Onesto - Francesco Vidotto -
recensione a cura di Rossella Lombardi
La lettura di questa storia, che ha
come coprotagonista la montagna, è stata una meravigliosa esperienza. Mi ha
sollecitato tutti i sensi : mi è sembrato di sentire l’odore di umido
degli abiti di panno pesante dei personaggi e quello dei fiori di
montagna, di accarezzare le loro ruvide mani ,di sentire i passi pesanti camminare sui sassi con
scarpe grosse e rigide, di ascoltare la
voce del vento ululare fra gli alberi,
di godere del profumo dei mandarini
sbucciati, unico regalo di Natale per i
bambini, di percepire l’odore di sudore e della fatica nell’arrampicarsi
sulle vette e nel tagliare i tronchi con
l’ accetta , di entrare nel silenzio che esiste
solo in cima ai monti…..E’ una
dolcissima e cruda storia di montagna,
ambientata a Tai di Cadore tra la prima
e la seconda guerra mondiale.
La scrittura è semplice, con
periodi brevi ma incisivi, con aggettivi mirati, arriva a scavare solchi
nell’anima del lettore. Lo stile è delicato ed intenso, come una poesia. I personaggi sembrano vivere storie semplici,
accettando il loro destino senza porsi domande, invece silenziosamente arrivano
a risposte e a decisioni sorprendenti,
regalandoci vicende straordinarie.
E’ la storia di una giovane donna
vedova di guerra, madre di due gemelli: Onesto e Santo (la scelta dei nomi
propri da parte dell’autore è esplicativa). I due bambini ( uno dei quali sarà
vittima di un rapimento, per fortuna risolto in maniera positiva , anche se dopo sette anni) crescono in
simbiosi aiutandosi, sostenendosi ed amandosi incondizionatamente per tutta la
vita. A otto anni fanno amicizia con
Celeste, della quale si innamoreranno entrambi. Questo amore , invece di
suscitare rivalità ed invidia, porta i
due fratelli a rinsaldare il loro legame e a far sperimentare ad uno dei due il
sacrificio della rinuncia, dell’
abnegazione. Molti anni dopo il
narratore, Francesco, recatosi fra quelle montagne, incontra un vecchio
montanaro Guido Contin detto Cognac che vive da solo, con la sua gatta di nome
Moglie. Egli consegna a Francesco delle lettere scritte da Onesto molti anni
prima, destinate alle montagne, nelle quali racconta la sua storia, intrecciata
a quella degli altri personaggi.
Tra le righe di quelle lettere,
scritte stentatamente a mano, emergono rapimenti, segreti, violenze (anche
sessuali), dolori, brutalità, morti …ma soprattutto emerge la storia d’amore
verso Celeste; un amore profondo, che sfida il tempo e le avversità. “ Le mie
montagne sei tu “, “ L’amore non si può possedere, si può solo dare “.
Inoltre emergono chiaramente anche l’amore materno, quello fraterno, quello
verso le montagne e verso la giustizia.
Ci viene descritto un mondo fatto
di silenzi dove a parlare sono gli sguardi, i gesti …”risento il profumo dei mazzolini
di lavanda essiccata e legata con uno spago che la mamma metteva nella nostra
camera : era il suo modo di volerci bene. La vita l’aveva abituata ad amare con
le azioni piuttosto che con le parole “, “…Gli sguardi spesso sono parole “
Il finale è a sorpresa ed io posso concludere che
dopo questa lettura tante sono le
riflessioni, fra queste mi sono fatta sollecitare da questa frase : “ …Non importa quanto difficile è la vita e
quanto è alta la montagna : basta che impari a fidarti “
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 2025

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