L'isola degli idealisti - Giorgio Scerbanenco -
recensione a cura di Alice Bassoli
La vicenda si svolge sull’Isola della Ginestra (chiamata
anche “Ginestrin”), uno scoglio verde nel cuore di un lago, dove la famiglia
Reffi vive in una villa isolata con i suoi componenti: Antonio, il patriarca
medico otorino, dotato di ironia, i figli Carla (scrittrice) e Celestino
(matematico idealista), i cugini Vittorio e Jole, le domestiche e il
custode. La quiete dell’isola viene
rotta dall’arrivo di due fuggiaschi: Guido, giocatore d’azzardo con la passione
per la pittura, e Beatrice, donna bella, sicura di sé, audace. Fuggono dal
continente, inseguiti dalla polizia, e chiedono rifugio. I Reffi, che fin lì
vivevano isolati dal mondo, si trovano davanti a un dilemma morale: denunciare
questi due estranei, oppure accoglierli offrendo loro una possibilità di
redenzione? Carlo e Celestino in particolare incarnano questo scontro interno:
Carla con i suoi sogni e intuizioni, Celestino col desiderio di cambiare
l’altro, di educare all’onestà.
Da qui si sviluppano tensioni nascoste: amori, invidie,
bugie, conflitti interiori. I rapporti tra i Reffi vengono scossi, i privilegi
borghesi messi in discussione, le maschere dell’“ordine” rivelano crepe. Alla
fine, l’“esperimento morale” mette tutti di fronte all’abisso della propria
natura. Anche l’elemento della redenzione: Scerbanenco si chiede se il
cambiamento sia possibile davvero, se l’“ospite peccatore” possa davvero
evolversi, e se chi giudica possa perdonare se stesso. L’ambientazione è di per
sé molto suggestiva: l’isola, il lago, la villa isolata creano un’atmosfera
sospesa, quasi claustrofobica. I personaggi sono ben tratteggiati, credibili,
con contraddizioni: non ci sono eroi, ma persone fragili. È un romanzo che, pur
scritto in tempi lontani, parla di temi universali e attuali: giustizia,
moralità, accoglienza, paura del diverso. Inutile dirlo: un capolavoro.
genere: giallo

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