mercoledì 22 ottobre 2025

FIORI PER ALGERNON

 





Fiori per Algernon  - Daniel Keyes -

recensione a cura di Lilli Luini

 

Uscito nel 1959, classificato come fantascienza di anticipazione, è stato riscoperto in anni recenti, molto apprezzato tra i gruppi di lettori sui social. Io stessa l’ho scoperto così, ma devo confessare che mi immaginavo tutta un’altra cosa.

Credo sia il libro più triste che abbia mai letto. L’ho terminato con un peso sul cuore e non so se e quando riuscirò a scrollarmelo di dosso. Questo ovviamente va a merito dell’autore e di una scrittura eccellente, che ha trovato un registro narrativo insolito per renderci l’io narrante, Charlie Gordon, o meglio i due Charlie Gordon.

È marzo quando il trentaduenne Charlie, affetto da un grave deficit cognitivo, viene scelto per un esperimento. L’Algernon del titolo è un topolino che è stato sottoposto con successo a un intervento per aumentarne l’intelligenza e, contro ogni previsione, ne sta mantenendo gli effetti più a lungo del previsto. Quindi gli scienziati hanno deciso di provare l’intervento su un essere umano.

Charlie frequenta una scuola per disabili ed è la sua insegnante a segnalarlo in quanto è l’unico a mostrare volontà di migliorare e di conoscere. Lavora come uomo di fatica in una panetteria, sembra che tutti gli vogliano bene e lui vorrebbe diventare intelligenti come i suoi compagni di lavoro per avere tanti amici. A poco a poco veniamo a conoscere sprazzi del suo passato, dei genitori che lo hanno parcheggiato in un istituto, di uno zio che lo ha aiutato. Quando finalmente viene sottoposto all’intervento chirurgico e alla terapia che dovrebbe moltiplicare il suo quoziente intellettivo, inizia per Charlie non solo un apprendimento rapido di tutto lo scibile umano, ma anche una dolorosa salita verso la consapevolezza di un mondo in cui non c’è spazio per i più fragili. Algernon è più intelligente di tanti umani, ma resta una cavia e una cavia si rende conto di essere anche Charlie per coloro che monitorano i suoi progressi. È Charlie stesso a raccontarsi, nel diario che deve tenere per i suoi medici, ed è in quelle pagine che si percepiscono la sua solitudine. Ci porta in un mondo, quello dei disabili mentali, fuori dalla nostra comfort zone e poi ci porta in quella dei geni, altrettanto lontana.

Quando Algernon comincia a dare segni di deterioramento, il rapporto con Charlie si stringe, in un crescendo straziante, nella certezza che entrambi siano soltanto cavie.

Una critica implicita alla scienza? O alla società? Non lo so. É un libro profondo, a tratti straziante, che mi ha costretta a mettermi di fronte a una realtà – quella dei disabili mentali – che non siamo mai riusciti ad affrontare seriamente, persi come siamo nel credere che il nostro modello di vita sia l’unico possibile. Ma Charlie Gordon è un essere umano e lo era anche prima dell’intervento. Questo rivendica, questo gli resta e lo porta alla scelta finale, fatta in assoluta autonomia.


genere: narrativa


 

 


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