1984 - George Orwell –
recensione a cura di Francesca Simoncelli
Immaginate un mondo diviso in tre grandi potenze: Eurasia,
Estasia e Oceania, che sono in guerra tra loro.
Immaginate che in Oceania, la cui capitale è Londra, ci sia
un governo, chiamato Grande Fratello, che nessuno ha mai realmente visto, ma
che spia ogni cosa, casa e persona, aiutato dalla psicopolizia che sorveglia,
indaga e scova chi non si allinea al pensiero del Grande Fratello.
Niente leggi, apparentemente, tranne una: non si può pensare
con la propria testa.
Tre slogan riassumono la politica del regime: " la
guerra è pace ", "la libertà è schiavitù" , " l'ignoranza è
forza ", con la conseguente minaccia di torture fisiche e mentali, allo
scopo di annullare i pensieri e le emozioni individuali e uniformare le
idee.
I due protagonisti Winston e Julia cercheranno di sottrarsi
e ribellarsi, ma...
Distopico ed inquietante, questo romanzo ci racconta una
società in cui il controllo della popolazione viene fatto tramite l'odio verso
un nemico che neanche si conosce, dove ignoranza e disinformazione vengono
utilizzate per soggiogare il popolo; attraverso la rimozione delle parole si
cerca di eliminare il pensiero personale di ciascuno: senza parole
"adatte" nessuno può esprimere la sua opinione e si è costretti a
seguire quelle "già pronte" del Grande Fratello.
Libro attuale più che mai, in questo periodo storico, nel
quale viene censurato il nostro passato, nel nome del politicamente corretto:
alcune parole vengono eliminate da testi antichi, perché ritenute offensive, ma
se si pensa al momento in cui furono scritte, assumono un determinato
significato e ci mostrano come la società si sia evoluta, quindi anche se sono
parole "spiacevoli" ci raccontano il nostro passato e conoscere il
passato è necessario per vivere il presente e per progettare un futuro
migliore.
Scrittore visionario, George Orwell anticipa quello che poi
negli anni è diventato purtroppo realtà: una società spiata in ogni momento nel
nome della sicurezza, persone che non hanno idee proprie, odio veicolato nel
nome di una falsa giustizia.
Nonostante la tematica trattata sia molto impegnativa, la
lettura scorre fluida e quindi credo sia un libro che tutti potrebbero e
dovrebbero leggere.
Romanzo dagli ingenti significati che, malgrado l'angoscia
che resta dentro dopo averlo letto, ci apre gli occhi su schematiche e
ragionamenti che in apparenza ci possono sembrare giusti, ma che, se osservati
da una diversa angolazione, si mostrano per quello che realmente sono: più il
pensiero del popolo è esiguo, più può essere ingannato e raggirato; quindi
teniamoci strette le nostre idee, a volte giuste, spesso sbagliate, ma comunque
nostre.
genere: narrativa distopica
anno di pubblicazione: 1949
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