Notturno
cileno - Roberto Bolaño -
Recensione di Miriam Donati
Roberto
Bolaño sceglie di fare i conti con la storia del Cile scegliendo il punto di
vista di un personaggio ambiguo e vile, un sacerdote reazionario, membro
dell'Opus Dei, che è anche un poeta e autorevole critico letterario che si
confessa in una notte di delirio e agonia. Attraverso un flusso ininterrotto e
con una varietà di tecniche narrative crea un'opera complessa, sfaccettata e introspettiva,
carica di simbolismo che sfida il lettore a considerare le implicazioni più
profonde della vita di padre Urrutia e della società cilena e ci mostra
attraverso i personaggi descritti che sono allo stesso tempo affascinanti e
ripugnanti la lotta tra cultura e politica, religione e letteratura, vita e
morte.
Bolaño
utilizza una tecnica narrativa frammentata e discontinua che riflette la natura
disordinata della memoria. I ricordi del narratore appaiono in modo non lineare
e sono spesso mescolati con sogni e allucinazioni. Questa tecnica crea un senso
di confusione e disorientamento che riflette la complessità della storia del
Cile durante la dittatura. La memoria viene utilizzata anche come strumento di
critica sociale, un elemento chiave come forma di resistenza contro
l'oppressione e la repressione.
Lo
stile letterario è una combinazione di poesia, realismo e fantasia. Poesia che
troviamo già nella prima pagina del libro: "La notte era buia e il
vento soffiava forte, come se volesse strappare le foglie dagli alberi e
portarle lontano, lontano, verso il mare". E quando il sacerdote parla
della morte, usa una metafora poetica per descrivere la sua esperienza: "La
morte è come un fiume che sfocia nel mare, e noi siamo le foglie che
galleggiano sulla sua superficie, senza sapere dove ci porterà la
corrente".
Sebastian
Urrutia Lacroix è un essere tormentato dalle proprie contraddizioni, si
confronta con le sue paure, desideri e frustrazioni. Attraverso il
"giovane vecchio", sua coscienza critica, e alla dualità che
rappresenta, Bolaño invita a riflettere sulla complessità della mente umana e
sulla costante lotta sia tra ragione e follia, ma soprattutto sulla condizione
di "narratore bugiardo" o, meglio ancora, sulla “amnesia
giustificata” di chi cerca di perdonarsi anche nei casi evidenti di violenza.
Sebastian non si riconosce alcuna colpa per quello che è successo se non
nell'ultima riga in cui cede ad "allora si scatena la tempesta di
merda".
Bolaño
mostra come la Chiesa cattolica sia stata complice degli abusi del regime
militare cileno e come abbia usato il suo potere per mantenere la popolazione
nell'ignoranza e nella sottomissione e il protagonista, pur cosciente della
corruzione nella Chiesa e nella società in generale, non fa nulla al riguardo.
Notturno
cileno invita anche a riflettere sul rapporto tra letteratura e politica, e sul
ruolo che gli intellettuali hanno nella società.
Il
protagonista che è anche critico letterario, rappresenta la dualità
dell'intellettuale. Da un lato, è ammirato per la sua erudizione e conoscenza
nel mondo della letteratura, ma dall'altro è criticato per la sua mancanza di
impegno sociale e politico. Gli intellettuali hanno la responsabilità di usare
le loro conoscenze per denunciare le ingiustizie sociali e politiche. La
letteratura e il pensiero critico sono strumenti potenti per la trasformazione
sociale e gli intellettuali hanno la responsabilità di usarli per costruire un
mondo più giusto ed equo. L’intelligenza non serve a nulla, è davvero vuota, se
non accompagnata da un profondo senso morale.
Attraverso il personaggio di Farewell, critico letterario, Bolaño smaschera
l'ipocrisia e la corruzione che prevalgono nei circoli intellettuali del paese
criticando con ferocia l'élite culturale cilena. Farewell è un personaggio
complesso e contraddittorio, che si presenta come un difensore della cultura e
della letteratura, ma che in realtà usa la sua posizione per ottenere un
guadagno personale e mantenere il suo status sociale. L'élite culturale cilena del
periodo è diventata una casta chiusa ed elitaria, che è più preoccupata di
mantenere i propri privilegi che di promuovere la creatività e l'innovazione
nella sfera culturale. Un’elite culturale ed ecclesiastica dirigente ai tempi
della dittatura, i cui eredi si trasformeranno poi nella classe culturale ed
ecclesiastica smemorata ai tempi della democrazia.
Questa critica non si limita solo al mondo letterario, ma si estende a tutta la
società cilena, intrappolata in un sistema di disuguaglianze ed esclusioni che
impediscono il pieno sviluppo delle sue potenzialità.
Si
coglie, nonostante l’autore non abbia mai appoggiato il regime, un imbarazzo,
un disagio rispetto al suo paese per una certa connivenza o solo per il
silenzio per le violenze e le morti conosciute e mai denunciate a gran voce.
Attraverso
la voce di Urrutia, Bolaño ci mostra che la letteratura non è solo un oggetto
di studio o di intrattenimento, ma può essere uno stile di vita e uno strumento
per l'esplorazione della nostra stessa esistenza. Da un lato, la letteratura è
un modo per sfuggire alla realtà e creare mondi immaginari che permettono di
esplorare emozioni e pensieri più profondi. D'altra parte, la vita è una fonte
inesauribile di storie ed esperienze che possono essere trasformate in
letteratura. Insomma è un'opera che ci invita a riflettere sul rapporto tra
letteratura e vita e sul ruolo che la letteratura può svolgere nella nostra
comprensione del mondo e di noi stessi.
I
momenti illuminanti del libro sono tanti e passano attraverso i personaggi. La
luminosità illumina la notte in cui Urrutia Lacroix incontra Neruda e assiste
al suo dialogo cristallino con la luna, Illumina il suo tour in Europa.
Illumina una serie di sacerdoti e una serie di falchi che si precipitano in
volo sopra le colombe. Le chiese soccombono sotto il peso dei loro escrementi;
il profano corrompe il sacro. Per certi versi il prete ha pietà delle colombe,
dilaniate in una pioggia di piume e sangue che macchia il pavimento delle
chiese, ma il sangue, come si dimostra negli anni, non è così facile da pulire
o da dimenticare. Il giovane vecchio che lo osserva da un angolo glielo
ricorda, senza pietà.
La
luminosità illumina la notte impossibile in cui Urrutia Lacroix incontra un
Pinochet impossibile; un Pinochet che legge. Un Pinochet che cerca di
capire il nemico seguendo dieci sessioni di un corso di base sul marxismo
tenuto dal prete settimane dopo il colpo di Stato. E un Pinochet che cerca di
capire la spiegazione del prete dell’Infinito di Leopardi.
Illumina i personaggi fittizi e quelli reali o simbolici come i due burocrati
kafkiani, i signori Aruap e Oido, cioè paura e odio al contrario.
Illumina
in particolare le piccole "sottostorie". La storia del calzolaio che
vuole creare un monumento agli eroi dell'impero per esempio è semplicemente
fantastica.
E
quasi alla fine, già al suo massimo splendore, la luminosità raggiunge la notte
e tutte le notti che sono arrivate dopo che Urrutia ha incontrato la scrittrice
María Canales. E le porte della casa di María Canales sono spalancate
per lui e per la nuova cerchia intellettuale dell'avanguardia cilena. E poi si
apre il seminterrato dove avvenivano le torture, e poi si chiude tutto, e anche
se Urrutia cerca di scappare, sa di essere rimasto dentro per sempre.
Genere:
Narrativa

Nessun commento:
Posta un commento