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venerdì 30 agosto 2024

FIGLIA DELLA CENERE

 




Figlia della cenere - Ilaria Tuti -

recensione di Rosanna Mutinelli


“FIGLIA DELLA CENERE” di Ilaria Tuti è un thriller intenso e profondamente emotivo che si distingue nel panorama del genere per la sua capacità di esplorare non solo l’oscurità del crimine, ma anche la complessità dell’animo umano.

La protagonista, Teresa Battaglia, già amata dai lettori in precedenti romanzi come “FIORI SOPRA L’INFERNO”, affronta in questo capitolo finale un viaggio interiore che la porta a confrontarsi con i fantasmi del suo passato, in un intreccio narrativo che si sviluppa su due piani temporali distinti.

 

La storia si apre con Teresa alle prese con la malattia che la sta lentamente consumando, sia fisicamente che mentalmente. Questo scenario crea un ritmo narrativo inizialmente lento, quasi trascinato, che rispecchia perfettamente la lotta quotidiana della protagonista contro il declino della sua salute e la perdita di controllo sulla sua vita. Tuttavia, man mano che la trama si sviluppa, il passato di Teresa emerge, svelando gli eventi che l’hanno forgiata come profiler di eccezionale talento.

La forza del romanzo risiede nella profondità con cui Tuti esplora il personaggio di Teresa, rendendola non solo un’abile investigatrice, ma anche una donna coraggiosa e vulnerabile. La sua capacità di immedesimarsi nei criminali, di comprendere le motivazioni che li spingono a commettere atti efferati, è tanto un dono quanto una maledizione, un elemento che la isola dai suoi colleghi e superiori, ma che la rende unica e straordinaria nel suo lavoro.

Il thriller si distingue per il suo approccio riflessivo e psicologico, che va oltre la semplice risoluzione di un caso. Ilaria Tuti narra con maestria l’orrore nascosto nelle pieghe della quotidianità, mettendo in luce le violenze invisibili che permeano la nostra società e che spesso rimangono impunite.

La domanda che il romanzo solleva (chi è il vero colpevole?) va oltre la figura dell’assassino per abbracciare una critica più ampia e sociale, in cui il male si annida nelle strutture di potere e nelle dinamiche familiari distorte.

 

“FIGLIA DELLA CENERE” è un romanzo che colpisce per la sua profondità emotiva e per la complessità della sua protagonista. È un addio commovente e potente a Teresa Battaglia, un personaggio che ha saputo conquistare il cuore dei lettori con la sua forza, la sua fragilità e la sua inesauribile capacità di lottare contro le ingiustizie. Consigliato non solo agli amanti del thriller, ma a chiunque apprezzi una narrativa che sa coniugare suspense e introspezione psicologica in modo magistrale.


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2021

 




giovedì 29 agosto 2024

DESERTO D'ASFALTO

 




Deserto d'asfalto - S. A. Colby -

recensione a cura di Edoardo Todaro


Il mondo della critica, e gli autori noir, dibattano, da tempo, su quanto il noir possa descrivere la realtà sociale e quindi definirsi  “ romanzo sociale “.  Dire questo vuol dire S.A.Cosby, buttafuori, operaio, giardiniere, montatore di palchi, addetto alle pompe funebri e per concludere, scrittore appunto.  Cosby arrivato alle cronache con “ Il sangue dei peccatori “ va conosciuto, con il suo primo uscito in Italia nel 2021: “ Deserto d’asfalto “. Cosby, appunto, si schiera tra coloro che ritengono il noir un modo intelligente ed utile per introdurre la conoscenza e l’approfondimento di questioni sociali. Ultimamente il noir ha visto autori cimentarsi su vari aspetti che hanno dato vita a filoni di scrittura: dal legal thriller al thriller psicologico, al noir ambientalista o econoir …, ma su tutti c’è qualcosa che è in prima fila: i soldi, perché alla fine è sempre una questione di soldi. Come non ricordare Ricardo Piglia con il suo “ Soldi bruciati “ oppure “ La rapina in banca “ di Klaus Schonberger. Ecco quindi Cosby e “ Deserto d’asfalto “, tra l’altro consigliato sia da Stephen King che da Dennis Lehane.  I soldi: uscire dalla povertà a costo di essere un pezzente. Ma oltre ai soldi, ecco l’attinenza con il sociale: cos’è il carcere in una società dove vige la discriminazione, e quando esci e tenti di rifarti una vita, sei obbligato a rapportarti con una realtà fatta di soprusi. “ NON FERMARTI RIBELLE “. Sarebbero sufficienti queste 3 parole per capire dove Cosby in “ Deserto d’asfalto “  andrà a parare. Il bisogno di denaro, il passato da criminale che è dietro l’angolo e che alla prima occasione torna a farsi vivo. Le scelte della vita, per sbarcare il lunario, ti portano verso ciò che sai fare: le corse d’auto e le scommesse collaterali ad esse. L’officina con l’affitto da pagare; da pagare la casa di cura dove è ricoverata la madre di uno dei due protagonisti;  la periferia con  gli edifici vuoti, le costruzioni deserte e dove  i ragazzi che non si possono certamente permettere il lusso della scelta; il primo colpo a 17 anni e prepararsi al colpo è come prepararsi ad un evento particolare, come indossare un cappotto: ti deve star bene ed è più che una bella sensazione, è la sola cosa giusta. Sopravvivere in periferia  è anche vivere a tu per tu con i sogni, con ciò che è e ciò che dovrebbe essere e che immancabilmente non coincidono mai, e dove è necessario fare i conti con il convivere con la propensione alla risoluzione dei conflitti in modo violento; essere un fuorilegge e giocare a fare il brav uomo.  Questa è la vita, ma una vita che è una lotta destinata ad essere persa perché la partita è truccata ed i punti non hanno importanza. Una periferia caratterizzata da mogli che sono diventate vedove; da madri che aspettano, anzi sperano, che i figli tornino a casa;  da figli senza padri. Quanto descritto in questo thriller è anche, e soprattutto, la storia di due complici: uno inaffidabile ed uno svitato.


genere: thriller

anno di pubblicazione: 2021


IL PASSO DELLA GATTA

 




Il passo della gatta - Mirella Bonora -


A volte è necessario, per quelli come me, lettori assidui di noir "senza speranza", intervallare questo genere di romanzi con libri meno drammatici, più "leggeri". La difficoltà sta nel trovare il romanzo giusto, quello che porta a termine questo compito in maniera perfetta. Per perfetta intendo un libro dinamico, divertente, non banale con personaggi positivi che vivono una vicenda originale che cattura, che ti stimola il sorriso e le sinapsi. Io in questo momento avevo proprio bisogno di un romanzo di questo tipo. Qualche mese fa avevo adocchiato un romanzo che già solo per il titolo mi incuriosiva molto, mi incuriosiva per dove era ambientato e per la storia che raccontava ma ne avevo rimandato la lettura a quando ne avessi avuto "bisogno" proprio perché, secondo me, era uno di quei libri perfetti per assolvere alla funzione di decomprimere i momenti noir. Adesso che l'ho terminato di leggere posso confermare che la mia intuizione era stata giusta. Questo è stato per me veramente il libro perfetto per la mia esigenza. Leggere un libro così non mi capitava da tanto. Il titolo del romanzo è Il passo della gatta e lo ha scritto Mirella Bonora. Il libro racconta una storia originale, divertente, con ritmo, senza orpelli o particolari trovate narrative ma che si gusta dall'inizio alla fine grazie alla freschezza della scrittura ed alla simpatia dei personaggi. Le protagoniste sono due ragazze, Daisy e Corinna ed insieme a loro c'è un folto numero di altri elementi a partite da Nora ma anche Margareta, Andy, Leo ecc. La città nella quale si svolge la storia è Ferrara, splendidamente descritta dall'autrice, ed anch’essa a pieno titolo protagonista della vicenda, grazie agli interessantissimi cenni storici ad al racconto di come sorsero gli antichi palazzi signorili presenti. Daisy giovane e vivace studentessa universitaria riceve in prestito, dalla biblioteca nella quale abitualmente studia, un volume che però non ha richiesto. E' un libro particolare che tra l'altro non fa parte delle sue normali letture. Lo ritira con l'intenzione quindi di renderlo immediatamente cercando di spiegare un evidente errore. Poi però iniziando a leggerlo per curiosità si appassiona alla storia che narra e così decide di capire come mai sia arrivato nelle sue mani. Corinna invece è una esperta d'arte che lavora a New York per la nonna Margareta proprietaria di una holding finanziaria. Viene mandata a Pesaro, città che detesta, urgentemente con un incarico speciale da portare a termine...questo è solo l'inizio di un racconto che ci accompagnerà piacevolmente ed in assoluta rilassatezza per qualche giorno. Complimenti all'autrice. 


genere: narrativa

valutazione: più che discreto


IL COLPEVOLE IDEALE

 





Il colpevole ideale - F. Bertuzzi A. Noseda


Alessandro Noseda e Francesca Panzacchi hanno unito le forze ad hanno scritto a quattro mani questo breve (purtroppo) giallo, molto divertente e coinvolgente. Tiene piacevolmente occupata la mente del lettore. Il protagonista si chiama Sergio e di professione è avvocato. Ma un avvocato con un pedigree molto importante. Ha ereditato lo studio dal padre, anch'egli ottimo avvocato generalista, con sede nel salotto buono della sua città (Bologna). Lui invece è specializzato in diritto di famiglia e matrimoniale ma allo stesso modo ha continuato a far brillare il buon nome dello studio. Malgrado sia sposato ed abbia due figli subisce spesso il fascino di altre donne che frequentemente diventano sue amanti. I patti pero sono chiari: per lui il matrimonio è un punto fermo. L'ultima della lista, una magistrata di nome Celeste, invece, si mette di traverso e dopo due anni di frequentazione in condominio vorrebbe l'esclusiva. Una sera durante l’ennesimo incontro “segreto”, fuori da un locale, hanno una furiosa lite a causa della nuova richiesta di lei di lasciare la moglie, alla quale assistono in molti. La sfortuna vuole che, la mattina seguente, la stessa venga trovata morta al fondo di una scarpata ed il primo, ed ahimè, unico sospettato è proprio lui. Non gli resta che affidarsi ad un bravo avvocato penalista e a un ottimo detective privato per cercare delle "piste" alternative a quelle degli inquirenti, scavando nella vita della vittima. Questo è l'inizio del racconto che si sviluppa in maniera divertente e coinvolgente come già detto in apertura. Un racconto dinamico senza pause con tanti momenti sorprendenti che regalano più di un sospiro. Un lavoro a quattro mani diviso perfettamente, dove le parti di uno si amalgamano a quelle dell'altra non riuscendo a distinguere mai la penna che ha scritto un determinato passo. Noseda e la Panzacchi singolarmente non sono al loro primo romanzo anzi ne hanno già scritti parecchi, e sempre con risultati lusinghieri, e questo, la loro mano sicura ed esperta, traspare leggendo il racconto. Il colpevole ideale possiamo annoverarlo tranquillamente tra le loro opere più riuscite. Un racconto che non ci metterete molto a leggerlo sia per la sua brevità sia per l'esigenza bruciante di arrivare presto al termine, e verificare se le vostre deduzioni sono le stesse pensate dai due scrittori e così arrivare in anticipo a conoscere il colpevole. Le ultime "immagini" spiazzano completamente e regalano la sorpresa più grossa di tutto il romanzo dando al finale anche un che di inquietante. 


genere: giallo

valutazione: buono

 


BASTA UN PEZZO DI MARE

 



Basta un pezzo di mare - Ludovica Della Bosca -

Solo una questione di casualità? Io non credo. Ritengo che parlando di libri la scelta di leggere un romanzo piuttosto che un altro non sia casuale. Ci può essere una ricerca ponderata, rispetto all'umore di chi deve leggere; o pensata, per chi sta cercando qualcosa di specifico. O semplicemente interessata, cercando il racconto più affine ai propri gusti. A volte, ancora, si è guidati semplicemente dal nome dall'autore del libro, sperando che uno "famoso" non possa mai rivelarsi una delusione. Ma quasi sempre (ed è questa la mia convinzione) è il libro stesso che sceglie il suo futuro lettore. Lo fa mettendo in mostra il suo charme, mostrando di sè la copertina, colorata e ben disegnata, accattivante nei colori e nei caratteri. Le pagine belle bianche lucide con un netto contrasto tra il bianco e il nero. Conquista il lettore a prescindere dal contenuto. Sà (il libro) che quel lettore, in quello specifico momento, ha bisogno proprio di lui, di ciò che narra nelle sue pagine ed allora fa di tutto per richiamare la sua attenzione. Questo è proprio quello che è successo a me. Basta un pezzo di mare razionalmente, forse, difficilmente avrei scelto di leggerlo ma ne sono rimasto conquistato appena l’ho visto. Non so effettivamente quale sia stato il motivo principale: se mi ha incuriosito il nome dell'autrice, che non avevo mai sentito ed ho quindi presunto fosse un'esordiente, (ed io ho sempre un occhio di riguardo per gli autori emergenti o quelli alla loro prima opera), o se sia stato per la splendida copertina e forse, più semplicemente, perché in questo momento avevo bisogno di una storia così. Fatto sta che ho letto distrattamente di cosa parlasse nella quarta di copertina, mi ha incuriosito e l’ho preso senza pensarci ulteriormente. Mi sono accorto però solo leggendolo che la vicenda raccontata era lontana dalla mia confort zone fatta di suspense e di tenebre. Storie nere e colpi bassi. Ma non potevo in nessun modo abbandonarlo, primo perché per farlo, per come la vedo io, ci vogliono motivi seri, secondo perché era scritto proprio bene: storia coinvolgente, personaggi intriganti. Meritava assolutamente di essere letto. In poche parole mi aveva stregato. Certo alcuni passaggi mi son sembrati troppo "celebrali" ma la storia raccontata ed il modo in cui veniva fatto erano di grande valore almeno secondo i miei parametri. Agata e Sara sono state "disegnate" veramente bene. Sono amiche, e per vari motivi si perdono di vista ma basta poco perché il desiderio di riavvicinarsi prevalga. Sono ragazze con le quali il destino non è stato certo magnanimo ma hanno saputo resistere alla tempesta e ora sono pronte per riprendere il loro cammino, determinate e volitive. Un romanzo che parla di amore ma anche di incomprensioni e di dolore. Di determinazione e coraggio. Un romanzo che fa riflettere parlando di argomenti importanti. Sulla capacità di una persona di auto determinarsi, sulla capacità di prendere decisioni autonome, sulla volontà, che deve essere di ognuno, di "sentirsi" libero. Sull’importanza della famiglia (genitori e figli). Un racconto non banale che non appartiene alla mia confort zone ma che sono stato contento di aver letto. Unico neo, in un mare di cose positive è, in alcuni momenti, l'eccessivo ricorso, secondo me, ai momenti “cerebrali”: pensieri, riflessioni, flashback che ne hanno rallentato eccessivamente il ritmo. Forse con due personaggi come Agata a Sara si poteva immaginare una storia con più brio, più velocità. Complimenti comunque alla Della Bosca per l'ottimo esordio. 


genere: narrativa

valutazione: buono


mercoledì 28 agosto 2024

IL COCCODRILLO

 





Il coccodrillo – Fedor Dostoevsky -

recensione a cura di Francesca Tornabene

 

"Sappi dunque che io ormai mi sazio solo di grandi idee, che rischiarano la notte che mi circonda"

 Il coccodrillo è una "monelleria", una novella incompleta, una favola fantastica tragi-comica, una sottile satira politica e una critica sociale.

Una storia breve piena di sfaccettature e retroscena.

Non ridevo così da tempo.

Un uomo sul punto di partire per le ferie viene inghiottito vivo e per intero, da un grosso coccodrillo del Passage sotto gli occhi increduli dei presenti.

Un evento tragico che all'improvviso assume contorni teatrali inaspettati perché in realtà il "poveretto" non è affatto morto, anzi sta bene all'interno dell'animale.

Cavalcando l'onda del suo narcisismo intravede un'occasione per diventare una celebrità. Maestro dell'oziosa umanità.

Persino la moglie e il suo fedele amico non sono più gli stessi.

Un attimo prima tutti si disperano, cercano soluzioni, poi...

Beh, tutto cambia per effetto del principio economico!

Cambiano le proprie priorità dinnanzi alle prospettive che il potere e l'arricchimento regalano.

Così ogni ragionamento sfugge alla logica per rifugiarsi in un pensiero inimmaginabile.

 "A quelle condizioni chiunque potrebbe infilarsi lì dentro per prendersi dei soldi a ufo".

 Alla fine di questo viaggio esilarante, in balia di risate incontenibili, penso al genio di questo Scrittore, ai vari personaggi, ai significati nascosti di questa storia surreale e alla critica letteraria dell'epoca.

A conti fatti, un pensiero sfiora la mia mente: l'analisi di quella lontana e fantastica società così asservita al dio denaro non è poi così lontana dalla nostra.


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 1865

 


martedì 27 agosto 2024

CORPI ABBANDONATI

 



Copi abbandonati - Emiliano Bezzon -

recensione a cura di Monica Manino


L'ultimo lavoro del giallista varesino Emiliano Bezzon accompagna le sue protagoniste Doriana Messina e l'amica Giorgia Del Rio durante una vacanza che le due amiche si sono regalate dopo un periodo di lavoro molto intenso per entrambe.

E' proprio durante questi giorni di relax che ricordi dolorosi occupano la mente di Doriana.

L'amato padre, maresciallo dei Carabinieri morto in un incidente durante il servizio tanti anni prima, torna nei ricordi della figlia, che mai ha dimenticato la ferita procurata dalla sua scomparsa e che l'ha spinta ad entrare nell'arma.

Al tempo non fu mai chiarita la dinamica dei fatti.

Così Doriana darà il via ad un'indagine privata che porterà alla luce politici corrotti, criminalità organizzata, Servizi Segreti, riaprendo un capitolo oscuro mai chiuso della politica economica italiana degli anni 70 che agli interessi di pochi ha sacrificato la vita di tanti.

Negli stessi giorni a Milano l'amica Giorgia si scontra con la dura realtà della violenza di genere.

Mondi apparentemente molto lontani si incontrano svelando una sorprendente verità.

Ancora una volta Bezzon, autore noir tra i più apprezzati del panorama italiano, regala ai suoi lettori un racconto dal ritmo veloce, capitoli brevi dalla scrittura serrata,  accurato nella ricostruzione storica, con protagoniste e comprimari che conquistano.

Le pagine del romanzo offrono anche spunti enogastronomici  che invitano a scoprire o riconoscere luoghi e sapori di un'Italia difficile ma pur sempre affascinante.

Soprattutto Corpi abbandonati è un inno, un tributo al coraggio di uomini e donne delle istituzioni che spesso sacrificano la propria vita per difendere un ideale di giustizia, di amore per gli italiani tutti.

E' un viaggio introspettivo nel profondo degli animi delle protagoniste che invita chi legge a confrontarsi con realtà difficili ma più vicine di quanto spesso si pensi.

E' uno stimolo ad essere curiosi, a voler scoprire vicende storiche che riguardano il nostro Paese e che in qualche modo ci coinvolgono ancora oggi.

In ultimo è una dichiarazione d'amore per l'Italia, paese con tante criticità ma splendido nelle sue varietà.

Grazie quindi ad Emiliano per queste pagine e a tutti voi l'invito a conosce Doriana, Giorgia e la loro storia.

Buona lettura


genere: giallo

anno di  pubblicazione: 2024


lunedì 26 agosto 2024

IL BARONE RAMPANTE

 




Il barone rampante – Italo Calvino -

recensione a cura di Patrizia Zara

 

Il libro fa parte della celebre "Trilogia degli Antenati" (Il visconte dimezzato - Il  barone rampante - Il cavaliere inesistente).
Ho riletto "Il barone rampante" a distanza di molti anni e l'ho trovato ora come allora un capolavoro sia nella trama che nello stile. Una storia di avventure, leggerezza e libertà.
Ma se allora, giovane fanciulla,  mi era piaciuto per l'originalità del testo, per il coraggio e la determinazione del protagonista che a dodici anni sale su un albero per non riscendere mai più,  rinnegando con tale gesto  non tanto il titolo di duca ma lo stereotipo di questo imposto dalla società, oggi mi riporta in mente un episodio della mia infanzia che mi accomuna in parte allo stravagante protagonista.
Mi trovo in classe, terza elementare.
Sono seduta nella prima fila in un banco a due. La nostra unica maestra conosce la classe da due anni, anzi presumo conosca ognuno di noi.
Una mattina la mia compagna di banco mi chiede qualcosa e io rispondo ma lei continua a parlare sottovoce, un brusio fastidioso, non le do retta rimango attenta alla spiegazione dell'insegnante.
Ad un tratto la maestra si ferma e con tono infastidito pronunzia il mio nome a voce alta intimandomi di stare zitta. Cerco di chiarire l'equivoco ma ciò porta a peggiorare la situazione.
Vengo invitata a prendere il quaderno e andare nell'ultima fila, in un banco solitario.
Ricordo che ero molto arrabbiata per l'ingiustizia subita, io che non parlavo mai durante le lezioni.
Bene, da quel giorno io da quell'ultimo banco non mi sono più mossa se non quando la campanella avvisava l'uscita.
Trasferii la mia cartella, tutti i miei quaderni, le penne blu e rosse e le matite. Tutto lì, in quel banco solitario.
Nessuno riuscì a farmi cambiare idea, né la maestra che mi chiese scusa, né i miei compagni, né i miei genitori. La definirono una stravaganza della giovane età che sarebbe passata in pochi giorni.
Rimasi lì anche per i rimanenti due anni.
In quell'ultimo banco, con le spalle poggiate al muro, io trovai la mia dimensione, più consona al mio carattere schivo e solitario.
Riuscivo a completare ogni compito prima dell'orario assegnato così d'aiutare le mie compagne in difficoltà senza essere vista,  riuscivo a vedere la mia classe da una più ampia prospettiva: tutti i volti, tutte le espressioni, tutto.
Come Cosimo, il protagonista del libro, avevo scelto di stare in solitudine. Una solitudine voluta che mi permetteva di avere una maggiore visione della realtà circostante comprendendo meglio i meccanismi di quel mio piccolo mondo ed esserne partecipe senza distrazioni; riuscivo, anche, a condividere meglio le mie sensazioni in quella mezz'ora di ricreazione trovandomi attorniata da tutte le mie compagne curiose di sapere come me la passavo. Insomma  riuscivo a essere più partecipe, proprio come Cosimo.
Perché la solitudine di Cosimo che decide di vivere fra gli alberi è una solitudine attiva contrariamente a quel "Passero solitario" leopardinano, triste e nostalgico, che immagina "l'infinito" oltre il caro colle e che non riuscirà mai ad attraversare.
Cosimo è interessato al suo tempo, è una presenza attiva  pur vivendo tra gli alberi,  e va oltre quel colle, vivendo la storia,  l'amore  l'amicizia,  scoprendo nuove realtà.
Cosimo sceglie di vivere lontano dalle contaminazioni sociali per agire con la libertà di azione e di pensiero, non smarrendosi mai in rimpianti e nostalgie, rimanendo fedele a se stesso fino alla fine.
Una fiaba? Certo, se ne fai della tua vita un capolavoro!
Un libro da leggere senza ombra di dubbio.
"Non ci può essere amore se non si è se stessi con tutte le proprie forze"


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 1957

 


domenica 25 agosto 2024

PIETRA DOLCE

 




Pietra dolce – Valeria Tron

Recensione a cura di Dario Brunetti


Dopo il forte consenso di pubblico e della critica letteraria ottenuto con il romanzo d’esordio L’equilibrio delle lucciole, torna la scrittrice Valeria Tron con la sua seconda opera dal titolo Pietra dolce uscito per Salani editore.

Un altro viaggio letterario ambientato nella sua terra, la Val Germanasca (in antichità denominata la Valle Oscura) che grazie alla stessa Tron abbiamo iniziato a conoscere e ad apprezzare attraverso l’incantevole bellezza dei suoi passaggi e alla cultura del popolo valdese.

Prima di iniziare la lettura del nuovo romanzo diventa impossibile non ricordare le protagoniste della storia precedente, in particolare Nanà, la deliziosa e minuta nonna con gli occhiali di neve, ed è così che sono andato piacevolmente indietro nei ricordi e soprattutto nelle emozioni che mi trasmise il testo.

Le stesse emozioni che ho ritrovato in questo secondo capolavoro che si contraddistingue sia dal punto di vista narrativo che stilistico. Pietra dolce ci porterà alla conoscenza di altri incredibili personaggi ai quali ci affezioneremo, ma l’elemento preponderante sul quale poggia l’intera storia sarà la miniera.

Il rapporto tra il minatore e la roccia sta nel sentirne la giusta vibrazione per dare vita a materie preziose che brillano nell’intensità della luce.

Ma come ben sappiamo l’imprevisto può essere sempre dietro l’angolo; la montagna viene scossa da tre forti boati e sembrano essere scomparsi due minatori. Nel piazzale si scava tra i detriti e ad uscire dal foro di una roccia è un giovane che tutti conoscono. Si tratta di Lisse, il suo corpo è sanguinante, ma le ferite più dolorose saranno quelle dell’anima.

Cerca rifugio a Paraut, nella baracca in cui è nato, dove troverà il suo fedele amico balbuziente Giosuè Frillobec, chiamato da tutti Frillo. Ma non sarà il solo ad accoglierlo, troverà il calore di Mina che per lui è un notevole punto di riferimento dal momento in cui la vede con gli occhi di una madre e poi ci sono il gigante buono Lumiere, conosciuto come l’uomo degli oracoli e il vecchio liutaio Tedesc.

Ma cosa attenderà il giovane Lisse?

Ritroverà l’amore per una ragazza che porta con sé il canto delle Ande, lei è Alma appena arrivata con la sua chitarra sulle spalle dall’Argentina. Sarà solo l’inizio di una speranza che si tramuta in sogno che val la pena iniziare ad assaporare.

Intanto Giosuè Frillobec sembra destinato a lasciare la Valle e si va a rifugiare nelle colline con la sua immancabile corva Bas.

La visita di un ragazzo di nome Jul porterà qualcosa di inaspettato, perché proprio il giovane deve restituire all’uomo, un oggetto a lui molto caro. Il loro incontro andrà a riavvolgere il nastro di una vita e riannodare i fili di una storia che sembra appartenere un po' a tutti i protagonisti del romanzo.

La miniera può assumere un senso metaforico diventando un enorme contenitore di parole che collegano molte piccole storie nelle quali sono racchiuse intere esistenze.

Valeria Tron non è solo artigiana del legno ma dell’uso delle parole al quale da vita attraverso la luce, come se fossero gioielli incastonati di pietre preziose, grazie a una prosa poetica ed elegante scopriremo una storia commovente con dei personaggi memorabili; Lisse è nato tra i boschi, abbandonato dopo che è stato partorito da sua madre svanita nel nulla, viene allattato da una capra. Diventerà un uomo senza identità a cui sembra mancare una U, un viaggiatore senza tempo, scoprirà la necessità di sentirsi un invisibile fino a quando troverà la famiglia che non ha mai avuto a cercare di lenire le ferite di una vita. Per Lisse sarà la salvezza e finalmente saprà cosa vuol dire essere accettato e amato.

La sensibilità e la raffinata grandezza risiedono nell’animo delle persone gentili che conoscono la bontà e sanno offrire un aiuto a chi si trova in difficoltà. I valori della reciprocità e della fratellanza rappresentano qualcosa di autentico ed è quel che la scrittrice vuole trasmetterci e poi c’è la speranza che diventa un’arte di vivere con l’impellente necessità di trasformarla in realtà; in questa peculiarità diventa essenziale intraprendere il vero cammino che sta nella rinascita e nella volontà di trovare la forza di rimettere in gioco sé stessi.

La Val Germanasca diventa un luogo che brilla nella sua semplicità, scopriremo il valore delle piccole cose, l’importanza dei gesti umani che hanno quel qualcosa di antico e di nobile. Grazie a Valeria Tron che ha voluto per la seconda volta donarci una storia potente e toccante che diventa reale attraverso le parole che risiedono in quei libri che custodiamo con cura maniacale, proprio come accade ai personaggi della storia.

Nei libri è nascosta la forza evocativa delle parole che possono andare oltre il suono e l’espressività dando una chiara rappresentazione di noi e del mondo che ci circonda.

 
genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024


sabato 24 agosto 2024

LA RAGAZZA E LA NOTTE

 



La ragazza e la notte -  Guillaume Musso -

recensione a cura di Alice Bassoli


📚 Un mistero avvolto nella neve, un segreto nascosto per 25 anni…

"La ragazza e la notte" di Guillaume Musso è un romanzo che ho amato moltissimo, direi uno dei miei preferiti. Ambientato tra la suggestiva Costa Azzurra del 1992 e il 2017, la storia ruota intorno alla scomparsa di Vinca Rockwell, una brillante studentessa dell'ultimo anno di liceo, fuggita in una notte glaciale insieme al suo professore di filosofia, con cui aveva una relazione segreta. Venticinque anni dopo, i suoi amici Fanny, Thomas e Maxime, si ritrovano per una riunione di ex alunni, ma il passato torna a galla quando scoprono che il segreto che hanno custodito per anni è in pericolo.

 🔍 Musso è un maestro nel costruire una trama che vi farà cambiare idea sul colpevole a ogni capitolo. La narrazione è un puzzle ben strutturato, in cui nulla è come sembra. Un'opera che dimostra quanto possa essere sottile il confine tra giusto e sbagliato, tra amore e ossessione.

 🎬 Ho amato il modo in cui i due piani temporali si intrecciano, mostrando la crescita e il cambiamento dei personaggi principali. È impossibile non immedesimarsi nelle loro vicissitudini adolescenziali, un periodo della vita che molti di noi ricordano con un mix di nostalgia e turbamento. Non sorprende che da questo romanzo sia stata tratta una serie TV.

  Consigliatissimo! Se amate i thriller psicologici, "La ragazza e la notte" è un titolo da non perdere. Realistico e con una trama che vi terrà col fiato sospeso fino all'ultima pagina. Un giallo che non può mancare nella vostra libreria. 📖

Buona lettura! 📚✨


genere: thriller

anno di pubblicazione: 2018


venerdì 23 agosto 2024

LA MOSSA DELLA REGINA

 



La mossa della regina - Michela Ricciutelli -

Recensione a cura di Monica Manino

 

Narra una leggenda che l’anima di un bambino strappato con crudeltà al grembo della madre si aggiri smarrita sulla Terra e che, imbattutasi in una creatura appena nata, si congiunga ad essa lasciandole memoria del suo strazio.

Così un filo lega per tutta la vita quella creatura al regno dei morti. Essi le parlano e le disvelano i loro segreti e infine le chiedono di fare giustizia.”

 Due amici che da ragazzini giocano a scacchi e hanno una mossa, quella della Regina, che li fa incontrare e riconoscere.

Una bambina volata in cielo troppo presto, una madre che non l’ha mai dimenticata.

Una giovane uccisa da una scelta scellerata e un bimbo che nasce proprio in quel momento. Due anime destinate ad incontrarsi anni dopo e a darsi reciproco conforto.

Una vendetta che ha atteso anni per compiersi e che per concretizzarsi squarcia il velo del tempo e dello spazio.

Una bimba con un dono: la capacità di vedere chi non c’è più, di sentirne la voce, di raccoglierne il messaggio.

Queste pagine sono molto più che un romanzo giallo; più di un racconto gotico; più di una saga familiare.

Sono un universo di eventi, emozioni, segreti, paure, follia, amore, coraggio che si ritroveranno in un finale straordinario e commovente.

Buona la prima per Michela Ricciutelli, che con la sua scrittura asciutta e delicata tesse una trama che affascina e trascina il lettore catturandone l’attenzione fino all’ultima pagina e lasciandolo con un languore nostalgico.

Buona lettura!


genere: thriller

anno di piubblicazione: 2024

 


giovedì 22 agosto 2024

LA PASTICCIERA DI MEZZANOTTE

 



La pasticciera di mezzanotte - Desy Icardi -

recensione a cura di Connie Bandini


L’aroma di caffè, la dolcezza dello zucchero, l’odore del pane. I cinque sensi sono lo strumento attraverso cui Desy Icardi – autrice torinese dallo stile inconfondibile – offre al lettore la sua nuova storia.

Ultimo romanzo di una pentalogia che celebra, appunto, i cinque sensi, il nuovo incontro del lettore con l’eccentrico avvocato centenario Edmondo Ferro passa attraverso il filtro del gusto.

Ferro è un ingordo di libri, un divoratore di storie che accompagnano gran parte delle sue giornate e delle sue notti.

Dopo essersi ingozzato di romanzi scritti da altri, l’avvocato Ferro decide di raccontare in prima persona una delle storie che gli affollano la mente, attingendo dal suo archivio di ricordi.

Ecco allora che guida il lettore all’inizio del secolo scorso, negli anni della Grande Guerra, quando Torino è scossa dalla rivolta del pane: ogni strada è devastata dalla furia del popolo, stremato dalla fame. In questo clima di agitazione l’avvocato Ferro ritrova Jolanda, donna già conosciuta molto tempo prima, quando lei era una ragazzina, lui un giovane uomo e sua madre aveva pensato a un possibile matrimonio tra i due.

Figlia di una certa nobiltà agiata che l’ha viziata e coccolata, ora anche Jolanda combatte con le ingiustizie legate alla guerra. La sua situazione, quindi, è mutata rispetto a quando era una ragazzina. L’unica cosa rimasta uguale, tuttavia, è il suo rapporto con il cibo: un’ambivalenza che si manifesta nel talento – segreto – per la cucina in generale e la pasticceria in particolare da un lato, e la profonda repulsione nei confronti del cibo ogni volta in cui è chiamata ad affrontare una difficoltà dall’altro.

L’avvocato Ferro sarà testimone del processo che consentirà a Jolanda, attraverso il cibo e i dolci, di  fare pace con un passato carico di zavorre.

Icardi offre al lettore una carrellata di personaggi sfaccettati e ben costruiti, che si muovono sullo sfondo di una Torino devastata dalla Grande Guerra, in cui certi sapori, sempre più difficili da trovare e gustare, diventano un’arma potente con la quale affrontare le difficoltà e concedersi una tregua, quella che consente di perdonare se stessi e le proprie debolezze.


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2023

 

 


mercoledì 21 agosto 2024

POLIFEMA

 




Polifema – Gabriella Cinti -

recensione a cura di Francesca Simoncelli

 

“Polifema” è una storia che narra, come si può intuire dal titolo, di una donna che è talmente accecata dall’ amore, da non capire la pochezza dell’uomo di cui è innamorata. 

Questo libro tratta una tematica reale e quanto mai attuale: l’amore migliora i difetti, annulla le mancanze e le assenze dei propri compagni, inventando una realtà che non esiste, per nascondere a noi stessi quanto sia erroneo il nostro potere di giudizio.  

Marzia, la protagonista del racconto, si illude di possedere un amore che invece è effimero.  

Giorgio, suo amore da sempre, ha scelto un’altra vita, non ha avuto il coraggio di vivere appieno la loro storia e chiede a Marzia che, accecata com’è dall’amore, acconsente, di vivere la loro relazione in clandestinità: fugaci e brevi incontri, per poi tornare da sua moglie, lasciando Marzia nella solitudine di una casa vuota, di un cuore che cerca amore e finge di averlo trovato per proteggersi dal dolore.  

Il romanzo è strutturato in un lungo arco temporale, dalla giovinezza dei protagonisti fino al presente, quando sono ormai adulti, ma non è lineare; ci sono continui viaggi avanti e indietro nel tempo e questo rende poco scorrevole la lettura. 

La scrittura è fin troppo ricercata: le frasi a volte non sono di semplice comprensione.  

I collegamenti con l’antica Grecia, tra mitologia e linguaggio, sono spesso difficili da capire se non si è almeno un po’ ferrati sull’argomento. 

Un libro impegnativo, più adatto ad un lettore esperto ed appassionato, che ad un lettore che si approccia sporadicamente e superficialmente alla lettura. 


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024


martedì 20 agosto 2024

IL KILLER DELL'APOCALISSE




 


Il killer dell’apocalisse Fabrizio Carcano – 

recensione a cura di Elisa Caccavale


Ogni volta in cui viene annunciata la pubblicazione di un nuovo romanzo di Fabrizio Carcano, mi metto in attesa di poterlo leggere: ormai i personaggi dei commissari Bruno Ardigò e Vittorio Maspero sono per me familiari e consueti e, fino ad ora, ho sempre apprezzato le vicende e le trame che il loro autore sviluppa, cucendole alla perfezione su di loro.

In questo terzo romanzo dedicato a Vittorio Maspero, il “commissario dagli occhi di ghiaccio” deve fare i conti con un killer che uccide lasciando stralci di brani tratti dal libro dell’Apocalisse; il commissario dovrà scavare nel passato per scoprire chi si celi dietro questo killer misterioso, scoperchiando profondi abissi di dolore. Come di consueto nei romanzi di Fabrizio Carcano la vicenda da cui prende titolo il libro si intreccia ad altri filoni narrativi che, pur non collegandosi direttamente alla vicenda principale, si armonizzano con essa in modo equilibrato, come in una coreografia.

Personalmente ritengo che uno dei pregi principali dei romanzi di Carcano siano proprio le molteplici suggestioni che riesce a suscitare e gli interessi che riesce a muovere: in ogni libro imparo qualcosa di nuovo su Milano (e dintorni), sulla città, sull’arte, sulla storia; le vicende della storia contemporanea degli anni di piombo ( nei romanzi in cui il protagonista è Vittorio Maspero) sono narrate in modo preciso e rendono perfettamente lo spirito del tempo, nonostante siano romanzate (e non mancano comunque interessanti riferimenti ad eventi e personaggi storici reali).

Per gli appassionati dell’argomento, non manca nemmeno in questo romanzo il tema esoterico, pur se meno spiccato rispetto ad altri testi: anche su questo aspetto, al netto dell’ampia (giusta e inevitabile) parte fantasiosa, si possono conoscere molti aspetti interessanti anche della storia della Chiesa (ad esempio: voi sapete chi sono i Sacconi rossi? Potrete scoprirlo in un altro romanzo di Fabrizio Carcano …)

Lo stile è quello che ben conosce chi legge i romanzi di questo autore: secco, schietto, talvolta brutale come i temi che tratta. I personaggi di Carcano si muovono nelle periferie più degradate, nell’umanità più disperata, nei giorni più cupi e l’autore racconta questa vita e queste vite con uno stile tagliente, graffiante. Trovo in Fabrizio Carcano una delle voci più lucide quando si tratta di osservare la realtà, la società e la politica: riesce a mettere di fronte alle proprie ipocrisie e a i propri limiti tutte le classi sociali, tutte le parti politiche eppure per ognuna di loro riesce, contemporaneamente, a trasmettere condanna e perdono. Sicuramente sono libri cupi, che non lasciano molto spazio alla speranza, ma forse proprio per questo necessari, in un mondo di fazioni e schieramenti a priori e a prescindere.


genere: thriller

anno di pubblicazione: 2023

 

lunedì 19 agosto 2024

IL SOGNO PIU' DOLCE

 




Il sogno più dolce - Doris Lessing

recensione a cura di Patrizia Zara


Il libro si snoda in due diverse ubicazioni che frammentariamente trovano punti comuni, essendo i protagonisti gli stessi lungo il ventennio che corre tra '60/'80, anni di lotte, speranze e di grandi sogni per poi sgretolarsi impetuosamente nelle illusioni di vanagloria e nella sete di potere e denaro proprio in quei giovani rivoluzionari ormai diventati adulti.
Teatro iniziale dell'azione (i famosi anni '60 con i suoi figli dei fiori)  è una accogliente casa londinese; attori sono i membri di una famiglia borghese non convenzionale e aperta dove si radunano i giovani, consanguinei e non, del romanzo. Giovani adolescenti in  preda a disordini emotivi e disagio esistenziale che desiderano  rompere i vincoli con le convenzioni e cercano una smodata libertà.  Nella cucina dei Lennox trovano i loro punto di raduno dove mangiano, giocano, litigano, fumano, amoreggiano, si confrontano, si lamentano delle proprie famiglie, dell'ordine costituito, vantandosi per i continui furti commessi al fine di contrastare il Capitalismo tanto da definire tali ruberie un modo per "liberare le merci", giovani  speranzosi di un mondo migliore.
La scena sociale e politica, in questo contesto, si presta a una ironica e feroce stigmatizzazione dello stalinismo e di quegli ideali di una cieca ubbidienza a un partito che riduceva i suoi adepti occidentali,e non, a "utili idioti".
Ma proprio questi giovani che decantavano con sofferenza un mondo paritario, equo e armonioso li troviamo adulti negli anni  '80  (famosi anni di progresso e benessere) con ruoli di potere pronti ad abbeverarsi sfacciatamente nella coppa del potere e della corruzione, adulti grassi e rubicondi pronti a chiedere gli occhi e schiaccare il debole. Uomini e donne che guardano il loro passato tumultuoso come una  semplice festa balorda di gioventù.
Teatro della seconda parte è l'Africa, il continente nero, spremuto dalle potenze occidentali. Qui l'autrice gioca fortemente in casa, vista la sapiente scrittura da lei precedentemente dedicata a questa amata terra, esposta con vivida penna; penna che è come uno stiletto, un affilato rasoio capace di stigmatizzare clientelismi e prevaricazioni a danno di quella povera gente, che già flagellata da Aids, malattie e siccità, col cambio di padrone, le appare caduta dalla padella nella brace, condannata comunque a un amaro destino.
La tristezza delle scene lascia senza parole, scene descritte con la pacatezza della vera sofferenza e la contezza del vero dolore, senza quell'umiliante spettacolo caritatevole a cui assistiamo oggi.
Leggere la Lessing in questo libro produce un senso di rivoltante consapevolezza nel percepire che l'essere umano è pronto a immolarsi per un grande Idealismo Universale  ma all'atto pratico preferisce abbassare gli occhi e ragionalmente illudersi che tutto va bene.
È  cambiato qualcosa, oggi?
Lo stile è moltro english, pacato, elegante anche negli aspetti più drammatici , i personaggi appaiono figure teatrali pronti a cambiare vesti per i loro interessi e il loro benessere.
E se posso capire Julia e Frances, suocera e nuora, l'una che ha vissuto la grande guerra e l'altra figlia della guerra, per quei giovani radunati nella grande casa ho provato una grandissima amarezza.
Mentre Johnny, figura maschile, un improbabile patriarca, incarna il perfetto "utile idiota" stalinista: "La rivoluzione viene prima delle questioni personali"; pronto a scaricare mogli scartate e prole danneggiata nella grande casa della madre Julia ; viaggiatore, in omaggio ai suoi ideali, va "in missione di pace e amicizia", dai paesi dell'Est a Cuba, all'Africa, alla fine canuto nonnino, ostinato messaggero delle sue politiche illusioni, si trasforma in santone mistico, così come un serpente cambia pelle.
Una considerazione a parte per la giovane Sylvia, adolescente anoressica, fragile eroina inconsapevole che immola la sua vita per una delle tante missioni umanitarie in Africa lasciate alla  bontà dei singoli individui.
Posso soltanto dirvi che nel finale è  percepibile un leggero filo di speranza. Siamo nel 2020, ha indovinato la Lessing nel lasciare aperta la porta della speranza, secondo voi?
In conclusione, sebbene la scrittura e i dialoghi e le situazioni sono molto anglossassoni, è un libro che vi invito a leggere senza aspettative glamorose tipiche del romanzo, ma  come un trattato di vite quotidiane che si snodano in 20 anni,  sebbene noi italiani, soprattutto del Sud, in quegli anni avevano altri seri problemi.

"Il potere del sogno e il prezzo delle illusioni sono dunque i veri protagonisti di questa grande storia di famiglia allargata, metafora della storia di un'epoca, espressa con rara intensità di scrittura e capacità di farci entrare con estrema naturalezza nel cuore della pagina"


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2001

 


sabato 3 agosto 2024

ULTIMO PIANO

 




Ultimo piano - Valentina Mattia

recensione a cura di Gino Campaner

 

📖Spiccioli di trama: per una serie di motivi (che non vi anticipo) Gerolamo si trova in bilico sul cornicione di un terrazzo, di un hotel, di un luogo di villeggiatura. Insieme a lui, casualmente, ci sono altri personaggi alcuni formano delle coppie altri no. Hanno tutti un motivo per stare lì, non lo stesso ma che diventa comune per una serie di coincidenze. Sono tutte fortemente turbate e sorprese per i momenti inaspettati che stanno vivendo. 

 

🔥Punto di forza: la fantasia che ha permesso all'autrice di creare tanti personaggi diversi con una storia molto particolare alle spalle e una vita attuale carica di vicissitudini e preoccupazioni. Altro aspetto positivo il ritmo della storia: indiavolato, si fa fatica a stare dietro a tutte le vicende che si susseguono e si sovrappongono. Altro punto a favore è quello che tra tanta ironia e leggerezza si toccano argomenti e si vivono situazioni che fanno riflettere. Certamente un romanzo non banale. Un racconto che lascia tanto spazio alle proprie considerazioni. 



🙁Punto debole: il punto debole, almeno secondo la mia esperienza di lettore, è forse quella che c'è veramente tanta carne al fuoco, tante storie che si intrecciano tra loro, tanti personaggi. Forse troppi...io ho dovuto scrivermi chi era chi e cosa rappresentava per non perdermi. 



🏁Finale: corretto. Plausibile. Non tutto si aggiusta anzi ben poco sembra tornare al punto dal quale si era partiti. Un finale che si potrebbe interpretare come aperto, forse qualcuno dei tanti protagonisti vuole ancora dire qualcosa... In effetti alcuni protagonisti meriterebbero un approfondimento successivo. 



🎓Giudizio complessivo: ⭐⭐⭐⭐
Mezza stella in più perché mi sono comunque divertito, anche molto. Le storie raccontate, tutte plausibili, coinvolgono e catturano. L'autrice è bravissima a gestire tante storie senza mai perdere il filo e farlo perdere al lettore che però per gustarsi appieno il romanzo deve prestare molta attenzione a ciò che legge ed hai vari intrecci che nascono via via. Prendere appunti non è una cattiva idea. 


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2024

 


LA BAMBOLA DAGLI OCCHI DI CRISTALLO

 




La bambola dagli occhi di cristallo - Barbara Baraldi -

recensione a cura di Dario Brunetti

 

Dopo la pubblicazione con Castelvecchi editore nel 2011, preceduta dall’uscita nel 2008 per il Giallo Mondadori, torna La bambola dagli occhi di cristallo della scrittrice emiliana Barbara Baraldi in una nuova edizione con la Giunti.

Percorrere i portici di Bologna è pericoloso, soprattutto di notte quando nel silenzio, ci sono occhi che ti scrutano e c’è un’ombra nascosta che aspetta il momento giusto per agire.

Nel 2000 la città emiliana è stata colpita da molti reati di violenza sulle donne, ad oggi il tempo non sembra essersi mai fermato perché eventi del genere tornano a manifestarsi.

Sembra un incubo che non ha mai fine e il confine tra realtà e fantasia è delineato da una linea fin troppo sottile, un po' come quando vediamo Nightmare con Freddy Kruger (interpretato da Robert Englund) un mostro che colpisce nel sonno quando tutto sembra apparentemente tranquillo.

In realtà i brutti sogni appartengono alle povere vittime che sono state colpite da dei mostri che se non sembrano accostarsi a quei film dell’orrore, poco ci manca.

Bologna torna a fare paura risultando la seconda città d’Italia per violenze sessuali, ci sono troppi lupi mannari in circolazione, anche per l’angelo vendicatore dagli occhi di cristallo, personaggio magistralmente raccontato dalla penna di una delle più prestigiose firme del thriller italiano, la scrittrice Barbara Baraldi.

La killer vestita di nero e con i tacchi a spillo colpisce tutti quegli uomini che hanno commesso reati di violenza sulle donne.

A indagare sui casi di omicidio è chiamato l’ispettore Marconi che non ci metterà poi molto a focalizzare l’attenzione sugli stessi delitti che sembrano opera di una figura femminile.

In questo nuovo volume troviamo una carrellata di oscuri personaggi: Viola che prevede e al tempo stesso sogna i delitti che si stanno per compiere, l’affascinante Eva che coltiva il sogno di diventare una pubblicitaria, se non fosse tormentata dal viscido Nunzio, nonché suo capo e infine Giulia, una ragazza ricca e alquanto viziata che attraverso mille sotterfugi riesce ad averla sempre vinta sugli altri.

La scrittrice emiliana rielabora un thriller strutturalmente ben congegnato dal ritmo serrato che rende scorrevole un testo che regala la giusta dose di brivido e suspense.

La serial killer si prende gioco delle sue vittime illudendole del loro ultimo piacere, una volta uccise trova la sua purificazione, per sentirsi dannatamente beata nel suo empireo.

La bambola dagli occhi di cristallo ha rappresentato l’esordio di Barbara Baraldi che nel corso del tempo ha saputo descrivere con minuziosità e dettaglio le paure più ancestrali che appartengono al nostro vivere quotidiano, ma per sfidarle bisogna imparare a esorcizzarle, attraverso la scrittura forse possiamo riuscire a placare le nostre anime inquiete, quegli urli di dolore soffocati dal silenzio e dalle parole taciute che trovano sfogo nella narrazione di un romanzo o in un diario segreto dove ci sono pezzi importanti della nostra vita.

I lupi mannari non sono solo raccontati nelle fiabe, si aggirano in una Bologna oscura e segreta tra i vicoli di notte in un assordante silenzio e fanno davvero paura e sembrano voler continuare a rubare la scena ancora per molto, ma c’è un occhio di cristallo azzurro che li osserva, versa lacrime di sangue e vuole restituire quell’intima sofferenza interminabile lasciando delle cicatrici indelebili nell'anima.


genere: thriller

anno di pubblicazione: 2024

 

 


venerdì 2 agosto 2024

IL BACIO DEL CALABRONE

 





Il bacio del calabrone - Giancarlo De Cataldo - 

recensione a cura di Edoardo Todaro


Ennesimo appuntamento con Giancarlo De Cataldo e con il PM/investigatore Manrico Spinori, il contino, serio, noioso, freddino, senza alcuna originalità, che ragiona a voce alta per elaborare la migliore strategia. Un Manrico Spinori affetto da melomania, cioè quella passione eccessiva e quasi morbosa per la musica, per Spinori, nello specifico, si tratta di amore spassionato per l’opera. In questo nuovo caso, ci addentriamo nel mondo dell’alta moda, l’alta moda internazionale. Un mondo che cela traffici ed interessi , anzi sete di profitto. Traffici che vedono gli Emirati imporsi in un mercato che promette grossi introiti, non più gestibili da imprenditori “ casalinghi “ ma appetibili per multinazionali che fanno dei giochi in borsa il proprio modo di essere. Ed in questa situazione, chi ritroviamo? Donna Elena, la madre di Manrico affetta, non da melomania come il figlio, ma da qualcosa di assolutamente più negativo: la ludopatia. Novità in queste 337 pagine, e che non può che destare curiosità: la vespa esotica. Una vespa apparentemente colpevole di omicidio. Un insetto che ha dato la morte ad un prestigioso nome della moda. Spinori, come in passato, si deve rapportare con Gaspare Melchiorre, il procuratore che come proprio compito ha quello di mettere i bastoni fra le ruote al PM, ed in questo caso … vuol chiudere il caso. La madre Elena, , il procuratore Melchiorre, e poi … l’ispettora Deborah Cianchetti. Dicevo prima degli Emirati Arabi, ma rispetto ad una attività che crea profitto, non può mancare la criminalità organizzata, ‘ndrangheta in prima fila. Una indagine che non si presenta affatto semplice, anzi gli interrogativi si susseguono agli interrogativi senza alcuna risposta, una morte che risulta un rebus da districare. Un noir che si sviluppa tra omicidi e calabroni assassini.  Manrico è talmente preso dal proprio interesse verso l’opera che  ne ricerca un consiglio per collegare crimine e mondo della moda. Una vicenda che si potrebbe definire, riprendendo il mai rimpianto Soriano, triste, solitaria e … disperata. Spinori/ De Cataldo ci da appuntamento al prossimo caso e noi vi riponiamo le nostre aspettative positive.


genere: giallo 

anno di pubblicazione: 2024


giovedì 1 agosto 2024

IL PATTO DELL'ACQUA

 





Il patto dell’acqua – Abraham Verghese -

recensione a cura di Lilli Luini

 

L’anno, dal 1900 al 1977.

Il posto: siamo nel Kerala, regione a sud ovest dell’India.

La storia inizia con una bambina di 12 anni, orfana di padre e priva di dote, che dorme tra le braccia della madre. È l’ultima volta: il giorno dopo salirà su una barca e andrà via, lontano, data in sposa a un uomo che ha trent’anni più di lei, vedovo e padre di un bambino. Una brava persona, che rispetterà la sua infanzia e ne farà davvero sua moglie solo quando sarà diventata donna.

Sulla famiglia dello sposo grava una maledizione, detta il Morbo: alcuni dei suoi membri hanno una inspiegabile incapacità di stare nell’acqua e ogni generazione piange almeno un morto annegato. Con grande determinazione, diventa però subito padrona di casa e madre del piccolo JoJo ed è lui il primo a chiamarla Grande Ammachi, grande madre, il nome con cui sarà conosciuta per tutta la sua vita. 

È lei uno dei personaggi principali di questa straordinaria epopea, 736 pagine dense di vita, di morte, di malattie, di ingiustizie. Di descrizioni naturali e di scienza, perché la medicina svolge un ruolo centrale, sia attraverso i personaggi dei medici – lo scandinavo Rune, lo scozzese Digby e Mariamma, nipote di Grande Ammachi, sia nell’incontro delle persone con le malattie, con le cicatrici, con i limiti del corpo fisico. La comunità a cui fa riferimento la famiglia è quella dei cristiani di San Tommaso, ma con contaminazioni della cultura indiana. E naturalmente via via ci saranno la guerra, il colonialismo, il sistema delle caste.

Per affrontare questo libro è necessario essere consapevoli che si tratta di un romanzo diverso dalla narrativa contemporanea a cui siamo abituati. Dobbiamo far riferimento ai classici, dove l’autore si dilungava ad approfondire luoghi, caratteri e, come ho detto, medicina. Occorre lasciarsi prendere per mano, entrare nelle pagine e seguire fiduciosi l’autore lungo un percorso fatto di acqua e terra, accettando anche la sofferenza a volte indicibile.

La scrittura invece è moderna, molto scorrevole e diretta. L’autore, medico e preside della facoltà di medicina di Stanford, è americano di origine indiana e nella postfazione rivela di aver avuto una Grande Ammachi, sua nonna, che ha raccolto in un quaderno scritto a mano tutti i suoi ricordi per la nipotina.

In tutta onestà, dopo aver letto commenti in cui si diceva che almeno un terzo del romanzo andrebbe tagliato, io non saprei dire quale sia il terzo da tagliare. È tutto così necessario, in quest’arazzo lontano dal nostro modo di vivere e ormai anche dal nostro tempo, ma così simile e vicino nei sentimenti, nelle emozioni, nei sogni e nelle sconfitte.

Mi ha tenuto compagnia negli ultimi dieci giorni, l’ho portato ovunque, anche in aereo e in spiaggia e dovunque mi sono immersa dimenticando il resto. E questo è ciò che io definisco un Vero Romanzo.


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2023

 

 


mercoledì 31 luglio 2024

1984

 




1984 - George Orwell –

recensione a cura di Francesca Simoncelli

 

Immaginate un mondo diviso in tre grandi potenze: Eurasia, Estasia e Oceania, che sono in guerra tra loro. 

Immaginate che in Oceania, la cui capitale è Londra, ci sia un governo, chiamato Grande Fratello, che nessuno ha mai realmente visto, ma che spia ogni cosa, casa e persona, aiutato dalla psicopolizia che sorveglia, indaga e scova chi non si allinea al pensiero del Grande Fratello. 

Niente leggi, apparentemente, tranne una: non si può pensare con la propria testa. 

Tre slogan riassumono la politica del regime: " la guerra è pace ", "la libertà è schiavitù" , " l'ignoranza è forza ", con la conseguente minaccia di torture fisiche e mentali, allo scopo di annullare i pensieri e le emozioni individuali e uniformare le idee. 

I due protagonisti Winston e Julia cercheranno di sottrarsi e ribellarsi, ma... 

Distopico ed inquietante, questo romanzo ci racconta una società in cui il controllo della popolazione viene fatto tramite l'odio verso un nemico che neanche si conosce, dove ignoranza e disinformazione vengono utilizzate per soggiogare il popolo; attraverso la rimozione delle parole si cerca di eliminare il pensiero personale di ciascuno: senza parole "adatte" nessuno può esprimere la sua opinione e si è costretti a seguire quelle "già pronte" del Grande Fratello. 

Libro attuale più che mai, in questo periodo storico, nel quale viene censurato il nostro passato, nel nome del politicamente corretto: alcune parole vengono eliminate da testi antichi, perché ritenute offensive, ma se si pensa al momento in cui furono scritte, assumono un determinato significato e ci mostrano come la società si sia evoluta, quindi anche se sono parole "spiacevoli" ci raccontano il nostro passato e conoscere il passato è necessario per vivere il presente e per progettare un futuro migliore.  

Scrittore visionario, George Orwell anticipa quello che poi negli anni è diventato purtroppo realtà: una società spiata in ogni momento nel nome della sicurezza, persone che non hanno idee proprie, odio veicolato nel nome di una falsa giustizia. 

Nonostante la tematica trattata sia molto impegnativa, la lettura scorre fluida e quindi credo sia un libro che tutti potrebbero e dovrebbero leggere. 

Romanzo dagli ingenti significati che, malgrado l'angoscia che resta dentro dopo averlo letto, ci apre gli occhi su schematiche e ragionamenti che in apparenza ci possono sembrare giusti, ma che, se osservati da una diversa angolazione, si mostrano per quello che realmente sono: più il pensiero del popolo è esiguo, più può essere ingannato e raggirato; quindi teniamoci strette le nostre idee, a volte giuste, spesso sbagliate, ma comunque nostre. 


genere: narrativa distopica

anno di pubblicazione: 1949