mercoledì 15 maggio 2024

IL NUOVO VENUTO

 



Il nuovo venuto - Marco Vichi -

recensione a cura di Edoardo Todaro


Dicembre 1965, Firenze, il commissario Bordelli ed ovviamente un omicidio sul quale indagare. Bordelli ed il brigadiere Barbagli con le sue antipatie verso il fascismo, il suo odio verso i papponi; gentile anche con chi arresta ed amato anche dalle prostitute. L’omicidio di un usuraio, il nuovo venuto, un uomo violento, agente immobiliare per coprire i suoi traffici, ucciso in modo decisamente macabro: un paio di forbici nel collo, con una faccia antipatica …. anche da morto. Ovviamente, anche in questo romanzo, non mancano quei  personaggi che hanno accompagnato nei precedenti, Bordelli, come ad esempio Botta, l’amico/scassinatore di porte, artista del furto, ottimo cuoco ed allo stesso tempo ricettatore negato;  Cesare, anzi “ da Cesare “ la trattoria privilegiata per le sue  pause pranzo, visto che non mangia mai allo spaccio della questura, che è un po’ come essere in famiglia e Piras, il fedele di/a Bordelli, ora in convalescenza in Sardegna amante di Simenon e del suo Maigret, e l’immancabile Diotivede, il dottore che con le sue autopsie non può mancare visti i casi di omicidio che si susseguono, ed ovviamente Rosa che grazie alla legge Merlin ha abbandonato il mestiere;il cane Blisk ereditato dalla guerra; Bordelli che ancora non si è abituato all’odore, dolciastro, della morte, che ha saputo resistere ai nazisti ed affronta una nuova, personale, resistenza: alle sigarette; che non riesce ad accettare l’idea di invecchiare, perché di invecchiare non ne ha proprio voglia e quindi alla spasmodica ricerca di un casolare dove poterla vivere nel miglior modo possibile, appagando così il desiderio di avere il suo olio. Indispettito dal fatto che a breve l’uomo andrà sulla luna nonostante sulla terra ci siano ancora gli usurai. Un usuraio con tanto di libro contabile nel  quale annotare i nominativi dei debitori, le cambiali, interessi e scadenze ecc … Bordelli con una contraddizione: trovare chi ha eliminato l’usuraio ed odiare gli usurai, comunque ha un obiettivo ben più importante: restituire le cambiali, non solo deve far fronte anche con un vero e proprio tifo di coloro che sperano che chi ha ammazzato lo strozzino non sia individuato. Un commissario che vive un’altra contraddizione: mantenere relazioni amichevoli con il mondo illegale. Un Bordelli filosofo: “ non si deve cercare di essere quello che non siamo “; che di fronte alla morte di un amico si pone la domanda esistenziale: “ cosa si vive a fare? “. Un romanzo che si svolge in un panorama politico e culturale in movimento: l’Algeria in rivolta,la guerra in Viet-nam,  la musica che proviene dal mondo anglosassone, il senso di libertà respirato e diffuso dovunque, con il boom economico che si fa avanti in Italia dove si moltiplica il traffico ma anche i soldi, un paese con l’attenzione rivolta alle gesta dei banditi di Orgosolo, Mesina in testa. Ma Bordelli si arrovella con le domande relative alla guerra ed al comportamento tenuto dal popolo italiano nel trasformare una sconfitta in vittoria, con i fascisti riabilitati e di nuovo nei posti che contano, con una pacificazione imposta che tutto rimette al suo posto. Anche in questo caso non potevano mancare i racconti che si dipanano con la cena di Natale, a proposito: il Natale più bello resta quello del ’45. Il finale a sorpresa non riguarda tanto gli sviluppi dell’indagine, bensì il ritrovarsi con “ Il quaderno di ricette “ e cioè “ il vangelo secondo Ennio “ ( Botta ). E quindi non resta che dire buon appettito.


genere: giallo

anno di pubblicazione: 2013


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