Doppio sogno - Arthur Schnitzler -
recensione a cura di Patrizia Zara
L'essere umano è complicato.
Non si può non affermare il contrario. Un tumulto di sensazioni, sentimenti,
emozioni, turbamenti, istinti e repressioni.
Infinite sfumature che si perdono dalla notte dei tempi.
E più questo essere, creato senza certezze, si innalza socialmente verso la
piramide convenzionale, più tutto appare nebuloso: realtà e sogno, materialità
e spettralità, psiche e inconscio si confondono nei meandri neuronali nel
vortice di verità e menzogne. La natura primitiva relegata nella sfera onirica,
questa sempre più sottile e insidiosa, un territorio fluttuante fra conscio e
inconscio tanto da determinare crisi e sgomento ponendo l'individuo di fronte
alla enigmatica e instabile realtà dell’esistenza.
Noi, essere umani, non siamo mai del tutto sinceri con gli altri e soprattutto
con noi stessi. Non possiamo esserlo per conformazione, per genesi. La dualità
è intrinseca in noi. C'è poco da fare.
E se tentiamo di raccontarci, dentro e fuori del nostro contorto Ego i nostri
sogni più primordiali e anticonvenzionali la facciata dell'Ego si sgretola e
l'Es ci appare sinistro, oscillando tra spinte pulsionali di carattere erotico
(Eros) e aggressive e auto-distruttive (Thanatos).
"Soltanto per le scale si rese conto di nuovo che tutto quell'ordine,
quell'armonia, quella sicurezza della sua esistenza non erano che apparenza e
menzogna".
Una coppia borghese della Vienna bene. In crisi. La rivelazione di un sogno, il
crollo dei pilastri di sabbia, fondamenta tanto labili da sgretolarsi.
La ricerca di un sogno che possa pareggiare i conti, sogno di ripicca, di
vendetta, che possa in qualche modo essere disincantante e tranquillizzante,
dare sollievo. E scoprire che aprendo le porte di quei sogni sfuggenti, senza
capo né coda, nei quali la realtà conscia funge da d’impasto, l’orizzonte
prospetta percorsi inquietanti e torbidi in questo mondo sul quale " non
veglia più alcun Dio"
Albertine, moglie e madre, donna, Fridolin, marito, medico, uomo.
L'una conscia di non potere ipotecare il futuro: siamo umani, siamo preda di
istinti. Una donna intelligente...
L' altro, uomo convenzionale, schiacciato dal pregiudizio che concede il
diritto a una morale: un codardo, un debole, vittima del suo stesso potere
maschile riconosciuto da una società di apparenze e di abominevole predominio.
"Doppio sogno" è una chicca, alta maestria di scrittura, capacità di
scavare nelle torbide acque umane e smascherare, almeno per una notte, il vero
volto di ciò che non potrà mai avere una netta chiarezza, poiché di suo
l'essere umano non ha conferme. E pur cercando le strade della verità, troviamo
a un certo punto questo piccolo essere, perso nel suo stesso sogno.
In quel sogno che è di per sé angosciante ma nel contempo, liberatorio.
Freud ne sapeva qualcosa.
Quietate le acque dell'inconscio, si riprende la strada asfaltata nell’attesa
di interpretare un altro sogno, oppure un'altra realtà? Di una cosa si è certi:
non si mai liberi neppure di se stessi e che soltanto la quiete della morte
annulla tutte le dimensioni umane.
Ho trovato questa deliziosa, incredibile novella molto attuale.
La maschera, emblema dell'incomunicabilità, è oggi da ricercare sui profili
social in cui i sogni sembrano realizzarsi in tutta la sua splendente apparenza
e perdere così, il senso di una realtà già di per sé confusa.
E inoltre il rapporto uomo/donna, sempre più fragile, vede il sesso femminile
più propenso alla verità mentre il sesso cosiddetto forte appare destabilizzato
e preda delle sue stesse menzogne (il femminicidio è una vera piaga).
P.s. Kubriky ne ha tratto un film "Eyes Wide Shut", ma ritengo che il
libro "Doppio Sogno" sia superiore per chiarezza e limpidezza nelle
rappresentazioni reali e oniriche, malgrado i temi trattati, e risulta meno
viscido e ambiguo del film che, a mio avviso, ha un nonsoché di sordido.
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 1926
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