Il coccodrillo – Fedor Dostoevsky -
recensione a cura di Francesca Tornabene
"Sappi dunque che io ormai mi sazio solo di grandi
idee, che rischiarano la notte che mi circonda"
Una storia breve piena di sfaccettature e retroscena.
Non ridevo così da tempo.
Un uomo sul punto di partire per le ferie viene inghiottito
vivo e per intero, da un grosso coccodrillo del Passage sotto gli occhi
increduli dei presenti.
Un evento tragico che all'improvviso assume contorni
teatrali inaspettati perché in realtà il "poveretto" non è affatto
morto, anzi sta bene all'interno dell'animale.
Cavalcando l'onda del suo narcisismo intravede un'occasione
per diventare una celebrità. Maestro dell'oziosa umanità.
Persino la moglie e il suo fedele amico non sono più gli
stessi.
Un attimo prima tutti si disperano, cercano soluzioni,
poi...
Beh, tutto cambia per effetto del principio economico!
Cambiano le proprie priorità dinnanzi alle prospettive che
il potere e l'arricchimento regalano.
Così ogni ragionamento sfugge alla logica per rifugiarsi in
un pensiero inimmaginabile.
A conti fatti, un pensiero sfiora la mia mente: l'analisi di
quella lontana e fantastica società così asservita al dio denaro non è poi così
lontana dalla nostra.
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 1865
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