Pietra dolce – Valeria Tron
Recensione a cura di Dario Brunetti
Dopo il forte consenso di pubblico e della critica
letteraria ottenuto con il romanzo d’esordio L’equilibrio delle lucciole, torna
la scrittrice Valeria Tron con la sua seconda opera dal titolo Pietra dolce uscito
per Salani editore.
Un altro viaggio letterario ambientato nella sua terra, la
Val Germanasca (in antichità denominata la Valle Oscura) che grazie alla stessa
Tron abbiamo iniziato a conoscere e ad apprezzare attraverso l’incantevole
bellezza dei suoi passaggi e alla cultura del popolo valdese.
Prima di iniziare la lettura del nuovo romanzo diventa
impossibile non ricordare le protagoniste della storia precedente, in
particolare Nanà, la deliziosa e minuta nonna con gli occhiali di neve, ed è
così che sono andato piacevolmente indietro nei ricordi e soprattutto nelle
emozioni che mi trasmise il testo.
Le stesse emozioni che ho ritrovato in questo secondo
capolavoro che si contraddistingue sia dal punto di vista narrativo che
stilistico. Pietra dolce ci porterà alla conoscenza di altri incredibili
personaggi ai quali ci affezioneremo, ma l’elemento preponderante sul quale
poggia l’intera storia sarà la miniera.
Il rapporto tra il minatore e la roccia sta nel sentirne la
giusta vibrazione per dare vita a materie preziose che brillano nell’intensità
della luce.
Ma come ben sappiamo l’imprevisto può essere sempre dietro
l’angolo; la montagna viene scossa da tre forti boati e sembrano essere
scomparsi due minatori. Nel piazzale si scava tra i detriti e ad uscire dal
foro di una roccia è un giovane che tutti conoscono. Si tratta di Lisse, il suo
corpo è sanguinante, ma le ferite più dolorose saranno quelle dell’anima.
Cerca rifugio a Paraut, nella baracca in cui è nato, dove
troverà il suo fedele amico balbuziente Giosuè Frillobec, chiamato da tutti
Frillo. Ma non sarà il solo ad accoglierlo, troverà il calore di Mina che per
lui è un notevole punto di riferimento dal momento in cui la vede con gli occhi
di una madre e poi ci sono il gigante buono Lumiere, conosciuto come l’uomo
degli oracoli e il vecchio liutaio Tedesc.
Ma cosa attenderà il giovane Lisse?
Ritroverà l’amore per una ragazza che porta con sé il canto
delle Ande, lei è Alma appena arrivata con la sua chitarra sulle spalle
dall’Argentina. Sarà solo l’inizio di una speranza che si tramuta in sogno che
val la pena iniziare ad assaporare.
Intanto Giosuè Frillobec sembra destinato a lasciare la
Valle e si va a rifugiare nelle colline con la sua immancabile corva Bas.
La visita di un ragazzo di nome Jul porterà qualcosa di
inaspettato, perché proprio il giovane deve restituire all’uomo, un oggetto a
lui molto caro. Il loro incontro andrà a riavvolgere il nastro di una vita e
riannodare i fili di una storia che sembra appartenere un po' a tutti i
protagonisti del romanzo.
La miniera può assumere un senso metaforico diventando un
enorme contenitore di parole che collegano molte piccole storie nelle quali
sono racchiuse intere esistenze.
Valeria Tron non è solo artigiana del legno ma dell’uso
delle parole al quale da vita attraverso la luce, come se fossero gioielli
incastonati di pietre preziose, grazie a una prosa poetica ed elegante
scopriremo una storia commovente con dei personaggi memorabili; Lisse è nato
tra i boschi, abbandonato dopo che è stato partorito da sua madre svanita nel
nulla, viene allattato da una capra. Diventerà un uomo senza identità a cui
sembra mancare una U, un viaggiatore senza tempo, scoprirà la necessità di sentirsi
un invisibile fino a quando troverà la famiglia che non ha mai avuto a cercare
di lenire le ferite di una vita. Per Lisse sarà la salvezza e finalmente saprà
cosa vuol dire essere accettato e amato.
La sensibilità e la raffinata grandezza risiedono nell’animo
delle persone gentili che conoscono la bontà e sanno offrire un aiuto a chi si
trova in difficoltà. I valori della reciprocità e della fratellanza
rappresentano qualcosa di autentico ed è quel che la scrittrice vuole
trasmetterci e poi c’è la speranza che diventa un’arte di vivere con
l’impellente necessità di trasformarla in realtà; in questa peculiarità diventa
essenziale intraprendere il vero cammino che sta nella rinascita e nella
volontà di trovare la forza di rimettere in gioco sé stessi.
La Val Germanasca diventa un luogo che brilla nella sua
semplicità, scopriremo il valore delle piccole cose, l’importanza dei gesti
umani che hanno quel qualcosa di antico e di nobile. Grazie a Valeria Tron che
ha voluto per la seconda volta donarci una storia potente e toccante che
diventa reale attraverso le parole che risiedono in quei libri che custodiamo
con cura maniacale, proprio come accade ai personaggi della storia.
Nei libri è nascosta la forza evocativa delle parole che
possono andare oltre il suono e l’espressività dando una chiara
rappresentazione di noi e del mondo che ci circonda.
genere: narrativa
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