lunedì 12 febbraio 2024

REQUIEM DI PROVINCA

 



Requiem di provincia - Davide Longo -

recensione a cura di Ornella Donna


Davide Longo , nel libro intitolato Requiem di provincia, torna indietro nel tempo. Infatti il romanzo è ambientato a Torino nel lontano 1987 e vede protagonisti indiscussi il commissario Corso Bramard e il suo vice Vincenzo Arcadipane. Quest’ultimo è anche la voce narrante dell’intero romanzo.
Sono le tre di notte, e Arcadipane sta vagando per la città in cerca del suo superiore, a zonzo e in giro per bar e osterie, ad ubriacarsi, tentando, così, di lenire un dolore mai superato. Torino,

      “La domenica sera, da quando mamma FIAT la calza e la veste, è di compagnia quanto una prostatite”.
Arcadipane guida lentamente, con la sola compagnia della sua auto:

        “Alfa 33 Quadrifoglio verde, comprata un anno fa per quindici milioni e 940mila lire, scontanti del 20% in quanto in forza alla Polizia di Stato”,
quando, finalmente, trova Bramard sul ponte della Gran Madre, a guardare giù le acque scure del Po.

    “Con la sua aria rilassata da giocatore di golf, i capelli che asciugati nella loro confusione sono persino belli. Prende un sucai dalla tasca e lo colloca in bocca. Bramard mastica e non parla, che a suo modo è un buon segno.”
Quando vengono avvisati di recarsi a Casalforte,

           “un paese a venti chilometri da Torino. Dove ci sono l’uscita del casello, la stazione dei treni, i peperoni, un sacco di campi nomadi e una fonderia.”
Qualcuno ha sparato in testa a Eric Delarue, alto dirigente di una fonderia poco lontana.
Chi ha voluto la sua morte? Inizia una indagine discreta, sul modello piemontese, per cui:

        “la discrezione è tutto per un piemontese”,
sulla figura di uomo e di dirigente del ferito. Cosa si scopre? Poco o niente. Eric Delarue era un cinquantenne benestante, con una moglie molto ricca al seguito, piaceva a tutti, volto sempre abbronzato, di viso, dicono tutti, assomigliasse a Julio Iglesias, sempre pronto a scherzare con tutti, ed aiutare i suoi operai in difficoltà. Allora perché qualcuno gli ha sparato e lui ora giace in coma? Chi dimostrava di avere una certa dose di acredine, celata ma ben presente? E perché?

Inizia una indagine ricca di colpi di scena, che diventa immediatamente una indagine sull’alta società e sulla borghesia che spesso cela, non ricorda, o non vuole affrontare vizi e mali che la caratterizzano dall’interno. Sarà una indagine complessa, molto omertosa, molto intuitiva, dove i nostri investigatori daranno il meglio di sé e delle loro capacità.

Una lettura precisa, che riporta indietro nel tempo, scritta con precisione millimetrica e sapienza di linguaggio. Si nota una certa dose di amarezza, che permea l’intera narrazione e che stupisce il lettore, che non si aspetta quanto narrato. La trama è ben congegnata, i personaggi sono ben delineati anche nel loro sentire intimo e intimistico, e il linguaggio è fluido. Si respira aria torinese, di qualità e non solo. L’autore dimostra di conoscere molto bene i meccanismi che regolano la suddetta società e i loro membri, quel certo non so che , difficile da esprimere, ma che si intuisce bene. Ne risulta una lettura particolarmente intrigante, che aggiunge un altro tassello al lettore che segue fedele le vicende dei due investigatori. Una lettura di genere particolarmente ben presentata e ben scritta, con un linguaggio preciso e molto colto. Molto bello e divertente. Alla prossima avventura!

genere: giallo

anno di pubblicazione: 2023


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