Sherlock Holmes tra ladri e reverendi - Rino Casazza
recensione a cura di Dario Brunetti
Il primo racconto si intitola Sherlock Holmes contro Arsene
Lupin Il tondo di Van Eick ed è ambientato in Normandia, precisamente a Le
Havre, vede protagonisti il detective londinese Sherlock Holmes (Arthur Conan
Doyle) e il ladro gentiluomo Arsene Lupin (Maurice Leblanc).
Per usare una metafora calcistica gioca in casa Lupin.
Holmes lancia un guanto di sfida a Lupin che vuole
impadronirsi del Tondo di Van Eick, uno dei capolavori della pittura fiamminga,
custodito dall’attuale proprietario il commerciante e armatore Hugues Barbier,
appartenuto in precedenza al conte Apolinnaire.
Su questo personaggio ci sono dei punti da chiarire: il
conte è morto suicida o assassinato? Il Tondo è stato ceduto o dato in pegno?
L’armatore non è una persona ben vista e qui si inquadra la
figura di Lupin che ruba ai ricchi per restituire ai più bisognosi e alzando
l’asticella vuole dare una dimostrazione della sua arte del rubare proprio a
Sherlock Holmes sconfiggendolo.
Nel secondo racconto Sherlock Holmes Padre Brown e il
mannaro del Lario (si usa per definire proprio il lago di Como dal latino
Larius e la sua forma modificata Laris in etrusco vuol dire stagno) vede
ricongiungersi la coppia già vista nel precedente racconto dove i due
protagonisti sfidavano il temibile conte Dracula.
La storia è ambientata a Cadenabbia, sul lago di Como, in
primis sarà interpellato dal Vescovo, Padre Brown a indagare su un duplice
omicidio avvenuto in un’abbazia. Un caso complicato dove non basterà la sua
dote investigativa, ci vorrà il supporto di Sherlock Holmes chiamato a dare man
forte alla stessa indagine.
Quel che colpisce è la tecnica dei due delitti, decisamente
fuori dal comune.
Le vittime sono state colpite a morsi.
Ma proprio questi morsi sembrano appartenere a un lupo
mannaro, perché le teste della suora e del povero frate sembrano quasi staccate
dal collo.
Quale figura inquietante si aggira tra le mura dell’abbazia?
Quale oscuro presagio fa pensare che un luogo religioso sia
visitato dal demonio?
Ambientazioni mozzafiato nei due racconti dell’autore nativo
di Sarzana, Rino Casazza.
Le Havre spicca non solo come città industriale, ma
nell’architettura moderna che l’ha vista inserire nel patrimonio Mondiale
dell’Unesco.
Grazie all’architetto Perret, tra i più noti del xx secolo,
questa città distrutta durante la seconda guerra mondiale ha avuto il suo vero
volto, dandole quel suo stile classico.
Cadenabbia invece, è una piccola comunità appartenente alla
Lombardia e precisamente al comune di Griante.
Il piccolo borgo amato da tutti, imperatori, re, artisti e
scrittori che fa sognare ancora oggi tanti turisti.
Flaubert rimase estasiato durante il suo lungo soggiorno,
Giuseppe Verdi compose la Traviata e Stendhal vi ambientò alcuni passi della
Certosa di Parma.
Oggi il luogo di culto religioso prende il nome di Abbazia
di Acquafredda.
Nel primo racconto Casazza fa giocare ai suoi protagonisti
(Holmes e Lupin) una vera e propria partita a scacchi. Tra di loro vige un
profondo senso di rispetto nonostante si sfidino a duello. Nel primo emerge
quell’intuizione di prevedere le mosse del suo avversario che tenderà a essere
più sfuggente che mai. Ne esce una storia appassionante e al tempo stesso
ironica e divertente.
Nel secondo racconto regna sovrano il mistero che si abbatte
sulle mura dell’abbazia, si respira un clima dove una presenza demoniaca è
pronta a colpire. In questa storia si mescola il giallo al genere horror, una
qualità che l’autore ha fatto intravedere già nei romanzi precedenti.
Un volume tutto da gustare per gli amanti del brivido.
Genere Giallo
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