Le notti bianche – Fedor Dostoevskij -
recensione a cura di Francesca Simoncelli
“Le notti bianche” è un racconto scritto da Fedor
Dostoevskij alla metà del 1800 e ambientato in quel periodo dell’anno in cui il
sole, nella Russia del nord, compreso San Pietroburgo, tramonta dopo le 22, in
cui le notti vengono, infatti, chiamate “bianche”.
La storia è strutturata in quattro notti e un mattino e
narrata in prima persona da un uomo, che non rivela la sua identità, ma si
presenta come un sognatore.
Il protagonista, una notte, incontra una donna che
piange.
Quando si accorge che è importunata da un ubriaco, va in suo
aiuto e così fa la sua conoscenza.
Iniziano le loro lunghe passeggiate notturne per le vie di
San Pietroburgo, durante le quali si raccontano a vicenda le proprie
vite.
Lui è un giovane solitario sognatore, che vive con la
vecchia governante, in un piccolo appartamento.
Lei è una ragazza disillusa e ferita, che vive segregata in
casa con l’anziana nonna e che si è innamorata di un uomo, il quale un anno
prima era dovuto partire, promettendole che al suo ritorno l’avrebbe
sposata.
Alla notizia del suo rientro, ella spera di incontrarlo, ma,
non avendo sue notizie, inizia a disperarsi e trova nel sognatore amicizia e
conforto.
Egli, invece, si rende conto, con il passare delle notti, di
essersi innamorato della ragazza, ma, naturalmente, è un amore non
corrisposto.
Il finale è inaspettato, struggente e malinconico… ma non
aggiungo altro sulla trama… a voi il piacere della lettura!
Questo racconto intreccia il sogno con la concretezza e,
attraverso il sognatore, ci immedesimiamo nelle sue speranze, delusioni,
irrequietezze, solitudini; le sue paure sono le stesse incapacità di molti di
noi di affrontare la realtà.
Dostoevskij scava nel profondo dell’animo umano: le
descrizioni sono accurate e minuziose, è come entrare nella mente dei
personaggi e conoscerli intimamente.
Le atmosfere sono fiabesche, il linguaggio di rara bellezza,
delicato e poetico.
L’ abilità dei poeti russi, che ho iniziato a leggere solo
ultimamente, ma che ho imparato ad amare sin da subito, è che creano un’empatia
immediata tra lettore e personaggi, tanto da instaurare un forte legame tra
loro, anche dopo aver letto la parola “fine”.
“DOVE SONO FINITI I TUOI SOGNI?
COME VOLA IN FRETTA IL TEMPO
CHE NE HAI FATTO DEI TUOI ANNI?
DOVE HAI SEPOLTO IL TEMPO MIGLIORE?
HAI VISSUTO OPPURE NO?
GUARDA COME IL MONDO DIVENTA PIÙ FREDDO
TETRI PENSIERI, CUPI RIMORSI, CHE NON MI DANNO TREGUA
“
genere: narrativa
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