Utopia - Thomas More -
recensione a cura di Francesca Simoncelli
A voi giudicare se sarò riuscita nel mio intento…
Premetto che non sono un filosofo, né un politico e che il
mio punto di vista è puramente morale.
Detto questo, arrivo all’essenza del mio scritto: il libro
“Utopia” di Thomas More.
Saggio filosofico sotto forma di romanzo epistolare, nel
quale More narra il viaggio di Raffaele Itlodeo in un'isola fuori dal tempo e
dallo spazio.
In questa città ognuno ha un suo compito, in base alla
propria vocazione e peculiarità e si lavora secondo le proprie forze e
disponibilità.
Una società ideale, dove si viene giudicati per
meritocrazia; chi non può lavorare viene aiutato dagli altri e i pochi che non
rispettano le leggi vengono mandati ai lavori forzati, cosicché anche loro sono
utili alla comunità.
Qui non esiste la proprietà privata, tutto è in
condivisione: chi vive all'interno della città produce servizi e li mette a
disposizione, chi vive in campagna coltiva la terra e alleva gli animali,
condividendo con tutti i profitti del proprio lavoro.
Quindi non esiste il denaro, perché nessuno percepisce uno
stipendio, ma usufruisce di quello di cui necessita.
In questa città utopica nessuno si trova in difficoltà e a
nessuno manca il necessario per vivere… insomma sembrerebbe un luogo perfetto,
un sogno, direte voi…
Allora perché nella realtà non si è mai riusciti a
ricrearlo?
Perché naturalmente l'umanità è disseminata anche di
sentimenti negativi, quindi ci sarà sempre chi vorrà prevalere sugli altri, chi
non rispetterà la proprietà pubblica, ma vorrà avere più di quanto ha
bisogno.
Scritto nel 1516, questo libro è sempre attuale, anzi, in
questo periodo storico di guerre per il predominio, ha tutte le fattezze di un
saggio contemporaneo.
Ho amato quest'opera, perché elaborata magistralmente da
Thomas More, uomo che credeva talmente tanto ai suoi ideali, che morì ucciso da
re Enrico VIII, pur di non tradire quelli che lui riteneva dei principi morali
indiscutibili; ispirato da “La Repubblica” di Platone, tratta temi complessi,
riuscendo ad essere di semplice comprensione e lettura fluida.
Scritto per mettere in evidenza i problemi della società
inglese dell’epoca, nella quale prevalevano le disuguaglianze tra i
privilegiati e i disagiati, tra i nobili e il popolo; la geniale mente di More
elabora un luogo di prosperità, pace e uguaglianza.
Leggetelo questo capolavoro, perché è un forte spunto di
riflessione su come le situazioni potrebbero essere affrontate e le ingiustizie
eliminate; è fonte di preziosi consigli sul comportamento che dovremmo avere
nei confronti del prossimo e della società, indipendentemente dal nostro
personale pensiero politico.
genere: filosofia
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