L’estate dell’innocenza – Clara Sanchez -
recensione a cura di Patrizia Zara
Mi credereste se vi dicessi che ho comprato questo libro,
malgrado la Sánchez non sia la mia scrittrice preferita, perché la copertina mi
ricordava una foto giovanile di mia madre?
L'ho letto in una sera di pioggia nell'ansiosa aspettativa di trovarvi qualcosa
che mi appartenesse. Non mi sono sbagliata!
Credetemi ancora, io sono stata Beatrice, la piccola narratrice, e la mamma di
questa è stata la mia mamma. Incredibile!
In un frammentario e confuso passato raccontato dalla voce di una bimba di nove
anni ho rivissuto la mia fanciullezza; ho rivisto, come in un specchio
chiazzato di giallo, di segni e di impronte, una io né spontanea, né naturale,
senza grazia, una io bambina che sapeva già, nel suo inconscio nascente,
che sarebbe stata una creatura difficile.
E in questo passato romanzato ho sentito echeggiare la voce, come una cantilena
nostalgica e lamentosa, di mia mamma "Se potessi tornare indietro"
"Se avessi potuto non aspettare tanto. Se avessi potuto avere più soldi e
meno responsabilità, se avessi potuto vivere meglio"
Mi sono vista bambina osservatrice impotente di una vita disfatta dal tempo.
Mi sono sentita come quella "responsabilità" che ha impedito a mia
madre di vivere meglio.
D'un tratto mi accorgo, ora, adesso, che è passato tanto tempo e questo mi fa
paura. D'un tratto mi rendo conto che sono stata bambina e mi chiedo dov'è
tutto quel tempo
che è passato? Ma stringo i denti, chiudo i pugni e mi ripeto, come una
filastrocca vivace e rivoluzionaria, "non voglio sentire il rimpianto di
aver sprecato il tempo, non voglio essere un prolungamento di mia madre"
Mi autoconvinco che il tempo lo si spreca sempre, in un modo o nell'altro. E
che bisogna stare attenti con i rimpianti perché sono il vero inferno dei
ricordi.
Non sarà sicuramente un romanzo di formazione da annoverare tra i bestsellers
ma a me è piaciuto tanto per un gioco misterioso di affinità elettive.
genere: narrativa
anno d pubblicazione: 2019
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