Per il terzo appuntamento di Spazio self publishing ho il
piacere di illustrare le opere di un autore, Roberto Graniglia, che quando lo lessi
per la prima volta (Il cuore di Marta) mi aprii un mondo. Basta dire che le mie
attuali scelte di lettura dipendono in buona parte da quel romanzo. Il libro
che voglio consigliare oggi però si intitola La caratteristica del male
ed è l’ultimo da lui pubblicato.
Tre motivi per leggerlo:
Questo romanzo va a completare una ideale trilogia iniziata
con il romanzo Il lungo Semhain e proseguita con L’oscuro incantatore. Deve
essere assolutamente letto per conoscere finalmente il destino che l’autore a
riservato al capitano Crane, a Frank, al tenente Dillinger ed a Malanthan.
Percepire, leggendo La caratteristica del male, cosa vuol
dire scrivere un “buon” romanzo. Al di là della trama e della storia in sé il
romanzo è scritto proprio bene. La cura e l’attenzione ai dettagli e un editing
scrupoloso fanno si che anche la lettura scorra rapida e piacevole. Non venendo
distratti da nulla e potendosi immergere completamente nella vicenda
raccontata.
Come nelle migliori tradizioni dell’autore, rispettate in
pieno anche in questo romanzo, le pagine finali, di per sé adrenaliniche e piene
di suspence, non chiudono nulla in maniera definitiva. Tutto o quasi rimane in
discussione trasmettendo un senso di inquietudine, con la voglia di sapere
quanto prima come finiranno le questioni sospese. Il finale poi non è certo
rassicurante ma qui mi fermo, ho già detto troppo.
Intervista a Roberto Graniglia
Ciao Roberto come stai? Bentrovato innanzitutto. Anche
con te vale lo stesso discorso fatto con Elena Carletti, avevo perso le
speranze di leggere un tuo nuovo romanzo. Era passato qualche anno dalla
seconda parte della trilogia (L’oscuro incantatore è del 2019) ed oramai temevo
che il terzo e conclusivo volume non sarebbe mai uscito. Invece hai fatto una
piacevolissima sorpresa ai tuoi lettori. Certo tu stavi alacremente lavorando
nell’ombra per riuscire a pubblicarlo ma noi non lo potevamo sapere. Ci
racconti la travagliata uscita di questo romanzo.
Ciao Gino! Ti ringrazio dell’invito e sono contento di
sapere che aspettavi il mio ritorno. È un piacere risentirti e sono felice di
rispondere alle tue domande. Be’, il percorso di pubblicazione dell’ultimo
romanzo è stato abbastanza travagliato e il periodo di Covid non ha certo
aiutato.
La caratteristica del male, come hai giustamente
detto, è il seguito de L’oscuro incantatore e chiude una trilogia che
parte da lontano, dal mio primo romanzo: Il lungo Samhain.
Il racconto era già praticamente pronto alla fine del 2020,
ma non l’ho messo subito su Amazon anche perché, da illustre sconosciuto, avevo
bisogno delle presentazioni nelle librerie per essere più visibile e per
raggiungere un pubblico più vasto, ma nel periodo della pandemia le
presentazioni dal vivo erano tutte bloccate, quindi nel frattempo ho deciso di
rileggerlo, modificarlo, scombinarlo, rieditarlo e migliorarlo in alcuni punti.
Ne ho approfittato anche per farlo partecipare a diversi concorsi letterari
importanti (e quindi nel frattempo non avrei potuto pubblicarlo, pena
l’esclusione dal concorso) e per inviarlo ad alcune case editrici. Mi hanno
risposto in pochi, ma qualcuno ha risposto positivamente.
Ti confesso che con questo romanzo sono arrivato vicino alla
pubblicazione con due grossi nomi dell’editoria, ma poi, non so bene perché (o
meglio, credo di saperlo, ma spero che non sia davvero così), dopo una mia
lunga fase di editing (richiesta da loro) sono scomparsi… Hanno semplicemente
smesso di rispondere alle mail. Comunicazioni interrotte. Dileguati. Addio.
Evidentemente nel frattempo le loro scelte editoriali devono
essere cambiate. Mettiamola così. Forse non hanno sciolto del tutto i dubbi che
avevano fin dall’inizio sull’ambientazione americana. Dicevano che un
esordiente italiano (Sono ancora esordiente? Davvero?) che racconta di
un’indagine in America avrebbe potuto far storcere il naso al pubblico; peccato
che essendo la chiusura di una trilogia che partiva da New York (Il lungo
Samhain è ambientato lì, durante una festa di Halloween) non avrei certo
potuto ambientare La caratteristica del male a Firenze o a Roma…
Puoi immaginare come ci sia rimasto, dopo tutto il tempo che
avevo impiegato nell’editing e nella modifica di alcuni capitoli. Allora ho
deciso di non buttare via tutto il lavoro fatto e di pubblicarlo comunque su
Amazon, come avevo fatto con gli altri romanzi.
Era troppo tempo che non pubblicavo e non volevo più
aspettare. Lo dovevo ai miei personaggi (che erano intrappolati lì dentro da
due anni) e lo dovevo anche ai miei lettori che reclamavano una mia nuova
storia. Ti sembrerà strano, ma periodicamente qualcuno mi contattava sui social
per chiedermi che fine avessi fatto e per avere novità sui miei progetti e
questa cosa mi ha fatto estremo piacere e mi ha spinto ad andare avanti con la
scrittura.
Anche questo romanzo quindi è stato pubblicato in
proprio. Certo per te vederlo preso in carico da una casa editrice sarebbe
stata una grande soddisfazione, sarebbe stato il chiaro riconoscimento del buon
lavoro svolto fino a quel momento. Ma non credo che in questo caso (come nei
romanzi precedenti d’altronde) tu ti possa rimproverare nulla. Ho ripetuto a
più riprese come questo romanzo, al di là di tutto, appaia solido, ben
costruito, curato e attento nella scrittura e nell’editing. Tu come giudichi il risultato di tanta
fatica?
Ti ringrazio per i complimenti. Dietro c’è tanto lavoro (mi
fa piacere che tu l’abbia notato) visto che faccio praticamente tutto da solo.
La cosa più complessa, a parte l’editing, è stata quella di far combaciare
tutti i pezzi del puzzle che si trovavano sparsi anche nei precedenti romanzi.
Come ho già scritto – e come si può immaginare – mi avrebbe
fatto piacere pubblicare con una grande casa editrice perché finalmente, dopo 9
romanzi e 13 anni di pubblicazioni, avrei potuto davvero vedere la risposta del
grande pubblico di fronte a un libro presente sugli scaffali delle librerie.
Amazon è una piattaforma che per gli autori ha tanti pregi, ma ha il difetto di
non renderti “visibile” e reperibile in una libreria o tra gli scaffali di un
grande supermercato, dove hai davvero la possibilità di vendere tanto e di essere
quotidianamente alla portata di tutti. Da autore posso dirti che questo è il
romanzo più lungo e quello per il quale ho speso più tempo. Complessivamente
sono contento del risultato, ma soprattutto sono soddisfatto di aver portato a
compimento un lungo lavoro che avevo iniziato nel 2010 con il primo romanzo e
che mi ha portato via tante energie, ma mi ha anche dato tante soddisfazioni.
Spero che anche i lettori notino e apprezzino il lavoro che c’è dietro e
soprattutto spero che si appassionino alle vicende dei personaggi della mia
ultima storia.
Iniziamo a parlare più nel dettaglio del romanzo. A che
punto eravamo rimasti? Ci racconti a che punto eravamo quando è terminato
L’oscuro incantatore e la trama di La caratteristica del male?
L’oscuro incantatore riprendeva la storia di Frank
Williams, ormai diventato un professore universitario, che ha avuto
un’adolescenza molto complessa (e raccontata nel Lungo Samhain), dalla
quale tenta di scappare, trasferendosi con la sua compagna in Vermont, in una
città chiamata Antonsville.
Joe Malanthan (il killer che ha tentato di uccidere Frank
durante la notte di Halloween di tanti anni prima) lo segue fino in Vermont per
terminare finalmente il suo folle piano ed è il leader occulto della setta
coinvolta negli avvenimenti che iniziano a sconvolgere la piccola città; il
capitano Crane – che conosce il modus operandi dell’assassino – andrà fin lì
per dare una mano agli agenti di Antonsville, ma Joe pare essere inafferrabile
e ha la capacità di scomparire nel nulla un attimo prima di essere acciuffato,
lasciando terra bruciata dietro di sé. Non posso aggiungere altro per non
svelare troppi particolari.
Da questi presupposti partono le vicende dell’ultimo libro, La
caratteristica del male.
Anche qui ritroveremo il capitano Crane (che intanto si è
preso una pausa dalla polizia ed è caduto in una profonda depressione), il
fedele tenente Dillinger (che chiederà aiuto a suo fratello Luke e a Crane per
risolvere il caso fin troppo ingarbugliato che sta seguendo) e il nostro “caro”
Joe Malanthan, che non ha nessuna voglia di mollare l’osso, che tornerà a
minacciare Frank Williams e sua figlia Vera e che ha ancora tutta l’intenzione
di portare avanti i suoi folli e raccapriccianti progetti.
È un romanzo che non fa sconti. Non tutto va per il verso
giusto anzi anche questa volta ci saranno momenti molto drammatici e
impensabili all’inizio del romanzo. Dei fulmini improvvisi a ciel sereno che
faranno perdere un battito. Ami spiazzare il lettore. Lo continuerai a fare? La
caratteristica del male chiude idealmente la trilogia dell’oscuro incantatore.
Ritroveremo ancora il capitano Crane e il tenente Dillinger o ci sono altri
personaggi che chiedono di entrare in scena?
Sì, credo sia un romanzo bello tosto, con diversi momenti
drammatici e scoperte inquietanti che svelano il vero volto di alcuni
personaggi che comparivano nei precedenti romanzi.
Hai detto bene: mi piace spiazzare il lettore. Forse perché
amo essere spiazzato, quando sono io a leggere un romanzo.
Non mi piacciono le storie lineari, senza imprevisti. Mi
piace scombinare le carte in tavola e far credere qualcosa che poi alla fine si
rileva completamente diversa da ciò che si pensava. Non amo i racconti o i film
in cui tutto va magicamente al suo posto. Nei miei racconti c’è sempre una
variabile che sfugge. Ecco, è di quella variabile che spesso i miei lettori si
ricordano ed è grazie a questa che si appassionano al racconto.
Forse ritroveremo ancora Crane e Dillinger, ma ci sono altri
personaggi che spingono per entrare in scena. Durante le presentazioni dico
spesso che altri mostri graffiano sulla porta del mio scantinato, chiedendomi
di raccontare le loro storie macabre e so che prima o poi troveranno il modo di
uscire da lì sotto…Quello che è sicuro è che il male ritornerà: quello ritorna
sempre.
Hai scritto tanti romanzi ed anche pregevoli racconti.
Dei romanzi mi fa piacere citare (oltre al già richiamato Il cuore di Marta) Il
pupazzo di Dylan con le sue atmosfere Chinghiane (neologismo?) o La casa
diroccata e fra le raccolte di racconti Cinque passi nell’incubo. Ma sullo
sfondo di tutto è sempre rimasto Malanthan, l’oscuro incantatore, il creatore
della setta che con i suoi adepti ricopre di terrore intere cittadine.
Corruzione, degrado morale, avidità, sadismo, ossessione, l’impossibilità di
liberarsi dal male. Ci sarà sempre qualcuno disposto a prenderne l’eredità. C’è
tutto in questa trilogia pubblicata in un lasso di tempo piuttosto lungo che
racchiude fino ad ora tutte le tue opere. Cosa rappresenta per te Malanthan?
Che riflessioni ci deve portare a fare?
Ti ringrazio per aver ricordato anche i miei precedenti
romanzi. So che hai amato tantissimo Il cuore di Marta e devo dirti che
anch’io ci sono molto affezionato. È con Il cuore di Marta e La casa
diroccata che sono diventato “famoso”, perché è con quei due racconti che
sono rimasto primo in classifica per diverso tempo tra i romanzi
thriller-horror in Amazon Prime Reading. E poi da quei due racconti il pubblico
si è avvicinato anche agli altri, spesso andando a ritroso nel tempo.
A Frank Williams, Joe Malanthan e Robert Crane sono
chiaramente molto legato perché è grazie a loro se ho iniziato a scrivere Il
lungo Samhain e da lì è partito il mio lungo e tortuoso viaggio nel mondo
del thriller, del mistero e dell’horror.
Devi sapere che dopo Il lungo Samhain per anni
diverse persone mi hanno contattato per chiedermi di scriverne un seguito
perché nel suo piccolo – e nonostante fosse un breve racconto d’esordio – la
storia di Frank era piaciuta tanto e volevano conoscere qualcosa di più su Joe
Malanthan, che nel primo romanzo restava quasi nascosto, in disparte. È così
che nel 2019 è nato L’oscuro incantatore ed è per questo che ho sentito
anche la necessità di chiudere questa trilogia con La caratteristica del
male. Dovevo in qualche modo presentare meglio il vecchio Joe: voleva anche
lui un posto di rilievo e finalmente l’ha avuto.
Se mi chiedi chi è davvero Malanthan e cosa rappresenta per
me, la risposta è semplice: Malanthan è il male che c’è in tutti noi. In tutti,
nessuno escluso.
Qualcuno riesce a resistere ai propri istinti primordiali, a
tenerli sopiti e nascosti, mentre altri ne vengono sopraffatti. Quando vince il
male, ecco che arriva Joe. Lo dichiara apertamente lui stesso nell’ultimo
libro. Malanthan è la morte, è una specie di pestilenza che dilaga, è il
degrado morale, è l’aberrazione mentale e la cosa ancora più brutta è che, come
sa bene anche il capitano Crane, di pazzi come Malanthan è pieno il mondo!
Basta accendere la TV per rendersene conto. E purtroppo il male ha una
caratteristica molto fastidiosa: genera sempre altro male, passando di persona
in persona. Non c’è speranza. Se cresci con cattivi esempi, non potrai che fare
peggio di quello che hai visto. Se vivi esperienze traumatiche, queste saranno
per sempre parte di te e la cosa tremenda è che non sai mai come o quando
verranno a presentarti il conto, né tantomeno sai cosa sarai capace di fare e
come ti lasceranno quando il male che è in te prenderà il sopravvento.
Abbiamo detto molto sui tuoi libri e su La caratteristica
del male. Ci sarebbe ancora molto da aggiungere, lascio a te questa facoltà.
Siamo al termine della nostra breve chiacchierata. Aggiungi tu qualche
particolare, qualche cosa che non abbiamo detto ma che ritieni importante far
sapere ai lettori.
Be’, per me da autore è difficile parlare dei miei romanzi,
preferirei far parlare i commenti dei miei lettori. In questi anni ne ho
ricevuti tanti e spesso sono anche troppo lusinghieri.
Certamente posso dirti che ognuna delle mie storie mi ha
lasciato qualcosa, che dopo la loro stesura mi sono ritrovato diverso e in
ognuna ho riversato e tentato di esorcizzare le mie stesse paure; in ogni
storia ho messo qualcosa di mio, qualcosa di segreto, qualcosa che mi
appartiene.
In questi anni ho avuto tante soddisfazioni grazie a quello
che scrivo, nonostante nessuna “grande” casa editrice si sia mai interessata a
un mio romanzo. Come ho detto, ci sono andato vicino, ma poi è sfumato tutto e
per questo, spesso, mi sono abbattuto.
Nel bilancio complessivo comunque non posso che ricordare
tante cose belle: sono arrivato in finale in diversi concorsi letterari, con il
mio libro d’esordio sono riuscito a scrivere un treatment
cinematografico (depositato presso la SIAE) con il mitico Giovanni
Lombardo Radice (uomo generoso e cordiale, che in una delle nostre
chiacchierate dal vivo mi disse che avevo talento e che sarebbe stato un
peccato sprecarlo, smettendo di scrivere), durante le presentazioni dei miei
libri ho conosciuto tanta gente fantastica, ma soprattutto ho ricevuto
l’affetto di molti lettori sconosciuti che mi hanno spinto ad andare avanti,
anche quando il tempo (sempre troppo poco) e la sorte sembravano essere contro
di me. Tra questi lettori ci sei anche tu, Gino, e ti ringrazio per le belle
parole che hai sempre speso nei miei confronti.
Scrivendo possono esserci dei periodi in cui non trovi
l’ispirazione o in cui vorresti mollare tutto, magari perché non hai tempo o
perché ti accorgi che le case editrici non ti considerano, mentre noti che
sempre più spesso pubblicano (e pubblicizzano) romanzi che mi lasciano
abbastanza perplesso, ma poi la passione riprende il sopravvento e ti ritrovi
proiettato in una nuova storia che vuoi fare conoscere a tutti e che senti di
dover scrivere a ogni costo.
Insomma, il riassunto è che, nonostante le diverse delusioni
e nonostante io resti sempre un eterno emergente semi-sconosciuto, in questi
anni mi sono preso anche tante soddisfazioni e spero di tornare al più presto a
parlare dei miei mostri con un nuovo racconto, perché il mio scantinato
si sta riempiendo di personaggi malefici e loro reclamano sempre più spesso la
mia attenzione.
Ti ringrazio per la disponibilità, a presto.
Grazie a te per la fiducia che hai sempre mostrato nei miei
confronti e per la bella intervista. A presto!
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