Requiem di provincia - Davide Longo -
recensione a cura di Ornella Donna
Davide Longo
, nel libro intitolato Requiem di
provincia, torna indietro nel tempo. Infatti il romanzo è ambientato a
Torino nel lontano 1987 e vede protagonisti indiscussi il commissario Corso
Bramard e il suo vice Vincenzo Arcadipane. Quest’ultimo è anche la voce
narrante dell’intero romanzo.
Sono
le tre di notte, e Arcadipane sta vagando per la città in cerca del suo
superiore, a zonzo e in giro per bar e osterie, ad ubriacarsi, tentando, così,
di lenire un dolore mai superato. Torino,
“La domenica sera, da quando mamma FIAT
la calza e la veste, è di compagnia quanto una prostatite”.
Arcadipane
guida lentamente, con la sola compagnia della sua auto:
“Alfa 33 Quadrifoglio verde, comprata
un anno fa per quindici milioni e 940mila lire, scontanti del 20% in quanto in
forza alla Polizia di Stato”,
quando,
finalmente, trova Bramard sul ponte della Gran Madre, a guardare giù le acque
scure del Po.
“Con la sua aria rilassata da giocatore di
golf, i capelli che asciugati nella loro confusione sono persino belli. Prende
un sucai dalla tasca e lo colloca in bocca. Bramard mastica e non parla, che a
suo modo è un buon segno.”
Quando
vengono avvisati di recarsi a Casalforte,
“un paese a venti chilometri da
Torino. Dove ci sono l’uscita del casello, la stazione dei treni, i peperoni,
un sacco di campi nomadi e una fonderia.”
Qualcuno
ha sparato in testa a Eric Delarue, alto dirigente di una fonderia poco
lontana.
Chi
ha voluto la sua morte? Inizia una indagine discreta, sul modello piemontese,
per cui:
“la discrezione è tutto per un
piemontese”,
sulla
figura di uomo e di dirigente del ferito. Cosa si scopre? Poco o niente. Eric
Delarue era un cinquantenne benestante, con una moglie molto ricca al seguito,
piaceva a tutti, volto sempre abbronzato, di viso, dicono tutti, assomigliasse
a Julio Iglesias, sempre pronto a scherzare con tutti, ed aiutare i suoi operai
in difficoltà. Allora perché qualcuno gli ha sparato e lui ora giace in coma?
Chi dimostrava di avere una certa dose di acredine, celata ma ben presente? E
perché?
Inizia
una indagine ricca di colpi di scena, che diventa immediatamente una indagine
sull’alta società e sulla borghesia che spesso cela, non ricorda, o non vuole
affrontare vizi e mali che la caratterizzano dall’interno. Sarà una indagine
complessa, molto omertosa, molto intuitiva, dove i nostri investigatori daranno
il meglio di sé e delle loro capacità.
Una
lettura precisa, che riporta indietro nel tempo, scritta con precisione
millimetrica e sapienza di linguaggio. Si nota una certa dose di amarezza, che
permea l’intera narrazione e che stupisce il lettore, che non si aspetta quanto
narrato. La trama è ben congegnata, i personaggi sono ben delineati anche nel
loro sentire intimo e intimistico, e il linguaggio è fluido. Si respira aria
torinese, di qualità e non solo. L’autore dimostra di conoscere molto bene i
meccanismi che regolano la suddetta società e i loro membri, quel certo non so
che , difficile da esprimere, ma che si intuisce bene. Ne risulta una lettura
particolarmente intrigante, che aggiunge un altro tassello al lettore che segue
fedele le vicende dei due investigatori. Una lettura di genere particolarmente
ben presentata e ben scritta, con un linguaggio preciso e molto colto. Molto
bello e divertente. Alla prossima avventura!
genere: giallo
anno di pubblicazione: 2023
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