunni di fare le loro. Credo che questa sia il modo migliore di organizzare una presentazione di un libro, perché all’inizio l’autore può parlare della sua esperienza e dei contenuti della sua opera, per poi lasciare libero sfogo alla curiosità del pubblico.

Di norma preferisci scrivere libri autoconclusivi che non danno origine a serie o il personaggio principale da te creato in una storia lo ritroviamo in tanti tuoi romanzi?
Il romanzo che ho scritto è una storia autoconclusiva, nel senso che la storia si chiude senza lasciare questioni irrisolte, ma il personaggio principale, il commissario Spiro Fusco, è stato ideato per essere il protagonista di altri romanzi che mi auguro di scrivere.

Passiamo ad analizzare il tuo ultimo libro. Quando lo hai scritto e cosa ti ha ispirato?
Era il 2011 quando ho iniziato a buttare giù una prima idea a livello embrionale della storia. Se proprio vogliamo parlare di ispirazione, non si è trattato di prendere spunto da fatti realmente accaduti, l’unica cosa che mi ha ispirato è stata l’idea di dover costruire un thriller con ambientazione tarantina.

Dicci il titolo e raccontaci un po’ la trama, dove è ambientato, i suoi personaggi principali. Facci venir voglia di leggerlo….incuriosiscici.
Il titolo è un ossimoro: Le ragioni della follia. Un titolo venuto subito, spontaneamente. In questo romanzo racconto diverse storie di follia; sono partito dal concetto che non esiste una sola follia e che per ogni comportamento folle c’è sempre una ragione, intesa come motivo scatenante. Ed è questa ragione a rendere quel gesto folle più o meno condivisibile, anche se non sempre in modo oggettivo, perché si sa che le valutazioni variano da soggetto a soggetto, in base alle singole convinzioni.
Nel mio romanzo c’è la follia estrema e criminale del serial killer che ammazza per una propria convinzione insana. Poi c’è quella altrettanto inconcepibile ma più ordinaria, tra virgolette, della scelta innaturale di una madre che abbandona la famiglia e la figlia in tenera età. E ancora quella del personaggio principale, il commissario, il quale ha un lato oscuro che, in determinate circostanze, lo porta a comportarsi in modo non convenzionale per un poliziotto.
La storia si svolge principalmente a Taranto, ma ci sono due altre ambientazioni: una a Lecce, città bellissima della Puglia, e l’altra nella marina del mio paese. Si comincia in medias res, con la scena del primo omicidio del serial killer. Il commissario Spiro Fusco indagherà, ma ci farà conoscere anche molto del suo difficile trascorso famigliare dovuto all’improvvisa fuga di Angela, la sua compagna, una donna tormentata da un segreto che le ha condizionato la vita. Fusco ha pertanto dovuto crescere la piccola Vanessa da solo, con l’aiuto estemporaneo della cognata. A un certo punto delle indagini verrà a conoscenza di alcuni elementi che sembrano collegare i delitti del serial killer a quella oscura vicenda del suo passato famigliare. Ma non tutto è come sembra…

Hai dovuto fare un lavoro di studio degli argomenti trattati o lo hai ambientato in luoghi e descritto pratiche che conosci bene?
Ho dovuto fare un bel lavoro di documentazione. Mi sono state molto utili le letture di genere, ma durante la scrittura, man mano che si presentava la necessità, ho dovuto documentarmi su argomenti nuovi o approfondire quelli che conoscevo ma in maniera superficiale. Anche per le stesse ambientazioni, pur trattandosi di una città che conosco, sono andato a caccia di particolarità interessanti.

Secondo te c’è un pubblico specifico per questo libro o anche chi non è appassionato al genere a cui appartiene può trovarlo interessante?
Credo che possa leggerlo chiunque, perché non contiene scene di sesso o splatter, e oltre ai classici elementi del thriller, presenta anche situazioni particolari di vita quotidiana, come quelle inerenti il rapporto genitori/figli.

Facci un piccolo excursus nella tua bibliografia. Hai pubblicato altri romanzi precedentemente a questo. A quale genere appartengono? Stai scrivendo qualcosa in questo periodo? Oppure sei già hai dettagli?
Ho iniziato a scrivere il secondo romanzo con protagonista il commissario Spiro Fusco a ottobre e sono ancora in fase di prima stesura, ma in dirittura d’arrivo. Pii lo lascerò decantare per qualche settimana prima di passare alle revisioni. Posso anticipare che il passato di Spiro Fusco si farà ancora più interessante.

Prima dei saluti finali mi piacerebbe avere da te un’opinione del mondo nel quale ti muovi. Come ritieni che le istituzioni si comportino riguardo l’editoria? Secondo te coloro che propongono cultura in Italia sono sufficientemente tutelati dalle leggi vigenti? Dovrebbero avere maggiore visibilità? Penso alla pittura, al teatro, ai musei ed anche ai libri…
Sinceramente non conosco così bene il campo del rapporto istituzioni/editoria da poter dare una risposta esauriente. Da quello che sento e leggo capisco che gli investimenti che le istituzioni dedicano all’editoria, ma in generale al mondo della cultura, sono insufficienti. Si dovrebbe fare in modo di rendere ogni cosa più facilmente accessibile a tutti; penso a quelle persone che vorrebbero ma non ne hanno la possibilità economica. Investire nella cultura, nell’arte, è fondamentale per un paese che aspira a migliorarsi. D’altro canto credo che anche l’editoria non sia immune dai difetti, mi riferisco alle tante pubblicazioni di basso livello che le grandi case editrici propongono solo perché l’autore ha un nome che garantisce alti numeri  di vendite, mentre per tanti autori sconosciuti è quasi impossibile emergere.

Ti ringrazio della bella chiacchierata, ti auguro tanta fortuna e spero che non si affievolisca mai la tua voglia di scrivere perché sei veramente bravo/a. Se ritieni puoi aggiungere qualcosa che magari ritieni importante far sapere ai lettori….
 E’ stata una bella chiacchierata abbiamo analizzato tanti aspetti interessanti e per me va benissimo così grazie.

Di nuovo grazie. Complimenti ed a presto.

Consenso trattamento dati personali
Nota bene: Rispondendo alle domande di questa intervista viene dato il consenso alla sua pubblicazione sul blog Un libro di emozioni e sui social ad esso legati.