Polifema – Gabriella Cinti -
recensione a cura di Francesca Simoncelli
“Polifema” è una storia che narra, come si può intuire dal
titolo, di una donna che è talmente accecata dall’ amore, da non capire la
pochezza dell’uomo di cui è innamorata.
Questo libro tratta una tematica reale e quanto mai attuale:
l’amore migliora i difetti, annulla le mancanze e le assenze dei propri
compagni, inventando una realtà che non esiste, per nascondere a noi stessi
quanto sia erroneo il nostro potere di giudizio.
Marzia, la protagonista del racconto, si illude di possedere
un amore che invece è effimero.
Giorgio, suo amore da sempre, ha scelto un’altra vita, non
ha avuto il coraggio di vivere appieno la loro storia e chiede a Marzia che,
accecata com’è dall’amore, acconsente, di vivere la loro relazione in
clandestinità: fugaci e brevi incontri, per poi tornare da sua moglie,
lasciando Marzia nella solitudine di una casa vuota, di un cuore che cerca
amore e finge di averlo trovato per proteggersi dal dolore.
Il romanzo è strutturato in un lungo arco temporale, dalla
giovinezza dei protagonisti fino al presente, quando sono ormai adulti, ma non
è lineare; ci sono continui viaggi avanti e indietro nel tempo e questo rende
poco scorrevole la lettura.
La scrittura è fin troppo ricercata: le frasi a volte non
sono di semplice comprensione.
I collegamenti con l’antica Grecia, tra mitologia e
linguaggio, sono spesso difficili da capire se non si è almeno un po’ ferrati
sull’argomento.
Un libro impegnativo, più adatto ad un lettore esperto ed
appassionato, che ad un lettore che si approccia sporadicamente e
superficialmente alla lettura.
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 2024
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