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lunedì 21 aprile 2025

TERRITORI

 




Territori - Olivier Norek -

recensione a cura di Ornella Donna


Olivier Norek è uno scrittore francese e un poliziotto. I suoi romanzi, tradotti in 14 lingue, hanno venduto più di due milioni di copie, vincendo numerosi premi letterari. In particolare ha scritto la cosidetta Trilogia della banlieu, iniziata con Codice 93, ed ora portata avanti con il secondo volume intitolato Territori, edito da Rizzoli nella prestigiosa collana Nera Rizzoli. Il capitano Victor Coste, protagonista della serie, torna anche in Il pesatore di anime (2023). Il primo libro di Norek ad essere pubblicato in Italia è stato: Tra due mondi , Rizzoli 2018.

Territori dimostra essere, ancora una volta, un romanzo assai crudo ed avvincente, che racconta verità di grande attualità, particolarmente nitide e violente.

Ambientato a Malceny, nel dipartimento parigino della Seine-Saint-Denis, un quartiere violento, dove le bande di giovani agiscono indisturbati, mettendo a fuoco e ferro chiunque cerchi di intralciarli. In questo caso un uomo viene trovato morto, seduto su una sedia,  stato torturato con un trapano, e le sue ginocchia sono state perforate. La violenza è inaudita ed impensabile. Victor Coste e la sua squadra cercano di far luce su di un omicidio al limite, compiuto da giovani gang di trafficanti che agiscono alla luce del sole, restando, spesso impuniti.

La situazione precipita ulteriormente quando viene rinvenuto il cadavere di Rose, uccisa in casa sua, abbandonata sul letto, contornata da un mazzo di soldi, sparsi intorno al suo corpo:

         “Coste era accoccolato davanti al cadavere di una vecchia stesa sul pavimento con gli occhi ancora spalancati e una smorfia di dolore sul viso. (…) Morte naturale, probabilmente un attacco cardiaco. “

Chi ha voluto la sua morte? Inoltre Coste ritrova a casa della stessa una quantitativo ingente di droga, dall’hashish alla cocaina. Ora anche gli anziani si mettono a spacciare, si domanda, costernato? Intanto Coste conosce Jacques, un anziano conoscente di Rose, che lo aiuta a far luce su di una vicenda assai inquietante e tragica.

Il romanzo  giallo, ed è caratterizzato da una pletora di personaggi, al punto che a metà del romanzo sono già ben 28! Su tutti spicca Bibì, un giovane adolescente, spietato, assodato da un boss, a cui deve l’obbedienza di un soldato che agisce e non fa domande. La sua realtà colpisce nel profondo, cresciuto a suon di botte, con una madre sempre ubriaca, l’unica sua salvezza è quella di ubbidire, sconvolgendo la realtà ed attuando ciò che gli si dice di compiere, tramite l’uso di una violenza rude e cinica.

La realtà narrata è quella di un sistema corrotto nelle fondamenta, dove non c’è  spazio per il buono e il bello. Il male è ovunque, ed è anche l’unico mezzo di sopravvivenza.

Con questo nuovo romanzo, Norek si conferma un narratore di qualità, sofisticato e colto, che racconta di una società violenta e cruda, pronta ad esplodere, con conseguenze inimmaginabili. Per palati forti, un giallo che si distingue, per assenza di moralità e di scrupolo. Il ritratto di una provincia che fatica a sopravvivere, preda di una cieca violenza, inquietante e struggente.


genere: thriller

anno di pubblicazione: 2025

 

giovedì 10 aprile 2025

UNA QUESTIONE DI SOLDI

 




Una questione di soldi - Gabriella Genisi -

recensione a cura di Ornella Donna


Torna Lolita Lobosco, felice creatura di Gabriella Genisi, nel libro intitolato Una questione di soldi, edito da Sonzogno editore. Un libro di ottimo tessuto narrativo, con una protagonista che ha saputo conquistare una grande fetta di pubblico e di lettori, anche dopo la trasposizione televisiva.

Siamo a marzo a Bari, quando viene ritrovato il cadavere di una donna, all’apparenza sembra trattarsi di un suicidio. Ma sarà proprio così?

La vittima si chiamava Margherita Colonna, era una gran bella donna, direttrice della filiale di un noto istituto di credito, era da poco separata dal marito, ed aveva una nuova, entusiasmante relazione con un uomo molto aitante. Ma ciò che più inquieta la poliziotta chiamata sul luogo, è l’incredibile somiglianza tra lei stessa e la vittima. Praticamente erano due gocce d’acqua, identiche, persino nel loro amore per le scarpe Louboutin:

       “A poco distanza dal corpo spiccava una scarpa decolletè dalla suola rossa. Le venne un brivido (…) ed era incredibilmente simile a Lolita. Stessi capelli lunghi a onde, stessa corporatura, il blazer nero, i  jeans attillati; perfino lo smalto in tinta con la suola delle scarpe era uguale.”

Lolita è molto perplessa, ma si rende immediatamente conto che davanti a sé non si tratta di un suicidio, ma di un omicidio. Qualcuno ha gettato giù la vittima dal balcone. Perché?

Lolita inizia le indagini come al solito: capire meglio chi era la vittima e chi poteva avere motivi di rancore nei suoi confronti. Interroga un cugino, il marito che parla malissimo della moglie, per non parlare della cognata. Insomma Margherita non era, in vita, molto amata, anzi era una donna che aveva accumulato parecchi debiti a causa di un tenore di vita superiore a quello che poteva permettersi, e l’indagine si rende parecchio ingarbugliata.

Non soltanto, ad inquietare la bella protagonista indagatrice, è la strettissima somiglianza tra la vittima e lei stessa. Perché Lolita ha queste strane sensazioni? Qual è la verità?

       “Lolita toccò la busta con la punta delle dita. Aveva paura di prenderla, di aprirla, di leggere quello che c’era scritto, anche se sentiva di conoscerne il contenuto parola per parola. Aveva ragione il professore: da quel momento in poi, sarebbe stato impossibile tornare alla vita di prima.”

Cosa sconvolge così tanto Lolita Lobosco?

Un giallo di ottima fattura e di narrato. Il libro è consigliato a chi ama il genere giallo in generale, e le avventure di Lolita Lobosco in particolare. Il narrato ruota , essenzialmente, intorno alle investigazioni della poliziotta, che in questo caso, rivela una grande dote di umanità mista una malinconia che rivela le sue stesse fragilità di donna e di madre possibile.

Trama completa, personaggi ben caratterizzati, un aggiunta di buon cibo raccontato e descritto con amore, sono i pilastri fondanti di una lettura che si apprezza nel profondo, divorandola in un attimo. Alla prossima avventura, Lolita Lobosco!


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2025

 


mercoledì 2 aprile 2025

IRIS DI MARZO

 




Iris di marzo - Grazia Verasani -

recensione a cura di Ornella Donna


Grazia Verasani torna in libreria con la sua protagonista di carta, Giorgia Contini, nel libro intitolato Iris di marzo, pubblicato da Marsilio. Un libro di genere giallo, assai divertente ed avvincente.
Giorgia Contini  una investigatrice privata che Teresa Palazzo, madre in ansia, ingaggia per cercare di sapere di più sulla condotta di vita di suo figlio Libero, un adolescente ribelle, che, secondo la genitrice, frequenta cattive compagnie. In special modo  innamorato di Iris, una ragazza un po’ smorfiosa, un po’ troppo bella e molto superficiale.

        “Iris è una diciottenne con una lunga coda di cavallo nero corvino con sfumature bluette, ha gambe magrissime e un seno abbondante; gli occhi, che sembrano chiari, sono bistrati in modo esagerato, e la bocca è dipinta di un rosa acceso. Nonostante la vivacità del look, ha l’aria spettrale di una dark dei miei tempi, forse per l’eccessivo pallore dell’incarnato.”

Giorgia non vorrebbe accettare l’incarico, ma la sua attività non sta navigando nell’oro e allora non può esimersi dall’accettare. Inoltre di giovani ne sa proprio poco, e con il suo carattere non  è sicuramente la persona giusta. Ma tant’è…. Libero è:

       “un ragazzino, solo un ragazzino, mi dico, con una graziosa fossetta sul mento e le movenze di un gatto che si finge randagio. Non mi guarda mai in faccia, e mastica lentamente, sospettoso, palesemente in guardia.”

Quando Iris viene trovata morta, uccisa e gettata con noncuranza dentro un carrello da supermercato, le cose si complicano:

        “Iris Menarini è deceduta per alcune ferite mortali di arma bianca, presumibilmente tra la mezzanotte e le due del mattino; il netturbino l’ha trovata alle due e venticinque.”

Chi ha voluto la morte di questa giovane ragazza? E perché? Teresa aveva, forse, ragione sui compagni di bisboccia di suo figlio? Oppure il quadro presunto  ancora peggiore?
Il libro appartiene al genere giallo, e verte, principalmente, sulle investigazioni della protagonista principale, Giorgia Contini, una donna capace ed intelligente, abile nel comprendere le dinamiche di giovani “bruciati”, con cui si trova a rapportarsi nel tentativo di far luce e chiarezza su di un omicidio difficile da comprendere.
La trama è compatta e ben costruita, i personaggi descritti minuziosamente, con un linguaggio fluido e scorrevole. Per gli amanti del giallo una buona chicca letteraria caratterizzata da un narrato fresco e pungente, avvincente e molto divertente. Per chi ha già letto altre avventure con Giorgia Contini una ulteriore vincente conferma.


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2025

 


martedì 4 febbraio 2025

GIALLO HOTEL FIRENZE

 




Giallo Hotel Firenze - Simone Togneri -

recensione a cura di Ornella Donna


Torna Simone Togneri, con la sua creatura di carta, il commissario Franco Mezzanotte, in un libro intitolato Giallo Hotel Firenze, pubblicato dalla casa editrice Fratelli Frilli. Un giallo molto intrigante, e di grande attualità.

Il commissario Franco Mezzanotte è alle prese nientemeno che con tre casi, che lo angustiano moltissimo. Il primo lo vede coinvolto direttamente: un uomo portato in caserma in stato di fermo per aver dato in escandescenza per le vie cittadine, ha dato di matto e gli ha letteralmente distrutto il suo ufficio. L’uomo, un immigrato enorme, dotato di grandi braccia e alto, ha addirittura spaccato in due le manette che gli avevano messo. Una furia, difficile da trattenere e da calmare. Inoltre ha gravemente ferito anche due poliziotti intervenuti per sedarlo. Dopo cotanta esplosione di violenza, ad un tratto, è caduto, preda di un sonno da cui non si ritorna più. Il commissario va al suo cospetto e cerca in tutti i modi di svegliarlo, anche prendendolo a calci. Nulla, l’omone dorme e nulla lo sveglia. Che è accaduto? Perché tanta furia? Chi è questo uomo così enorme, dotato di una forza che non ha precedenti?

Non c’è limite alla pazienza del commissario, perché il suo amico Simon Renoir, ex braccio destro, con cui non si parlano più da un anno, dopo la tragica risoluzione del caso di cui si stavano occupando, narrato nel libro precedente a questo intitolato Dio del Saggitario, è caduto dal ponteggio su cui stava lavorando come imbianchino e versa in gravi condizioni. Franco Mezzanotte in questo è direttamente coinvolto, perché si sente in colpa e nutre un affetto particolare nei confronti di quest’uomo intelligente e perspicace, costretto dalle avversità della vita a svolgere un lavoro che non è il suo, che manda avanti con tenacia e grande forza umana. E’ stato veramente solo un incidente, pur grave, o c’è dell’altro? A Mezzanotte il compito di sciogliere ogni dubbio.

L’ultimo caso è quello del ritrovamento in una villetta dei corpi di una coppia gravemente trucidati, con una rabbia senza fine. I due coniugi:

      “erano due: un uomo e una donna. L’uomo stava disteso a faccia in giù sul pavimento a cavallo della porta di legno, con il torace e la testa dentro e le gambe nel corridoio. (…) Avevano sparato anche a lei. Un solo colpo, che aveva aperto un foro proprio sotto lo zigomo sinistro. Era bello, quel viso. Raccontavano la storia di una donna i cui sogni erano in attesa di un treno che non era mai passato.”

Chi ha voluto la morte di due persone, all’apparenza insospettabili? Riuscirà il commissario a risolvere questi casi e raggiungere una verità, che all’inizio appare assurda quanto lontana?

Giallo Hotel Firenze è un giallo classico, ambientato a Firenze, città descritta minuziosamente, che l’autore dimostra conoscere molto bene. Una città devastata da un dualismo interno, per cui:

     “la città dei monumenti, di Dante e Michelangelo, della luce eterna della bellezza, ma anche la città del Mostro, luce e tenebre, arte e morte.”

Su tutta la narrazione grava un’ombra buia e scura, che corrisponde al nome “hotel Firenze”, una inesistente realtà, eppur gravemente presente. E’ la realtà degli immigrati, di quei signor nessuno, che esistono e al contempo sono inesistenti, quei:

      “meschini che svolgono i lavori più pericolosi per dieci o dodici ore al giorno in barba a qualsiasi norma di sicurezza, con il terrore di essere rispediti al loro paese di origine, che vivono senza esistere. Come fantasmi.”

Quei fantasmi così eterei da non essere nulla, ma frutto di una realtà spesso insopportabili da vivere e da sentire. Un giallo di grande impatto emotivo, e di triste realtà attuale. Molto consigliato.

 genere: giallo

anno di pubblicazione: 2024


giovedì 21 novembre 2024

SONO MOLTE LE COSE UMANE

 



Sono molte le cose umane - Benedetta Cibrario -

recensione a cura di Ornella Donna


Benedetta Cibrario torna in libreria con una nuova antologia di racconti, intitolata Sono molte le cose umane, pubblicata da Mondadori editore.
Una antologia di grande raffinatezza di stile e di narrato.
I racconti sono popolati di personaggi che lasciano il segno nel lettore, per profondità e caratteristiche intrinseche. Come ad esempio nella novella lunga, intitolata “Lo scurnuso”, già pubblicata in precedenza con un altro editore, qui rinnovata e ricostruita. In quest’ultima un giovane ragazzino viene preso a bottega da un giovane anziano che costruisce statuine del presepe napoletano, ma diventa più bravo del suo stesso maestro. Al punto tale che le stesse statuine, molti anni dopo, avranno un valore immenso e saranno determinanti per la salvezza di una famiglia ebrea nella Napoli del 1943. Fino a giungere all’epoca attuale dove le stesse costituiranno una scoperta determinante per una giovane.

Per non parlare dell’elegante signor Mattli che porta a spasso quotidianamente il suo cagnolino Flock, che agli occhi curiosi di una bambina assume i contorni di una figura assai misteriosa, dal passato buio e curioso. Sarà proprio così?

Per giungere alla figura della direttrice di sala di un noto albergo inglese, Helen Bailey, che si scambia lettere e ricette con il famoso chef stellato Tomas Wozniak, con cui nasce una bellissima e curiosa storia d’amore. Per finire poi con un maestro precario chiamato ad insegnare in un piccolo e lontano paese di montagna, dove i figli rappresentano una forza lavoro determinante, e la cultura basilare è vista con sospetto e nessuna importanza. Ma lui, con i suoi modi e la sua presenza, provocherà una vera e propria rivoluzione. Quale?
Un romanzo intrigante, dove determinante è “Quel rumore del mondo”, già esplorato nei precedenti romanzi dell’autrice,

        “Un mondo nuovo in cui vivere. Fatto di cose di cui non sapeva niente, ma che avrebbe scoperto.”

Una visione totalitaria e ricca di fascino, per cui:

      “il mondo lo si poteva prendere come un intreccio indistinguibile di meraviglie ed orrori.”

Un mondo libero, tutto da scoprire. L’antologia di racconti diventa così la parodia di un microcosmo nuovo, simbolico, in divenire che si fa altro, catturando l’attenzione e la sensibilità di ogni lettore che si appresta a leggere il testo. Una bella lettura, molto consigliata per chi ama i racconti e la narrativa in brevis.


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024

 


venerdì 8 novembre 2024

UN PREZIOSO FRANCOBOLLO ROSSO

 




Un prezioso francobollo rossoAuguste Groner -

recensione a cura di Ornella Donna


Un prezioso francobollo rosso è il titolo di un libro che porta la firma di Auguste Groner, pubblicato ora dalla casa editrice Le Assassine. E’ un libro dei primi del Novecento, che grazie alla casa editrice viene portato nuovamente all’attualità odierna e frutto di un prezioso lavoro di recupero targato “vintage”.

Siamo a Vienna ai primi del Novecento quando Therese Schubert, vedova piuttosto arcigna e poco simpatica, viene trovata morta dalla nipote Anna Lindener, con lei convivente. Dai primi riscontri si attribuisce la morte ad una rapina finita male. Direttamente coinvolti paiono essere il  fidanzato della nipote, Otto Falk, e soprattutto il fratellastro di Otto, un giovane squattrinato e con poca voglia di lavorare. All’inizio la polizia brancola nel buio, e allora viene chiamato ad investigare direttamente Joseph Muller, un ex che era stato in servizio alla polizia asburgica. Un uomo capace, molto deduttivo ed intuitivo.

Dopo aver attentamente studiato la scena del crimine Joseph si domanda perché all’interno della mano chiusa della vittima viene rinvenuto un quadrifoglio d’oro con diamante incastonato, che nella foga la vittima avrebbe strappato al suo assassino. Cercare tale amuleto è come cercare un ago nel pagliaio, vista la diffusione di quest’ultimo, di gran moda all’epoca. Piano piano Joseph continua ad indagare, fino a quando avviene la svolta: in realtà questa uccisione ha a che fare con un preziosissimo francobollo, detto Mercurio rosso, che pare essere stato di proprietà della vittima. Chi ha ucciso voleva forse impadronirsi del prezioso cimelio? L’ha trovato, che ne ha fatto?

La soluzione sarà sorprendente e per nulla prevista.

Il libro vede la sua risoluzione principale nella figura dell’investigatore, Joseph Muller. Quest’ultimo non ha certo le pose da primadonna alla Poirot, ma investiga lentamente, quasi sullo sfondo, agisce dopo le prime ottanta pagine, e quatto quatto giunge al termine.

Una menzione particolare va sicuramente alla tipizzazione dei personaggi presenti nel romanzo: si tratta di persone che appartengono all’aristocrazia conservatrice o al ceto emergente, dipinti con sicurezza e ricerca storica precisa ed affilata.

Il tutto contribuisce a creare un romanzo di grande effetto, che in ultimo si può così definire:

    “Un insieme di investigazione, analisi introspettiva, spunti sociali e giallo deduttivo.”

In ultimo si viene a delineare una lettura particolarmente avvincente, caratterizzata da un finale che conquista, particolarmente adatto agli amanti del noir ricco di fascino e di malia.


genere: giallo

 


giovedì 3 ottobre 2024

L'AGONIA DELLA FALENA

 




L'agonia della falena - Roberto Negro -

recensione a cura di Ornella Donna


Roberto Negro è un criminologo che ha prestato servizio per trent’anni nella Polizia di Stato con la qualifica di Sostituto Commissario. Nella sua carriera ha avuto incarichi nella Polizia giudiziaria anche presso le sedi diplomatiche italiane di Istanbul Karachi Colombo. Ha pubblicato diversi libri, tra cui: il tesoro di Perinaldo, Omicidio ai Balzi Rossi, Bagiue le streghe di Triora, I fuochi fatui, Sinfonia per un delitto, Anime alla deriva, il mistero del cadavere senza nome; e Il male dentro. Ora torna in libreria con un libro intitolato L’agonia della falena, edito dai fratelli Frilli. Un romanzo di genere, ricco di incognite e di mistero. Ambientato in una parte sostanziale a Ventimiglia, descritta minuziosamente e con profonda conoscenza:

       “Ventimiglia è una città confusa. Tutta questa gente che si sposta a piedi in modo compulsivo, senza parlare del traffico veicolare. Sembra di essere immersi in un grande formicaio”

Il romanzo vede protagonista d’indagine il commissario Scichilone, un commissario schivo, che ama passeggiare per la città soprattutto di notte quando le ombre si allungano, distorcendo la realtà. Lui è perennemente in lotta con il questore, che lo rimprovera continuamente per i suoi modo e i suoi metodi. Un po’ fantozziano, a volte, il commissario sa intuire e cogliere l’aspetto più insoluto dell’investigazione.  Ha una “specie” di fidanzata, Laura, con cui sta, dopo molto tempo, andando a trascorrere un weekend a Firenze, quando riceve una telefonata che gli annuncia l’uccisione brutale di una prostituta. Ovviamente, abbandona tutto, per tornare in commissariato, suscitando le ire della fidanzata che lo abbandona davanti alla prima stazione, costringendolo a chiamare aiuto ai suoi fidi collaboratori, che ironizzano per molto tempo sull’accaduto. Chi è la prostituta uccisa? E’ un delitto compiuto all’interno del mondo della malavita, oppure c’è dell’altro? Dopo poco tempo, altri omicidi brutali conducono il commissario a pensare che debba trattarsi di un serial killer. Chi è costui? Riuscirà il commissario a risolvere omicidi così avvolti nel mistero? L’investigazione ruota intorno alla figura del commissario:

     “un uomo solo a capo di un manipolo di poliziotti nell’ultimo commissariato della Penisola. Abitava in un appartamento che era poco più grande di un monolocale, nessun affetto consolidato e anche l’ultimo sembrava destinato ad aggiungersi a tutti quelli che erano stati. Non aveva un amico, mangiava spesso cibi precotti e quando decideva per un ristorante, sceglieva sempre lo stesso, ordinando i medesimi piatti. “ 

Un commissario che ricorda, per certi aspetti, il caro e vecchio Maigret, soprattutto nel modo di condurre le indagini, particolarmente riflessivo e intuitivo. Una bella trama ben congegnata, personaggi ed ambienti descritti con minuzia di particolari attraverso un linguaggio fluido e scorrevole, completano una lettura di genere per amanti molto attraente e coinvolgente. Nel segno unico di un assassino che si comporta come una falena:

     “Una falena che vagava nella stanza. Domenico fece la sua mossa, facendo scivolare velocemente l’arto verso la falena, intrappolandola. La sentì sbattere disperatamente le ali e sorrise. La scarica di adrenalina gli percorse tutto il corpo: aveva il controllo totale su un altro essere vivente.”

Diabolico, ricco di colpi di scena, avvincente.


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2024


giovedì 27 giugno 2024

STIVALI DI VELLUTO

 




Stivali di velluto - Giuseppina Torregrossa -

recensione a cura di Ornella Donna


Torna Giuseppina Torregrossa con un nuovo avvincente romanzo intitolato Stivali di velluto, edito da Rizzoli nella collana Novelle Nere.

Ambientato a Palermo, di cui la scrittrice dimostra di conoscere ogni piccolo anfratto, al punto che l’ambientazione diventa una seconda protagonista del libro. Il romanzo racconta la storia di Giulia Vella, una giovane donna, profiler, molto acuta e preparata, che si fa trasferire da Milano, città di origine, a Palermo, diventando così lo zimbello della unità dove opera, con la fama di “essere raccomandata” Addirittura il questore la chiama “La Milanesa”, e le attribuisce un mero lavoro di archivista tra faldoni di documenti polverosi. Lei, che ha appena scoperto di essere stata adottata, mal digerisce simili comportamenti:

      “Una sconfitta per lei che amava i bei vestiti, dentro ai quali si sentiva invincibile. Era pigra, Giulia, la sua indolenza nelle faccende domestiche faceva da contrappeso all’iperattività che aveva nel lavoro.”

Per deriderla ulteriormente le viene affibbiato un caso rimasto insoluto per cinquant’anni. A Palermo nel 1977 il direttore di un ufficio postale nella periferia palermitana, tale Ermanno Mazza, viene brutalmente ucciso in quello che pare un tentativo di rapina finito male, e dieci milioni sono scomparsi dalla cassaforte. Le indagini sul caso di allora non portarono a nulla, e il fascicolo venne archiviato in fretta e furia. Ora tocca a Giulia e alla sua piccola squadra trovare la verità.

Innanzitutto perché il fascicolo venne chiuso con tanta superficialità e inutile fretta? Giulia sente che forse non riuscirà mai a trovare una soluzione, ma si impegna totalmente per dimostrare a tutti veramente chi lei sia. E allora inizia con l’aiuto dell’agente Massaro e di Paola Arena l’indagine. In primo luogo chi era il direttore delle poste? Ermanno Mazza era una figura di spicco nella piccola periferia in cui viveva, perché era il genero del boss Tano Genco, specializzato in riscossione del pizzo e piccole estorsioni:

     “Era un uomo gentile, educato, e bello. Le donne gli stavano dietro, venivano anche solo per un saluto. Con la scusa di comprare un francobollo, sbirciavano attraverso la porta. Lui era galante, e disponibile con tutte. Con ognuna si informava dei figli, della salute della suocera, ma mai aveva dato adito a chiacchiere e maldicenze.”

Forse che era l’ennesimo omicidio di mafia? Non sarà facile indagare dopo tanti anni, ma Giulia è più che mai decisa a farlo. Riuscirà nel suo intento?

Un cold case di grande atmosfera narrativa. Una trama elaborata e finemente intessuta, personaggi descritti minuziosamente sono i pilastri di una lettura deliziosa, per amanti del genere. Il romanzo è , inoltre, caratterizzato da una scrittura fluida e scorrevole che si fa apprezzare dal lettore.

La lettura è particolarmente indicata per questi tempi estivi, da gustare sotto un ombrellone, divertendosi con una vicenda ben scritta, che si divora in pochissimo tempo.


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2024

 

 


giovedì 6 giugno 2024

IL CANTO DELLA FORTUNA

 




Il canto della fortuna - Chiara Bianchi -

recensione a cura di Ornella Donna


Il romanzo inizia con il racconto di vita di Angelo Rizzoli, che a otto anni è costretto a varcare la soglia dell’orfanotrofio a Milano, il motivo della sua entrata è “una vita di stenti”. Con questo ingresso si sanciva il suo far parte di quelli che a fine Ottocento venivano chiamati i “Martinin”:

         “Quando si è nati nella miseria più nera, attanagliati dai morsi della fame, la promessa di un pasto caldo è motivo sufficiente per piegarsi alle regole, all’ordine e alla disciplina. Angelo sa bene che cosa significa.”

I Martinin erano ragazzi poveri, di umili origini, che venivano messi in questo istituto, per poter aver una vita più serena, avevano vitto e alloggio e venivano avviati ad una professione. Certo la disciplina era molto rigida, ma il piccolo Angelo si adatta molto bene. Viene avviato alla professione orafo, per la quale fa un piccolo apprendistato, ma sente immediatamente che questo non è il mestiere che fa per lui. Per caso riesce a prendere una piccola tipografia, e:

      “Inebriato dall’odore di inchiostro, e stregato da tutti quei caratteri ordinati nei cassetti dei compositori, trova il suo mestiere.”

Da qui in avanti la sua vita sarà tutta un’ascesa prolifica, sempre aiutato dalla moglie Anna, che nel frattempo è riuscito a sposare dopo tanto desiderio:

     “La cerimonia si svolge nella chiesetta a pochi passi da casa Marzorati. Il prete non bada ai convenevoli, deve celebrare altre unioni: giovani coppie pronte a mettere su famiglia.”

L’unione sarà fortissima, e darà ben presto i suoi frutti: tre figli, Andrea, Pinuccia, e Giuditta. Sarà poi la terza generazione a non essere più all’altezza della prima, come si vedrà.

Da lì in poi l’impero piano piano sarà costruito con saggezza e merito. La regola inossidabile, a cui non si dovrà mai sgarrare sarà:

     “Le spiego. Io costruisco, mio figlio mantiene, i nipoti distruggono. E’ la regola.”

Succederà proprio così?

La saga racconta della costruzione di un impero enorme, che va dalla editoria, ai giornali e i libri, ai film e quanto altro. E’ il racconto, sagace e preciso, di una grande epopea che vede un unico protagonista fondamentale: il capostipite Angelo Rizzoli. E sarà difficile tenere testa a un personaggio così unico, così intraprendente e anche… un po’ fortunato. Che non guasta.

Il romanzo è un racconto preciso e minuzioso della vita e delle gesta di un uomo, che parallelamente diventa il racconto dell’epopea della storia italiana, dei suoi progressi, delle sue cadute, dei suoi insuccessi. Il tutto descritto con una prosa fluida, che però a tratti dovrebbe essere un po’ più descrittiva, per non cadere in un mero racconto senza emozione né pathos. Questo è forse l’unico difetto in un libro, che per tutto il resto si rivela essere immediatamente una lettura avvincente e di grosso impatto narrativo. Ottima prima prova letteraria. Complimenti all’autrice.


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024

 


sabato 20 aprile 2024

IL PROFESSORE E LA BALLERINA DEL CARILLON

 




Il professore e la ballerina del carillon - Dorothi Tse -

recensione a cura di Ornella Donna


Dorothy Tse è una delle voci più originali della letteratura contemporanea in lingua cinese, è nata a Hong Kong, dove tuttora risiede e dove insegna scrittura creativa alla Hong Kong Baptisti University. Autrice prolifica, ha all’attivo diverse raccolte di racconti che le sono valse numerosi premi locali ed internazionali, tra cui i prestigiosi Hong Kong Book Prize e Unitas New Fiction Writers’ Award. Inoltre è tra i fondatori di Fleurs des Lettres, una delle principali riviste letterarie di Hong Kong.

Il professore e la ballerina del carillon è il suo primo romanzo , nonché la sua prima opera ad essere tradotta in italiano. Un libro di non immediata lettura, a causa di un linguaggio fluido ma ricco di metafore, la cui copertina, bellissima, è di primo impatto per il lettore molto notevole.

Il romanzo racconta la storia di vita del professor Q, un uomo molto frustrato, docente universitario con scarsi risultati fruttuosi, infatti le sue pubblicazioni vengono sempre respinte, e le sue domande di avanzamento di carriera sempre respinte. Sposato con Maria, una donna semplice, lavoratrice, poco espansiva, poco attraente, i due hanno scarsi rapporti sessuali, e non solo. I due abitano in una città fittizia, denominata Never (che assomiglia in modo inquietante a Hong Kong), dove:

     “una città sulla costa della Ksina meridionale fiorita sotto l’impero vitriese, che aveva regnato sul territorio per oltre un secolo e ora era al canto del cigno. I grattacieli si conficcavano nel cielo come armi letali. Ogni sera alla stessa ora i fasci di luce mitragliavano le due sponde della baia di Vitria abbagliando i passanti.”

Il professore Q è un uomo depresso, e molto solo; marito di Maria, di lui si ignorano le origini, ma ha un modo per non lasciarsi sconfiggere dallo sconforto: amare e collezionare le bambole. Per lui le bambole sono la sua unica ragione di vita: le pulisce, le lava, le veste e le parla assieme. Un giorno, mentre girovagava per la città, inquieto e insoddisfatto, scopre uno strano negozio di antiquariato, dove trova una bambola bellissima a carillon:

      “poteva ammirare il cartellone con la ballerina stretta in un tutù bianco con le braccia aperte e il busto proteso in avanti come un cigno che lo trafiggeva con lo sguardo. (…) lui guardò il biglietto e scoprì che “lei” Eilis, la ragazza del carillon, era lì.”

Il professore non può che innamorarsi della bambolina. Perché l’amore spesso:

       “Dicono che l’amore renda ciechi. Nel caso del professor Q sarebbe stato più corretto dire che l’amore aveva modificato la sua percezione della realtà”

Che accadrà ora al professore? Potrà vivere liberamente il suo amore? O il destino gli sarà, ancora una volta avverso? Che tipo di amore lega i due? Che realtà si prospetta davanti agli occhi del protagonista? Troverà finalmente vita una nuova esistenza soddisfacente?

Il libro è una fiaba, costruito su metafore, ha un linguaggio fluido, ma cupo, quasi da incubo. E’ una metafora ininterrotta costruita per raccontare ciò che avviene, in realtà, nella città di Hong Kong- Never:

    “si trova sulla linea di confine tra il reale e l’onirico, il passato ritorna come un lampo e in quel breve istante si ha la sensazione di avvicinarsi ad un richiamo ormai dimenticato, debole eppure tenace.”

Il libro è stato scelto dalla redazione dell’inserto di Repubblica, Robinson, che lo posiziona al sesto posto della sua classifica, ed è una non facile lettura, a metà via tra il sogno e la realtà, e simboleggia il divario costante tra libertà e dittatura, di non sempre immediata percezione. Passato e presente si intrecciano in una storia fiabesca, che si libra alta nel cielo. Per chi ama leggere tra le righe un romanzo perfetto, per gli altri una lettura che colpisce per il suo fascino intrinseco e sotterraneo, difficile da decifrare, ma intimo e veritiero. Buona lettura!


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024

 

 


giovedì 14 marzo 2024

NESSUN LUOGO E' PIU' CASA

 



Nessun luogo è più casa - John Boyne

recensione a cura di Ornella Donna


John Boyne, autore del famoso bestseller Il bambino con il pigiama a righe, approda in libreria con un nuovo, toccante, romanzo intitolato Nessun luogo è più casa, edito da Rizzoli. Un libro che affronta nella sua storia un tema delicato: i figli dei mostri, che hanno compiuto ogni sorta di abominio nei campi di concentramento, quanto sono a loro volta colpevoli? Devono espiare una colpa non loro? O , come dice il cristianesimo, le colpe dei padri devono ricadere sui figli?

E’ quello che per tutto il cammino si è domandata la signora Gretel Fernsby, novantun anni. Lei che ora abita in una bella casa, nel centro di Londra, ove:

       “La mia dimora di Mayfair tecnicamente è un “appartamento”, ma sarebbe un po’ come definire il castello di Windsor “casetta in campagna della regina”. Tutti gli appartamenti del palazzo- sono cinque in totale, uno al piano terra e due ciascuno dei due piani superiori – consistono di 140 metri quadrati nella creme de la creme del mercato immobiliare londinese con tre camere da letto, due bagni più uno di servizio e una vista su Hyde Park che ne attesta il valore.”

Lei ha girato il mondo, pagando un tributo pesante per essere la figlia di un padre, che ha perpetuato grossi crimini a Berlino:

      “Se esaminavo il mio viso vi scorgevo l’ombra di mio padre, la sua espressione indifferente, la determinazione a restare fedele alle convinzioni che avevano forgiato la sua vita adulta.”

E a lei non è rimasto altro da fare che vivere una perenne fuga, con la paura ossessiva di venire scoperta:

       “Andando in capo al mondo o quasi, avevo fatto tutto ciò che potevo per lasciarmi il passato alle spalle, ma ora sapevo che era impossibile. (…) quelle cicatrici stupende di cui aveva parlato Kurt mi avrebbero sempre trascinata in quell’altro posto. Non sarei mai riuscita a sfuggirgli.”

Ma il passato torna, ovunque:

        “Il mio ultimo gesto fu imbucare una lettera . (…) nella quale esponevo nel dettaglio tutta la mia storia con suo marito, dalla mattina in cui la mia famiglia aveva lasciato Berlino. Non tralasciai nessun particolare, ammisi chiaro chi ero, chi erano stati i miei familiari.”

Forse è giunto il momento di chiudere con il passato, ed  espiare la propria colpa, tramite un gesto estremo, che andrà ad aiutare una persona in difficoltà. Che farà?

Un romanzo che colpisce al cuore; una lunga riflessione su un tema delicato, trattato con precisione, senza mai giudicare, che induce ad una profonda riflessione:

     “Nessun luogo è più casa è un romanzo sulla colpa, sulla connivenza e sul dolore della perdita, un libro che si propone di esaminare quanto colpevole possa essere una persona giovane alla luce degli eventi storici che avvengono attorno a lei, e se tale persona possa mai mondarsi dei crimini commessi da altre persone a cui voleva bene.”

Un libro che ruota intorno alla figura di donna, così ambivalente, così difettosa, ma anche così stupefacente che il lettore non può che restare incantato dinnanzi al suo cospetto perché la libertà e il suo valore possono sempre essere realizzati, ed è necessario anche passare attraverso la lettura di storie come queste. Potente, lucido ed incantevole! Buona lettura!

 


lunedì 19 febbraio 2024

LA BARONESSA

 




La baronessa - Anne Jacobs -

recensione a cura di Ornella Donna


Anne Jacobs inaugura una nuova saga con il libro intitolato La baronessa, edito da Giunti editore; la quale va raccontando la saga dei Von Dranitz, nobili terrieri costretti a fuggire dalla Berlino dell’Es; dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Il romanzo inizia, appunto, con la Baronessa Franziska che, finalmente , può tornare nella Berlino dell’Est, dopo il crollo del muro di Berlino, e riavere con sé tutti i possedimenti perduti. E’ un ritorno all’indietro, intessuto da ricordi dolorosi e da una realtà diversa, che non torna più. La tenuta che si ritrova, però, è diventata la sede di una cooperativa sociale, di proprietà dello Stato:

      “Franziska voleva entrare nell’atrio della casa padronale. Da lì a sinistra, si arrivava nella sala da pranzo. Dietro c’era la stanza di caccia del nonno. Sulla destra gli appartamenti della mamma, con una bella carta da parati e mobili Biedermeier. Le giovani donne la guardavano con curiosità e diffidenza”.

Della bellezza e del fascino passato non c’è più nulla:

      “Non riusciva a crederci. Era ancora in piedi, non era crollata né andata a fuoco. La casa padronale. Le sembrava più piccola di prima, più grigia, più semplice. Il portico con il colonnato non c’era più e la porta d’ingresso era stata sostituita, ma le finestre e la struttura del tetto erano rimaste intatte. Le due dèpendence usate come rimesse per carrozze ed automobili erano in rovina, ma la casa padronale aveva retto.”

Come fare? Ormai Franzisla è una donna sola, anziana e vedova, e il sindaco non è affatto intenzionato a restituirle la proprietà:

        “Ma il ritorno di Franziska dopo quarant’anni di assenza non interessava né alla polizia né alle autorità: erano gli abitanti del villaggio a darle del filo da torcere. Nel corso del tempo, nei loro cuori si era insinuato l’odio nei confronti dei presunti sfruttatori, i nobili proprietari terrieri che per secoli avevano vissuto alle spalle dei contadini. Un odio insensato, a suo avviso. Suo padre aveva lasciato morire di fame o di freddo i suoi dipendenti? Era sicura di no. Li aveva mai picchiati? Non ricordava, ma quando usciva a cavallo portava sempre con sé una frusta.”

Ma Franziska è una von Dranitz e non si arrende mai, per nessun motivo:

      “Ma Franziska era determinata a non lasciare Dranitz. Era responsabile della vecchia tenuta in quanto sua legittima proprietaria. (…) Non si aspettava di essere trattata con tanta ostilità.”

Che accadrà? Franziska, la baronessa, riuscirà nel suo intento? Ritornerà in possesso di ciò che ha perduto?

Anne Jacobs, ancora una volta, dipinge, con tatto e acume narrativo, la figura di una donna forte e determinata. Nonostante le indubbie difficoltà, che a prima vista paiono insormontabili, la protagonista di questa saga si racconta nel presente e nel passato, con intatto ed immutato fascino.

La baronessa è, dunque, il racconto di vita di una donna capace ed ostinata, lungo ben quarant’anni. Ne scaturisce, così,

          “Una saga familiare, ricca di emozioni e di colpi di scena”.

Una lettura accattivante, che scorre veloce, emozionando ed incuriosendo il lettore amante di questo genere letterario. Buona lettura!


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024

 


lunedì 12 febbraio 2024

REQUIEM DI PROVINCA

 



Requiem di provincia - Davide Longo -

recensione a cura di Ornella Donna


Davide Longo , nel libro intitolato Requiem di provincia, torna indietro nel tempo. Infatti il romanzo è ambientato a Torino nel lontano 1987 e vede protagonisti indiscussi il commissario Corso Bramard e il suo vice Vincenzo Arcadipane. Quest’ultimo è anche la voce narrante dell’intero romanzo.
Sono le tre di notte, e Arcadipane sta vagando per la città in cerca del suo superiore, a zonzo e in giro per bar e osterie, ad ubriacarsi, tentando, così, di lenire un dolore mai superato. Torino,

      “La domenica sera, da quando mamma FIAT la calza e la veste, è di compagnia quanto una prostatite”.
Arcadipane guida lentamente, con la sola compagnia della sua auto:

        “Alfa 33 Quadrifoglio verde, comprata un anno fa per quindici milioni e 940mila lire, scontanti del 20% in quanto in forza alla Polizia di Stato”,
quando, finalmente, trova Bramard sul ponte della Gran Madre, a guardare giù le acque scure del Po.

    “Con la sua aria rilassata da giocatore di golf, i capelli che asciugati nella loro confusione sono persino belli. Prende un sucai dalla tasca e lo colloca in bocca. Bramard mastica e non parla, che a suo modo è un buon segno.”
Quando vengono avvisati di recarsi a Casalforte,

           “un paese a venti chilometri da Torino. Dove ci sono l’uscita del casello, la stazione dei treni, i peperoni, un sacco di campi nomadi e una fonderia.”
Qualcuno ha sparato in testa a Eric Delarue, alto dirigente di una fonderia poco lontana.
Chi ha voluto la sua morte? Inizia una indagine discreta, sul modello piemontese, per cui:

        “la discrezione è tutto per un piemontese”,
sulla figura di uomo e di dirigente del ferito. Cosa si scopre? Poco o niente. Eric Delarue era un cinquantenne benestante, con una moglie molto ricca al seguito, piaceva a tutti, volto sempre abbronzato, di viso, dicono tutti, assomigliasse a Julio Iglesias, sempre pronto a scherzare con tutti, ed aiutare i suoi operai in difficoltà. Allora perché qualcuno gli ha sparato e lui ora giace in coma? Chi dimostrava di avere una certa dose di acredine, celata ma ben presente? E perché?

Inizia una indagine ricca di colpi di scena, che diventa immediatamente una indagine sull’alta società e sulla borghesia che spesso cela, non ricorda, o non vuole affrontare vizi e mali che la caratterizzano dall’interno. Sarà una indagine complessa, molto omertosa, molto intuitiva, dove i nostri investigatori daranno il meglio di sé e delle loro capacità.

Una lettura precisa, che riporta indietro nel tempo, scritta con precisione millimetrica e sapienza di linguaggio. Si nota una certa dose di amarezza, che permea l’intera narrazione e che stupisce il lettore, che non si aspetta quanto narrato. La trama è ben congegnata, i personaggi sono ben delineati anche nel loro sentire intimo e intimistico, e il linguaggio è fluido. Si respira aria torinese, di qualità e non solo. L’autore dimostra di conoscere molto bene i meccanismi che regolano la suddetta società e i loro membri, quel certo non so che , difficile da esprimere, ma che si intuisce bene. Ne risulta una lettura particolarmente intrigante, che aggiunge un altro tassello al lettore che segue fedele le vicende dei due investigatori. Una lettura di genere particolarmente ben presentata e ben scritta, con un linguaggio preciso e molto colto. Molto bello e divertente. Alla prossima avventura!

genere: giallo

anno di pubblicazione: 2023


giovedì 1 febbraio 2024

QUALCUNO CHE CONOSCEVO

 




Qualcuno che conoscevo - Francesco Mautino -

recensione a cura Ornella Donna


Qualcuno che conoscevo è il libro di esordio di Francesca Mautino; nata a Ivrea, laureata in storia del cinema, ha scritto per la televisione. Vive a Torino con il compagno e i due figli gemelli. 
Il romanzo narra la storia di Valentina Bronti, una giovane ragazza torinese, con tre figlie gemelle e tutta la complicazione che ne deriva per quanto attiene la loro organizzazione della vita quotidiana. Ha un compagno, Marco, con cui ha una strana relazione, per cui lui dorme nello sgabuzzino. Un giorno, Valentina, riceve una telefonata dall’asilo, in cui, con toni preoccupati, le dicono che le gemelle hanno tentato una fuga e nella loro tragica impresa hanno coinvolto anche un’altra bambina, loro coetanea. Convocati tutti in presidenza, genitori e colpevoli del misfatto, Valentina incontra anche una sua vecchia conoscenza: Chiara Barberis. Chi è costei? Chiara, anni addietro, è balzata agli onori della cronaca nera a causa della scomparsa nel nulla della sorella Elisa:

          “Elisa Barberis scomparsa. In una foto, una ragazza con i capelli biondi sottili, una maglietta bianca e un riflesso di sole sugli occhi chiari, fa un sorriso appena accennato. Un’altra foto e questa volta le ragazze sono due: lei e Chiara, la mamma di Agnese. La riconoscono, anche se qui è più giovane. Le due ragazze si somigliano molto e sono abbracciate, strette in cappottini aderenti e sciarpone sotto il mento. Sembra una foto obbligata perché sorridono ma gli occhi sono seri, come quei collage di pezze di facce ritagliati dalle riviste che facevamo da piccole. Sullo sfondo si intravede una profusione di fiori viola. In sostanza: Elisa Barberis, torinese, è scomparsa all’età di ventiquattro anni nel 2012. Da allora nessuno ha più saputo niente di lei.”

Che fine ha fatto Elisa? E’ davvero scomparsa nel nulla? Valentina odora un certo mistero intorno alla vicenda. Così, un po’ per curiosità, un po’ per sconfiggere il male di vivere, Valentina inizia una sua personale indagine. Che cosa scoprirà? 
Un romanzo che poggia i suoi fondamenti narrativi nella configurazione della protagonista Valentina, e lo fa mettendo in risalto tutto l’entusiasmo giovanile e la sagacia che la caratterizzano. Ne risulta una storia gialla un po’ sui generis, niente affatto sanguinosa, ma ricca di mistero, omertà e falsità, che coinvolge il lettore in prima persona. Tutti i personaggi mentono e hanno un qualcosa da nascondere. Far emergere la verità sarà una grande impresa. Nel complesso, una lettura che richiama alla mente il ciclo di Vanni Sarca di Alice Basso, che intriga e convince. Un ottimo esordio, con inevitabili falle dovute alla inesperienza, che nel complesso è attraente.

Dunque, alla prossima, esuberante, avventura di Valentina Bronti, in quel di Torino!

genere:giallo

anno di publicazione: 2024