Una donna - di Annie Ernaux
recensione a cura di Patrizia Zara
"Non ho detto a nessuno che sto scrivendo su mia madre.
Ma non sto scrivendo su di lei, piuttosto ho l'impressione di vivere assieme a
lei in un tempo, in luoghi, in cui è ancora viva".
Se fossi nata con il talento di scrittrice, questo è libro
che avrei voluto scrivere.
E lo avrei dedicato a mia madre.
La mia mamma.
"Conosceva tutti i gesti che addomesticavano la
miseria".
Che frase potente!
Non ho altro da dire.
Annie Ernaux nelle scarne 99 pagine ha detto tutto quello
che doveva dire.
Ha lasciato a noi, lettori e lettrici, eletti al ruolo di
psicologi, trovare gli aggettivi per arricchire la sua testimonianza, la sua
dolorosa e laconica confessione.
E in questo ruolo, che a un certo punto si inverte,
comprendere lo stato d'animo suo e nostro.
Pagine delicate, scarne, prive di ogni forma di
ostentazione, di sentimentalismo, ricercata malinconia, d'isterismo letterario
gratuito.
Annie Ernaux scava nei ricordi con un rastrello arrugginito
nel tentativo di colmare la voragine di chi non c'è più, di spazzare la
sporcizia dei sensi colpa, di dare un senso a ciò che non si è detto,
("percepire, ora, la forza delle frasi banali, persino dei cliché"),
a ciò che non si è fatto ("Ha perseguito il suo desiderio di imparare
attraverso di me") e che, comunque, non si poteva fare.
È andata cosi, non poteva essere altrimenti.
"Una donna" è la storia raccontata da una figlia
che con questa e altre, ha vinto il premio Nobel 2022.
Ogni mamma è immortale.
Ti adoro Annie Ernaux. Non ti libererai facilmente di me. Ti
seguo.
"Questa maniera di scrivere, che mi pare andare nella
direzione della verità, mi aiuta a uscire dalla solitudine e dall'oscurità del
ricordo individuale tramite la scoperta di un significato più generale. Ma
sento che qualcosa in me oppone resistenza, vorrei conservare di mia madre
delle immagini puramente affettive, il calore o le lacrime, senza
dar loro un senso"
Genere: narrativa
anno di pubblicazione: 2018
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