giovedì 20 marzo 2025

RISPLENDO NON BRUCIO

 




Risplendo non brucio - Ilaria Tuti

recensione di Miriam Donati

 

Trovo particolarmente interessante che sempre più spesso romanzi etichettati come thriller o crime si occupino di episodi storici o dimenticati o conosciuti ma non abbastanza indagati o ancora di luoghi simbolo trascurati. Sono pertanto classificati come gialli storici.

Non mi piacciono né le etichette, né le classificazioni perché ingabbiano e semplificano dove invece di solito convivono complessità e stratificazione, realtà e fantasia, frammentarietà e risoluzione.

Ilaria Tuti parte da Trieste, zona di confine dove confine indica mondi contrapposti e dalla Risiera di San Sabba, ex opificio trasformato in lager di sterminio nazista, luogo reale e nello stesso tempo coagulo di umanità vilipesa, cancellata, ma le cui urla continuano a risuonare tra le sue mura. “La fabbrica di riso ci ha ingannato/invece di sfamarci ci ha mangiato” citano i versi del poeta triestino Roberto Dedenario che aprono uno dei capitoli del libro a indicare che la cenere che si disperde nell’aria insieme alla neve è impregnata di resti umani.

L’autrice friulana utilizza un’indagine per la ricerca di un “mostro” che azzanna fanciulle per raccontarci i mostri protagonisti dell’inverno 1944. Momento cruciale della Seconda Guerra Mondiale dove il gelo, la neve, il ghiaccio e il vento non rappresentano solo il clima, ma sono simboli delle vite marchiate da dolore e sofferenza. Racconta attraverso immagini e connotati minimi ma efficaci le condizioni disumane dei prigionieri, soprattutto politici, che, costretti a rinunciare alla dignità e all’amor proprio per sopravvivere si consegnano a loro volta al male.

Due storie parallele nel libro si alternano raccontando di un padre e di una figlia, lontani nello spazio, ma vicini per indole, affetto e obbiettivi. L’autrice scava nel loro amore, in quanto li accomuna e in quanto li divide, nelle indagini che svolgono per risolvere due casi misteriosi, nella loro lotta per sopravvivere, ma, soprattutto, per restare umani.

Da una parte abbiamo Johann Maria Adami, traumatologo, biologo e medico forense, internato a Dachau per le proprie posizioni antinaziste, che viene trasferito su espresso ordine di Hitler e per mezzo di Veil Seidel, un ufficiale ex suo allievo, divenuto SS, al Castello di Kransberg, in Assia, dove il dittatore risiede nel bunker dopo l’attentato alla sua vita. L’ordine è di scoprire se la morte di un ufficiale precipitato da una torre del castello sia da imputarsi a suicidio come sembra in prima istanza o a omicidio.

Dall’altra parte, Ada, figlia di Johann, medico anche lei, si trova a indagare sull’aggressione subita dall’amica Margherita, colpita da numerose ferite e morsi umani, perché il padre, esponente fascista della città e nobile non vuole sporgere denuncia per non intaccare la propria reputazione. Ada è profondamente risentita con suo padre Johan perché per la sua opposizione al nazismo è stato internato ed è stato la causa involontaria della morte della madre durante il suo arresto; si è ritrovata pertanto sola con un figlio nato dopo che anche del marito, dopo l’armistizio dell’8 settembre, non ha più notizie.

Il corpo dilaniato di Margherita è stato trovato nella neve nei pressi della Risiera di San Sabba e Ada ignora minacce e pericoli alla ricerca del colpevole facendosi aiutare da un ufficiale medico tedesco, Erik Lange che lavora appunto alla Risiera e che sembra, proprio in funzione della propria professione, aver mantenuto una certa umanità.

Una corsa contro il tempo per entrambi, una partita duplice, febbrile, convulsa che porta il lettore a vivere sia l’angoscia di Johann per essere agnello in mezzo ai lupi tra le nevi dell’Assia, sia il terrore di Ada, costretta a camminare rasente i muri per rendersi invisibile a Trieste con il vento ghiacciato e il cielo nero che “sembrano sottolineare il carico di dolore che la terra assorbe”.

Le indagini di padre e figlia sono rese più complesse perché non possono fare domande dirette, non hanno strumenti adeguati ad analizzare i reperti e le scene dei crimini sono state alterate. I pochi indizi trovati non sanno se lasciati ad arte o contraffatti e devono evitare di deludere chi comanda perché basta una risposta sgradita per causare una morte o una vendetta trasversale.

Johann però trova degli alleati insperati e Ada si immedesima nell’agire scientifico del padre riproducendone gli esperimenti per arrivare a una soluzione.

I temi affrontati sono molteplici: la forza interiore che si oppone alla tirannia, l’amore padre-figlia che guida i protagonisti per tutto il libro, l’orrore della guerra, il valore della conoscenza e della giustizia.

Uno dei punti di forza del libro è l’equilibrio tra i fatti storici e la ricostruzione narrativa che coinvolgono anche emozionalmente il lettore. L’ambientazione e la ricostruzione storica impattano in modo vivido nella la narrazione con le indagini che hanno un ritmo serrato e alternano descrizioni evocative e lampi di pura tensione. La ricerca storica fatta dall’autrice e trasportata sulla pagina è senz’altro apprezzabile perché unisce lo scenario complesso del confine istriano all’orrore della Risiera, il male assoluto dell’occupazione tedesca ai meriti della Resistenza, fino alle atrocità dei partigiani titini.

I personaggi, anche i secondari, sono molto accurati con il proprio bagaglio emotivo e caratteriale. Alcuni sono realmente esistiti e i loro comportamenti anche solo accennati sono disumani.

La scrittura diretta, cruda, suscita emozioni contrastanti richiamando immagini potenti e ponendo il lettore di fronte all’importanza di non dimenticare.

La soluzione dei due casi coincide nella parte finale con la spiegazione del titolo che è un invito-testamento a vivere senza compromessi e senza rinunciare alla propria integrità morale.

Nel finale, allo scioglimento dell’enigma principale, purtroppo mancano alcune spiegazioni, serviva qualche chiarimento in più per non lasciare dubbi (come fa il nonno a raggiungere il nipote per esempio) e il tutto è troppo frettoloso. Peccato perché per il resto il romanzo è impeccabile.

 

Genere: Thriller storico

Anno di pubblicazione: 2024

 


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