Il sogno più dolce - Doris Lessing
recensione a cura di Patrizia Zara
Il libro si snoda in due diverse ubicazioni che frammentariamente trovano punti
comuni, essendo i protagonisti gli stessi lungo il ventennio che corre tra
'60/'80, anni di lotte, speranze e di grandi sogni per poi sgretolarsi
impetuosamente nelle illusioni di vanagloria e nella sete di potere e denaro
proprio in quei giovani rivoluzionari ormai diventati adulti.
Teatro iniziale dell'azione (i famosi anni '60 con i suoi figli dei
fiori) è una accogliente casa londinese; attori sono i membri di una
famiglia borghese non convenzionale e aperta dove si radunano i giovani,
consanguinei e non, del romanzo. Giovani adolescenti in preda a disordini
emotivi e disagio esistenziale che desiderano rompere i vincoli con le
convenzioni e cercano una smodata libertà. Nella cucina dei Lennox
trovano i loro punto di raduno dove mangiano, giocano, litigano, fumano,
amoreggiano, si confrontano, si lamentano delle proprie famiglie, dell'ordine
costituito, vantandosi per i continui furti commessi al fine di contrastare il
Capitalismo tanto da definire tali ruberie un modo per "liberare le
merci", giovani speranzosi di un mondo migliore.
La scena sociale e politica, in questo contesto, si presta a una ironica e
feroce stigmatizzazione dello stalinismo e di quegli ideali di una cieca
ubbidienza a un partito che riduceva i suoi adepti occidentali,e non, a
"utili idioti".
Ma proprio questi giovani che decantavano con sofferenza un mondo paritario,
equo e armonioso li troviamo adulti negli anni '80 (famosi anni di
progresso e benessere) con ruoli di potere pronti ad abbeverarsi sfacciatamente
nella coppa del potere e della corruzione, adulti grassi e rubicondi pronti a
chiedere gli occhi e schiaccare il debole. Uomini e donne che guardano il loro
passato tumultuoso come una semplice festa balorda di gioventù.
Teatro della seconda parte è l'Africa, il continente nero, spremuto dalle
potenze occidentali. Qui l'autrice gioca fortemente in casa, vista la sapiente
scrittura da lei precedentemente dedicata a questa amata terra, esposta con
vivida penna; penna che è come uno stiletto, un affilato rasoio capace di
stigmatizzare clientelismi e prevaricazioni a danno di quella povera gente, che
già flagellata da Aids, malattie e siccità, col cambio di padrone, le appare
caduta dalla padella nella brace, condannata comunque a un amaro destino.
La tristezza delle scene lascia senza parole, scene descritte con la pacatezza
della vera sofferenza e la contezza del vero dolore, senza quell'umiliante
spettacolo caritatevole a cui assistiamo oggi.
Leggere la Lessing in questo libro produce un senso di rivoltante
consapevolezza nel percepire che l'essere umano è pronto a immolarsi per un
grande Idealismo Universale ma all'atto pratico preferisce abbassare gli
occhi e ragionalmente illudersi che tutto va bene.
È cambiato qualcosa, oggi?
Lo stile è moltro english, pacato, elegante anche negli aspetti più drammatici
, i personaggi appaiono figure teatrali pronti a cambiare vesti per i loro
interessi e il loro benessere.
E se posso capire Julia e Frances, suocera e nuora, l'una che ha vissuto la
grande guerra e l'altra figlia della guerra, per quei giovani radunati nella
grande casa ho provato una grandissima amarezza.
Mentre Johnny, figura maschile, un improbabile patriarca, incarna il perfetto
"utile idiota" stalinista: "La rivoluzione viene prima delle
questioni personali"; pronto a scaricare mogli scartate e prole
danneggiata nella grande casa della madre Julia ; viaggiatore, in omaggio ai
suoi ideali, va "in missione di pace e amicizia", dai paesi dell'Est
a Cuba, all'Africa, alla fine canuto nonnino, ostinato messaggero delle sue
politiche illusioni, si trasforma in santone mistico, così come un serpente
cambia pelle.
Una considerazione a parte per la giovane Sylvia, adolescente anoressica,
fragile eroina inconsapevole che immola la sua vita per una delle tante
missioni umanitarie in Africa lasciate alla bontà dei singoli individui.
Posso soltanto dirvi che nel finale è percepibile un leggero filo di
speranza. Siamo nel 2020, ha indovinato la Lessing nel lasciare aperta la porta
della speranza, secondo voi?
In conclusione, sebbene la scrittura e i dialoghi e le situazioni sono molto
anglossassoni, è un libro che vi invito a leggere senza aspettative glamorose
tipiche del romanzo, ma come un trattato di vite quotidiane che si
snodano in 20 anni, sebbene noi italiani, soprattutto del Sud, in quegli
anni avevano altri seri problemi.
"Il potere del sogno e il prezzo delle illusioni sono dunque i veri protagonisti
di questa grande storia di famiglia allargata, metafora della storia di
un'epoca, espressa con rara intensità di scrittura e capacità di farci entrare
con estrema naturalezza nel cuore della pagina"
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 2001
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