lunedì 20 ottobre 2025

NOTTURNO CILENO

 






Notturno cileno - Roberto Bolaño -

Recensione di Miriam Donati

 

Roberto Bolaño sceglie di fare i conti con la storia del Cile scegliendo il punto di vista di un personaggio ambiguo e vile, un sacerdote reazionario, membro dell'Opus Dei, che è anche un poeta e autorevole critico letterario che si confessa in una notte di delirio e agonia. Attraverso un flusso ininterrotto e con una varietà di tecniche narrative crea un'opera complessa, sfaccettata e introspettiva, carica di simbolismo che sfida il lettore a considerare le implicazioni più profonde della vita di padre Urrutia e della società cilena e ci mostra attraverso i personaggi descritti che sono allo stesso tempo affascinanti e ripugnanti la lotta tra cultura e politica, religione e letteratura, vita e morte.

Bolaño utilizza una tecnica narrativa frammentata e discontinua che riflette la natura disordinata della memoria. I ricordi del narratore appaiono in modo non lineare e sono spesso mescolati con sogni e allucinazioni. Questa tecnica crea un senso di confusione e disorientamento che riflette la complessità della storia del Cile durante la dittatura. La memoria viene utilizzata anche come strumento di critica sociale, un elemento chiave come forma di resistenza contro l'oppressione e la repressione.

Lo stile letterario è una combinazione di poesia, realismo e fantasia. Poesia che troviamo già nella prima pagina del libro: "La notte era buia e il vento soffiava forte, come se volesse strappare le foglie dagli alberi e portarle lontano, lontano, verso il mare". E quando il sacerdote parla della morte, usa una metafora poetica per descrivere la sua esperienza: "La morte è come un fiume che sfocia nel mare, e noi siamo le foglie che galleggiano sulla sua superficie, senza sapere dove ci porterà la corrente".

Sebastian Urrutia Lacroix è un essere tormentato dalle proprie contraddizioni, si confronta con le sue paure, desideri e frustrazioni. Attraverso il "giovane vecchio", sua coscienza critica, e alla dualità che rappresenta, Bolaño invita a riflettere sulla complessità della mente umana e sulla costante lotta sia tra ragione e follia, ma soprattutto sulla condizione di "narratore bugiardo" o, meglio ancora, sulla “amnesia giustificata” di chi cerca di perdonarsi anche nei casi evidenti di violenza. Sebastian non si riconosce alcuna colpa per quello che è successo se non nell'ultima riga in cui cede ad "allora si scatena la tempesta di merda".  

Bolaño mostra come la Chiesa cattolica sia stata complice degli abusi del regime militare cileno e come abbia usato il suo potere per mantenere la popolazione nell'ignoranza e nella sottomissione e il protagonista, pur cosciente della corruzione nella Chiesa e nella società in generale, non fa nulla al riguardo.

Notturno cileno invita anche a riflettere sul rapporto tra letteratura e politica, e sul ruolo che gli intellettuali hanno nella società.

Il protagonista che è anche critico letterario, rappresenta la dualità dell'intellettuale. Da un lato, è ammirato per la sua erudizione e conoscenza nel mondo della letteratura, ma dall'altro è criticato per la sua mancanza di impegno sociale e politico. Gli intellettuali hanno la responsabilità di usare le loro conoscenze per denunciare le ingiustizie sociali e politiche. La letteratura e il pensiero critico sono strumenti potenti per la trasformazione sociale e gli intellettuali hanno la responsabilità di usarli per costruire un mondo più giusto ed equo. L’intelligenza non serve a nulla, è davvero vuota, se non accompagnata da un profondo senso morale.
Attraverso il personaggio di Farewell, critico letterario, Bolaño smaschera l'ipocrisia e la corruzione che prevalgono nei circoli intellettuali del paese criticando con ferocia l'élite culturale cilena. Farewell è un personaggio complesso e contraddittorio, che si presenta come un difensore della cultura e della letteratura, ma che in realtà usa la sua posizione per ottenere un guadagno personale e mantenere il suo status sociale. L'élite culturale cilena del periodo è diventata una casta chiusa ed elitaria, che è più preoccupata di mantenere i propri privilegi che di promuovere la creatività e l'innovazione nella sfera culturale. Un’elite culturale ed ecclesiastica dirigente ai tempi della dittatura, i cui eredi si trasformeranno poi nella classe culturale ed ecclesiastica smemorata ai tempi della democrazia.
Questa critica non si limita solo al mondo letterario, ma si estende a tutta la società cilena, intrappolata in un sistema di disuguaglianze ed esclusioni che impediscono il pieno sviluppo delle sue potenzialità.

Si coglie, nonostante l’autore non abbia mai appoggiato il regime, un imbarazzo, un disagio rispetto al suo paese per una certa connivenza o solo per il silenzio per le violenze e le morti conosciute e mai denunciate a gran voce.

Attraverso la voce di Urrutia, Bolaño ci mostra che la letteratura non è solo un oggetto di studio o di intrattenimento, ma può essere uno stile di vita e uno strumento per l'esplorazione della nostra stessa esistenza. Da un lato, la letteratura è un modo per sfuggire alla realtà e creare mondi immaginari che permettono di esplorare emozioni e pensieri più profondi. D'altra parte, la vita è una fonte inesauribile di storie ed esperienze che possono essere trasformate in letteratura. Insomma è un'opera che ci invita a riflettere sul rapporto tra letteratura e vita e sul ruolo che la letteratura può svolgere nella nostra comprensione del mondo e di noi stessi.

I momenti illuminanti del libro sono tanti e passano attraverso i personaggi. La luminosità illumina la notte in cui Urrutia Lacroix incontra Neruda e assiste al suo dialogo cristallino con la luna, Illumina il suo tour in Europa. Illumina una serie di sacerdoti e una serie di falchi che si precipitano in volo sopra le colombe. Le chiese soccombono sotto il peso dei loro escrementi; il profano corrompe il sacro. Per certi versi il prete ha pietà delle colombe, dilaniate in una pioggia di piume e sangue che macchia il pavimento delle chiese, ma il sangue, come si dimostra negli anni, non è così facile da pulire o da dimenticare. Il giovane vecchio che lo osserva da un angolo glielo ricorda, senza pietà.

La luminosità illumina la notte impossibile in cui Urrutia Lacroix incontra un Pinochet impossibile; un Pinochet che legge. Un Pinochet che cerca di capire il nemico seguendo dieci sessioni di un corso di base sul marxismo tenuto dal prete settimane dopo il colpo di Stato. E un Pinochet che cerca di capire la spiegazione del prete dell’Infinito di Leopardi.
Illumina i personaggi fittizi e quelli reali o simbolici come i due burocrati kafkiani, i signori Aruap e Oido, cioè paura e odio al contrario.

Illumina in particolare le piccole "sottostorie". La storia del calzolaio che vuole creare un monumento agli eroi dell'impero per esempio è semplicemente fantastica.

E quasi alla fine, già al suo massimo splendore, la luminosità raggiunge la notte e tutte le notti che sono arrivate dopo che Urrutia ha incontrato la scrittrice María Canales. E le porte della casa di María Canales sono spalancate per lui e per la nuova cerchia intellettuale dell'avanguardia cilena. E poi si apre il seminterrato dove avvenivano le torture, e poi si chiude tutto, e anche se Urrutia cerca di scappare, sa di essere rimasto dentro per sempre.

 

Genere: Narrativa

 Anno di pubblicazione: 2016

 


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