Il signore delle mosche -William Golding -
recensione a cura di Francesca Tornabene
Il signore delle mosche è un'esperienza conoscitiva ed
emotiva andata oltre le mie aspettative.
Il titolo ha il sapore di un antico anatema.
Il libro è una doccia fredda di emozioni contrastanti che mi
hanno fatto divorare giorno, dopo giorno ogni pagina, ogni parola, di questo
libro.
Il tema principale del libro è la crudeltà che alberga
nell'animo umano.
La storia fornisce un'interessante interpretazione
pessimistica della lotta dell'ordine contro il caos, del bene contro il
male.
Tutto inizia con il naufragio di alcuni ragazzi, tra i 6 e i
12 anni, in un'isola deserta paradisiaca che ben presto si trasformerà in uno
scenario distopico per l'assenza di regole e di adulti.
Paura, eccitazione, istinto di sopravvivenza generano uno
stato di allerta profondo, in attesa che si compia l'oscuro presagio che sembra
avvolgere l'isola.
"L'uomo produce il male come le api producono il
miele".
Ogni personaggio ha un ruolo fondamentale.
Ogni oggetto un significato profondo.
Ogni scelta presa dal singolo influenzerà le sorti di ognuno
dei sopravvissuti.
La trama crea una tensione unica, un ritmo incalzante ed
irresistibile.
La seduzione del male esercitata sui ragazzini, il conflitto
tra la resistenza e la resa, mi hanno letteralmente rapita.
Un libro crudo e inquietante, ma anche formativo, pieno di
messaggi, simboli, immagini evocative che fanno riflettere sulla fragilità
della natura umana.
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 1958
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