Il giorno dell'ape - Paul Murray -
recensione a cura di Rossella Lombardi
Questo libro ha ottenuto molto successo all’estero ed è
diventato un caso letterario, infatti è uno dei cinque libri finalisti del
Premio Strega internazionale. Il giudizio dei lettori italiani è stato invece
particolarmente freddo e disomogeneo: alcuni l’hanno apprezzato, altri l’hanno
criticato molto.
A mio parere non è sicuramente un libro di facile lettura né
per lo stile, né per il contenuto.
Vengono narrate le vicende di una famiglia irlandese: i
Barnies, composta dalla madre Imelda, dal padre Dickie, da una figlia
adolescente Cassandra e da un figlio dodicenne PJ.
Il libro si compone di cinque capitoli; ciascuno dei primi
quattro è dedicato ad uno dei protagonisti che narra il proprio vissuto, le
proprie disperazioni e le scelte, spesso scellerate, che si trova a fare.
Ho trovato molto interessante ed originale il fatto che
l’autore abbia utilizzato, in ogni capitolo, un registro ed uno stile
differente, più adeguato al personaggio narrante. Il linguaggio è colto, profondo e
sintatticamente corretto quando è Dickie a raccontarsi (infatti è l’unico della
famiglia ad aver frequentato il College); invece è sgrammaticato e senza
punteggiatura il linguaggio di Imelda, personaggio apparentemente superficiale
ed incoerente. Aggressivo, ruvido ed oppositivo lo stile dell’adolescente
Cassandra ed invece più morbido e semplice lo stile usato per il racconto di
PJ, apparentemente più accomodante ma ugualmente sofferente e deciso quindi a
scappare di casa.
Nel 2008 la famiglia precipita in una grave crisi economica
che innescherà il disfacimento delle relazioni all’ interno della famiglia.
Emergeranno allora via via antichi segreti, tradimenti, abusi, lutti ecc…Il padre Dickie, rimasto senza lavoro, si
concentrerà sulla crisi climatica e si attiverà per affrontare eventuali
disastri ambientali. Qui l’autore ci regala interessanti e lucide riflessioni
su questo tema, arrivando poi a concludere: “Nel mondo c’è la consapevolezza
del problema ma noi non facciamo nulla per risolverlo. Forse dovremmo smetterla
di essere noi stessi “
Ci sono poi nel libro altri cinque personaggi secondari,
tuttavia descritti molto bene nelle proprie caratteristiche e nel proprio
ruolo, coinvolti nelle vicende in modo studiato ed efficace.
A mio parere è molto indicativo nel titolo il riferimento ad
un’ape. Imelda infatti in un primo tempo racconta che, il giorno delle sue
nozze, un’ape si era insinuata all’ interno del suo velo bianco pungendola su
un occhio che subito si era gonfiato a dismisura. Questo fatto l’aveva
costretta a tenere sul viso il velo durante tutta la cerimonia e la festa
successiva. Si può pensare che allo stesso modo Imelda si sia nascosta dietro
un velo per tutta la sua vita, impedendo a lei di essere davvero sé stessa e ai
suoi cari di conoscerla davvero. L’ accidentale puntura dell’ape potrebbe
rappresentare anche le inaspettate punture/ferite che la vita ci presenta,
portando poi conseguenze quasi sempre dolorose. Forse l’invito che l’autore fa
a noi lettori è di riuscire ad
attrezzarci e a recuperare l’energia psicologica per affrontare le difficoltà e
le prove del vivere.
Durante la lettura io ho provato alternativamente simpatia ed antipatia per i personaggi e sicuramente empatia per le sofferenze descritte. Avrei voluto a volte incoraggiarli, sgridarli, abbracciarli e punirli. Ma quasi mai giudicarli.
Voto = 8/10
genere: narrativa
annodi pubblicazione: 2025
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