sabato 17 maggio 2025

ETHAN FROME

 




Ethan Frome - Edith Wharton -

Recensione di Miriam Donati

 

L’autrice scrive questo libro nel 1911 e usa una struttura a incastro per raccontare la storia principale. Introduce un anonimo narratore, un ingegnere che rimane affascinato dalla figura enigmatica di Ethan Frome quando, per lavoro, giunge a Starkfield, nel New England, paesino di montagna dove tutti si conoscono, gli inverni sono lunghi e la neve e il ghiaccio sembrano eterni e sono presenti anche nei caratteri dei personaggi congelati nella routine contadina senza pulsioni.  Attraverso le conversazioni con i residenti del posto scopre a poco a poco le tragiche circostanze del passato di Frome. Questa struttura permette alla Wharton di creare suspense e gradualmente rivelare la profondità del carattere di Ethan e le caratteristiche della tragedia che lo ha colpito. Attraverso vari flashback racconta le sue ambizioni sacrificate e la conseguente vita disperata. Inizialmente aspirava a diventare ingegnere e lasciare Starkfield, ma i doveri familiari per prendersi cura della fattoria e dei parenti malati lo hanno bloccato. Dopo la loro morte, per senso del dovere, sposa la cugina Zeena che lo aveva aiutato nella cura della madre; il matrimonio è senza gioia ed è esacerbato dalla natura lamentosa e apparentemente ottusa di Zeena che nasconde dietro la sua ipocondria una fibra e una volontà fortissime e l’esistenza di Ethan fatta di sola infelicità scorre in una rassegnazione silenziosa.  

L'arrivo di Mattie Silver, cugina di Zeena, introduce nuove dinamiche in casa Frome. La giovinezza e la vitalità di Mattie che porta un po’ di colore nel grigiore gelido del posto contrastano nettamente con la presenza malata di Zeena ed Ethan è presto attratto da lei. La loro relazione si sviluppa mentre condividono momenti domestici e i sentimenti di Ethan per Mattie si approfondiscono, culminando in una serata commovente in cui restano soli insieme. Qui si evidenzia la bravura della Wharton nella descrizione dei sentimenti, dalla nascita dell’amore, alla tenerezza e alla serenità che raramente Ethan ha provato durante la sua esistenza, sino ai sogni di fuga dal suo lugubre immutabile quotidiano e gli fa intravvedere una vita emotivamente più viva e migliore data dal calore di Mattie.

“Poi vi erano altre sensazioni, meno definibili ma più squisite che li attiravano l’uno all’altra con un palpito di gioia silenziosa: un freddo rosso tramonto dietro le colline invernali, la fuga di un gregge di nuvole sui pendii di stoppie dorate, o le ombre intensamente azzurre degli abeti sulla neve.”

L’autrice associa sempre le emozioni al paesaggio e questi accostamenti rendono il lettore ancora più partecipe.

La rottura di un piatto di vetro rosso di Zeena, un incidente che si verifica durante questa serata, diventa simbolo della fragilità della situazione dei due innamorati e prefigura le conseguenze devastanti del loro crescente attaccamento. Il lettore si rende conto che in questa rottura c’è tutto il significato del libro: quel che Ethan vorrebbe essere se solo ci provasse. In questo caso fuggire con Mattie.

E poi c’è la tensione data dalle radici, dai luoghi che definiscono le persone, a cui vorrebbero sfuggire o forse solo cambiare, ma a cui appartengono e a volte le imprigionano. Senza via d’uscita. L’autrice descrive una situazione di sofferenza molto realistica dove l’urlo del proprio dolore è soffocato nel silenzio. Una visione molto pessimistica della vita: vivere non è altro che desiderare ciò che non si può avere.

La vita di Ethan è una testimonianza del potere delle aspettative della società e dell'obbligo personale contro i desideri poiché rimane in un matrimonio senza amore con Zeena a causa del dovere e della pressione sociale, mentre il suo cuore desidera Mattie. Wharton ci racconta la povertà e lo squallore della provincia rurale americana e sottolinea che almeno con il denaro, che non farà la felicità, però dà almeno la possibilità di voltare pagina, di seguire un sogno senza lasciare chi resta nell’indigenza. La tragica ironia della storia è racchiusa nel tentativo di Ethan di sfuggire alle costrizioni della sua vita attraverso un giro suicida in slitta, che invece di garantire la libertà, lo lega ancora più strettamente a una realtà cupa e immutabile, mentre diventa il custode di due donne, tutti immersi in un dolore inutile a cui non ci si può ribellare raccontato dall’autrice con pacato fatalismo.

Il simbolismo del colore rosso della slitta, della sciarpa e del piatto di vetro in frantumi rappresenta la passione proibita e la violazione delle norme sociali. La slitta inizialmente simbolo di gioia e fuga alla fine diventa simbolo di un tragico destino. L’ultimo, spericolato giro in slitta, inteso come mezzo per sfuggire alle circostanze insopportabili, si traduce in un incidente catastrofico che altera irrevocabilmente le vite dei protagonisti, però in quella corsa vediamo fallimenti e speranze, forza e dolcezza, illusione e disperazione del nostro stare al mondo.

I personaggi di "Ethan Frome" sono disegnati in modo approfondito, soprattutto Ethan, eroe tragico, sempre titubante. Il romanzo si conclude con una potente rappresentazione delle ferite fisiche ed emotive del protagonista che simboleggiano l'impatto duraturo delle sue scelte e la natura ineluttabile del destino. Si prova compassione per tutti i personaggi intrappolati in un bianco, immobile e grottesco destino.

 

Genere Narrativa

 Anno di pubblicazione 1911

 

 


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