Il giorno della civetta - Leonardo Sciascia -
recensione a cura di Alice Bassoli
Sciascia racconta la Sicilia degli anni Sessanta, la Sicilia
di ieri, di oggi, di sempre: polvere, sole cocente, odore di mare mescolato a
quello di fumo e di corruzione, e la presenza invisibile di qualcosa di antico
e potente che ti osserva, come una bestia apparentemente addormentata.
Il capitano Bellodi indaga sulla morte di un uomo, un uomo morto ammazzato. Nessuno però collabora, nessuno sa niente.
Sciascia non si limita a raccontare chi ha sparato e perché:
dipinge il contorno, le ombre, la rassegnazione delle persone, l’omertà, la
paura negli occhi dei vicini, le strade vuote alle sei del pomeriggio, le donne
che parlano piano e i vecchi che ti fissano senza dire una parola. E Bellodi,
il carabiniere, è un uomo solo, straniero in un mondo che non gli appartiene.
Non solo perché deve indagare, ma perché ogni indagine è uno scontro con
qualcosa che non si può combattere con pistole o manette: la mafia non è un
criminale che puoi arrestare, è respiro della terra stessa, un legame
invisibile tra le persone, un sistema di lealtà e terrore che ti avvolge e ti
soffoca. Le frasi sono nette, ma dentro ci sta tutto: l’amarezza, la rabbia,
l’ingiustizia. Non ci sono scene patetiche, non c’è sentimentalismo. I dialoghi
sono rapidi, secchi, e parlano di corruzione, paura, compromesso, e tradimento.
È una Sicilia che non ti puoi permettere di ignorare: dura, crudele, fascinosa.
Questo sapore di pomeriggio interminabile in cui sai che qualcosa di brutto sta
per succedere e non puoi fermarlo.
Il romanzo, pur essendo breve, mostra come la mafia non sia
solo un problema storico, ma una questione umana, universale, un veleno che
cresce dove l’omertà prende radici. Sciascia ci fa capire che non c’è felicità
possibile senza verità, e che la verità è spesso solitaria e pericolosa.
La Sicilia di Sciascia, dura e crudele, è anche la Sicilia
dei sogni infranti, dei sacrifici invisibili, dei ragazzi e delle ragazze che
crescono troppo in fretta, senza mai avere la possibilità di scegliere davvero.
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 1961

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