Chiamata per il morto - John Le Carré –
recensione a cura di Stefania Calà
Pubblicato nel 1961, "Chiamata per il morto" è il
romanzo d'esordio del giallista (con un breve trascorso nei Servizi segreti
inglesi) John Le Carré e anche il debutto dell'agente segreto George
Smiley.
A questo primo lavoro ne seguiranno molti altri, sempre con
lo stesso protagonista. Nel 1967 Sidney Lumet ne realizza un film per il grande
schermo (esattamente 10 anni dopo il celebre e bellissimo "La parola ai
giurati").
In questo primo capitolo della serie, Smiley si trova a
indagare sul caso del suicidio di Samuel Fennan, un alto funzionario del
Foreign Office, l'ufficio affari esteri del Commonwealth. Fennan pare si sia
suicidato proprio dopo un colloquio con Smiley. Quest'ultimo, incredulo e
preoccupato, si reca a casa del defunto e, accidentalmente, risponde alla
telefonata del centralino al quale Fennan aveva chiesto la sveglia per il
giorno dopo. A partire da questa evidente stranezza, l'agente segreto si
convince del fatto che nessuno chiederebbe la sveglia per il giorno successivo
se ha in animo di togliersi la vita. Questo è l'incipit.
Mi sono approcciata alla lettura di questo libro,
appartenente al genere "romanzo dello spionaggio" o "spy
story", in punta di piedi e con grande curiosità. A lettura ultimata (ma
anche durante) ho provato un pizzico di delusione e ho riflettuto sul fatto che
tutto deve essere contestualizzato. Mi riferisco allo stile narrativo, che mi
ha ricordato quello di Raymond Chandler (che non mi aveva convinta del tutto).
Ma anche qui, come nel caso de "Il grande sonno", ho cercato di
immaginare cosa significasse scrivere in quegli anni, ho cercato di capire il
linguaggio, di entrare in quel mood, di seguire i ragionamenti e i voli
pindarici e, spesso, il fatto di narrare dando per scontati personaggi e
circostanze. In poche parole, a volte mi sono sentita confusa e disorientata. E
ho capito, una volta per tutte, che la letteratura segue il suo tempo (e,
perché no?, le sue mode).
Evidentemente non è una moda che fa per me.
Ciò che mi ha più convinta, invece, è stato il protagonista,
un agente segreto grasso e goffo, l'antitesi del modello James Bond che
spopolava proprio in quegli anni.
Aggiungo anche che l'edizione Oscar Mondadori è talmente
curata che, alla fine, ho apprezzato (a ritroso) la storia. Infatti, a chiusura
del libro, vi è tutta una parte dedicata alle trame degli altri romanzi della
serie, nonchè approfondimenti sulla Guerra fredda, sui Servizi segreti
britannici etc... Insomma, la parte più bella e interessante dell'opera.
Voto, mio malgrado, 6/10
CIT. "Io sono l'ebrea errante, la terra di nessuno, il
campo di battaglia per i vostri soldatini di piombo."
genere: thriller
anno di pubblicazione: 2019

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