giovedì 23 maggio 2024

QUANDO LEI ERA BUONA

 





Quando lei era buona - Philip Roth

 Recensione di Miriam Donati

 

Dalle interviste sembra che Philip Roth ritenesse questa sua opera giovanile non all’altezza delle altre della maturità. Contiene invece già la prosa caratteristica dell’autore e la caratterizzazione dei personaggi, tutti, anche i minori, è così precisa e analitica da rivelare il suo enorme talento. È l’unico libro di Roth con una protagonista femminile.

Quando lei era buona ha un ritmo serrato scandito soprattutto dai dialoghi che marcano i tempi della vicenda narrata con asprezza e ironia, spesso spinta al sarcasmo. 

Il sentimento prevalente è la rabbia che accompagna la protagonista, ma anche il lettore nella discesa agli inferi che lo porta in una famiglia americana del Midwest negli anni cinquanta.

“Non essere ricco, non essere famoso, non essere potente, nemmeno essere felice, ma essere civile – questo era il sogno della sua vita”

L’incipit già ci dice tutto, pur non riferendosi a Lucy, la protagonista del libro, ma riguarda più o meno tutti i personaggi che ruotano intorno a questa storia.

Il carattere di Lucy è costruito dai caratteri dei suoi familiari: il nonno Willard ha avuto un’infanzia difficile e ora desidera solo pace e tranquillità, la nonna, arcigna, aspira solo a una normalità borghese, la madre, Myra, ha sposato un poco di buono alcolista e violento che la costringe a vivere con la figlia presso i nonni. I comportamenti, accomodante del nonno e debole della madre, sono la gabbia in cui Lucy non vuole farsi rinchiudere e soprattutto una situazione che non vuole si ripeta.

Quando però resta incinta del debole, viziato e velleitario Roy e i suoi sogni di studio sono interrotti, Lucy, per non replicare gli errori che ha sempre avuto davanti agli occhi, decide di puntare sulla giustizia creando un cortocircuito di cui è lei stessa vittima più di chiunque altro.

Un ambiente e una comunità dedita alle apparenze, dove è più grave che una figlia chiami la polizia per denunciare il padre che il padre si ubriachi ogni sera e picchi la madre, vinceranno contro di lei. Una società chiusa, piena di pregiudizi, bigotta, dove tutti sanno tutto di tutti, fanno finta di non sapere, ma giudicano, dove alcolismo e violenza sulle donne devono essere affrontati da soli all’interno dei muri di casa per non creare scandalo. E appunto per evitarlo vengono prese decisioni che portano inevitabilmente alla tragedia. Il romanzo è un atto di accusa verso un ambiente meschino e ottuso, ma anche verso Lucy che si è preparata a esserne vittima.

Lucy detesta la vita che le è capitata, detesta il padre ubriacone e incapace, detesta la madre debole, detesta l’uomo che sposa pur non amandolo, detesta i propri parenti e quelli del marito, soprattutto lo zio Julian, che odia a sua volta Lucy, nella quale ha riconosciuto il suo alter ego onesto e di cui ha timore; insomma Lucy detesta il mondo perché non si assoggetta alle sue esigenze morarli e materiali.

Le scelte di Lucy hanno breve vita, dall’adesione al cattolicesimo, alle amicizie femminili, solo il ripudio del padre è costante. Si accresce, la pervade e diventa a lungo andare un istinto distruttivo anche contro se stessa. Pur consapevole di essere altruista, emancipata, istruita, “buona”, accetta l’inaccettabile, decidendo di non abortire, sposando controvoglia un uomo-bambino che non ama, continuando però a contestare la sua cerchia e non perdonando nemmeno se stessa.

Da eroina quale sembra essere dalle prime pagine evolve autoconvincendosi di essere sempre nel giusto a causa del dolore vissuto così che da brava e buona ragazza, muta, diventa una donna presuntuosa, capace di dire no anche al marito. Una evoluzione per certi versi positiva che invece Roth riesce a trasformare in paradosso, dove i cattivi, le nullità e i depravati diventano all’improvviso i buoni della storia e l’eroina diventa la cattiva. Lucy, che ha cercato di correggere la vita degli altri con accanimento, l’ha fatto con la giustizia e il moralismo e questo la porta all’inevitabile disastro mettendo in gioco persino il proprio equilibrio psichico. La vita è spietata e lei non riesce a reggere il mondo che si è costruita.

Lucy è un personaggio difficile da amare per la sua testardaggine e per la sua caparbia ostilità nei confronti degli altri personaggi anche se la si comprende benissimo. La sua voglia di essere qualcun altro, il suo desiderio di avere una vita migliore è talmente forte da renderla in alcune parti irritante e allo stesso tempo straziante. In ogni pagina si soffre con lei e per lei e si prova rabbia con lei e per lei.

 

Genere Narrativa

 

Anno di pubblicazione 1967

 

anno di pubblicazione in Italia 2012


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