venerdì 28 novembre 2025

LA FINESTRA SBAGLIATA - INVISIBILI

 



LA FINESTRA SBAGLIATA
Eppure ho visto anche zingari felici

 

Invisibili

Ci siamo fatti dividere in ogni modo in cui era possibile essere divisi: fascisti e antifascisti, italiani ed extracomunitari, uomini e donne, “no vax” e “sì vax”. E così via.

Scelte personali, inclinazioni, visioni, immolate all’altare di una omologazione feroce, ben nascosta dietro mille maschere.

Dedicarci ad odiare il nostro nemico: un gioco perverso e quotidiano con cui proteggere la nostra identità di “persone per bene”: un bene reale ma che perde il contatto con il tutto.

 

Scevre di questa carica di odio, tutte le istanze sono corrette: spesso ciò che si critica del nemico non è il contenuto (voler difendere l’uomo, la donna...) ma ciò che noi avvertiamo quella posizione possa sottendere (violenza sulle donne, negazione dei torti subiti dagli uomini...).

La nostra mente sembra sempre più incapace di contemplare una visione di insieme che includa gli opposti, contagiata dal linguaggio pervasivo di media e politica che tende a ridurre tutte le possibilità in campo: se dici questo odi le donne, odi gli uomini, e così via, all’infinito.

 

Il cosiddetto metodo del contagio usato anche a scopo propagandistico, fa il resto. Persone radicalmente diverse sono descritte in modo semplificato mettendone in risalto un unico tratto. Riunendo, infatti, nemici differenti in una unica categoria (no vax, astensionisti, maschilisti, eccetera) è possibile eliminare dallo scenario tutte quelle persone che adducendo istanze per il bene reale rovinerebbero il gioco. La battaglia si fa sempre tra eccessi opposti. Divide et impera!

 

Immersi in questa guerra psicologica che rende fortemente menomata la nostra comprensione delle ragioni dell’altro, risulta impossibile giudicare (ius+decere; “colui che dice/pronuncia il diritto”).

 

Quali sono le categorie maggiormente prese di mira? Posso dirvi quelle che la mia sensibilità mi fa rilevare, ma se ne percepite altre ditemi: c’è spazio per tutti.

Non ci spaventano malvagità e corruzione, fondamenti su cui sappiano da sempre si regge la nostra società. Non ci spaventa neppure la diversità come la intendevamo anche solo fino a due decenni fa: lo straniero, l’omosessuale, il disabile; tutto ha delle parole, una collocazione economica e politica precisa.

 

Oggi ci spaventano gli invisibili, categorie prive di valore economico e di rappresentanza politica e mediatica, cancellate dal nostro immaginario.

Nel regno dell’invisibile c’è la virgola fuori posto, colui che grida “Il re è nudo”: la famiglia che rinuncia alle nostre certezze ma è felice; quel padre che vuole solo fare il padre senza odiare le donne, eccetera. Dinanzi ad un diverso così diverso la coscienza collettiva va in crash. Così lo riconduce a categorie più comprensibili: il maschilista maligno, la famiglia fuori di testa. Ecco, finalmente è possibile tornare a fare la propria quotidiana guerra psicologica.

La mia ossessione è quella di far uscire dal regno dell’invisibile chiunque vi finisca dentro, perché sono convinta che quel rimosso ci racconti tantissimo di noi.

 

Nel libro 𝘈𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘦 𝘱𝘢𝘳𝘰𝘭𝘦 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘯𝘰𝘮𝘢𝘥𝘪 di Fabrizio De André leggiamo: «Chiunque coltivi le proprie diversità con dignità e coraggio, attraversando i disagi dell’emarginazione con l’unico intento di rassomigliare a sé stesso, è già di per sé un vincente».

Una frase che ci piace leggere in un libro, ascoltare in una canzone, ma nella realtà ci spaventa, la vediamo in antitesi al concetto oggi centrale di 𝘤𝘰𝘮𝘶𝘯𝘪𝘵à, di 𝘴𝘰𝘤𝘪𝘢𝘭𝘪𝘵à.

Ci troviamo immersi in un paradosso non da poco: dilaniati da guerre psicologiche perpetue, e sempre ammassati in gruppi reali o virtuali. Ma è davvero possibile qualsiasi forma di alterità senza il rispetto della unicità?

 

Un legame fondato sul rispetto delle particolarità individuali, la consapevolezza delle manipolazioni giornaliere, la curiosità verso l’altro che avevamo da bambini, sono passaggi essenziali per la guarigione di un tessuto sociale completamente disfatto, per trovare modi 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘪 di parlare basati sulla gioia, sulla creatività, sul rispetto delle minoranze, anche quando non le comprendiamo. Sulla follia!


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