PER LUIGI NON ODIO NE' AMORE G.A. Palumbo
Appena terminato il romanzo di Gianni Antonio Palumbo, Per Luigi
non odio ne’ amore, pubblicato da Scatole Parlanti nel luglio di quest'anno.
Non ho volutamente specificato il genere al quale appartiene perché è fondamentalmente
un thriller, ma potrebbe benissimo essere considerato un romanzo di narrativa
contemporanea, inserito in un preciso periodo storico, con puntuali riferimenti
ad eventi realmente accaduti, come il rapimento e l'assassinio dell'onorevole Aldo
Moro. È senz’altro, anche, un romanzo corale, con una miriade di personaggi,
molti dei quali descritti in maniera più analitica, altri, che sono solo di
"passaggio", in modo meno particolareggiato. La storia è molto
articolata e complessa, con tanti eventi che si susseguono rapidamente. Cosi
anche il racconto della trama non può comprendere tutto ciò che accade nel
libro. La limito per necessità ai primi episodi che vengono narrati. Il romanzo
inizia con uno dei personaggi più importanti, Mattia Landi, che giunge, dopo un
viaggio in treno tormentato da strani incubi, a Candevari (paese di fantasia)
vicino a Brindisi. Nel paese pugliese vive sua zia Laura, sorella della mamma,
ora direttrice di un collegio, il Principe Amedeo. Siamo nel marzo del 1978. Per
l’Italia un anno ricco di avvenimenti tragici e controversi che verranno spesso
ricordati dall'autore e che saranno anche oggetto di confronto tra i
protagonisti del romanzo. Candevari ha nel suo territorio due istituzioni
scolastiche, che saranno esse stesse protagoniste della vicenda con i loro
studenti e i loro professori. Sono il Principe Amedeo e l'Accademia Amaranta.
La prima frequentata da ragazzi con un passato difficile, la seconda
frequentata da studenti di famiglie facoltose e benestanti. Quando Matteo
giunge a Candevari non può certo immaginare quello che accadrà, anche a
causa del suo arrivo, in quel paese già custode di invidie e misteri. L'ho
definito un romanzo corale perché oltre a Landi ed a sua zia sono moltissimi i
protagonisti delle vicende raccontate da Palumbo: c'è Arturo Molteni,
professore dell'accademia, suo figlio Savio, sua figlia Eleonora, Sauro
Mavelli presidente dell’accademia amaranta, il funzionario di polizia Marta
Salvo, il commissario Giuseppe Fano, e tanti, tantissimi altri. Una serie di
episodi inquietanti si susseguono da quel marzo, prima il ritrovamento del
corpo senza vita di una sedicenne poi il suicidio di un professore ed anche la
misteriosa scomparsa di Mattia. In un ambiente nel quale covano odi, pregiudizi
ed invidie sia il commissario che la poliziotta dovranno indagare, per cercare
di capire quali inconfessabili segreti si celano tra le mura delle scuole. Palumbo
scrive un romanzo notevole. La storia raccontata può piacere o meno, è un’opinione
sempre molto soggettiva, che può cambiare da lettore a lettore. Ma
oggettivamente è un romanzo che colpisce per originalità, a partire dal titolo,
il quale riprende una celebre frase pronunciata da Robespierre riferendosi al
re Luigi XVI, e struttura. La scrittura è elegante, anche raffinata. La
lettura, anche grazie a questo ed al fatto che non ho riscontrato errori di editing,
scorre rapida e senza intoppi. Gli appunti storici (e non solo) sono puntuali
ed arricchiscono di sapere chi legge. Un romanzo per nulla banale che va
letto con attenzione per poterne godere appieno ogni sua sfaccettatura. Complimenti
al prof. Palumbo che ci ha regalato un romanzo curato, che insegna, senza saccenteria
ma con grande semplicità, e che cattura il lettore fino alle pagine finali.
valutazione: più che buono
genere: thriller
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